(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: May 2016

Ti chiameranno vecchio

Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continui ad imparare resterà giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente giovane.
Henry Ford.

Gatti molto speciali

Ho letto questo libro, di Doris Lessing, dove racconta del suo rapporto coi gatti, durante la sua movimentata vita. Nata in Persia, cresciuta in Rhodesia e poi a Londra.

Ha avuto moltissimi gatti, e ovviamente non li cita tutti, ma solo quelli che, per qualche motivo, l’hanno colpita

Non è un libro eccezionale, però è singolare riscontrare che, alla fine, i gatti sono sempre esseri speciali. Strani, diversi, misteriosi, indubbiamente affascinanti. Ognuno col proprio carattere ben definito, ognuno col le proprie abitudini, il proprio modo di comunicare.

Un libro che è divertente (soprattutto per chi possiede un gatto) e anche un po’ malinconico.

Solitudine primaverile

la solitudine diventa un’ombra che scava nell’anima e io così voglio distruggerla cercando intorno a me solo la musica.

 

 

Foresta Futurista

Milano è una foresta futurista
vorace mille volti d'anni luce
bellezza esausta tacita taciuta
più che d'amore una bacio di sorella.
Orrida e bella, diva e selva oscura
ghiaie panchine di moltisolitudine
un gesto e non un posero di fiori
e a macchie di leopardo vie di fuga

La Fiera di Voghera

C’è appena stata la "Fiera dell’Ascensione" a Voghera. Vorrei scrivere alcune mie considerazioni. Secondo me…

Sarebbe bello che Voghera avesse una sua "fiera" permanente. Tipo Milano, Pavia, ma anche Casteggio. Insomma una struttura che possa ospitare manifestazioni tutto l’anno. Ad ogni edizione della Sensia (a parte quest’anno, a causa dei tagli) si deve montare e poi smontare la famigerata tensostruttura che costa un fracco di soldi. Non sarebbe bello avere una struttura fissa? Questa sarebbe utile anche per organizzare (come nelle altre città sopra citate) altre manifestazioni durante l’anno: se esistesse una fiera si potrebbe usarla come si vuole, sarebbe uno spazio utile per la città.

A questo punto una domanda fondamentale: dove farla? Bel problema. Farla in uno dei cortili della caserma significherebbe sacrificare una zona di parcheggi fondamentale, anche perché ormai sono praticamente gli unici. E allora dove? Lo spazio del mercato ortofrutticolo non c’è più, l’ex dogana è piccola e ancor più decentrata, Piazza Liberazione (Piazza Castello) è sede di un meraviglioso (sic!) giardino. E quindi? Non saprei. Magari restaurare la parte ancora malmessa della Caserma?

Parliamo della Sensia. Io da commerciante ho notato un particolare, che non so se i miei colleghi hanno riscontrato nello stesso modo: durante i giorni finali dell’Ascensione, contrariamente al solito, c’era gente ANCHE in giro per la città e non solo nel quadrilatero Via Roselli – Via Kennedy – Via Cernaia – Via Gramsci. E questo è SICURAMENTE positivo. Questo sarà dovuto alla mancanza dell’attrattiva degli stand? Può darsi, ma è un segnale, secondo me, importante. Se la festa di Voghera (perchè di questo si tratta) è vissuta anche per le vie del centro giova sia a chi ha delle attività, ma alla città nella sua interezza. Dai, ammettiamolo, sarebbe bello che la festa Patronale di Voghera desse vivacità a tutta Voghera e non solo alla zona della Caserma, che è un pochino decentrata

Come fare? Purtroppo anche in questo caso non ho l’arroganza di avere la soluzione. E non ho neanche la spocchia di dire "ci deve pensare la politica". Dico solo che occorrerebbe pensarci, non dare per scontato che la fiera rimanga solo e solamente all’Ex Cavalleria. La storia ci insegna che le situazioni non sono immutabili. Un tempo il centro della fiera del bestiame (allora importante, anzi fondamentale) era in Piazza San Bovo, se non vado errato. E quelli più grandicell….più anzianott…insomma più vecchi di me ricordano le giostre nella zona del Castello. Quindi non è assolutamente un dogma quello di tenere le cose come sono state finora. Non so, la "butto lì": magari mettere le bancarelle lungo le strade che portano al centro. Dicono: "i gestori delle bancarelle non sono d’accordo". Ok, ma sono loro che decidono a Voghera? Capisco che non bisogna fare un muro-contro-muro (altrimenti non vengono più e sarebbe ancor peggio), ma se la fiera si sposta leggermente si dovrebbero adeguare e alla fine ci si guadagna tutti. Se ci si inventa un "percorso" per far arrivare la gente in Via Emilia, in Via Plana, in Via Garibaldi, in Piazza San Bovo, non sarebbe bello? E offrirebbe la possibilità a chi ha in negozi di tenere aperto, e la possibilità a chi visita la fiera di trovarli aperti.

Mettetevi nei panni di chi viene "da fuori". Arriva a Voghera, parcheggia addirittura nel centro del centro del centro (Piazza Duomo), passeggia nella via principale (Via Emilia) e trova tutto chiuso. Brutto, no? Mi si replica: si, ma i negozi, con le bancarelle davanti alla vetrina, non vendono, anche perché la gente che passeggia è più portata naturalmente ad acquistare magari dalla bancarelle più che nei negozi. Vero sì e no: è sempre una pubblicità. Io da commerciante preferirei di gran lunga avere "da lavorare" la domenica dell’ascensione, invece di essere in giro con gli amici, avere in negozio duecento persone che non acquistano, che tenere chiuso e vedere la mia via (quasi) deserta

Altra idea: e se nel centro del centro (Piazza Duomo) ci mettessimo gli stand? Ma sai che attrattiva? Però "non si può fare" perché montare e smontare gli stand non permetterebbe il regolare funzionamento del mercato bisettimanale. Irrealizzabile. E allora perché non metterci le bancarelle?

Altra nota: secondo voi non sarebbe stato meglio quest’anno se avessero messo tutto ciò che è stato piazzato in Piazzale Fermi nel cortile della caserma e viceversa lasciare il piazzale libero al parcheggio? Le attività dell’Area Fermi erano sicuramente penalizzate (specialmente nel corso della settimana). Un esempio: anche a causa della pioggia, anche a causa della mancanza dell’attrattiva dei fuochi, ma domenica sera ero a vedere nella tensostruttura di Piazzale Fermi i V-Tribute, gruppo eccezionale di Voghera e…c’era poca gente. Ok, mi è andata bene perché ero in ritardo e ho puro trovato il tavolo, ma alle scorse edizioni c’era lo stra-pienone!

Quindi Fabio? Che facciamo? Boh. Diciamo: in un parcheggio rimangono le giostre, nell’altro gli stand e magari con gli anni si restaura un’ala della caserma per fare una fiera "fissa" e le bancarelle in centro.

A proposito della "tensostruttura", avrei un appunto da fare. Il commissario ha tagliato i costi. Ma ricordate che gli espositori (e io ne so qualcosa avendo partecipato a due edizioni) non partecipano gratis, ma al contrario pagano delle belle cifre! Quindi trovo singolare che addirittura si vada in perdita. Se è così la struttura "fissa" a questo punto diventa indispensabile!

Un ultimissimo appunto, una proposta che covo da tanti anni. Gli organizzatori della Fiera dell’Ascensione (il comune o chi per esso) dovrebbe spaccarsi in quattro per far si che IN PRIMIS partecipino aziende (negozi, artigiani, industrie e quant’altro) DI VOGHERA. Perché deve essere UNA VETRINA di eccellenze. Non solo, come negli ultimi anni, eccellenze enogastronomiche (indispensabili nel nostro territorio), ma di tutti i settori. In modo che Voghera ridiventi (perché nei fatti non i sembra più) LA CAPITALE DELL’OLTREPO

Vorrei che un "forestiero" quando arrivi in quei giorni dica: "Perbacco, perdindirindina, quante belle cose ci sono qui!!!!" e non solo "Facciamo un giro sul dondolino e poi mangiamo il panino alle bancarelle", quello lo possono dire in qualunque fiera d’Italia. Vorrei che arrivassero fin dall’Inghilterra per scoprire le bellezze, le qualità, le particolarità, le eccellenze dell’Oltrepo Pavese e della sua capitale.

Grandine e spazzatura

nel cuore piove grandine: stasera niente alcol, voglio bere le mie lacrime. E una crepa sopra il petto che diventa una voragine al quale non puoi fare le iniezioni di collagene. Io sono senza scrupoli e tu sei senza carattere: togliamoci i vestiti ma teniamoci le maschere

Varsavia

Sono stato recentemente a Varsavia. Come mia abitudine vorrei segnalare alcune cose in ordine sparso che mi hanno colpito, stavolta senza fare una descrizione del luogo, per quello ci sono in giro tantissime guide.

  • La brioche al marzapane era veramente buona.
  • Hanno l’abitudine di mettere i semini sia sul pane che sulle brioches.
  • Ci sono tante catene di caffetterie inglesi, come Caffè Nero (o americane, come Starbucks). E’ quanto meno insolito il fatto che siano gli anglosassoni ad esportare il caffè nel mondo grazie alle loro catene e non gli italiani, che solitamente se la menano di essere i migliori
  • Vicino al Castello ho preso da una bancarella un dolcetto al cioccolato veramente buono. Lo so, sembra che io sia andato a Varsavia a mangiare dolci, ma era talmente buono che ne ho presi due, e ve lo dice uno che non è goloso di dolci.
  • Parlando di dolci: tutti gli altri dolci qui esposti nei bar e nelle pasticcerie sono, come dire… gonfi, esagerati! Hanno un aspetto abbastanza pesante. Ce ne sono tanti, e tutti molto "complicati".  Non fanno per me.
  • I negozi del centro sono (purtroppo) uguali a quelli di qualsiasi altra città europea. Da Intimissimi a H&M. Questa cosa è un po’ triste perché ti fa passare la voglia anche di guardare le vetrine.
  • Le persone non hanno una aspetto "diverso", nel senso che (a parte i vestiti, che come detto sopra, per "colpa" o per "merito" della globalizzazione sono uguali a quelli che vedi a Milano, a Valencia o a Spalato) non hanno caratteristiche fisiche molto di verse da quelle italiane, se non una percentuale di occhi chiari più alta.
  • Scordatevi anche lo stereotipo del "comunismo stile sovietico" con casermoni tutti uguali, auto vecchie e donne con il fazzoletto in testa e i doposci di pelo: Varsavia è modernissima e le auto che girano sono identiche, anche in questo caso, a quelle che girano a Voghera.
  • Certo, ovviamente io ho visto solo la capitale della Polonia, non so se il resto del paese è uguale o diverso.
  • Siamo capitati proprio il giorno del 10 aprile, quando celebravano la ricorrenza del disastro aereo del 2010, quando un velivolo è precipitato con a bordo il presidente, la moglie, alti funzionari delle forze armate, il presidente della Banca Nazionale, funzionari del governo e parlamentari. Insomma un disastro. C’è da dire che era una ricorrenza molto sentita, si vedevano bandiere rosse e bianche letteralmente dappertutto. Dal mattino fino a sera inoltrata un susseguirsi di comizi, commemorazioni, messe, ecc. Impressionante vedere tutta quella gente con la bandiera in mano. Da noi non succede neanche durante i mondiali di calcio
  • Varsavia aveva una comunità ebraica molto consistente, in virtù della politica di forte libertà religiosa che ha sempre contraddistinto la Polonia nel tempo. Durante l’occupazione nazista questa comunità è letteralmente sparita, sia a causa delle deportazioni, sia per la fuga di chi era rimasto. Rimane solo una sinagoga, scampata allo scempio perché veniva utilizzata come deposito di armi.
  • La lingua è ostica, così come tutte le lingue slave. Non si capisce proprio un’acca, neanche per sbaglio. Solo qualche parolina ogni tanto, ma c’è un motivo: essendo la Polonia di forti tradizioni cattoliche, comunicavano spesso con lo Stato della Chiesa e quindi in latino, da cui deriva l’italiano. Così qualcosina è rimasto. Però te la cavi benissimo con l’inglese perchè lo parlano praticamente tutti. Esattamente come in Italia (ahahahah)
  • Non ci sono tanti africani, o nordafricani. Anzi non ne ho visto neanche uno. Si vede che Varsavia non è una città appetibile per gli immigrati in UE.
  • Tantissimissimi palazzi del centro, secondo le guide, sono stati progettati da architetti italiani. Se non ricordo male, quando ero a Londra, un collega cameriere, ovviamente polacco, mi spiegava la seguente cosa: c’è stato un periodo, credo il rinascimento, in cui in Polonia andava di brutto l’arte italiana. E così chiamavano artisti del Belpaese: pittori, architetti, scultori. Mentre lì andavano di moda gli italiani, in Italia andava di moda avere i capelli lunghi e quindi chi proveniva dalla Penisola era chiamato "capellone". Cosa che è rimasta: ancora adesso in polacco la parola "italiano" si traduce in wloski (o una roba simile) che sta proprio per "capelloni". 

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