(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: October 2013

Un giorno prefetto

(sono contento di averlo passato con te)
---------------------
Just a perfect day 
drink Sangria in the park 
And then later 
when it gets dark, we go home 

Just a perfect day 
feed animals in the zoo 
Then later 
a movie, too, and then home 

Oh, it's such a perfect day 
I'm glad I spend it with you 
Oh, such a perfect day 
You just keep me hanging on 
You just keep me hanging on 

Just a perfect day 
problems all left alone 
Weekenders on our own 
it's such fun 

Just a perfect day 
you made me forget myself 
I thought I was 
someone else, someone good 

Oh, it's such a perfect day 
I'm glad I spent it with you 
Oh, such a perfect day 
You just keep me hanging on 
You just keep me hanging on 

You're going to reap just what you sow

Citazioni musicali d’Oltrepo

Celentano parla di Voghera, Paolo Conte stava andando a Stradella, mentre Bagutti ci canta l’intero Oltrepo!


"Potremmo andare questa sera, disse un giorno il Viganò, in quella casa di Voghera dove ballano il fox trot…"

"è grigia la strada ed è grigia la luce, e Broni, Casteggio, Voghera son grigie anche loro"

"Oltrepo, vieni con me nell’Oltrepo, e gusteremo il vino che ha sapore"

Di cosa sono ultragoloso

Sicuramente capiterà anche a voi. Io in linea di massima non sono goloso, secondo il consueto senso del termine. Perlomeno non di dolci: mi piacciono, li mangio, ma ne posso benissimo fare a meno. Ci sono delle cose invece che che mi fanno "impazzire": se ne ho in casa potrei continuare a consumarne ininterrottamente. Ecco la classifica delle prime cinque:

  • 5. La birra BUD. Non sono un degustatore di birra. Mi piace, la bevo, ma non ho la passione. Se non per la birra BUD. E’ troppo buona. Ne berrei anche 3 o 4 o 5 di fila. Infatti non la compro proprio x questo motivo, oppure me ne concedo una ogni tanto, in modo da assaporarla di più. Che strano, però: mi succede solo con quella birra.
  • 4. Caffè. Se il caffè è buono, ne berrei 100 al giorno. Se non è buono, ne berrei comunque. Ho il coraggio anche di farmi una caffettiera grande intera a casa.
  • 3. Estathe. Beh qui il caso è palese e conclamato: a chi non piace l’Estathe? Quei maledetti stregoni della Ferrero ci metteranno sicuramente dentro un additivo segreto che rende dipendenti i consumatori. Il mio gusto preferito è di gran lunga la pesca, ma ogni tanto non è male bere anche il limone (quello verde fa invece schifo). Anche di questo prodotto ne consumerei fino allo sfinimento. Non mi stanca mai. 
  • 2. Le rotelle di liquirizia. Ma non quelle qualunque. Anche perchè io non divento matto per la liquirizia, sono abbastanza indifferente, ma impazzisco per le rotelle Haribo (il fondatore purtroppo è mancato recentemente) o le Crazy West. Le altre marche le ho provate, ma non c’è competizione.
  • 1. La focaccia di Rapallo. Ne mangerei sempre sempre sempre. A etti, chili, ettolitri e decametri, galloni e miglia, watt e hertz. Mi darebbe due megawatt di focaccia per favore ???? Per la cronaca deve essere di Vivavldi o di Tossini, altrimenti niente.


Rapallo – bagni Lido

Foto di Brallo 2013

Ecco alcune foto del Passo del Brallo scattate ad Agosto 2013.

fontana

cabina Enel


via del Pozzo e via del Sole


via del Sole

rotatoria

bar ristorante Appennino Pavese

piazza del Municipio

strada del Passo

via della Fontana

via Roma

sempre via Roma

via del Castagneto

sempre via del Castagneto

distributore

l’arrivo da nord

la pineta

strada del Passo

case…

scendendo da Bralello

   

  

 

Crisi del negozio tradizionale e alternative

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quarantunesima puntata

Il settore dell’abbigliamento dopo la crisi degli anni ’90 e il lungo periodo di stagnazione economica, è in crisi in quanto questi prodotti sono avvertiti come voluttuari e quindi, in tempi di vacche magre, sacrificabili per l’acquisto di altri beni più preponderanti. Secondo uno studio del Censis  del 2004 le persone sono più propense alla diminuzione nella spesa di abbigliamento piuttosto che nella spesa di generi alimentari e cure mediche, ma anche di prodotti tecnologici e beni durevoli.
 

Percentuale di persone che prevedono di diminuire la spesa relativamente alle voci riportate. Fonte: Indagine Censis – Confcommercio 2004

Pur conservando la maggior parte delle caratteristiche di base del negozio tradizionale (piccola superficie di vendita, gestione familiare, nessuno o pochi dipendenti, ecc.), l’alternativa è quella di offrire sul mercato combinazioni di prodotto/prezzo/servizio che sono rivolte a soddisfare i bisogno di uno specifico segmento del mercato dei consumatori.
Vi è una concentrazione delle risorse aziendali per realizzare un’offerta che sia più valida per il soddisfacimento di particolari esigenze di consumo, ed abbia quindi maggiori possibilità di affermazione sul mercato.
Mettere in atto una politica di specializzazione significa in sostanza tentare di sottrarre il punto vendita alla concorrenza degli altri negozi che offrono le stesse categorie di prodotti, o comunque cercare di limitarla il più possibile. La specializzazione solitamente si fa per settore, dove si hanno più margini di manovra, rispetto al contenimento dei costi e dei prezzi, essendo quest’ultimo terreno di sfida spesso perdente per un’azienda di dimensioni modeste.
Per il mio negozio ho scelto, al contrario, di operare una differenziazione di prezzo. I motivi di questa scelta saranno esposti nelle prossime puntate.
 

I giardini del castello di Voghera sono una cacca

Dopo che per anni l’ho osservato di giorno, dal negozio, da un po’ di tempo ho avuto occasione di osservare i giardini del castello di Voghera anche di sera. Cosa ho notato? Che è la toilette di tutti i cani della zona.  I padroni li portano nei giardini, visto che è l’unico sprazzo di natura esistente in centro, e loro si sbilanciano in pipì e popò liberamente e senza inibizione alcuna. L’altra sera dalle 1930 alle 2030 ne avrò contati almeno una dozzina. E i padroni ovviamente li lasciano fare (intanto ormai c’è quasi buio e nessuno li vede…)

Poi di giorno vedo i bambini che giocano e si rotolano nel prato, e addirittura qualcuno che si spinge a raccogliere la menta che cresce in mezzo al giardino!!! Auguri !

Gli sbattimenti della vita (1)

  1. gli automobilisti lenti nella corsia di sorpasso
  2. non ricordarsi dove si è parcheggiata l’auto
  3. quando nella sala d’attesa vuota uno si siede proprio accanto
  4. quando il calzino ti scende sotto il piede
  5. quando cade la catena della bici
  6. quando il bancomat non funziona
  7. il medico che ti dice "non farà male"
  8. hai una sola biro e non scrive
  9. quando sbagliano numero mentre dormi
  10. dover ricompilare tutto il modulo su internet per un errore
  11. quando sbagli fila al supermercato, cioè sempre
  12. quando l’acqua della doccia è sempre troppo calda o troppo fredda
  13. quando inciampi mentre cerchi di non far rumore
  14. quando inciampi e batti l’alluce sullo spigolo
  15. i bagni dei bar che fanno schifo
  16. se mi fanno le "orecchie" sui giornali o libri nuovi
  17. le pulizie domestiche 
  18. la rucola tra i denti
  19. le email di spam
  20. d’estate la pelle che si appiccica alle sedie di plastica
  21. i sacchetti della spazzatura che si bucano
  22. i ritardi dei treni che aumentano mentre attendi
  23. i piccioni
  24. accorgersi che manca la carta igienica quando è troppo tardi
  25. cambiare la tovaglia e macchiarla subito
  26. lavi la macchina e piove
  27. quelli che si fanno schioccare le nocche
  28. il calzino sparito nella lavatrice
  29. le patatine "passe" all’aperitivo
  30. scoprire che quello che pensavi di avere in frigo l’hai mangiato ieri
  31. quelli che ti chiamano "coso"
  32. mettere la sveglia che ti dice "suonerò tra 4 ore!"
  33. rovinare la tua maglietta preferita
  34. il tavolo del ristorante che traballa
  35. quelli che frenano già col verde perchè ipotizzano che arriverà il giallo
  36. sporcare per terra quando hai appena pulito
  37. i cani che continuano ad abbaiare
  38. scrivere l’elenco delle cose da fare e perderlo
  39. avere un’idea brillantissima mentre sei nel letto e la mattina dimenticarsela
  40. quando spostano il giorno delle trasmissioni tv
  41. sei già sotto la doccia e lo shampo è dall’altra parte del bagno
  42. prendere la scossa dell’elettricità statica
  43. gli ospiti non invitati
  44. la gente che non capisce gli scherzi
  45. la gente che non capisce quando non bisogna scherzare
  46. scottarsi mangiando i sofficini
  47. tagliarsi con la carta
  48. quando per colpa della fretta sbagli tutto
  49. quando dici di no e gli altri insistono a manetta
  50. le persone che parlano di "sinergie"

Cristoforo Colombo a Pavia

Ma voi lo sapevate che a Pavia sono custoditi i resti di Cristoforo Colombo? O perlomeno delle ceneri a lui attribuite. 

Andiamo per ordine. Il grande navigatore morì a Valladolid, in Spagna, nel 1506 e i suoi resti furono inumati prima a Siviglia e poi trasferiti a Santo Domingo. E qui la Storia si intreccia con la Leggenda. Nel 1795 le spoglie dell’ammiraglio furono nuovamente riportate a Siviglia (fu un viaggiatore così da vivo quanto da morto, pare). Nel 1877 però venne rinvenuta, nella cattedrale di Santo Domingo, una cassa di piombo contenenti polvere e frammenti di ossa con una targa che attribuisce tali resti a Colombo. A questo punto una parte di queste ceneri viene trasportata anche in altri tre luoghi: in Venezuela, a Genova (città dello scopritore della cassa di piombo, e di Colombo) e a Pavia, dove pare che Colombo abbia studiato. 

Ci sono tantissime ipotesi in ballo. Come sapete, ci sono le ipotesi di Colombo spagnolo, di Colombo figlio di un papa, ecc. E quindi potevamo risparmiarci ipotesi sulla vita (e sulla morte, e anche sulla post-morte)? Quindi non è assolutamente certo che il capitano Genovese fu uno studente pavese, né tantomeno che quelle siano veramente ciò che resta delle sue spoglie terrene (perlomeno finché non si faranno dell prove sul DNA).

Nel frattempo le ceneri sono custodite in una teca piramidale nella Biblioteca dell’Ateneo pavese.

Io e i miei gatti – 2a parte

Per anni non ho più avuto gatti: mio padre era contrario e mia mamma anche (a parole). A Voghera non l’avrei potuto tenere, visto il poco spazio e il fatto che non ci abitavo in maniera fissa (alcuni mesi l’anno e non per tutta la settimana). Finché un giorno, nel 2004, una mia amica mi chiede se voglio un cucciolo…. ci penso… Ma si! Perché no? Ormai sono abbastanza adulto per decidere se posso o no tenere un animale. E poi i gatti sono fantastici sotto questo aspetto: sono molto molto molto indipendenti. E così Obi Wan Kenobi, detta Obi, entrò nella mia vita. Una micia dolcissimaintelligentissima. Non si lagnava quasi mai, la portavi dove volevi, sapeva riconoscere le persone simpatiche o antipatiche solo "annusandole". La portavo avanti e indietro da Brallo a Voghera e da casa al negozio: le aprivo la portiera e lei si accoccolava tranquilla sul sedile. Oppure si metteva sullo schienale dei sedili posteriori per vedere dietro. Era molto coccolona e non vedeva l’ora che qualcuno si sedesse sul divano, sulle sedie, per accoccolarcisi sulle ginocchia. Amava anche vedere la tv :-)


Ecco Piturel che coccola le sue sorelline

Siccome la voce popolare dice che, prima di essere sterilizzata, è meglio che abbia almeno una volta i cuccioli… sono nati tre bei cucciolini: due maschi e una femmina. Un maschietto e la femminuccia li ho dati in "adozione", mentre l’altro maschio è diventato il micione di mia mamma, che lo ha chiamato Peuterey o, come diceva lei storpiando il nome, Piturel. Il nome arrivava da un qui pro quo: mamma Rita voleva dire che il micio aveva un pelo così bello e folto che sembrava la bordatura di un piumino Woolrich, solo che nel frattempo era diventato di moda il Peuterey e quindi… l’ha chiamato così. Era un micione un po’ tontolone, però tanto bravo. Contrariamente a quanto succedeva con la Gatta, Obi non "scacciava" i figli che diventavano grandi dopo lo svezzamento, anzi. Figuratevi che Obi ha avuto una seconda (e ultima, poi l’ho portata dal veterinario) cucciolata e Piturel succhiava il latte insieme alle sue piccole sorelline! Vedevi la povera Obi con attaccate le due cuccioline e un micione più grosso di lei. Però poi lui si sdebitava facendo da sister-sitter perchè Obi, sfinita dall’allattamento, andava a riposarsi più lontano e lui "abbracciava" le sorelline e dormiva con loro…o meglio erano loro che gli dormivano praticamente addosso, come fosse una coperta morbidosa.


Anche quando diventi grande, per tua mamma sei sempre un bambino (Piturel era più grande e grosso di sua madre, ma lei se lo trastullava tutto)

Obi è stata purtroppo investita a Brallo la notte di S. Stefano del 2007, mentre Piturel è misteriosamente scomparso nel febbraio 2009.

A giugno del 2008 è arrivata Millicent, di cui già tante volte ho scritto su questo blog, che tra l’altro è qui con me mentre scrivo, cercando di distogliermi dalla scrittura zampettandomi sul portatile e ostinandosi a leccarmi le mani. Smettilaaaaaaaaaa!!!!! Va beh, su Milli non mi dilungo, dico solo che è un’ottima compagna di giochi e di vita. E poi dicono che i gatti non sono affettuosi e/o intelligenti. Forse non avete mai avuto un gatto.

Io e i miei gatti – 1a parte

E’ bello avere un gatto. Da piccolo avevo una gatta, che si chiamava Gatta. E’ apparsa dal nulla, è stata con noi tanti tanti anni, ed è sparita nel nulla. Non ce l’aveva data nessuno, non l’avevamo presa da nessuna parte: un giorno è arrivata lì e l’abbiamo adottata. Era furba, parecchio. Avevamo un vicino di casa col cane, un lupo di nome Rolf, legato alla catena del cortile. Lei sapeva esattamente fin dove arrivava Rolf e camminava un metro più in là. Quel povero cagnone diventava matto: abbaiava, sbavava, ma lei niente, se ne stava impettita e imperterrita. Ha avuto tantissimi cuccioli, e purtroppo non ne è sopravvissuto nessuno. Ogni volta li partoriva in qualche scatolone: in solaio, in cantina, una volta addirittura in negozio! Si era nascosta perché sapeva che era arrivato il momento e noi ce ne siamo accorti al mattino. Solo che poi diventava molto gelosa dei suoi cuccioli e allora ad uno ad uno li faceva sparire e li portava da qualche parte. Li prendeva in bocca per il coppino e li portava nella sua cuccia segreta. A volte li abbiamo ritrovati e riportati a casa. Solo che poi, abitando vicino alla strada, qualcuno moriva investito dalle auto, qualcun altro in bocca a Rolf o a qualche altro cane, alcuni cadendo dal balcone di casa (secondo piano). Solo pochi sono arrivati all’età adulta. Uno di loro era diventato il gatto di mio nonno Michele. Quell’anno gli avevamo affidato tutti e tre i piccoli della cucciolata per tenerli con lui a Ponti. Purtroppo qualche mano ignota, a cui evidentemente davano fastidio, li ha chiusi in una borsa di plastica e li ha gettati in una scarpata. Quando il nonno li ha trovati seguendo i miagolii per uno di loro non c’era già più niente da fare. Un altro poi era morto o sparito e quindi ne era rimasto solo uno. Era come un cagnolino: quando il nonno andava nei campi a zappare le patate lui lo seguiva, per poi tornare a casa insieme. Stava sempre qualche metro indietro. Mi ricordo una volta una passeggiata nel castagneto col gatto che ci seguiva a debita distanza. Qualche anno dopo Michele decise che era troppo vecchio per gestire un gatto e, visto che nel frattempo la mia Gatta era sparita (probabilmente era andata a finire i suoi giorni altrove), ce l’ha "restituito". Da Brallo a Ponti ci sono parecchi chilometri, eppure per ben 3 volte il Gatto Marinaio (così l’avevamo ribattezzato io e mia sorella) era tornato a casa… a casa sua a Ponti. Il soprannome derivava dal fatto che gli altri micioni di Brallo non vedevano di buon occhio il nuovo arrivato, e quindi era sempre rissa. Tornava sempre tutto pesto, gonfio e graffiato, come un marinaio ubriaco appunto. Il nonno ha insistito per riportarlo a Brallo, ma dopo qualche tempo il Gatto Marinaio ha levato le ancore ed è ritornato a Ponti. A questo punto bisognava arrendersi: voleva restare a casa sua.


Mario Arlati sul balcone di casa mia tra le serenelle (i famosi "lillà")

Poi è stata la volta di Mario Arlati. Un giorno ho trovato un gatto molto molto affettuoso in giro per Brallo da solo. L’ho portato a casa. I miei hanno storto un po’ il naso, ma col passare dei giorni quel gattone affettuoso ha finito per farsi voler bene da tutti. Anche perché, come tutti i gatti, era autonomo: entrava ed usciva di casa, senza problemi di passeggiate, bisognini e tutte quelle cose lì. Io gli avevo messo il nome di Mario Arlati (uno dei pochi gatti con cognome!) ma in famiglia lo chiamavano "gatto" oppure "mao". E’ stato il primo gatto che ho portato dal veterinario. Una volta al telefono il dottore mi ha detto che probabilmente non avrebbe passato la notte. Invece ha vissuto ancora a lungo. Diciamo che ha dato fondo alle sue 7 vite in quanto ogni tanto ne combinava una: si è lanciato da un balcone, si è tirato addosso un armadio, ecc. Era un bel micione in salute, ma con tutte queste sue magagne finiva che era spesso pesto e zoppicante. Alla fine è sparito così come era arrivato, probabilmente aveva esaurito le vite.

…segue domani

Foto di Brallo antiche

Ecco alcune immagini di una volta di Brallo (clicca x ingrandire)




Qui potete ammirare l’albergo Normanno. Anche se l’attuale albergo… non c’è ancora!
Nella seconda foto uno scorcio della piazza. E’ molto simile alla situazione attuale, a parte le auto parcheggiate, la segnaletica retrò e il cartellone publbicitario che non c’è più da almeno 25 anni

L’ultima foto è veramente vecchia: è la strada che porta al passo da nord, vale a dire dalla valle Staffora. Sullo sfondo si vede Pregola e se si vede è perchè non c’è la pineta !!!

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén