(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: December 2009

esse emme esse

I miei affezionati lettori aspettano questo momento: l’ultimo post dell’anno con la classifica dei migliori sms che ho ricevuto. Purtroppo quest’anno ho una brutta notizia: per un mio errore gran parte degli sms ricevuti nel 2009 è andata persa, ma fortunatamente sono riuscito a salvare qualche chicca che vi propongo in ordine sparso:

  • "Info…. Il castello riapre il 15 giugno 2009 non mancare, sei un ospite speciale!"
    Peccato che il Castello non l’aveva in gestione lui… e poi scusa ma invitava me? Mah…
  • "Che cazzo mi scrivi Xxxxx culo, stava usando il mio pc uno dei capi"
    Grande lui lascia Skype acceso sul pc del lavoro, il migliore!
  • "Maestro Xxxxxxxxx mi ha chiamato per dirmi se voglio fare da testimone per avere la carta del prete che non è mai stato sposato …. ha chiamato anche te ???"
    Il maestro era preoccupato
  • "Ciao ho cambiato numero di telefono questo è quello nuovo. L’altro lo puoi cancellare xche non lo uso più. a presto ciao ciao"
    Questo è indubbiamente il migliore del 2009. Si ok hai cambiato numero…. ma chi sei? Hehehehe.
  • "Me ne pento amaramente! … mi ubriacherò da solo ascoltando l’avvelenata in loop"
    L’amico si era dimenticato del concerto!
  • "Azzoo!Dovrò ammazzare un gatto (il tuo) e cucirmene un paio"
    Avevo finito i doposci pelosi

Ne avevo altri veramente belli, ma purtroppo sono perduti per sempre come lacrime nella pioggia.

Meteo Brallo

Anche il Passo del Brallo ha il suo sito con la situazione metereologica: Meteo Brallo, realizzato da Fabio Tagliani.

Il sito presenta la situazione attuale registrata dalla stazione di Colleri, quella di Pregola, di Prodongo, di Rureio (sopra Colleri) e altre nella zona, istallate con l’aiuto del Centro Meteo Lombardo, che forniscono indicazioni in tempo reale su temperatura, vento, ecc.

Un’altra particolarità molto interessante è quella di poter vedere coi propri occhi la situazione grazie alla webcam che punta verso il Passo, a quella di Prodongo e a quelle di Cegni.

Tradito per 30 denari

Ho una scheda della TIM, dove ho attiva l’opzione che per soli 2 euro a settimana mette a disposizone un numero praticamente infinito di minuti, di sms e di mms verso un altro numero TIM. Comodo no? Peccato che quest’estate, dopo aver appena caricato 30 euro sulla scheda… durante una telefonata cade la linea: credito esaurito! Cosa era successo? Ogni settimana i due euro vengono automaticamente sottratti al credito, ma il contratto dura un anno. L’anno era passato, il rinnovo non è automatico e quindi le nmie telefonatine da un’ora l’una avevano piallato il credito in un paio di giorni.

Per la carità, se avessi letto le righe piccole l’avrei scoperto, la TIM ha perfettamente ragione, sono nel giusto… però sono degli str…ani personaggi.


Giotto – "Il bacio di Giuda" – Padova, Cappella degli Scrovegni

Altro aneddoto. Per usare internet in negozio ho preso una scheda dati della TRE (la chiavetta ce l’ho già) con un contratto molto conveniente: con 5 euro al mese ho a disposizione 7 ore alla settimana. La cosa bella è che il tempo viene misurato in secondi, quindi se mi connetto, leggo l’email e mi sconnetto subito ho sprecato solo pochi secondi.

Tutto bene, finchè un giorno noto che la connessione è più lenta del solito. Allora continuo a sconnettere e riconnettere, ma senza miglioramenti. Dopo circa mezz’ora lascio perdere. Il giorno dopo mi succede ancora. Una vocina mi dice di verificare il credito, avevo appena messo 30 euro: quasi esaurito. Ma come? Chiamo il servizio clienti e mi dicono che ho navigato su rete TIM in roaming e non su rete TRE, e se leggo bene l’offerta c’è scritto " 5 euro al mese* " (cinque euro al mese asterisco) e se segui l’asterisco, nelle solite righe piccole leggi che se per caso vai in roaming tutto cambia. Eh si perchè le regole precedenti non sono più valide e ogni volta che cliccavo su "connetti" c’era lo scatto di 1 euro e rotti !!! In mezz’ora ho bruciato 27 euro !!!

Per la carità, anche la TRE ha pienamente ragione sul piano legale, nelle righe piccole c’era scritto tutto, il pirla sono io che non le ho esaminate con la lente. Ma sapete coma mai navigavo su rete TIM (cosa che tra l’altro quando navighi c’è scritto in piiiiiiiiiccolo) ? Perchè il ponte radio della TRE che serve il centro di Voghera è rimasto disattivo per qualche giorno. Bene, la colpa è loro, ma a pagare, come sempre, siamo noi.

Buone feste, cari (si proprio cari) operatori telefonici.

Il flauto magico

Ogni tanto me lo chiedo: ma perchè alle medie, in tutt’Italia, fanno suonare il flauto? Capisco che un’infarinatura di musica e storia della musica è sicuramente  una cosa buona e giusta, ma… perchè proprio quei dannati flauti di plastica? Io da piccolino mi divertivo a soffiare a caso dentro a quello di mia sorella, che era marroncino. Poi alle medie ci è stato regalato, non mi ricordo da chi e perchè… forse da Don Mario. Fatto sta che ne avevo uno mio, rosso. Troppo esaltante, passavo i pomeriggi a suonare la nona di Beethoven: la la si do do si la sol…

Mamma mia, non oso pensare a casa mia che testa che avevano, mi avranno odiato di sicuro. E’ una cosa troppo urticante per le orecchie, fosse almeno uno strumento con un bel suono. Ma perchè non fanno suonare delle pianole o altri strumenti?? Mah…

Probabilmente Buon Natale

 

Sudokube

L’altro giorno sono finito per caso in un negozio dove ho visto una specie di cubo di Rubik che ancora non avevo visto. E così dopo il cubo classico, il cilindro, la sfera e il nuovissimo cubo a specchi… sono ora felice proprietario di un cubo sudoku!

Dopo aver imparato a risolvere il mitico Cubo di Rubik, gli altri li ho troviti solo una variante del genere. Il cilindro e la sfera sono addiruttura più facili perchè i pezzi sono meno complicati (gli spigoli non hanno tre colori ma due o uno). Il Rubik’s Mirros Block può essere risolto con lo stesso sistema visto che i pezzi sono comunque uno diverso dall’altro.

Questo invece, e dovrei dire finalmente, lo trovo molto complicato. I pezzi sono tutti uguali, dannazione. E non come nel cubo classico che paiono tutti  uguali, ma in realtà sono di 6 colori diversi… qui sono proprio tutti tutti uguali! Tutti neri. E la difficoltà sta nel comporre un sudoku per ogni faccia. Riuscirò nell’ardua impresa? Bah… speriamo. Finara, sinceramente, non ho avuto moltissimo tempo da dedicarci. Però mi intrippa l’idea.

La scogliera di Gerry

Ecco cosa dicono a Tele Radio Sciacca di Gerardo Napoli, il mitico Gerry. In Sicilia la sua opera è molto apprezzata, come dimostra anche questa pagina del sito Sicilia nel Mondo: clicca qui. In fondo potete vedere una foto della "Scogliera di Gerry".

iutub !

Se siete iscritti a Youtube e avete quindi un account, ogni volta che visualizzate un video potete cliccare sul tasto "Preferiti", appena sotto. Raramente lo faccio, ma proprio ieri mi sono voluto togliere la curiosità di vedere quali video avevo salvato nei preferiti. Eccoli: non hanno un senso logico, non sono i miei video preferiti in assoluto, sono solo alcuni che ho salvato in una specie di segnalibri…


Freddy Krueger è stato per me e i miei amici il mito di una generazione: quante risate. Si avete capito bene, noi i film di Nightmare li guardavamo per divertirci. Ovviamente tifavamo per lui, un vero mito… 

 


Questo è un brano musicale del 1992 o giù di li. I primi esempi di spaghetti-techno.


Avete mai visto South Park? Non è uno dei miei cartoni preferiti, ma è troppo singolare il fatto che in ogni puntata muore Kenny, in un qualche strano modo. E poi io ho un piumino arancione come lui !!!

 


Ascoltate questa canzone. Lo sapete chi è che canta? Si? allora siete vecchi. Non lo sapete? Ma è Lorenzo Cherubini, in arte Gino Latino. Non ci credete? Cercate "Gino Latino" su wikipedia.

Una delle primissime canzoni dance delle quali mi sono innamorato. Un primo tentativo di mix tra l’elettro e l’hip hop.

 

Gli anni sono sempre quelli, ma qui è proprio rap. Hammer spaccava in quel periodo, ma ad ascoltarlo adesso sembra un’altro genere…

Amerikanskaja firma Tranceptor Technology pristupila k proizvodstvu computrov ‘Personalny Sputnik’. Dopo i Technotronic arrivano gli Snap nel 1990, e dopo nel 1992 il grande successo con "Rhythm is a dancer"

 

Qui invece siamo nel 1992 con un pezzo assolutamente techno. genere che è rimasto in voga un paio di anni.

Una delle mi preferite di Vasco… niente altro da aggiungere

 

Il mitico vocalist Franchino si è lanciato anche in produzioni come questa, musica progressiva, molto ironica e simpatica.

Un altro capolavoro di Vasco. E poi mi ricorda l’estate 2008.

 

Sempre Franchino, insieme a uno dei milgiori DJ del genere. Sono un po’ ripetitivo in questi video, ma come ripeto non è assolutamente una classifica, sono solo i video che ho visto su youtube ultimamente…

Questa non ascoltatela, ne va delle vostre orecchie.

 

Neanche questa.. poveri noi quando la ascoltavamo alla discoteca Nautilus di Cardano al Campo (VA)

Una delle migliori canzoni italiane di tutti i tempi.

 

Grandissimo. Che grinta il Giuan. Strunz… strunz !!!

Qui passiamo alla canzone super malinconica.

 

Io c’ero. Però, mannaggia, poteva inquadrare anche solo x un fotogramma la mia macchinina… invece niente di niente!

Tra i miei gusti musicali c’è anche il rap italiano. Ma questo non è rap da quattro soldi, bello ma stupido (come Fabri Fibra), qui è roba di classe superiore.

 

Se negli anni ’80 eravate già in grado di intendere e volere questa ve la ricordate come sottofondo musicale di un inquetante pubblicità.

Un filmato simpatico, il gatto che suona il piano. 

 

Dopo "Milano is burning" qualcuno ha creato la stessa cosa per Voghera.

Una scena di uno dei miei film dell’infanzia: Sandokan… l’avrò visto 99 volte

 

Questo è mio, è mio !!! Nel cuore di SOHO, nel cuore di Londra, nel cuore dell’esytate 2006. Si va tutti a Berlino. Tutti a Berlino. Si va a Berlino Beppe, si va a Berlino !!!!

Assicurazione sci obbligatoria

Torno sull’argomento per pubblicare il comunicato stampa che mi ha mandato Giulia Pascazio di 24hassistance. Non ho ben capito perchè sono così contro l’assicurazione obbligatoria…

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Questo week end ha imperversato su quotidiani e telegiornali la notizia dell’entrata in vigore in Piemonte della nuova legge regionale che rende obbligatorio possedere una polizza di RC per poter accedere alle piste da sci.

24hAssistance è la società leader in Europa nelle assicurazioni per lo sci e lo snowboard con i prodotti “Snowcare” e “Multisport” che solo in Italia assicurano oltre un milione di sciatori ogni anno attraverso oltre 90 comprensori sciistici.

Interviene sul tema Matteo Fossati, fondatore di 24hAssistance: “Sono contrario all’assicurazione RC obbligatoria in Piemonte. Con questa legge non si dà un’immagine positiva dello sci e non si aumenta la sicurezza sulle piste. Rendere l’assicurazione obbligatoria non aiuta a creare la cultura della sicurezza e della responsabilizzazione dello sciatore, ma anzi si incentiva l’azzardo morale e la possibilità di frodi. Ci sono molte ragioni per opporsi duramente a questa legge”

  1. Il rischio di scontro tra sciatori sulle piste da sci è molto basso, solamente lo 0,3% degli infortuni sono incidenti tra sciatori con conseguenze medio gravi. In tutta Italia muoiono 5 persone all’anno per scontro tra sciatori. Spesso per scarsa conoscenza si hanno delle paure, dei preconcetti, delle opinioni che sono distanti dalla realtà,  fondate solo su sensazioni o passaparola. La realtà è che lo sci è uno sport meno rischioso di tanti altri. Il costo sociale degli infortuni sulle piste da sci è largamente inferiore al beneficio sanitario che se ne ricava a livello nazionale, pertanto lo sci è uno sport “raccomandato” (Fonte Rapporto S.I.Mon., Istituto Superiore di Sanità, 2007);
  2. L’80% degli sciatori in Italia è assicurato per la RC (tra polizze personali, tessere associative, polizze incluse nel pacchetto viaggio, assicurazioni acquistate insieme allo skipass etc.);
  3. Centrare il problema della sicurezza in pista sul casco e sull’assicurazione deresponsabilizza lo sciatore. E’ come dire “mettiti il casco, assicurati e poi non preoccuparti, se investirai qualcuno non ti farai male e qualcuno pagherà i tuoi danni”. L’assicurazione non è una medicina per la sicurezza, l’assicurazione non contribuisce alla sicurezza sulle piste da sci ma interviene quando la sicurezza ha fallito. Piuttosto che imporre casco e assicurazione bisognerebbe invece cercare di educare alla cultura della montagna, del rispetto degli altri sciatori, del controllo dei propri mezzi senza dover sempre e per forza tentare di superare i propri limiti;
  4. In un mercato sempre più competitivo, ancor di più in momenti di crisi, l’aumento del costo dello skipass per comprendere l’assicurazione potrebbe portare alla diminuzione della competitività dell’offerta;
  5. Nel medio-lungo periodo il costo della polizza esploderebbe perché in mancanza del sistema di controllo del bonus-malus (come avviene nell’auto) l’esperienza ci insegna che le truffe esploderebbero e le cadute accidentali si trasformerebbero “magicamente” in scontri tra sciatori;
  6. In nessun paese dell’arco alpino esistono norme sulla materia assicurazione-sci e questo tema dovrebbe essere affrontato a livello comunitario nell’interesse di tutto il sistema. Cosa accadrà allo sciatore che dalla Francia arriverà in Vialattea? Ma ancora peggio cosa accadrà allo sciatore di Gressoney che si ritroverà in Piemonte e dovrà sapere che cambiano le leggi e gli obblighi quando passa da una regione all’altra? E a quello che fa il Sella Ronda? Lo sci non dovrebbe avere confini normativi nazionali e tantomeno regionali o provinciali;
  7. Esistono altre attività ed altri sport che hanno un rischio maggiore (ad esempio il calcio è 4 volte più rischioso dello sci – Fonte Università di Venezia, 2003) eppure non hanno nessun obbligo assicurativo; dimostrazione ne è il fatto che in nessun Paese al mondo esiste un provvedimento di questo genere.
  8. Infine bisogna considerare che in Italia, come in tutte le altre Nazioni Europee, tutti gli sciatori già oggi hanno la possibilità di assicurarsi in maniera estremamente semplice: skipass, internet, SMS, tessere associative, agenzie tradizionali. Non si tratta di un mercato in cui il consumatore ha problemi trovare la copertura più adeguata.


Lo sciatore austriaco Rainer Schönfelder a Canazei… almeno Tomba sciava in smoking, che diamine!

La cabina telefonica

Vi ricordate le cabine telefoniche? Voi le usavate? Io ho iniziato da ragazzino, a Brallo. Ce n’era una in piazza, davanti al Municipio e una di lato, davanti al negozio di Enzo. Era la più ambita da quelli che volevano telefonare immersi nella privacy. Per esempio mia sorella usava sempre quella quando doveva chiamare il moroso. Oppure andava la bar Normanno, dove avevano una cabina ancora più isolata e insonorizzata. Funzionavano solo a gettoni. Quando ero proprio piccolo costavano 100 lire, poi sono saliti a 200 lire. Più avanti, invece di aumentarne il costo, diminuivano il tempo dello scatto. Non avevano corso legale, ma erano abitualmente usati come moneta, al posto delle 200 lire dorate. Poi sono arrivate le cabine coi telefoni "moderni" che andavano anche a monetine. Hanno messo un telefono pubblico di fianco alla posta, due cabine in piazza e una sempre a lato. Erano usate molto spesso, i cellulari ovviamente non esistevano e soprattutto d’estate, alla sera, c’era la fila per poterle usare.

Da ragazzino lo usavamo per passare il tempo in modo stupido: chiamavamo i numeri gratuiti, quelli delle informazioni, per chiedere le cose più assurde. Avevamo però una regola morale: non chiamavamo mai i numeri di emergenza, come il 113, per non intasare le linee che avrebbero potuto essere utilizzate altreimenti. Un giorno avevamo scoperto una cosa singolare: staccando  e riattaccando la cornetta più volte il telefono andava in tilt e permetteva di fare le chiamate urbane gratis. Non era un gran vantaggio, visto che all’epoca le urbane costavano un solo scatto, ma a 12 anni anche 200 lire facevano comodo, e in più c’era il gusto del proibito.

Poi c’erano le storie strane, come quella dei cinque gettoni saldati assieme per non farli mai scendere del tutto, o il gettone legato col filo, o quelli che inserivano due fili metallici nella cornetta e chiamavano gratis… Al limite della leggenda metropolitana.

Da adolescenti, quando c’era il boom estivo delle telefonate, facevamo sempre il giro delle cabine per cercare qualche moneta, dimenticata nel telefono o caduta a terra, e ne trovavamo regolamente qualcuna. Ho molti ricordi di telefonate fatte dalle cabine. Per chiamare i compagni di scuola, per prenotare l’albergo di Rimini, ecc.

Anche a Voghera utilizzavo le cabine, soprattutto quella in fondo alla via, visto che non avevo il telefono in casa. Quante chiamate a Christian, e poi a Fabio o a Lorenzo… ricordo ancora a memoria i loro numeri di casa. Ora a memoria so solo il mio di numero di casa e quello del mio cellulare.

All’inizio, appunto, per chiamare dalle cabine dovevi procurarti i gettoni. Nei bar ti cambiavano i soldi, e non era raro che il barista ti dicesse di aver finito i gettoni, quindi la telefonata doveva durare meno. Con l’avvento delle monete la situazione è migliorata. Ricordo a Rapallo, o a Pavia, i centri della SIP dove c’erano tanti telefoni e la macchinetta che ti cambiava i soldi. Mettevi una milletta, premevi il puslante e… zak, giù 5 gettoni.

Poi sono arrivate le schede telefoniche. Le mettevi dall’alto e avevano la banda magnetica  nel lato stretto. Costavano 3000 o 6000 lire. Più avanti sono arrivate quelle attuali, con la banda nell’altro verso, e i tagli da 2000, 5000, 10000 e addirittura 15000 lire. Siccome facevo la collezione, le compravo anche quando avevo messo il telefono a casa e quindi chiamavo dalla cabina per poterle utilizzare. Poi mi sono stufato, sinceramente.

Da supertimido quale sono ho sempre odiato le chiamate ai numeri fissi, perchè non sai mai chi ti risponde, ho sempre paura di fare delle figure. Infatti, da quando esistono i cellulari, chiamo praticamente tutti solo ed esclusivamente sui celulari. Se non risponde, o se è spento, pazienza…

Concessionario

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Diciassettesima puntata

Il concessionario è uno dei modi per poter raggiungere un numero consistente di clienti senza dover investire in una rete distributiva di proprietà.
Normalmente la collaborazione è sancita da un contratto che ne stabilisce le funzioni ed in base ad esso il concessionario acquista e vende sul mercato in nome proprio e per conto del committente, ma con piena indipendenza giuridica, tecnica e finanziaria. Con il ricorso al concessionario sorge anche l’esigenza della costituzione di un deposito sul mercato o in una specifica area, rappresentando un onere gravoso sia in termini di costi che di rischi.
Nei confronti del concessionario diventa poi necessario prendere tutte le possibili precauzioni dal momento che potrebbe effettuare delle vendite senza dare sufficienti garanzie sulla solvibilità dei suoi acquirenti, altre volte invece viene data la possibilità che sia il concessionario stesso a garantire la solvibilità del cliente oppure a provvedere lui stesso al pagamento, in questo caso converrà essersi precedentemente assicurati della sua correttezza commerciale, nonché della sua consistenza finanziaria.
Il concessionario è considerato imprenditore a tutti gli effetti, purché eserciti effettivamente il controllo della sua impresa (autonomia di organizzazione e di decisione, rapporto con i clienti…)
Ci sono delle somiglianze e delle differenze tra questa formula distributiva e quella del franchising (Giuseppe Bonani, “Franchising & aggregazioni commerciali”, infofranchising.it, 28 luglio 2000). I principali punti comuni sono, in sostanza: il rapporto associativo, la commercializzazione di prodotti o servizi, la presenza di un marchio e di un’insegna. Nel franchising, l’obiettivo del franchisor è sì di vendere dei prodotti, ma, anche, di fornire un concetto originale basato su uno specifico know-how, che giustifica il pagamento, da parte dell’affiliato, di un diritto di entrata e di canoni periodici. Altra differenza sostanziale tra queste due formule è che la concessione si applica solo alla vendita di prodotti, mentre il franchising è applicato non solo nella commercializzazione di prodotti, ma anche nell’offerta dei più svariati servizi ed in moltissimi settori dell’attività. Ancora, i contenuti dei due contratti differiscono in modo sensibile: mentre il concessionario beneficia di una forma di monopolio nella rivendita in un determinato territorio, il franchisee non gode necessariamente di una esclusiva territoriale (anche se frequentemente concessa, non è insita nel contratto di franchising); il franchisee, a differenza del concessionario, non è tenuto all’obbligo di approvvigionamento esclusivo presso il suo franchisor; il concessionario non ha solitamente l’obbligo di esporre insegne e altri segni distintivi del concedente e non è tenuto a pagare diritti di ingresso o royalties. 

MATRICE SWOT
Utili Pericolosi
Interni Rapporto privilegiato con la casa madre.
Facilità di approvvigionamento
Limitate possibilità di manovra.
Ancoraggio all’andamento di un singolo prodotto o una singola ditta
Esterni Il cliente pensa di avere a che fare direttamente con la casa madre I competitors sono più flessibili in caso di cambio dei gusti del consumatore

Fegato spappolato

Caro Presidente della Camera Gianfranco Fini,

se ha maturato una trasmigrazione morale e politica verso la sinistra non ha che da lasciare il Partito delle Libertà ed iscriversi, che so, al Partito Democratico, a un qualche Dipietropartito o cose simili. Ci ha quasi stufato con le sue continue riluttanze, i suoi distinguo, i suoi artefatti metodi per mettersi in luce per far vedere che lei è il politico di centro destra (che addirittura una volta era di destra, ricorda?) più illiminato (di rosso) ch c’è. Mi ripugna un pochino questo politically correct, non l’ho mai sopportato. Io ho le mie idee e son ben contento di essere, as usual, political uncorrect.

"Fini s’è alzato da poco, e non è ancora sveglio,
non è ancora sveglio,
ed è talmente scazzato
che non riesce a parlare nemmeno
.
"

1986

Nella primavera del 1986, due anni dopo quel millenovecentoottantaquattro nel quale Orwell ci prospettava l’avvento del Grande Fratello, c’era già stato un evento che aveva colpito la mia mente di ragazzino: a gennaio era esploso il Challenger. Quando ero piccolino era insieme abitudinaria e speciale l’eventualità di un lancio di un "missile" nello spazio. La luna era già stata conquistata da decenni e mi sembrava quasi preistoria, ma il lancio di navicelle spaziali era ancora un evvento carico di suggestioni a cui i media davano molta importanza. Il countdown era qualcosa di sensazionale. Quel giorno di gennaio qualcosa andò storto e lo Space Shuttle Challnger esplose. Mi pareva incredibile, non mi sembrava vero. Avevo 12 anni e certe cose non le comprendevo, andavano al di là della mia immaginazione. Il mondo era per me fatto di cose consequenziali e quindi non mi sembrava vero che potesse succede una cosa così spaventosamente straordinaria. La cosa che mi ha colpito di più, e a cui ho ripensato tante volte, era la presenza di una maestra tra l’equipaggio. Ne avevano parlato molto: un’insegnante nello spazio. Che, insieme ai suoi compagni di viaggio, è diventata di colpo polvere e fiamme.

Mi ricordo un’altra cosa del 1986: è passata la Cometa di Halley. Anche di questo ne parlarono molto. A me pareva una cosa incredibile: una cometa, come quella di cui parlano i Vangeli, quella del Natale!!!!
E poi ricordo che avevo letto su un qualche giornale che nel 1986 avrebbe visto la luce un’invenzione che mi pareva fantascientifica: il videotelefono. Ho dovuto aspettare molti anni per vederlo davvero, e mi è parso ‘na strunzata.

Ma fu appunto nella primavera del 1986 che successe qualcosa di ancora più straordinario: il disastro di Cernobyl. All’inizio la notizia passò tra le tante: in Russia (in realtà Cernobyl è in Ucraina e quindi era in Unione Sovietica) è scoppiata una centrale nucleare. L’immaginazione veniva colpita perlopiù per un motivo: in Italia avevamo qualche centrale nucleare e il terrore era quello di un qualche disastro che potesse provocare morte e disperazione. La paura più grande era quella che la Guerra Fredda si trasformasse in guerra reale, e uno degli obiettivi dei "cattivi" potesse essere proprio la distruzione di una di queste centrali. Mia mamma mi diceva sempre che se fosse successo qualcosa alla centrale di Caorso, noi saremmo stati relativamente vicini e quindi in grave pericolo. I film che giravano in quel periodo (ricordate "The Day After"?) non facevano che acuire quelle preoccupazioni.

Col passare dei giorni la notizia prese una piega ancora più inquetante: gli espertoni non avevano mai calcolato (o meglio, avevano sempre taciuto) un pericolo molto grave: che le radiazioni nucleari potessero essere trasportate dal vento. E quindi l’intera Europa era in pericolo. Non si mangiavano più frutta e verdura. Non si poteva giocare nei prati. Mettetevi nei miei panni, io abitavo in montagna!!!
Il brutto era che dovevi aver paura di qualcosa di ignoto: non si vedeva, non si sentiva. Il mondo che ci circondava sembrava uguale a prima, ma i telegiornali non smettevano di metterci in guardia. Da incubi…

Altre cose che mi ricordo di quel 1986 sono il mondiale di calcio messicano vinto da Maradona e la sua Argentina (io tifavo Germania Ovest) e la misteriosa morte di Sindona nel supercarcere di Voghera. Costui era uno strano figuro, un personaggio coinvolto in un malaffare torbido in cui erano (forse) coinvolti banchieri, mafiosi e vaticano. Roba da film. E divenne così tristemente famoso il "Caffè alla Vogherese". Un poco indigesto direi…

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