(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: November 2006

Crollo

Che storia. Oggi pomeriggio mio padre è passato in negozio dicendomi che era crollata una casa vicino alla mia. In realtà non è una cosa grave come sembra. Diciamo che è una casa sfigata: meno di due anni fa aveva preso fuoco l’ultimo piano, di notte (mi ricordo ancora quando alle 2 riprendevo le fiamme col telefonino). In teoria doveva essere completamente disabitato, ma forse ci stava un barbone o qualcosa del genere… ma nessuno si è fatto male. Da circa un anno i vecchi proprietari hanno venduto la casa e i nuovi la stavano ristrutturando, ma a quanto pare non erano proprio degli intelligentoni, visto che sono riusciti a farla crollare! L’importante e che pare che onn ci siano persone coinvolte.

Sandokan

Ho rivisto in DivX la serie televisiva “Sandokan“, trasmessa dalla RAI alla fine degli anni ’70. Io me la ricordo da piccolino, per quelli della mia generazione Sandokan era un mito, ma non era un personaggio fantasioso uscito dalla penna di Salgari, aveva un volto, quello di Kabir Bedi. E con lui c’era Philippe LeroiYanez de Gomera, e poi Tremail Naik, Marianna, Andrea GiordanaFitzgerald, ecc.

Qualche anno dopo ci sarà il seguito, con il film (se non mi sbaglio prodotto da De Laurentiis), “La tigre è ancora viva, Sandokan alla riscossa“, che ho avuto in audiocassetta registrata dalla tele, videocassetta registrata, e infine casseta originale, lo so a memoria quel film.

Da ragazzino io giocavo nella pineta dietro casa mia, spesso da solo, fantasticando di essere a Mompracem, coi miei Tigrotti, tra cui primeggiavano Sambigliong e ovviamente Giro Batol, e gli amici Kammamuri, Tremal Naik (che appare solo quando serve), ecc. e le belle Marianna e poi Jamila. Combattendo il grandissimo Adolfo Celi nei panni di Lord James Brooke.

Brooke! Brooke! Torna indietro! Brooke! Vieni a vedere come rinasce un popolo! Guarda la bandiera: è Mompracem! Brooke, torna indietro, ti strapperò la vita con le mie mani“, urla Sandokan alla fine, e Yanez gli dice: “Gli hai tolto più della vita, fratellino mio. Ad un Brooke morto si può sostituire un altro Brooke, ma nulla si può sostituire ad una sconfitta del genere.”
Sulla barchetta lo sgherro di Brooke dice: “Torneremo con altri uomini, altre navi e altri cannoni, e distruggeremo Mompracem“.
No“, dice infine Brooke, “Troppi morti su quell’isola, Brooke ha perso Mompracem. Per sempre“.

(Questi dialoghi li cito a memoria pertanto saranno sicuramente insesatti, ma il senso è quello)

Barza

Un uomo arriva di corsa a casa, spalanca la porta e tutto trafelato urla:

Caraaaaa! Prepara le valigieeee! ho appena vinto al superenalotto: 5 milioni di euro.”

Whooow!,Grande!” risponde tutta eccitata la moglie “…valigie per la montagna o per il mare?

Chi se ne frega. Basta che ti levi dai coglioni

Aneddoti (2) – Organi di senso

I clienti del negozio hanno talvolta problemi di vista e di udito.
Il primo caso si ha quando non vedono i prezzi sugli articoli. Anche se sono scritti ben grossi, se il prezzo non li convince, non li vedono! Esempio classico: il cliente mi mostra un giaccone con un cartello con scritto “Giaccone in piuma d’oca, 50 euro” e mi chiede “Quanto costa questo?“.
Questi problemi di vista sono però intermittenti e svaniscono immediatamente quando c’è un cartellino, una scrittina, un qualunque cosa che gli prometta uno sconto. Se scrivo su di un bigliettino “Sconto di un euro a chi legge questa scritta” e lo appiccico sotto a una sedia, stai pur tranquillo che lo vedono subito! Se invece scrivo un manifesto con scritto “Scarpa Adidas Euro 40” vengono a chiederti “Ma queste quanto costano??“. Ma secondo te?

I problemi di udito si manifestano invece sia quando comunichi il prezzo (Quanto costa? 50 euro. Quanto? 50 euro. Quanto?? Cinquantaaaaaaaaaaaaaaaa!!!), sia quando chiedono un articolo che non c’è:
C’è di questa giacca la taglia XL?
No, di quel modello c’è la L, altrimenti la XL c’è di quest’altro modello
Allora non c’è la XL?
No di quel modello non c’è
Sicuro?
Si, mi spiace, non c’è
Non hai una giacca XL?
Non ho detto questo, non ce l’ho di quel modello
Di che modello ce l’hai?
Di quest’altro modello ho la XL
Ma a me piaceva l’altro modello, non ce l’ha la XL?
Noooo, non ce l’ho!
Sicuro?
Si, pensi che sia qui a far passare il tempo? Sono qui per vendere, se ce l’avessi te la darei volentieri
Allora non ce l’hai?
NO!
E che taglie hai?
Ho la L
Ma io ti ho chiesto un XL!
Cristo, ma se non ce l’ho cosa cazzo ti devo dire? Mi spiace, scusa tanto, ma NON-CE-L’HO la XL
Cavolo, hai un negozio pieno di roba e non hai neanche una XL
AAAARGGGHHH, di XL ne ho centomila, ma se tu ti fissi su quel modello in particolare, purtroppo, mi piace, sono spiacente, sono costernato, mi inginocchio sui ceci nell’angolino, ma non ce l’ho
No, io non mi fisso, fammi vedere altri modelli
Questo
No
Questo
No
Questo
No
Questo
No
Questo
No
Questo
No
Questo
No
Questo
No
Questo
No“, ecc.
Dopo 100 modelli…. ritorna al primo:
E di questo non ce l’hai la XL?
Uèèèèèè…. no, non ce l’ho, te l’ho detto quarantasette volte, non c’è
Ma arriva? Ma se arriva me lo tieni? Tanto lo sai che ogni tanto passo
E si, come no, anzi te lo porto a casa, e ti faccio anche metà prezzo e ti regalo anche il cotechino per Natale
Ma qui vendete solo ai magri
Se fosse così avrei finito la taglia S, non la XL, se non ho più la XL è perchè sono tutti cicciotti come te, maledetto rompicoglioni
A quel punto si rivolge alla commessa e… “Signorina, ma non c’è la XL di questo modello??
AAAAAAAAAAHHHH io mi ammazzo! Anzi lo ammazzo (meglio)

Museo della Scienza

Domenica scorsa sono stato, in compagnia di due amici, al Museo Nazionale della Scienza e della TecnologiaLeonardo da Vinci” di Milano, zona Santambròs (Santo Ambrogio x i non milanofoni).

Ci ero stato 1000 anni fa e me lo ricordavo più piccolo, invece è grande e interessante. Ci sono le cose più disparate: la sala Falck che descrive ovviamente il modo in cui si lavoravano i metalli e la vita in fonderia, nonché la storia della famiglia e dell’industria Falck; la sezione biciclette coi velocipedi, velociferi, monorouota e cose simili; i meccanismo degli orologi e la loro produzione; gli strumenti musicali, fino ad arrivare ai dischi in vinile e ai cd: le materie platiche e i loro usi; le carrozze; ecc ecc.

E poi il salone coi treni, quello con gli aerei e la grande nave scuola Ebe. E il corridoio con tutte le invenzioni di Leonardo e i suoi studi sugli argomenti più disparati: anatomia, botanica, geografia, ecc. Veramente uno che aveva fatto una sacco di cose, abbiamo pensato che ne facesse almeno una a settimana.

E, last but not least, la visita al sommergibile (pardon: sottomarino!) S-506 Enrico Toti. Impressionante pensare che ci stessero in 26. E’ un mezzo costruito alla fine degli anni ’60, dopo che l’Italia ha riacquisito il diritto di costruire questo tipo di imbarcazioni belliche (prima era vietato causa trattati dopo la sconfitta nell’ultima guerra) che aveva lo scopo principale di cacciare altri sottomarini e che è rimasto in funzione per circa 20 anni. C’è anche la cronostoria con tanto di filmato dell’avventuroso viaggio che l’ha portato da Augusta all’attuale location passando per Taranto, Chioggia e Cremona.

Cari bambini, volete sapere la differneza tra un “sommergibile” e un “sottomarino” ? Il primo è un’imbarcazione che può navigare sott’acqua, ma naviga meglio in superficie e l’equipaggio può lavorare anche in coperta. Il secondo è studiato per navigare sott’acqua (dove va più veloce) e non ha spazi per il lavoro sopra coperta.

Ha tre motori: il principale elettrico e due ausiliari diesel che servono per ricaricare le batterie. Sala radio, sala sonar, piccolissimo WC, cucinino con branda del cran capo, sala di comando ultrapiena di bottoni & lucine e living room con 12 cassettoni-brande, 4 siluri e 4 bocchettoni lanciasiluri (di cui 3 durante le missioni pieni di generi alimentari… heheheh).

Cmq una bella esperienza, vale la pena andarci.


Al pomeriggio la gita è proseguita con visita del centro di Milano e una capatina tra le guglie del tetto del duomo.

Parole (2004)

bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla

VERBA VOLANT

Volo ancora

Ecco la seconda puntata (la prima la trovate QUI) di alcuni brani tratti da “Esco a fare due passi” di Fabio Volo.

Se invece parliamo delle caratteristiche che deve avere, diciamo che ce n’è una che assolutamente non deve mancare, ed è che io voglio una ragazza comoda. Per comoda intendo per esempio che se dobbiamo sederci per terra non mi dice che ha paura di sporcarsi i pantaloni, comoda vuol dire che se vado a trovarla a casa la domenica, non è di quelle che ti aprono la porta già truccate e vestite come quando sono fuori. Comoda per me vuol dire che non risponde in modo automatico alla richiesta: Belli,Perfetti,Pronti

Forse il vero motivo -l’unica mia colpa- può essere quella di fantasticare troppo quando incontro una ragazza, di farmi troppi film in testa, e di rimanere poi deluso dalla realtà. Quante persone come me sono penalizzate dalla propria fantasia: i registi dell’amore, quelli che immaginano di fare delle cose, con la ragazza o il ragazzo che hanno appena incontrato, e si vanno dei veri e propri film. Andare a vivere insieme, per poter dipingere casa (lei rigorosamente in salopette tutta sporca di vernice), o passare dei week-end in una baita di montagna davanti al fuoco, o stare in camera d’albergo con vasca idromassaggio a lume di candela e la mattina dopo abbondanti colazioni a letto, spremuta d’arancio, brioche con la marmellata e caffe.

La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca !

Sono stato a vedere il film Babel. Che schifo. Sono quattro storie differenti, che avvengono in uno spazio temporale sovrapposto e che sono legate in qualche modo tra di loro. Detto così può sembrare anche bello. Ma è noioso. Avete presente il cinema d’evasione? Ecco, questo è il contrario. Triste. Lento. Palloso. Come genere lo danno come "drammatico", io lo metterei come "tragedia". Non voglio raccontarvi nulla del film perchè magari lo andate a vedere, ma vi assicuro che non è un film per tutti, dovete proprio essere degli appassionati. Ok, non ci vogliono solo le commedie e i filmoni hollywoodiani, ma neanche questi emuli della Corazzata Potemkin.

Aneddoti

Un giorno un tizio compra un paio di scarpe, senza provarle. Il giorno dopo torna a cambiarle sostenendo che il numero non è quello giusto, lui aveva chiesto un 44.
Le scarpe sono effettivamente il 44, caro signore, magari calzano strette (come molti modelli sportivi), vuole il 45?
No, il 45 non lo voglio, io ho il 44.
E così se ne va con un altro modello, sempre numero 44. Il giorno dopo ancora ritorna, quasi arrabbiato per il fatto che gli avevo dato un paio di scapre strette.
Queste saranno 43, io porto il 44!
Guardi, caro amico, sono il 44, probabilmente anche queste hanno una calzata ridotta, provi il 45.
No, no e poi no, io ho il 44, non cercare di fregarmi. Lo saprò che numero ho?
Certo, certo, guardi ho un altro modello ancora, ma per favore le provi.
Assolutamente no, se sono numero 44 mi vanno bene.
E così se ne va per la terza volta, con un terzo paio di scarpe, sempre 44. Alcuni giorno dopo lo vedo arrivare con la borsa del negozio in mano. Entra, incazzato, sostenendeo che gli sto facendo perdere un sacco di tempo, anche stavolta gli ho dato un paio di scarpe piccole!
Queste non sono il 44, perchè io ho il 44 e queste non mi vanno bene!
Io, esasperato, tiro fuori dal cassetto i soldi e glieli restituisco. Lui quasi si offende.
Io non voglio i soldi, a me servono le scarpe.
Ho capito, caro cliente, ma lei si ostina a prendere il numero 44, senza provare le scarpe, sostenendo poi che non vanno bene. O le prova subito e si convince o prende il 45.
Io il 45 non lo prendo, io ho il 44.
Benissimo, io non ho altri 44 da farle vedere, si tenga i suoi soldi e arrivederci.
In tutto questo trambusto io, per la smania di togliermelo dai piedi, non avevo controllato le scarpe. Lo faccio solo adesso: apro la scatola e le trovo tutte “pasticciate” con una biro.
Scusi, caro energumeno, queste scarpe sono rovinate.
Come rovinate?
Eh si, vede, sono tutte scritte con la penna.
Si, va beh, basta pulirle.
Ho capito, ma in questo modo io no posso cambiargliele, per favore mi ridia i soldi.
No, non è colpa mia, è stato mio figlio piccolino.

QUESTA E’ STATA LA SCUSA PIU’ ASSURDA MAI SENTITA IN 9 ANNI DI NEGOZIO.

E chi se ne frega. Le mi ha riportato un paio di scarpe rovinate, non posso accettarle, mi ridia i soldi.
Cosa? Vuoi i soldi per un paio di scarpe che, per giunta, sono rovinate… ma tu sei un delinquente! Mi vuoi truffare, vergogna, vergogna, vergogna!
E così urlando ha preso la porta e si è allontanato rapidamente. Vedete con che gente ho a che fare? Ad esser bravo, a cambiare i prodotti e addirittura rendere i soldi, si finisce per essere dei coglioni.

Dio

Dunque, è difficile iniziare questo discorso… cominciamo così: a volte ci si ritrova a pensare alla religione, a Dio, al rapporto con le divinità, ecc, poi si lascia stare per non fumarsi troppo il cervello.

Tempo fa stavo meditando su questi aspetti. Cominciamo col dire che io credo in Dio. Definire ciò che per me è Dio è impossibile, non ce la farei, quindi non mi ci metto. Credo anche in Gesù Cristo, ma non sono un cristiano “ortodosso“, vale a dire che non credo assolutamente che la religione cristiana (e tantomeno la confessione cattolica) sia l’unica verità. Diciamo che è una parte della verità. Credere in Cristo non mi impedisce di credere in altre manifestazioni della divinità chiamata per semplicità Dio su questa terra.

Per pigrizia o per comodità o per rigore ci sono le religioni. In questo modo ci sono delle “regole“, delle tradizioni, delle liturgie, ecc. Per chi trova giusto ringraziare Dio ci sono queste cose. Il cristiano prega e fa la processione, il musulmano si inginocchia e fa il ramadam, ecc. Secondo me sono tutte cose validissime. Anche perchè tutte le religioni alla fine predicano il bene, la pace e il ringraziamento alla divinità. Se per caso ci sono degli eccessi di ortodossia che portano a compiere atti che nel 2006 non hanno più senso vanno superati e talvolta eliminati. Vanno eliminati tutti gli atti di violenza, come i sacrifici. Vanno superate tutte quelle credenze che razionalmente hanno poco senso.

Senza guardare in casa d’altri, e quindi non parlando di altre religioni (di cui oggettivamente sappiamo tutti abbastanza poco), parliamo di quella cattolica. Pensate che Dio, e quindi Gesù Cristo, abbia avuto una così bassa considerazione delle donne da considerarle persone di serie B e quindi non degne di officiare le liturgie in suo onore? Ma smettiamola. Sicuramente Gesù aveva delle donne che seguivano i suoi insegnamenti. Questa è solo una delle innumerevoli regolette burocratiche che vanno superate. Non si sta parlando di problemi etici qui. A mio parere ci si può ritenere devoto a Dio anche se non si seguono queste regolette.

Statistica

Il mese scorso ho fatto una statistica dei clienti del negozio. Ovviamente non ha nessunissima pretesa di veridicità, in quanto il campione è veramente piccolo.

Per due giorni ho semplicemente tenuto conto di tutte le persone che entravano (eccetto me) in negozio: clienti, amici, fornitori, avrei contato anche il postino (ma non è passato).

Risultato: il primo giorno (giovedì) ho venduto un prodotto ogni 2,5 persone, il secondo ogni 3,9 persone. In totale ogni 3,32 persone. Diciamo che su 10 persone che entrano vendo tre prodotti. Al venerdì ho avuto il doppio di avventori del giovedì (90 contro 46), ma sono solo passato da 18 prodotti venduti a 23 (anche se più costosi, infatti l’incasso è stato il doppio)

I non clienti (amici, ecc.) sono stati 10 su 136. facciamo un decimo. Beh ci può stare.

Sono ovviamente statistiche inutili che lasciano il tempo che trovano. Bisognerebbe tenere il conto almeno per una settimana, per vedere l’affluenza durante la settimana e nel weekend, e poi replicare l’esperimento nei vari periodi dell’anno, per poter confrontare anche gli incassi e la spesa pro capite del cliente, che ovviamente sarà più alta in dicembre che in giugno.

Sto scrivendo questo post dal negozio, adesso è sabato mattina e per la cronaca sono entrati: un tizio a chiedere soldi, una signora a chiedere tutine per bambini piccoli (che non ho), un signore che ha preso una giacchetta, un’amica (Sabry), una signora a prendere un maglione, due signore che cercavano giacche invernali (ma erano misura extra-extra large e non hanno trovato un modello di loro gusto), un tale a chiedere informazioni sugli sci, un altro che mi ha lasciato due paia di sci da sistemare e un gruppo di zie, zii, nipoti e figli che ha comprato una tuta leggera da donna.
Tutto sommato una mattinata tranquilla: un solo rompiballe (strano, al sabato mattino tutti i rompiballe hanno tempo da perdere e solitamente me li ritrovo tutti qui), due chiacchiere con Sabrina e qualche soldino nel cassetto. E ora che è uscita anche l’ultima signora che stava dando un’occhiata posso chiudere e andare a casa. Buon Appetito.

Gabbana

Avete visto la pubblicità della Lancia Y con Stefano Gabbana? (eccola qui su YouTube)

Mi piace molto: c’è lui che arriva, vede una macchina di fattezze molto antiche e superate, la smonta e la plasma a mano, gettando via i pezzi indesiderati, che vanno ad infrangersi contro vetri, vasi di fiori, ecc… finchè non se ne va soddisfatto, dopo aver così modellato la Lancia Y.

Precari

A Roma hanno manifestato contro il precariato.

Il precariato è una piaga moderna. Il Mc Job ha fatto scuola e oramai il metodo preferito di assunzione è proprio quello temporaneo. Succede così che ci sono persone che lavorano per anni nello stesso posto con un contratto di lavoro temporaneo che oltre al problema (anche psicologico) della precarietà non offre le dovute garanzie.

Ho conosciuto tanti ragazzi assunti con contratti a termine, che avevano tanti problemi. Per esempio non si potevano permettere di comprare il computer portatile (che gli sarebbe servito per il lavoro, tra l’altro) a rate, perchè non si fanno finanziamenti ai precari. Ma la vera grana è per quelli che magari ragazzi non sono più, e magari hanno una famiglia, dei figli, un mutuo, ecc. Come fai a vivere con l’idea che magari il 31 dicembre non ti rinnovano il contratto, e tuo figlio che fa le medie ti costa un capitale, e l’altro tuo figlio un po’ più grande ancora peggio, ha il motorino, la morosa, qualche spesuccia. E tua moglie con quel lavoro part time guadagna appena appena per fare la spesa al supermercato….

Però qual è la soluzione? Io sinceramente purtroppo non ne vedo (sempre ottimista eh?). Le ditte italiane lavorano ormai in un mercato mondiale e quindi, per rimanere competitivi, devono utilizzare queste formule di flessibilità. Ovviamente c’è chi poi ne approfitta e ne abusa. Non so come, ma qualche metodo burocratico per impedirlo potrebbero inventarlo (anche se poi fatta la legge trovato l’inganno). D’altronde non si può tornare al vecchio sogno del posto fisso, nel 2006 in Italia, in Europa, questo non è possibile. Ma visto che la virtù sta nel mezzo spero che si raggiunga una soluzione condivisibile dalla maggioranza dei lavoratori e delle imprese.

Perchè se è vero come è vero che le imprese sono il cuore dell’economia e sono quelle che tirano avanti la baracca chiamata Italia (alla facciazza di quelli come Visco), è anche vero che chi si fa il culo tutte le mattine sono i lavoratori. Compresi quelli precari.

Praga – Giorno tre

Qui sul tram si alzano spesso x far sedere gli anziani o le donne. Infatti non mi sedevo neanche, era inutile.

Le vetrine dei negozi sono belle in centro, più fuori sono poco curate (ma non brutte e sciatte come a Budapest).
E’ impressionante vedere quanti negozietti sono aperti fino a molto tardi o anche 24h @ day. Nella nostra via c’è un minimarket dove c’è di tutto, aperto fino all’una. Questi negozi si trovano anche e soprattutto fuori dal centro.

Oggi giro in centro, soprattutto nella città vecchia. Prima nella grande Piazza Venceslao e nelle vie limitrofe piene dei soliti negozi: Bata, Benetton, ecc.
Mi ha colpito la sede municipale, un edificio splendido (se un giorno sarò imperatore voglio un posto così x i ricevimenti) e la bella Piazza della Città Vecchia, con la chiesa di Santa Maria di Tyn e le sue guglie, i palazzi, il monumento a Hus, la chiesa di San Nicola (un’altra!), il municipio (un altro!) con l’orologio astronomico.

Qui hanno proprio la fissa delle statue, ce ne sono dappertutto, sul serio!

Poi un giro nel quartiere ebraico, ho visto un orologio di una sinagoga con le lancette al contrario, in senso “antiorario”.

Ma si, Praga è una bella città, europea, in tutti i sensi. E’ nel cuore dell’Europa, lo è stata x centinaia di anni prima di cadere nel medioevo comunista. Grazie all’ingresso nell’UE tornerà certamente ad essere una città importante, le prerogative non le mancano.
Domani ci aspetta il ritorno con Smart Wings, ottavo carrier low cost che utilizzerò in vita mia per il mio ventesimo viaggio aereo. (Un anno fa erano 12, vedi QUI)

La birra è abbastanza buona, io ho bevuto Budweiser (non è quella americana di cui sono ghiotto, leggete QUI per saperne di più), ma è famosissima anche la Pilsner, da cui ha preso il nome un tipo di birra.

Confrontate i due orologi

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén