(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: November 2010

Flash Mob Pavia

Dice wikipedia: "Con il termine flash mob (dall’inglese flash: breve esperienza o in un lampo, e mob: folla) si indica un gruppo di persone che si riunisce all’improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un’azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell’azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l’azione abbia luogo."

Ecco cosa è successo a Pavia il 5 settembre scorso

Cane a sei zampe

Avete mai visto un cane a sei zampe? No? Siete sicuri? Ma si dai, è il simbolo dell’Agip, e anche quello dell’Eni, la società controllante. E’ molto originale, non trovate? Ha qualche significato particolare? La versione ufficiale dice che le zampe simboleggiano le quattro ruote dell’automobile più le due gambe del guidatore. A me pare ‘na strunzata.

Alcuni dicono che sarebbe Tarantasio, mitologico drago del Lodigiano. Fatto sta che il presidentissimo dell’Eni, Enrico Mattei, volle un marchio per l’Agip. Erano gli anni 50 ed era la prima volta che una benzina aveva un marchio. Indì un concorso che fu vinto da tal Giuseppe Guzzi. Solo molti anni dopo, negli anni 80, si scoprì che l’ideatore originale fu invece lo scultore Luigi Broggini.

Pare che originariamente il cane sputasse il fuoco in avanti, ma sembrava troppo aggressivo. Quindi si optò per far girare la testa all’indietro. Devo dire che così è anche più artistico, a me piace.

Se volte approfondire, sul sito dell’ENI c’è la storia del marchio.

Barosto Bocco Collistano

Tratto da “Brallo di Pregola ESTATE INVERNO” di Alessandro Disperati e Mara Vago, 2003

Barostro
Barostro si trova a 1080 metri di altitudine e dista 7 chilometri dal capoluogo, il Brallo.
A Barostro si trova  la chiesa di San Fermo che presenta una prospettiva neoclassica con un’unica navata. È stata ristrutturata nel 1984 e al suo interno si trova un altare in pietra.


La fontana di Barostro. Foto tratta dal gruppo "Barostro" su Facebook

Bocco
Il Bocco è una piccola frazione che si incontra lunga la strada 88 che dal Passo del Brallo sale a Cima Colletta.
Gli abitanti di questa località raccontano che non lontano dal borgo si dovrebbe trovare una grotta che permette di entrare all’interno del monte su cui sorge l’abitato. Una grotta che sarebbe ricca di stalattiti e stalagmiti ma che anni or sono venne fatta murare in quanto pericolosa. Si tratta peraltro di una tradizione popolare che spesso e volentieri viene rievocata quassù tanto da essere oggi considerata una leggenda.

Collistano
Collistano dista 4,5 chilometri dal Brallo. In fondo al paese si trova un’antica chiesa che da anni è stata sconsacrata e praticamente abbandonata. Da quando, cioè, divenuta scomoda e degradata, venne realizzata la nuova chiesa a Colleri.
Quando la vecchia chiesa venne sconsacrata vennero tolte dal bel campanile le campane che nel 1971, anno di costruzione del campanile di Colleri, furono sistemate su questo nuovo manufatto.

Miss Margherita (3)

Rieccoci cari amici buongustai con la rubrica curata dalla nostra Miss Margherita, colei che sa essere dolce ma salata, a volte piccante, a volte semplice, a volte complicata. Vediamo cosa ci segnala oggi:

Al Vascello di Voghera (PV)
Pizza: succulenta
Locale: normale
Personale: ruspante
In una parola: RUSPANTE

Rossopomodoro di Pavia
Pizza: verace. L’unica pizzeria che non chiama "margherita" la margherita!
Locale: restrogusto campano
Personale: professionale
In una parola: VERACE

7 Laghi di Castelletto di Branduzzo (PV)
Pizza: semplice
Locale: sportivo con retrogusto rustico
Personale: simpatico
In una parola: SEMPLICE

Lo Scoglio di Fidenza (PR)
Pizza: insipida ma morbida
Locale: extraurbano
Personale: simpatico e cortese
In una parola: MANGIABILE

Negozio tradizionale

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Ventiquattresima puntata

I negozi indipendenti multimarca sono attività individuali con dimensioni variabili, conservano una quota di mercato importante nell’abbigliamento uomo e nelle calzature, mentre nell’abbigliamento donna, nello sportwear e nell’abbigliamento per bambino, i punti vendita indipendenti hanno perso quota rispetto alle catene monomarca.


Negozio tradizionale di abbigliamento da bambino

Sono caratterizzati da dimensioni contenute dei punti vendita, una gestione talvolta familiare e un assortimento di articoli poco ampio (numero contenuto di categorie merceologiche) e poco profondo (per ogni categoria la varietà è modesta).
Il dettaglio tradizionale acquista sostanzialmente in “programmato” ed è costretto ad effettuare consistenti ribassi per saldare le rimanenze.
La presenza dominante della distribuzione specializzata tradizionale può essere spiegata anche col maggior valore assegnato alla componente moda dagli italiani. La grande distribuzione non alimentare ha infatti assunto un posizionamento di convenienza ed ha progressivamente sostituito il Made in Italy con prodotti fabbricati nei paesi asiatici per contenere i costi, accettando di conseguenza di mettere in secondo piano la qualità e l’attualità del prodotto rispetto al ciclo della moda. Nell’Unione Europea, la perdita di quota dei punti vendita indipendenti è stata molto rapida.
In Italia il dettaglio tradizionale indipendente nella moda ha uno spazio di mercato consistente, ma in contrazione.
 


I negozi sono la linfa vitale di molti centri abitati

La riduzione di questo formato di punto vendita è stata contenuta e, soprattutto, è avvenuta con estrema lentezza. In particolare, la sopravvivenza e la performance del dettaglio tradizionale non sono legate allo sviluppo di forme associative (gruppi di acquisto e unioni volontarie), ma alle capacità imprenditoriali del titolare del punto vendita. Le ragioni dello scarso potenziale dell’associazionismo sono numerose e tutte legate alle specificità di un settore le cui dinamiche sono determinate dal fattore moda. Inoltre il consumatore italiano non ha ancora del tutto accettato la grande distribuzione come alternativa per gli acquisti nel settore moda.
Il successo nella competizione tra dettaglianti tradizionali non deriva tanto dal vantaggio nel costo di acquisto, ma dalla capacità di selezionare i prodotti che saranno maggiormente richiesti, nelle quantità e nelle taglie necessarie a soddisfare la domanda e in anticipo rispetto ai rivali.
Il produttore che ha successo in una data stagione perché interpreta meglio e più rapidamente dei concorrenti l’evoluzione dei gusti dei consumatori, può al contrario sperimentare un fallimento la stagione successiva. La permanente innovazione dei prodotti d’abbigliamento rende dunque instabili i rapporti di fornitura nel senso che i fornitori possono cambiare da una stagione all’altra.
Il dettagliante minimizza il rischio di magazzino riducendo la quantità acquistata su campionario.

MATRICE SWOT
Utili Pericolosi
Interni Rapporto privilegiato col cliente.
Personalizzazione della vendita.
Ubicazione nei punti di passaggio.
Dimensioni ridotte, mancanza di economie di scopo e di scala
Esterni Valore aggiunto dato al servizio del negoziante esperto Aggressività delle concorrenza della grande distribuzione da una parte e direttamente delle ditte produttrici con gli outlet

In Italia il negozio tradizionale rimane un punto cardine nel panorama della distribuzione al dettaglio, seguendo una tradizione consolidata che non si arrende all’avvento delle nuove formule distributive. I motivi sono da attribuire principalmente al rapporto che il cliente ha con il punto vendita tradizionale. È un rapporto composto da molti ingredienti: la fiducia che si assegna al venditore, la comodità per raggiungere il negozio, la competenza attribuita a chi fa quel mestiere da tempo, l’amicizia che si instaura, la simpatia del locale, eccetera. Tutto questo verrà meglio esposto nel prossimo capitolo, appositamente dedicato a questo formato distributivo.

Piccola storia di Brallo

Tratto da “Brallo di Pregola ESTATE INVERNO” di Alessandro Disperati e Mara Vago, 2003

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Un po’ di storia

La denominazione Brallo di Pregola è alquanto recente (prima il comune si chiamava "Comune di Pregola", poi avrebbero voluto fare "Comune di Brallo", infine hanno optato per "Comune di Brallo di Pregola", ndFabio), ma la storia di questo Comune è alquanto antica; tanto è vero che Pregola era già nota all’epoca longobarda, nel X secolo, quando faceva parte del Monastero di San Colombano di Bobbio. Fu Federico Barbarossa a cedere Pregola alla famiglia dei Malaspina: rimase in possesso dei marchesi sino alla fine del feudalesimo. L’abitato antico, con castello e Chiesa, sorgeva su uno sperone roccioso sovrastante l’attuale. Le notizie religiose di Pregola risalgono addirittura a prima dell’anno 1000. La Chiesa attuale è sorta nel 1600 sulle rovine del vecchio oratorio dedicato a San Rocco. Nel XIII secolo il feudo di Pregola passò per l’appunto in mano ai Malaspina che lo tennero sino al 1789 anno in cui fu incorporato nel marchesato di Santa Margherita. La strada che da Varzi sale al Passo del Brallo fu costruita a cavallo fra il 1909 e il 1914. In passato il Comune non si trovava a Brallo bensì a Pregola. Il municipio fu trasferito nella sede attuale il 31 marzo 1958. Lo stemma del comune, che è stato studiato dall’amministrazione comunale, ricorda nel castello, l’antico fortilizio posto sulle rocce del Brallo, nella corona marchionale il possesso che sulla Terra con tale titolo ebbero i Malaspina per oltre sei secoli.

Ferrara

Tempo fa siamo stati a Ferrara per un bel weekend. E’ stato proprio una bella gita.
Ferrara è facilmente raggiungibile in meno di due ore e mezza. E’ al confine con il Veneto, quindi è a nord dell’Emilia-Romagna, appena sotto il Po. Anticamente il Po ci passava proprio attraverso. Anzi, la città fu costruita proprio perchè un vescovo volle spostare la propria cattedra da Voghiera fino al punto in cui il Po si biforcava. Lì nacque Ferrara, il cui nome ha un’etimologia sconosciuta.
Nel medioevo fu per lungo tempo sede di una delle più famose e importanti casate nobili italiane: quella degli Este (o Estensi). E’ strano pensare come quella che era una delle capitali italiane ora è una tranquilla cittadina di provincia.

Ferrara è carina, tranquilla, girabile, godibile, pulita, interessante… Insomma il posto ideale per farci un weekend. Avevamo l’abergo in centro che più centro non si può. Anche perchè le cose più importanti della città sono praticamente tutte attaccate. A circa cento metri c’era la Piazza del Municipio da cui si raggiunge facilmente (ma va?) il Palazzo Municipale. E’ stata la prima dimora degli Este, e ha un aspetto molto medioevale. Se ti giri ti accorgi che alle spalle hai il duomo, cioè la Cattedrale di San Giorgio. Sia dentro che fuori è molto bella. A fianco si trova piazza Trentro Trieste, coi suoi caratteristici negozietti che sono praticamente nella stessa costruzione della cattedrale. Da li parte la carina via Mazzini, dove un tempo c’era il ghetto ebreo. Abbiamo trovato un barino, di cui purtroppo non ricordo il nome, che faceva dei panpizza buonissimi.

Parlando di specialità tipiche, alla sera abbiamo provato i tipicissimi cappellacci di zucca col ragù. Sono delle specie di ravioli, che abbinano il gusto dolce della zucca al salato del ragù. Certo, non da mangiare tutti i giorni, ma sono da provare.

Ritornando indietro nel tempo: al pomeriggio abbiamo visitato il Castello Estense. Molto grande, chissà per riscaldarlo! O meglio, chissà che freddo a quei tempi. Se non ho capito male non se lo sono goduti per molto tempo, perchè pare che sia stato costruito quasi alla fine della dinastia. Fateci assolutamente un giro se siete a Ferrara. Si visitano anche le prigioni, mamma mia….

Altre cose che abbiamo visto: il palazzo Schifanoia che sinceramente non merita la fama di cui gode, o meglio: non merita il prezzo del biglietto. Chiamatemi braccino corto, ma fondamentalmente c’è una sola sala (che strana allitterazione) che vale la pena di essere vista. Il palazzo dei diamanti, ma solo da fuori. E’ chiamato così per via del rivestimento di marmo a forma di diamanti. La casa di Ludovico Ariosto (è una semplice casa). In ogni caso, andateci a Ferrara, ve la consiglio !

Commodore Computer Club

Nel 1988 sbarcai a Voghera col gommone in corriera.Un giorno passai vicino all’edicola di Piazza San Bovo e notai, tra quei pochissimi giornali di informatica (anzi "di computer" come si diceva allora) e ne vidi uno che non solo parlava del mio mitico Commodore 64, ma la cui testata era "Commodore Computer Club".

Da allora l’ho comprato regolarmente, per anni, anche quando sono passato al Commodore Amiga. C’erano i trucchi, i listati in BASIC, ecc. Lo so che sto parlando in arabo per i non addetti ai lavori, anche perchè nel frattempo la terminogia si è evoluta ed è cambiata. I "listati dei programmi" sono diventati il "codice sorgente del software", così come il programmatore è diventato lo sviluppatore
Ma non perdiamoci in chiacchiere. Dicevo di Commodore Computer Club. Che figata di giornale. Per me che fino ad allora avevo fatto quasi tutto sostanzialmente da autodidatta sembrava la bibbia. Ne leggevo ogni singola parola. I negozi di Milano (altrove praticamente non ce n’erano) che facevano inserzioni pubblicitarie negli anni li ho visitati tutti almeno una volta. Infatti, vi svelerò un segreto, Milano l’ho conosciuta un po’ così: tramite le fermate della Metro che mi portavano nei vari negozi: Supergames, Newel, 68000 e dintorni, ecc.

Tempo fa ho trovato un sito dove una serIe di pazzi nostalgici come me hanno addirittura scansionato l’intera collezione di CCC e l’hanno messa on line a disposizione di tutti, eccola

http://ready64.it/ccc/

E per caso ervate anche appassionati di videogiochi? Io si, tantissimo. Ho sempre passato le mie ore al computer dividendole in un terzo o un quarto del tempo dedicato alla programmazione e simili e il resto ai videogames. All’epoca IL giornale di videogiochi era Zzap ! (scritto proprio così, con le due z e il punto esclamativo). Anche in questo caso c’è chi ha pensato a digitalizzare tutte le copie:

http://www.zzap.it/

Google Doodle

Sapete cosa si intende per "doodle" ? Avete presente che talvolta Google cambia la propria immagine classica (la scritta "Google") durante alcuni avvenimenti? Ecco, queste immagini vengono chiamate "doodle".

Ne hanno fatte per tutti i gusti: per Natale, halloween e robe simili. Eccone alcune:

Ne hanno fatte anche aclune "italiane". Eccole:

6 gennaio 2009 – Epifania

8 maggio 2009 – Centesimo Giro d’Italia

10 ottobre 2009 – Anniversario della nascita di Giuseppe Verdi

2 giugno 2010 – Festa della Repubblica

Pavia in Web

E’ on line la versione internet di Pavia in Tasca, vale a dire "Pavia in Web". Ecco il link:

www.paviainweb.com

Trovererete aggiornamenti sulle notizie della provincia di Pavia, ovviamente in anteprima rispetto alla versione cartacea.

Se proprio non potete fare a meno di sfogliare il giornale e magari non lo avete trovato attraverso gli abituali canali di distribuzione, potete scaricarlo in PDF e sfogliarvelo sul vostro computer. Comodo no?

Bravo Matteo Brava redazione, ottimo lavoro, anche se non hai fatto l’articolo sui Malaspina di Pregola, cosa che non ti verrà mai perdonata…..

Forteweb chiude

FORTEWEB

 

Dopo più di dieci anni, Forteweb chiude.
Ha poco senso ormai, nella grande rete, un sito che cerca di indicizzare i siti della provincia di Pavia. Ormai si cerca tutto con Google, ci si tiene in contatto con Facebook, si chatta, ci si telefona, ecc. Tutte cose che non c’erano quando Forteweb è nato. Grazie a tutti quelli che in questi anni lo hanno visitato, lo hanno utilizzato, lo hanno apprezzato. Grazie a quel discreto numero di persone che hanno manifestato i loro apprezzamenti, ma grazie soprattutto a quelli che lo hanno trovato utile.
E’ stata una bella avventura. Alla prossima.

Fabio

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