Tra le mie tante letture che inizio e mai finisco… ho finito di leggere "Un giorno in più" di Fabio Volo. Cavoli il mio omonimo a volte sembra che mi legga nel pensiero, scrive cose che avrei potuto scrivere io, se solo ne avessi le capacità. Altre volte scrive cose che semplicemente mi piacciono molto. Leggendo questo libro ho sottolineato diverse parti che ora vi vado a sottoporre (tra parentesi i miei commenti)

"Sembra quel tipo di donna che magari va al mercato a comprare cose che costano poco e, grazie alla sua fantasia e alla capacità di abbinare le cose, si veste in modo originale. Quelle donne non hanno bisogno di spendere tanto per vestirsi bene, è un loro talento, comprano quattro stracci, li mettono insieme e diventano femminili e sexy. Sono quelle donne che profumano di mela."

"In ogni città dove sono stato a vivere per un po’ c’è sempre un luogo che diventa <<il mio posto>>. Quello dove vado a pensare, quello che mi regala una sensazione familiare di intimità." (a me succede sempre)

"Quando ho scoperto il suo tradimento, come da piccolo sono nuovamente fuggito dal mondo, e il luogo dove mi sono rifugiato è stata la scrittura. Volevo inventare, immaginare un mondo diverso, dove il protagonista faceva del bene."

"Mia nonna un giorno mi aveva detto: La vecchiaia è un posto dove vivi di ricordi. Per questo, quando sei giovane, vivi creandotene di belli. Ogni volta che ho fatto qualcosa di bello, oppure una stronzata, dopo quella frase di mia nonna mi sono sempre detto: Vabbè… lo racconterò ai miei nipotini."

"Sinceramente non sapevo se fidarmi, ma la ragazza dell’ufficio era molto gentile, e la gentilezza in me crea fiducia. Le ho creduto" (anche io generalmente mi fido istintivamente del prossimo… salvo poi prendermi delle fregature…!!!)

"Sul taxi per andare a Manhattan, ho attaccato bottone subito con il tassista. Lo faccio sempre, anche per capire a che punto è il mio inglese dopo tanto tempo che non lo parlo. Capivo bene. Guardare i film e le serie televisive in lingua originale è un buon allenamento. E poi ho imparato che quando non riesco a dire qualcosa usa la parola get e quasi sempre funziona. Get è l’equivalente di puffare per i puffi. Funziona sempre."

"Quando mangio prosciutto e melone mi chiedo sempre chi ha inventato l’associazione. Io lo mangio perchè l’ho visto fare e mi è piaciuto, ma non so se avendo nel frigorifero il prosciutto e il melone ci sarei arrivato da solo a metterli insieme. Mah!" (vero!)

 "Le mi diceva sempre: Guarda che quando è finito non ce n’è più. Concetto abbastanza semplice da capire, ma lei intendeva che non me ne avrebbe fatto un altro almeno fino al giorno dopo. Spesso lo finivo lo stesso. Era più forte di me. Sarei dovuto andare in uno di quei centri per alcolisti anonimi a raccontare la mia storia di dipendenza dal tè freddo. Ciao a tutti, mi chiamo Giacomo, ho otto anni e ho iniziato a bere così per gioco. poi un giorno mi sono accorto che non potevo più andare avanti senza la mia bottiglia di tè al limone. ma grazie anche a voi ho deciso di smettere"

"Ricordo quando passeggiavo a Londra per Leicester Square e incontravo gli italiani in vacanza con lo zainetto: li guardavo come se io fossi un londinese. Li evitavo ma, al tempo stesso, avevo anche il desiderio di andare da loro per dirgli dove si mangia bene, dove ci si diverte e cose di questo genere. Insomma, fare quello che conosce il posto." (siii, io lo facevo sempre!)

"Sono arrivato a Londra a mezzogiorno e alle quattreo del pomeriggio avevo già trovato un lavoro: lavapiatti in un ristorante vicino a Liverpool Street Station" (col cavolo che è così facile.. però dai, anche io lavapiatti a Liverpool Street Station… ma l’ho proprio scritto io!)