(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: June 2013

Alessandra e Alessandra

Tempo fa ho letto sul Corriere questo articolo (clicca qui) dove spiega la vicenda di un certo Alessandro e una certa Alessandra, coniugi. Il marito ha cambiato sesso, è diventato anche lui Alessandra e il matrimonio si è sciolto per legge. Adesso la Cassazione si chiede se questo sia lecito e non sia un vulnus alla famiglia. Ha quindi passato la palla alla Corte Costituzionale. Se questa dovesse esprimersi favorevolmente al mantenimento di questo matrimonio allora io mi chiedo: che differenza c’è tra questo matrimonio e un matrimonio dichiaratamente omosessuale? Cioè, mi spiego: di fatto è un matrimonio gay, seppure ottenuto con "artifizi".

Anche quest’altro articolo del Corrierone (clicca qui) segnala un caso simile: un avvocato (sempre di nome Alessandro), ha cambiato sesso chirurgicamente, ma non all’anagrafe. In questo modo ha potuto sposare una donna. Quindi c’è una cosiddetta "vacatio legis": di fatto i matrimoni tra esponenti dello stesso sesso ci sono.

Immagini simpatiche

In rete si trovano spesso delle immagini simpatiche, buffe, divertenti… Eccone alcune:
(clicca per ingrandire)

 

   

      

     

Giorgio by Moroder

E’ uscito il nuovo lavoro dei Daft Punk, big della musica elettronica degli anni 90 e 2000. Mi ha parzialmente deluso, anche se è un indubbio lavoro di qualità. Giustamente cercano sonorità nuove, che si allontanano un po’ dai loro canoni standard. Tra le varie tracce un po’ futuribili e un po’ retrò, ce n’è una che mi fa impazzire, l’avrò già ascoltata mille volte. E’ quella dove incontrano uno dei pionieri di questo genere musicale: Giorgio Moroder. Ascoltate le sue parole, quando racconta del suo sogno diventato realtà e sentite la musica: anche l’elettronica ha un’anima!

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When I was fifteen, sixteen, when I really started to play the guitar,
I definitely wanted to become a musician.

It was almost impossible because the dream was so big.
I didn’t see any chance because I was living in a little town; I was studying.
And when I finally broke away from school and became a musician,
I thought, "Well, now I may have a little bit of a chance,"
Because all I really wanted to do is music – and not only play music,
But compose music.

At that time, in Germany, in ’69-’70, they had already discotheques.
So, I would take my car, would go to a discotheque and sing maybe 30 minutes. I think I had about seven, eight songs. I would partially sleep in the car because I didn’t want to drive home and that help me for about almost two years to survive in the beginning.

I wanted to do a album with the sound of the ’50s, the sound of the ’60s, of the ’70s and then have a sound of the future. And I said, "Wait a second…I know the synthesizer – why don’t I use the synthesizer which is the sound of the future?" And I didn’t have any idea what to do, but I knew I needed a click so we put a click on the 24 track which then was synched to the Moog Modular. I knew that it could be a sound of the future but I didn’t realise how much the impact it would be.

My name is Giovanni Giorgio, but everybody calls me Giorgio.

Once you free your mind about a concept of harmony and music being correct, you can do whatever you want. So, nobody told me what to do, and there was no preconception of what to do.

ll rapporto con il cliente

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Trentanovesima puntata

“Non vendiamo un prodotto, ma un’idea” (M. Ascarelli De Giacomi, “Psicologia e Tecnica della Vendita”, Franco Angeli Editore,1969)

Vendere non significa soltanto prendere la merce dagli scaffali e mostrarla al cliente ripetendo un certo numero di frasi imparate a memoria, non è solo il rispondere alle domande di chi abbiamo davanti, cercare la taglia e il colore desiderato, preparare la confezione e accompagnarlo alle casse. Chi nella vendita vede soltanto questi aspetti materiali non è un vero venditore. La vendita è innanzitutto un lavoro intellettuale e solo in parte un lavoro manuale: vendere significa convincere il cliente. Si può convincerlo ad arrivare fino al punto vendita, grazie alla pubblicità ed alle promozioni; si può convincerlo ad entrare, grazie all’allestimento delle vetrine, all’insegna e ad un ingresso accogliente; si può infine convincerlo ad esprimere desideri inconsci, o a farne scaturire di nuovi, per poi soddisfali con gli articoli proposti. Nel settore moda questo è ancora più vero in quanto molto spesso non si compiono acquisti per stretta necessità, ma per soddisfare esigenze più o meno voluttuarie, quindi la componente umana risulta fondamentale.

Quest’ultima parte spetta in gran parte al venditore. È un compito difficile, specialmente in un negozio autonomo, dove il rapporto con il cliente è più diretto, personale e intimo. L’addetto alla vendita non lavora sul ferro, sulla pietra, sul legno, sulla stoffa, ma sulla personalità umana del cliente e il suo strumento principale è la parola, che deve essere sempre guidata da capacità, intuito ed intelligenza.

Il cliente-tipo di un negozio tradizionale ha esigenze diverse da quello che si rivolge ad un centro commerciale, ad un negozio di una catena o ad un outlet. In un negozio il cliente cerca degli aspetti che nelle altre formule distributive mancano.

Essenzialmente cerca un rapporto umano con il venditore, da cui scaturiscono altri vantaggi. Quando si istaura questo tipo di rapporto la vendita diventa più piacevole, rapida e proficua. Analizziamo i motivi che spingono un potenziale cliente a rivolgere la propria attenzione ad un negozio tradizionale.

  • La fiducia. Il cliente si aspetta di trovare una controparte esperta della categoria merceologica dei prodotti che vende. In questo modo potrà farsi consigliare, assistere nelle scelte, supportare nella selezione delle proposte. L’opinione preponderante è quella che assegna un alto grado di competenza al dettagliante. Questo perché molto spesso il negozio è gestito direttamente dal titolare o dai familiari, e si suppone che abbiamo intrapreso questa attività per passione, e quindi siano abili intenditori della merce venduta. Queste caratteristiche molto spesso non sono presenti nelle altre tipologie di vendita, dove il personale viene assunto senza richieste di una preparazione specifica, specialmente nel settore abbigliamento e moda.
  • I servizi. Dal rapporto personale con il venditore possono scaturire dei servizi che altrove non vengono effettuati, se non in rari casi. Il venditore potrebbe accordare sconti particolari ai clienti abituali, tenere in sospeso la merce in attesa del pagamento futuro, concedere la merce a credito, accettare resi, ecc.
  • Calore umano. Un aspetto da non sottovalutare è quello che molte persone scelgono il negozio semplicemente per il rapporto umano che si istaura col negoziante. Chi lo fa per chiacchierare, magari solo del più e del meno, chi per avere un valore aggiunto agli acquisti che fa.

Questi elementi sono ovviamente legati tra di loro e partecipano assieme a formare la motivazione per la quale gli acquirenti italiani dirigono le proprie attenzioni alle consuete attività commerciali tradizionali.

Per questi motivi il rapporto col cliente deve essere oggetto di particolari attenzioni. Un abile venditore deve saper ascoltare, capire il cliente, le sue esigenze, proporre nuove soluzioni, invitare all’acquisto, e anche accettare di fare qualche chiacchiera, senza perder tempo ma senza neanche perdere la pazienza.

 “Non vendiamo un prodotto, vendiamo soluzioni” (William “Bill” Henry Gates III, all’epoca CEO di Microsoft, in una conferenza a Milano, 1994) (Io c’ero ! NotaDiFabio)

Il venditore deve essere un buon psicologo, deve conoscere il cliente e convincerlo, comprendendo il comportamento, gli atteggiamenti mentali, le motivazioni. La vendita è anche un incontro tra due menti, fra due intelligenze, fra due esseri sensibili e ragionanti, pertanto è un rapporto estremamente complesso. L’abilità del commerciante sta nell’utilizzo delle sensazioni che farà nascere, con tutti i mezzi possibili: le parole, i toni, le pause, le suggestioni, ma anche dando al cliente la possibilità di utilizzare altri sensi per valutare la merce, facendo in modo che possa toccala, maneggiarla, indossarla.

La psicologia ci insegna anche tanti altri aspetti della vendita, che qui non analizzeremo. Ad esempio occorre valutare anche i differenti tempi di reazione (dovuti ad età, stato di salute, esperienza, cultura, abitudine, ecc.) per adeguare i ritmi di presentazione degli articoli. L’elencazione di tutti gli aspetti psicologici della vendita e le opportune tecniche da utilizzare esulano gli scopi di questa tesi, ma rimarchiamo che spesso sono estremamente importanti.

"Noi vendiamo sogni" (Santo Versace, presidente della Gianni Versace s.p.a., "Io, Gianni, Donatella e la politica", Panorama, 20 marzo 2008)

La tomba dei Malaspina

Come raccontato in precedenti articoli, a Pregola hanno vissuto per secoli i Marchesi Malaspina. Abbiamo detto che gli ultimi due discendenti dei Malaspina di Pregola, Rodolfo e Antonio, morirono nel secolo scorso senza eredi. Ma dove sono sepolti?

La loro tomba è nel cimitero di Pregola, situato fuori paese, sulla strada che porta al Passo del Brallo. All’interno del cimitero vi è una cappelletta, ormai purtroppo in cattivo stato, che conserva le tombe dei due marchesi.

Ecco alcune foto:

Miss Margherita 13

Avete fame? Vi piace la pizza? Allora seguite i consigli della nosta Miss Margherita! Vediamo se ha scoperto delle pizzerie di suo gradimento!

Appennino Pavese di Brallo di Pregola (PV)
Pizza
: succosa
Locale: vintage autentico
Personale: cortese
Giudizio: alla mano per una giornata in compagnia
Nota di cronaca: è stata la location per le riprese di una puntata di "Le strade di Max" con Max Pezzali.

E’ la pizzeria del mio paese, Brallo! In effetti è vero, recentemente c’è stato Max! Un posto da Vip: Pezzali, Miss Margherita… e io!

Taverna Azzurra di Rapallo (GE)
Pizza
: buona scelta (soprattutto a base di pesce)
Locale: non tanto grande, ma pulito e in stile marittimo
Personale: gentile (ha addirittura offerto un ombrello in occasione di pioggia torrenziale)
Giudizio: pizza "marinara"

Questa  le è piaciuta!

Zodiaco di Torricella Verzate (PV)
Pizza
: poco saporita
Locale: moderno e ampio, anche se abbastanza low cost negli arredi. Una pecca è che l’ampiezza del locale rimbomba il suono
Personale: cordiale
Giudizio: pizza on the road

Questa mi sa che non le è piaciuta!

Portofino di Voghera (PV)
Pizza
: buona, negli standard tradizionali
Locale: pulito, ma non adatto per cene romantiche
Personale: non brilla per bellezza fisica, ma in quanto a cortesia e professionalità nella norma
Giudizio: da compagnia del calcetto del mercoledì

Mmmmm… certo che la nostra Miss ci mette impegno nelle recensioni, bada proprio a tutto e stronza senza pietà!
D’altronde… è alla ricerca della "pizza perfetta" !!!!

Mauro Repetto

Forse non tutti sanno che… anche il biondino degli 883, dopo aver lasciato il duo, si era cimentato come "cantante" (beh, cantante per modo di dire). Mi sembrava di ricordare questa schifezza e allora l’ho cercata su youtube, eccola:

http://youtu.be/mWPLDWrJuM0

Se invece vi siete persi sui social questa bella pubblicità della Evian:

http://youtu.be/mWPLDWrJuM0

A proposito degli 883, l’altro giorno è andata in onda una puntata dedicata a Max Pezzali e la sua storia. Io non l’ho vista, me l’ha detto Elisa, ma la puntata la trovate cliccando qui (quando ho tempo la guardo)

Proverbi vogheresi

Alcuni proverbi tratti da "Proverbi Vogheresi d’Altri Tempi" di Franco Fava e Rolando Di Bari, Edizioni Selecta 2009.

  • Ai fiœ pena nassü dègh i vissi ch’a pudì manténagh (Ai bambini appena nati date i vizi che potrete loro mantenere)
  • Ar fen l’è no par i asi (Il fieno non è per gli asini – i riguardi non sono fatti per chi non se li merita)
  • Cul ch’u lavura u gh’ha una camisa, cul ch’u lavura no u gh’n’ha du (Chi lavora ha una camicia, chi non lavora ne ha due)
  • Cul ch’u t’seguita a sulià o u t’l’ha fata o u t’la vœ fa (Chi continua a lisciarti, o te l’ha fatta o te la vuol fare)
  • I amiis i s’cunussan int l’ucasion (Gli amici si riconoscono nelle circostanze… ovvero quando se ne ha bisogno)
  • I avucat i g’hân i deent loongh
  • Meej püvron a cà sua che capon a cà d’i atar (meglio peperoni a casa propria che capponi a casa altrui)
  • Par viv e stà sân, parent da luntân (per vivere e stare sani, bisogna avere i parenti lontani)
  • Ra tropa cunfidensa ra fa perd ra riverenza (la troppa confidenza fa perdere il rispetto)

 

Rotonda Quarleri

Vorrei sapere per quale regola della Viabilità Creativa Vogherese hanno fatto questa modifica in Piazzale Quarleri (invece di, per esempio, metterla "alla francese" come tutte le altre).

La Chiesa del Carmine

La Chiesa del Carmine si trova a Voghera, all’angolo tra Via Mazzini e Via Galilei.

La sua storia inizia alla fine del 1400 da un primo nucleo della Chiesa di S.Maria dei battuti, un oratorio concesso nel 1399 dal vescovo di Tortona alla Confraternita del Gonfalone.

La Confraternita, fondata attorno al 1260 a Roma dal francescano Serafico dottor S. Bonaventura, cardinale e vescovo di Albano, si era poi insediata a Voghera nella prima metà del 1300. Sulle prime fasi di costruzione della chiesa vera e propria si hanno notizie scritte attorno ai primi anni del 1400, ma l’edificio attuale si colloca nell’ambito del piano di rifacimenti e ricostruzioni avviati al tempo della Controriforma. Infatti i lavori vengono datati attorno alla seconda meta del Cinquecento, mentre il completamento avviene nel Seicento. Solo successivament però, nel 1865, un documento ufficiale attesta che "la chiesa è ridotta a perfettione e nobilmente terminata".

L’alta facciata della Chiesa del Carmine si presenta con una tipologia comune discendente dalla chiesa romana del Gesù, composta verticalmente da due parti e sormontata da un timpano triangolare.

L’interno è a forma quadrata; quattro coppie di semicolonne reggono gli archi che sostengono la cupola. L’altare maggiore è in legno dorato con tabernacolo e ciborio adornato di statuette (poi rimosse e custodite altrove a seguito di recenti furti). Il presbiterio e il coro ligneo sono a forma rettangolare. Entrando, sulla destra, si trova l’altare settecentesco di marmo con la statua in stucco della Madonna Addolorata e la riproduzione in cartapesta del Cristo Morto, che ogni Venerdì Santo viene portato in processione per le vie cittadine. Sulla sinistra si trova l’altro altare, sempre dello stesso periodo e anch’esso in marmo, con la statua in stucco della Madonna del Carmine. Sopra il portale è visibile il pregiato organo Lingiardi (1842), non utilizzabile in quanto necessita di restauri.

La cupola affrescata nel 1655 dal pittore Gian Battista Cane, a cui si devono gran parte dei dipinti della chiesa, rappresenta l’Assunzione della Madonna portata da angeli e circondata dai dodici apostoli.
 
La chiesa offre anche tre piccole cappelle votive.

Entrando, a sinistra, quella dedicata alla Madonna di Lourdes (inaugurata nel 1895) e, a destra, quella di Gesù nell’Orto degli Ulivi (inaugurata nel 1901). Più avanti sulla sinistra, a ridosso del presbiterio, si trova la cappella dedicata al Bambino di Praga.

Dopo un accurato restauro, nel 2003 è tornata nella Chiesa del Carmine una preziosa opera del pittore cittadino Paolo Borroni che raffigura "Il transito di San Giuseppe" e che oggi si può ammirare al di sopra del coro.

Alla fine degli anni ’70 la Comunità del Carmine di Voghera, prosecuzione ideale del gruppo giovanile che già dal 1966 si era costituito attorno alla chiesa di via Mazzini, ha deciso di ricostituire la Confraternita del Gonfalone per facilitare la gestione amministrativa degli indispensabili restauri che di lì a poco sarebbero iniziati.

E infatti nel 1981 si avviano i lavori per fronteggiare preoccupanti lesioni e crepe nella struttura. I restauri si realizzano grazie al generoso contributo di istituzioni pubbliche, banche, parrocchie, organizzazioni e di numerosi cittadini nonché dei membri della Comunità. Nel 1982 si comincia dal campanile.

Nel 1985 si completa il rifacimento del tetto mentre nel 1986 si realizza la pulizia della facciata e della parte laterale su via Galilei. Successivamente si lavora su tele e affreschi e nel 1988 si completa l’intervento sulla cupola di Gian Battista Cane.

Dopo due anni di lavori, all’inizio del 2011 vengono ultimati i restauri dell’altare della Madonna Addolorata.

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