(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: July 2007

I 10 Videogiochi della mia vita

Sono anni che non gioco più seriamente ad un videogame. Fino a quando avevo circa 25 anni non ne potevo fare a meno. Quando mi appassionavo di un gioco non riuscivo a mollarlo. Prima, quando ero alle superiori, conoscevo tutto i videogiochi in uscita e provavo almeno una volta quelli più importanti (sono stato una accanito lettore prima di Zzap!, poi di TGM e infine di K). Voglio quindi ricordare quali sono state le mie pietre miliari (i fan di Pro Evolution Soccer inorridiranno, ma la mia classifica si ferma a parecchi anni fa, ahimè) Sono in ordine sparso, non è una classifica.

Super Mario Bros (Nintendo). Lo reputo IL coin-op per eccellenza. Quando per me i videogiochi erano solo quelli da bar (anni 80) non so quente monetine da 200 lire ci ho buttato dentro. Il mio platform preferito (vedete che ancora uso questo slang da addetti ai lavori? coin-op sta per "videogioco da bar", platform invece è una tipologia di gioco, quelli con gli omini che saltano su "piattaforme", come Super Mario, appunto)

Dragon’s Lair. Quando è uscito mi sembrava un miracolo. Era un cartone animato su laser disc. Anni luce di distanza dalla grafica semplice semplice dei videogiochi di allora. Era piuttosto difficilino (e monotono) da giocare, ma faceva colpo. E’ stato il mio primo gioco per Commodore 64. Ovviamente la grafica non era neanche parente di quella del coin-op.

Nebulus. Questo è sicuramente poco noto, ma mi piaceva tantissimo. Era una via di mezzo tra un platform e un rompicapo. Eri un nasone extraterrestre che doveva scalare torri evitando ostacoli… che nostalgia….

The Great Giana Sisters. Altro gioco che amerò per sempre. Praticamente è il clone di Super Mario Bros. infatti si è beccato diverse denunce da parte della Nintendo. L’ho giocato per anni e anni e anni..

Turrican. Un gioco immenso. Nel senso che non finiva mai: il protagonista si muoveva in un mondo veramente senza fine… Mi ricordo che ci giocavo d’estate, incominciavo la partita prima di pranzo, mettevo in pausa per una veloce pastasciutta e poi mi precipitavo ancora sul joystick, perchè altrimenti non sarei riuscito a terminare la partita per il primo pomeriggio, quando uscivo con gli amici.

Kick Off. Il gioco che ha rivoluzionato il calcio. Fino ad allora i giochi del pallone erano tutti bidimensionali. Dino Dini (programmatore di chiare origini italiane) inventò il gioco visto dall’alto. Altra importante caratteristica: finalmente i tiri erano più realistici e c’era il passaggio, il pallonetto, il tiro. Non riuscivi a staccarti, una partita via l’altra.

Rainbow Island. Era il seguito di Bubble Bobble. Ma il gioco era completamente diverso, era un platform a scorrimento, come Mario Bros per intenderci. Le caratteristiche che aveva ereditato dal gioco dei due draghetti erano quelle che il protagonista (un bambino cicciotto) lanciava arcobaleni (anzichè bolle) e il gioco scorreva in verticale. Carinissimo. Con sottofondo musicale "Over the Raimbow", la canzone del film "Il mago di Oz"

Sensible Soccer. Ad un certo punto, quando tutti pensavano che nessun gioco avrebbe scavallato Kick Off dal cuore deti tifosi-giocatori, arrivò questo videogame (succederà anche nel futuro con FIFA e con PES). Era ancora più bello, più giocabile e più completo. Anche a questo gioco ho giocato per anni e anni. Non riuscivo a staccarmi dal joystick. Ho smesso solo perchè ho comprato il PC e quindi non ho più usato l’Amiga.

Worms. L’unico gioco a cui ho giocato veramente di brutto sul PC. Una serie di vermiciattoli che si combattono l’un contro l’altro con bombe a grappolo, lanciamissili, ecc. Simpaticissimo divertensissimo. Mi faceva ridere un casino. Come quando un vermino moriva e faceva "Ciaociao" (nella versione in italiano).

Zak Mrc Kracken and The Aliens MindBenders e Monkey Island. Le due avventure grafiche della LucasFilm (adesso LucasArts) che mi hanno accompagnato per luuuuuuuuughi pomeriggi. La prima in realtà fu Maniac Mansion, ma fu Zak il vero eroe. Col suo sorrisetto da ebete ma la sua intelligenza fuori dal comune ti risultava subito simpatico. Dopo arrivò Indiana Jones, ma l’altro grande eroe fu Guybrush Threepwood, altro stupido ma simpatico perdaballe che voleva diventare pirata ( "Sono Guybrush Threepwood, temibile pirata") e combatteva i duelli a suon di battute. Ci voleva un bell’intuito per andare avanti… ma che soddisfazioni!!!

Duke Nukem. Mi stavo dimenticando che sul PC ho fatto tanto giocare anche a questo gioco. Avevo provato Doom, il capostipite di questo tipo di sparatutto in prima persona, ma Duke Nukem mi ha preso per la sua velocità, violenza e scenografia malinconica, lugubre e paurosa. Ero in un’altra dimensione.

Sono 11, ma non potevo eleiminarne nessuno di questi. Non riesco a trovare nella memoria un altro titolo a cui abbia giocato così a lungo o così con passione come con questi. Potrei nominarne altri 1000 che mi hanno divertito, come Prince of Persia, Ninja Mission, Ghost’n’Goblins, Pac-Man, R-Type, Shadow of the Beast, ecc ecc ecc…..

Schifezze chimiche

Mi ricordo quando era uscito il Gatorade in Italia, era il 1988. Per il lancio di questa nuova (per noi) bevnda energetica furono offerte numerose confezioni di bottigliette ai negozi di articoli sportivi per essere regalate ai clienti. Anche mio padre ricevette numerose casse di questo innovativo prodotto e molte finirono nel mio gargarozzo. Mi piacque da subito. Era una bibita piacevole ma non gasata, che toglieva la sete. I miei familiari la reputavano grama come la medicina, e lo stesso valeva per i pochi clienti che osavano assaggiarla. Aveva ancora la bottiglietta di vetro con il tappo in metallo, che quando lo aprivi faceva "clac".
Col passare degli anni l’ho sempre bevuto, e mi è molto piaciuta l’invenzione della bottiglietta a "biberon" e il formato da 750cl. Mi ricordo quante volte, dopo aver chiuso il Castello Malaspina, andavo giù a Brallo dal mitico Franco, che stava già aprendo il negozio, a fare colazione con una Bertovello e una bottiglietta di Gatorade all’arancia rossa. Bei tempi.

Attualmente mi piace di più il Powerade, quello della Coca Cola. Probabilmente ci mettono qualche schifezza chimica migliore, nel senso che colpisce meglio i recettori del mio cervello e la fa sembrare più buona. Fatto sta che quella blu, color Puffo, mi strippa di brutto. Lo berrei (e lo bevo) sempre: al mattino, alla sera prima di dormire, quando vado in bici, in negozio, ecc…. mi verrà qualche brutto male? Beh sarà tanto come la Coca Cola, o no?

Una volta invece avevano lanciato in Italia la Dr Pepper. Penso che a parte me nessuno si ricordi di tale flop. Devo dire che mi faceva veramente schifo.

Una vera figata è invece la Red Bull. Non capisco come faccia a non piacere a quasi nessuno. A me piace moltissimo. Ieri ero in compagnia di un amico in un bar che mi ha detto "Prendi qualcosa?" e io "Ma si, una Red Bull" e lui "No dai, dico sul serio cosa prendi?" e io "Va beh… allora un te freddo alla pesca…". Secondo l’opinione comune la Red Bull è una bevanda strana che si piglia solo per "sballarsi"o quasi. Invece a me pare una bevanda normalissima (se non per il fatto che la lattina è più piccola delle altre, ma in compenso… costa di più) con un gusto che mi piace. I fantomatici e famigerati effetti non mi colpiscono affatto. Infatti dicono che contiene caffeina quanto una tazzina di caffè. Beh allora per non farmi dormire dovrei berne un litro….!!!! Quelli che mi dicono "ho bevuto una Red Bull e non ho chiuso occhio " !!! MA dove? Ragazzi avete problemi di insonnia, ve lo dico io!.
E poi la Red Bull si abbina benissimo ad una serie di gusti per farci dei buoni drinks: con l’Aperol, (l’eperitivo 2007 secondo il Papeete Beach di Milano Marittima), con la Vodka (specialmente alla frutta), con il rum, addirittura con il Montenegro (provare per credere: 3/4 RB e 1/4 Montenegro, una gran storia)

Simpatico semaforo

A Rapallo (GE) all’incrocio tra Corso Matteotti e Via della Libertà c’è un semaforo molto particolare.

Funziona in tre turni: prima passano gli autoveicoli in un senso, poi quelli nell’altro senso e infine i pedoni, su tutti e quattro gli attraversamenti (due per lato). A me capita talvolta di attraversare tale incrocio ed è singolare vedere la gente (me compreso) che attraversano in diagonale. In questo modo si compie un solo attraversamento in poco tempo (visto che il tempo a disposizione dei pedoni è minore di quello per gli autoveicoli).

Vacanze 2000 – 5 – Montpellier

Venerdì 25 agosto 2000

Diario del capitano. Qui è il tenente medico della "Uno". L’equipaggio è stato sottoposto ad una serie di disavventure. Il navigatore Fabio è stato colpito da una tempesta solare…le continue salite di Cassis gli hanno provocato la perdita di un arto. Il capitano Lorenzo nella baia di Greyskull, si è messo a giocare con i ricci.
Al campo base a 5800m di altezza si è operato tramite un ago e delle pinze. L’attacco improvviso di un mostro alato del pianeta Tafano gli ha procurato un attacco allergico alla caviglia sx. Alla sera (di ieri) non è stato sortire. Durante la cena si è deciso di evacuare e andare là dove nessuno ha mai avuto il coraggio di andare.

La mattina di buon ora ci siamo diretti verso Montpellier, siamo partiti senza salutare Little Italy.
Lungo il viaggio abbiamo visto campi fertili e produttivi (il sasso della Provenza è famoso in tutto il mondo)..non c’era nient’altro. A parte le mine.
Per la prima volta siamo usciti in un paese dove sulla cartina era segnato il campeggio… il nome ci è ancora ignoto.
Il camping (se così si può chiamare) sembra un campo nomadi, siamo sommersi dalla sabbia, animaletti strani ci circondano, non sembrano esserci italiani, anche se la tipa dello spaccio conosce un po’ della nostra lingua.
Siamo già andati a fare un giro a Montpellier, abbiamo preso un gelato colore "pastello" e gusto "pastello". La città sembra bellina a differenza della spiaggia (non siamo più in Liguria).

In Francia tutto si paga, poi dicono dei genovesi. Ci sono ancora in circolo le monete da 15 lire (tanto per farti pagare fino all’ultimo centesimo).
I segnali stradali sono strani e ostili. Non si può quasi mai svoltare a destra e anche i limiti di velocità vanno in centesimi. Le indicazioni per le città vengono scritte solo una volta.
L’autostrada (che è segnalata in blu mentre le strade normali sono segnate in verde) sembra all’occhio innocente del turista inesperto gratuita, invece i caselli sono messi a caso in mezzo alla strada. Segnali utilissimi nelle autostrade segnano solo il numero dell’uscita, tipo "sortie 6, 7, 8…"

Il pane: in Francia c’è solo la baguette. Non c’è alcun tipo di igiene a riguardo di questo prodotto (non vogliono darti il sacchetto per trasportarlo), con un colpo di karate la tipa dello spaccio ha rotto senza difficoltà una baguette ibernata.

Ora ci apprestiamo a mangiare ma siamo in un deserto di sabbia, ce la faremo? Riuscirà la tenda a reggere un’eventuale tempesta di sabbia? Ma questa è un’altra storia, lo sapremo nella prossima bat-puntata. Forse…

Sono un razzista e xenofobo

Seppiatelo, così quando vorrete dirmi “Guarda che sei un maledetto nazista e xenofobo” saprete di aver scoperto l’acqua calda (anzi no, avrete scoperto che sono un maledetto).

Primo aneddoto: sono a Voghera, nel mio negozio, durante la consueta chiusura estiva. Sto sistemando e impacchettando la merce per spostarla in magazzino o portarla via, mentre chiacchiero con mia sorella e la bambina, che sono passate a trovarmi. Bussano, con il solito garbo che li contraddistingue, tre ragazzi marocchini, di quelli che fino a qualche tempo fa vendicchiavano qualcosa nei parchi vogheresi. Ora non più, sono stati sostituiti da altri giovani connazionali, che circa 10 giorni fa hanno tentato mettere le mani in tasca a mio padre (la prossima volta giuro che giro per Piazza Castello con uno zaino aperto con dentro le tagliole! Oppure con la zip della tasca esterna collegata a uno spray al napalm…). Questi tre sono degli avventori semi-abituali del mio esercizio, tant’è che già una volta li ho sbattuti fuori per molestie ad una commessa e una volta uno di loro si è preso un paio di sberloni perché voleva ribaltarmi la mia gloriosa Fiat 500 del 1971. (Si, lo ammetto, faccio outing pubblico: ho picchiato un extracomunitario minorenne e indifeso, denunciatemi pure, che vi devo dire…).
Io, un po’ per la troppa gentilezza che mi contraddistingue con la clientela, un po’ per curiosità, apro la porta. Uno dei tre, il più… il più… non saprei come descriverlo… diciamo “faccia di merda” che è una locuzione che calza a pennello, voleva gli sostituissi un  paio di scarpe acquistate da me una settimana prima. Tutto qui, direte voi?

Beh, per prima cosa, come al solito, mentre lui mi parlava gli altri due parevano api in cerca di fiori e saltabeccavano qua e là alla ricerca di non so cosa (o meglio lo so benissimo, ovviamente sono supposizioni ma spesso, come dice il proverbio, a pensar male ci si indovina). Io gli ho fatto notare che il negozio era chiuso e che se avessero avuto bisogno non avevano che da chiedere, piuttosto che spiegazzarmi maleducatamente gli oggetti già piegati, contati e inscatolati, ma la loro sfacciataggine non li ha indotti alla neppur minima variazione nel comportamento. Nel frattempo il loro socio insisteva con la sua richiesta di sostituzione dell’articolo. A suo dire, gli avevo rifilato un paio di scarpe di cui una più piccola dell’altra, e pertanto era costretto a sopportare atroci dolori. Capite? Le scarpe che intendeva cambiare erano quelle che indossava, da 10 giorni!!!!  Secondo voi io non mi dovevo incazzare come una bestia con un rompiscatole che pretende cose assurde (detto tra parentesi: mi ricordo benissimo quando ha comprato le scarpe e vi assicuro che abbiamo controllato entrambi che fossero uguali, pertanto era palesemente una scusa) e per cercare di convicermi addirittura si cava le scarpe… e le calze… e mi punta il piede in faccia. Anche se fosse stato profumato come le rose a primavera mi avrebbe dato fastidio, ma non lo era, vi assicuro. Nel mentre i due compari gironzolavano indisturbati a disfare ciò che stavo facendo, e non dico oltre. Oltre a questo, non mi faceva certo piacere il fatto che mi sorella Cinzia aveva la borsetta aperta nei paraggi, e soprattutto che la piccola Gloria fosse coinvolta, e disturbata dal mio modo di (mal)trattare gli energumeni. Io con gente così ho a che fare molto spesso, continuo a dirlo, e come me tanti altri colleghi esercenti, e come me tanti altri che parcheggiano in Piazza Liberazione e zone limitrofe, e come me tanta gente che vorrebbe stare tranquilla sulle panchine di Piazza S.Bovo o Piazza Meardi, ecc. Poi quando accadono casi come piccoli furti, scippi, taccheggi, sono notiziole da trafiletto, da tanto siamo abituati. Quando invece uno sbirro va oltre le righe e da una manganellata in più scoppia un putiferio: squadrista, fascista, delinquente, affossatore dei diritti civili.

Secondo aneddoto: sono al bar a bere una veloce tazzina di caffè espresso, mentre do un’occhiata rapida a “La Stampa”. Trovo un articolo che parla di una paesino dell’alta Lombardia dove ci sono stati episodi di persecuzione verso extracomunitari da parte delle forze dell’ordine. Ad un certo punto l’articolista intervista un gruppo di ragazzetti del paese e scrive più o meno così: “Si qui, in paese ci sono tanti stranieri, sono sempre al bar e non fanno niente dal mattino alla sera, però poi girano in Mercedes o in X5, dicono i giovani xenofobi”.

Eeeeeeeeeeeeehhhhh???!!! “Giovani xenofobi” ?? Classico scrivano imbrattafogli che si permette di dare giudizi senza conoscere la realtà. Anzi, peggio ancora, visto che solo due perole prime l’aveva descritta, lo realtà. Ma questa gente qui (i giornalisti intendo) non si chiedono come mai un paese intero da ragione al pulotto picchiatore? Eh? Chissà come mai! Mi viene in mente un aneddoto che riguarda la mia famiglia, che forse un giorno vi racconterò, quando per fare un favore ci siamo andati di mezzo, additati come sfruttatori di povera gente dalla stampa locale.

Io non voglio diventare schiavo del politically correct, non me ne frega niente (se anch’io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere…). Non voglio certo difendere chi ha sbagliato, ma non metterei la testa sotto la sabbia come gli struzzi: se c’è una situazione di disagio bisognerebbe affrontarla e risolverla, non far finta che non esista. Come fa ad esempio il sindaco sceriffo di Bologna, Sergio Cofferati, che ha fatto della legalità una componente primaria del suo operato. Lodi, lodi allo sbirro Cofferati, uomo che ha capito che le battaglie vanno condotte nella legalità.

Becks, ti risparmio il tuo commento a questo post, me lo scrivo da solo: Ciao sono il becks. Tordi sei il solito fascista, non puoi generalizzare, ci sono i marocchini buoni e quelli cattivi. Inoltre non hai le prove che volessero rubare. Oltretutto se se sono noiosi li devi sopportare, è il tuo lavoro. Per quanto riguarda l’articolo il giornalista ha fatto bene, non si può fare l’equazione straniero = delinquente.

Mia risposta al commento di becks: non hai capito un belino.

Kpanic, immagino anche il tuo di commento, eccolo: non voglio entrare nel dettaglio di cose che non conosco, ma certi discorsi mi mettono i brividi. Gli uomini son tutti uguali ecc ecc.

Inutile una mia risposta a un commento di questo tipo che tratta dei massimi sistemi dell’universo, io purtroppo mi limito a descrivere ciò che accade sulla mia pelle tutti i giorni.

Ma che bello, gli auto commenti, ormai ho il delirio di onnipotenza ahr ahr ahr! In fondo sono nazista, no? Quindi come un orwelliano Grande Fratello mi scrivo anche i commenti del blog da solo hehehahaha… Commento di ALK: “Bravo, buttiamo tutti in mare”…. aiuto sto degenerando….

La mia Londra

D’estate non mi piace vivere di giorno. Non è neanche l’una e sono già a casa. Prima ero al malaspina e ho sentito per telefono Maurizio, lavora a nord di Londra. Dovrei fare un salto su, magari la prossima settimana… Cavoli che nostalgia….. E poi di giorno è un casino, la mattina la odio abbastanza perchè ho sempre pensato che uno che in ferie si alza presto al mattino è fondamentalmente un rompicoglioni e mi sto accorgendo che è proprio così. Al pomeriggio è tutto un viavai, e poi alla sera sei stanco e crolli… però mi mette tristezza andare a nanna all’una. Soprattutto adesso. Hey già in questo periodo ho una nostalgia da matti di Londra…. Un’anno fa ero la. Ero già da Anna probabilmente… dunque aspetta che cerco il post sul vecchio blog… eccolo:

http://fabiotordi.leonardo.it/blog/2006/lug/sabato_15_luglio_2006_ore_1105.html

Ora esco alla sera e vado da Gianni a prendere un caffè, come suggello finale della cena consumata, invece una volta lo prendevo come "colazione", per le mie successive 8 ore di lavoro. E poi che bello che era girare in macchina, alle 5 del mattino, da solo, nel buio, ad ascoltare musica. Magari fino alla Scaparina, o fino a Pratolungo, oppure semplicemente alla Montagnola. E poi, distrutto, nel letto. Fino all’una, per alzarmi e fare colazione con la pastasciutta. Cavoli a fine estate sognavo un caffellatte!!! Raga io a Londra mi sono trovato benissimo, ho fatto delle esperienze bellissime. Da solo? A parte il fatto che io da solo mi ci trovo benissimo, ma poi da solo non ero per niente. Per prima cosa avevo un sacco di amici, e poi ero a LONDRA, non so se mi spiego, se volevo gli amici in un quarto d’ora me li trovavo.

Mi viene in mente quando una sera sono andato fino a Paddington a piedi, ho preso una birra in un negozietto e me la sono bevuta lungo la strada… Oppure quando ero a Twickenham di passaggio verso il Bushy Park. O quando ho visto i Docklands per la prima volta… avevo con me il palmare e cercavo una linea wireless a scrocco…..

Bah mi sa che è meglio che vado a dormire…. visto che ho scelto di vivere di giorno, mi devo ahimè abituare… che palle… Ho sentito Ale e Filo…. sono a Montreal. Boh sono svogliato, non c’è niente che mi da stimoli per inventarmi qualcosa di nuovo… mi annoia tutto. Devo inventarmi qualche avventura…

a Natale

 Brallo, 25-12-2002

 Ti porterei d’estate
 a spasso su una vecchia cinquecento cabrio
 color azzurro confetto
 per il golfo di Napoli…
 …e poi a mangiare il gelato stracciatella
 seduti sugli scogli
 con i piedi bagnati dal Mediterraneo.
 Ti porterei d’inverno,
 mentre fuori nevica a grossi fiocchi,
 davanti al caldo fuoco di un camino
 a raccontare storie…
 …e poi sotto le stelle
 sulla gran vetta di una grande montagna
 e lì ti darei un bacio
 più grande ancora.

 

Why?

¿ʎ1ɟ uɐɔ noʎ uǝɥʍ ʞ1ɐʍ ʎɥʍ

Io e DJ Angelo


Foto by Xaus

Mario Baratta – Sesta puntata

Finalmente la gita poteva essere di più giorni, e decidemmo per la costiera amalfitana. Splendidi posti. In un primo momento la nostra scelta era stata Roma. In quel periodo c’era stata la prima Guerra del Golfo e molti genitori avevano timore di possibili attentati, quindi molti nostri compagni non sono venuti in gita. Peccato. Il viaggio come al solito è stato massacrante (in corriera…) però la gita veramente divertente.

Avevamo l’abergo a Sorrento, vicino al porto. Ci siamo divertiti. Mi ricordo che siamo stati in una discoteca, "La Mela", a ballare. A pensarci adesso, chissà come eravamo ridicoli. Mi ricordo che c’era Sabrina, che se non sbaglio in questo periodo si sposa o si è sposata: congratulations. Ragazza carina dolce e intelligente, ma una volta mi ha lasciato sconcertato quando, mentre parlavamo di un compito in classe io gli confessai che non avevo intenzione di studiare e lei mi disse che era impossibile, che se avessi voluto prendere la sufficienza avrei dovuto passare il weekend sui libri. Me lo disse in tono perentorio, ma come fosse ineluttabile, come se non ci fossero alternative. In realtà ce ne sono, e la mia storia scolastica e universitaria è lì a dimostrarlo.


(clicca per ingrandire)

E poi c’era Lorenza, che "da grande" ha scritto un libro di racconti: "Il sole alle spalle" ( "Con il sole alle spalle, basso sull’orizzonte, l’ombra si allunga sul sentiero,e te la vedi ben bene. I difetti s’ingigantiscono, come sotto una lente, e non puoi più fingere di non riconoscerli. Le qualità son sempre di minore entità rispetto a quello che credevi; però son lì, nessuno te le leva.Così, metti tutto in bilancia e ci fai quattro conti "). Sai una cosa Lorenza? Posso fare una critica al tuo libro? Scrivi con uno stile troppo volutamente complicato: tutti quegli aggettivi e tutte quelle elisioni !!! Per la carità, ame personalmente piace parecchio, ma dopo un po’ odora di ragnatele e vecchia polvere. Non è una critica negativa, beninteso, magari tu volevi proprio che fosse così. E’ bello dove scrivi "Credere solo a quel che si vede e non veder più quello in cui s’era creduto. Lasciare che s’alllontani, magari vecchio e rassegnato. Sentire il peso dell’inutilità sopra a tutti i sogni e formarsi l’erroneo convincimento che l’inutilità stia nei sogni e, nel peso, la vita."
Al Baratta era la secchiona della classe. Titolo che le altre studiose (Elena, Daniele e anche Sabrina) non potevano soffiargli per manifesta inferiorità: se loro avevano la media dell’otto, Lorenza in molte materie aveva addirittura nove. In My Honest Opinion fatica sprecata. I professori andavano in visibilio per lei, perché non dava tutti quei grattacapi di quelli che studicchiano e non sanno mai rispondere alle oziose domandine. Né simpatica, né antipatica, dopo tanti anni assieme ormai imparavi a conoscerla e sapevi che non avrebbe mai aderito ad una protesta anti compito in classe o cose simili. Ovviamente anche in Italiano andava benissimo, nei temi penso che avrà sempre fatto la prima traccia, quella di letteratura. Io facevo sempre l’ultima traccia, quella di attualità, quella che Bono diceva di mettere solo per quegli scribacchini miei pari che non avevano studiato letteratura e/o non avrebbero saputo scriver d’altro. Ancora adesso non mi sognerei neppure lontanamente di fare un tema di letteratura, scriver cazzate di attualità è così divertente, nessuno può dirti se le tue opinioni sono giuste o sbagliate… in quanto tali.

Ormai la mitica classe, quella che in prima era composta da bambinetti timidi e gentili, considerata una delle classi migliori dell’istituto, stava mutando in quella che due anni più tardi sarebbe stata considerata una delle peggiori classi (insomma i più rompicazzo). Ottimo direi.
Ormai in terza non ti ponevi più domande del tipo "sarà giusta la scelta che ho fatto per le superiori?", ma non ti ponevi ancora domande sulla maturità o sul post-diploma. E’ un anno di transizione.

Ma la domanda fonamentale che tutti da sempre si chiedono è: ma chi cavolo era Mario Baratta? Su Wikipedia c’è anche una pagina dedicata a lui: http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Baratta

Mario Baratta – Quinta puntata

Ecco la nuova puntata sulle mie avventure all’Istituto Mario Baratta di Voghera. In due parti, la seconda sarà domani….

Era il 1990. Eccoci in terza finalmente. Earavamo circa a metà dell’opera. Era stata l’estate dei mondiali in Italia, quelli di Schillaci, quello organizzato da Montezemolo e vinto dalla Germania Ovest di Matthaus, dell’Italia battuta agli stramaledetti rigori in semifinale dall’Argentina di Maradona (proprio a Napoli!).

Iniziavano le materie specifiche, come Tecnica CommercialeRagioneria, Inglese veniva declassato a materia poco importante. Il professor Bono lasciava il biennio per trasferirsi al triennio, perchè c’eravamo noi (grande!). Insomma il gioco si faceva duro. E infatti qualcuno ci lasciò la pelle (scolasticamente parlando). Il mio storico compagno di banco, Fabio, adottava uno strano metodo di comportamento: visto che andava maluccio, si demoralizzava e non si impegnava, col risultato di andare ancora peggio. Alla fine aveva parecchie materie insufficienti e saltò parecchie lezioni, e fu bocciato (riuscì a farsi dare l’insufficienza anche in storia, signori!!! – come direbbe Marco).
Mi ricordo che in primavera la Zucchy doveva spiegare il Bilancio, di cui ci aveva preannunciato l’importanza (con un po’ di sano terrorismo psicologico come sapeva fare lei). Proprio quel giorno furono scelti due alunni a caso da ciascuna classe per essere spediti in palestra a fare un test anonimo su "i giovani e il razzismo". In condizioni normali gli estratti a sorte sarebbero stati contenti di perdere due ore di lezione, ma in quel caso no. I fortunati furono il mio socio Fabio e Marco. Quest’ultimo non voleva partecipare e allora io (che di saltare ragio non m’importava) mi ofrii di sostituirlo. Al ritorno in classe i nostri compagni ci dissero: "Il bilancio è veramanete un casino, mettetevi subito a studiarlo", ma noi ovviamente non gli prestammo attenzione. Quando mancava una decina di giorni al fatidico super-compito-in-classe iniziai a studiare e mi accorsi che era realmente complicato. Suggerii di fare altrettanto al mio compare, ma quello, più pigro di me, non lo fece fino al giorno prima. Risultato: prese 1 !!! E da li seguì la parabola discendente che lo portò alla bocciatura.
Un altro candidato alla perdita dell’anno era Fabrizio, che aveva un tot di materie col voto negativo. Ma lui ce la mise tutta, se non proprio nello studio almeno nelle public relations, facendosi interrogare e controinterrogare (neanche fossimo stati ad un processo fiume), insistendo e trafficando. Ottenne la sufficenza vincolata al superamente di 4 esami di riparazione a settembre. Notare che la leggenda diceva che oltre le tre materie era bocciatura assicurata: fenomeno! Alla pizza di fine anno aveva già salutato tutti come fosse un addio, e invece per fortuna ce lo siamo ritrovati in classe anche gli anni successivi. Anche perchè altrimenti avrebbe rinunciato agli studi, visto che sarebbe stata la sua seconda bocciatura.

(fine prima parte)

Vacanze 2000 – 4 – Ancora Cassis…

Terza parte delle mie avventure in Francia / Spagna nel agosto 2000 con Lorenzo.
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Giovedì 24 agosto 2000

La scorsa serata sotto l’effetto del vinello (doveva essere il Tavernello locale, ma con l’aggiunta di benzene.. risultato: un gusto accettabile e amabile ma con il potere di dinamite) siamo stati in grado di mangiare il "toc de porc ammuffit" che loro chiamano "salame".
La notte è proseguita e sotto l’effetto della dinamite liquida ci siamo appropinquiati al porticciolo.. non contenti durante la discesa ci siamo scolati altre due birre. Ok, eravamo pronti per importunare le tipette locali.
Se pensavamo che il martedì sera a Cassis ci fosse poca vita è perchè non avevamo ancora visto il mercoledì. Tuttavia il divertimento non poteva mancare. Se la storia del tagliere di salame non aveva funzionato la sera prima, siamo diventati un po’ più espliciti e abbiamo conosciuto un po’ di ragazze e ragazzi. La nostra ottima conoscenza delle lingue straniere non ci ha permesso lunghi discorsi, ma non ci siamo arresi.
Come nelle favole di Cenerentola, anche a Cassis la vita notturna finisce a mezzanotte e l’ultimo spettacolo lo abbiamo dato noi cantando "satisfaction" con un intrattenitore locale.

Oggi abbiamo preso conoscenza delle usanze francesi. Qui in Francia le strade sono quasi tutte a 3 corsie… come fanno? Semplice: su una strada dove possono passare al massimo due veicoli ci disegnano 3 corsie, il bello è che loro ci credono… Però per lo meno rispettano i pedoni..se i francesi venissero in Italia rischierebbero di fare la fine dei ricci e delle rane.

L’ottima organizzazione del campeggio ha fatto si che si creasse un quartiere di tende di italiani.
lo sport nazionale di Cassis è il gioco delle bocce, con una piccola variante, sembrerebbe un gioco a tappe, il terreno usato non è più utilizzabile. Risultato? Vengono in tenda a giocare a bocce.
I francobolli: la colla impiegata nel francobollo è il bostik. Il valore è un mistero.

A Fabio (che sarei io, NotaDelBlogger, questa puntata era stata scritta dal Lorenzo) è morto il materassino, si sgonfia in maniera subdola e alla mattina si trova per terra. Mentre sto scrivendo Fabio gonfia, ha trovato anche mezzo franco. A proposito qui le monete vanno di brutto e qualsiasi resto te lo danno in monete. Qui su tutto c’è scritto "mer", tanto è vero che sulla boa al largo c’era una "merd".

Eins Zwei , Polizei

Eins, zwei, Polizei

Drei, vier, koin idea

Fünf, sechs, alte gags

Sieben, acht, gute Nacht.

Eins, zwei, Polizei

Drei, vier, koin idea

Fünf, sechs, alter gags

Neun, zehn, schlafen geh’n.

Ja Ja Ja was ist los, was ist das?

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