(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: February 2015

Mi piacciono

Mi piacciono le donne con gli occhi luccicanti
Mi piacciono le donne con gli occhiali grandi
Mi piacciono le donne con il nome strano
Mi piacciono le donne con le scarpe da ginnastica
Mi piacciono le donne con un bel sorriso
Mi piacciono le donne decise
Mi piacciono le donne coi riccioli
Mi piacciono le donne che ballano
Mi piacciono le rosse
Mi piacciono le donne con i capelli raccolti a coda
Mi piacciono le donne che si commuovono
Mi piacciono le donne che sognano
Mi piacciono le donne che hanno paura
Mi piacciono le donne coi fiori
Mi piacciono le donne con la cuffia di lana sotto la neve
Mi piacciono le donne che scherzano
Mi piacciono le donne in costume al mare
Mi piacciono le bionde
Mi piacciono le donne con gli occhi verdi
Mi piacciono le donne insicure
Mi piacciono le donne che ti guardano negli occhi
Mi piacciono le donne coi capelli lunghi
Mi piacciono le donne complicate
Mi piacciono le donne con la camicia
Mi piacciono le donne coi capelli lisci
Mi piacciono le donne che piangono
Mi piacciono le donne con stile
Mi piacciono le donne ambiziose
Mi piacciono le donne con l’accento toscano
Mi piacciono le donne 
Mi piacciono le donne col cappello col pon pon
Mi piacciono le donne con gli stivali
Mi piacciono le donne che sorridono
Mi piacciono le donne col maskara
Mi piacciono le donne che non prendono in  giro
Mi piacciono le donne innamorate
Mi piacciono le donne innamorate di me (beh, non esistono, posso dire allora che mi piace Babbo Natale e gli asini che volano)
Mi piacciono le donne che sanno guidare
Mi piacciono le donne con tanta femminilità
Mi piacciono le donne pallide e anche quelle abbronzate
Mi piacciono le donne con la voce da donna
Mi piacciono le donne che cantano
Mi piacciono le donne quando piegano la testa su un lato
Mi piacciono le donne che fanno la faccia da innocente
Mi piacciono le donne quando guardano in basso sorridendo
Mi piacciono le donne un po’ pazze
Mi piacciono le more
Mi piacciono le donne nostalgiche
Mi piacciono le donne contente
Mi piacciono le donne imprevedibili
Mi piacciono le donne che sanno il fatto loro
Mi piacciono le donne che dormono
Mi piacciono le donne concentrate
Mi piacciono le donne e fin qui ci siamo
Mi piacciono le donne timide
Mi piacciono le donne, punto.

Aneddoti 24

Nel post che potete leggere cliccando qui avevo parlato di alcune storpiature delle marche. Eccone altre.

"ANDI" invece di "AND1" (leggasi "and one", quello finale è il numero uno)

Sulla stessa strada è "WOLKL" pronunciato "FOLCHI", perché la L finale, scritta in minuscolo, viene scambiata per una I.

Poi c’è "DOLOMITE" che alcuni pronunciano inspiegabilmente "DOLOMITI". Tipo: "Avete una giacca della Dolomiti?"

Oppure la marca sportiva "DUBIN" pronunciata alla francese "DUBEN", quando invece è italianissima e deriva dal nome del fondatore Dunio Bini. 

Stessa cosa per "COLMAR" che alcuni si pavoneggiano di chiamare "COLMàR", sostenendo addirittura che il nome derivi dal paese francese omonimo, quando invece, anche in questo caso deriva dal nome del fondatore (italiano, di Monza) Mario Colombo.

Va beh poi non citiamo neanche la "NAPAPIJRI" che ognuno pronuncia come vuole. Poi c’è stato chi diceva "GURU" con l’accento sulla U finale, come fosse francese, o come quello che chiedeva le camicie della "POSCIACCHE", che altro non era che la napoletanizzazione di "PAUL SHARK".

Ma poi ho sentito anche pronunciare "NEW BALANCE" come fosse "NEW BLANCHE", e la marca di occhiali "PICASOL" detta "PICASSO". 

Chi sono io?

Io sono il semaforo verde per l’autista, sono quel semaforo rosso per un tassista, il miglior dentista per il tuo molare cariato, sono quell’idea geniale che ti ha rallegrato. Sono dieci carte trovate per strada, l’ultimo pezzo di carta igienica dopo una cagata, sono la tipa che te la da facile, la tua parte agile, sono una bella immagine, sono il tuo peggior nemico morto, l’ultima birra nel tuo frigo quando fa caldo. Sono casa libera per fare festini, sono due revolver carichi in mano a due bambini, sono il tuo vicino scassacazzo in vacanza, sono il tuo capo malato in convalescenza. Quel trasferimento che tanto aspettavi, quel motivetto bello che canterai e cantavi. Sono proprio io, la parte più profonda del tuo io, quel complimento ricevuto da Dio, sono proprio io a tutti i livelli, ti sto prendendo per i fondelli. Io sono per un fanatico zero modestia, soldi spicci per un punk-a-bestia, mille impicci per lo spacciatore, per un frikkettone pace&amore, la prima sigaretta mattutina per un fumatore. Sono un accendino per un piromane, dieci maschi in astinenza per una ninfomane, per un megalomane io non sono niente, io sono per un mercante il suo miglior cliente. Io sono tua nonna che esce dall’ospedale, l’ultima cambiale, il congedo militare, io sono il postino che ti porta a casa il vaglia. Io sono la tua coscienza, che ti dice sveglia, la maglia super figa comprata con i saldi, sono il 777 per i sordi, sono lo sbirro che ti ritrova l’auto rubata, il ladro che ti vende l’autoradio ultima moda. Io sono ferie prolungate e contributi pagati, quel fighetto di tuo figlio che si laurea a pieni voti. Io sono mille film senza intervalli, per un Polacco sono tutte le auto senza tergicristalli, sono la tua squadra che perde, ma rimonta, sono il tuo partito in maggioranza nella giunta. Sono tua figlia che a sedici anni resta incinta, tranquillo Giangi, era una finta. Io sono tuo zio ricco che ti sceglie come erede, il mondo che qualsiasi cosa dici lui ti crede, abbi fede, se sai chi sono sai che è finzione, sono per te la migliore sensazione. Io sono tuo marito che perde il posto di lavoro, tua moglie che ha l’amante ma ti chiama tesoro, sono tua figlia che resta incinta a sedici anni mezzo, Giangi mi dispiace, ma stavolta non scherzo. Sono un portafoglio vuoto trovato per strada, la carta igienica finita dopo una cagata, sono quella gran figa che non te la darà mai, quel beota di tuo figlio che combina solo guai. Io sono il pacchetto vuoto per un tabagista, vai dal distributore e il denaro s’incastra, una svista, casca il bancomat nel tombino, sono quello che nota la scena e ride: un marocchino. Sono quel tredici in schedina, peccato che non l’hai giocata è rimasta lì in cucina. Sono quei grandi debiti che erediti, una grossa genialata ma a te non danno i meriti, sono il primo giorno di militare, tua nonna in ospedale, la multa da pagare, sono la tua squadra retrocessa in serie B. Ma basta sono Turi di mestiere Mc.

(era "La migliore sensazione" di Turi)
 

Corrado D’Ottavi – Autoritratto, 1981, pennarello, biro e collage su carta,  Museo di Villa Croce, Genova

Pazzo bambino solitario

 

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