(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Tag: pregola Page 1 of 3

Tennis

Luogo: Centro Tennis di Pregola
Epoca: fine anni '70 del secolo scorso
Partita: Ivo e Fabio contro RESTO DEL MONDO

Una vita contromano

E' recentemente uscito questo libro di Flavio Oreglio: "L'avventura artistica (1985 – 2015) Una vita contromano, autobiografia non autorizzata".

Il 23 giugno di quest'anno ho avuto l'onore di dialogare con l'autore durante la presentazione al "Circolo dei Poeti Catartici", ospitato al Castello Malaspina di Pregola. Nel precedente libro "Le origini" Flavio ci raccontava di come ha avuto l'idea, l'ispirazione di fare questo lavoro (il cabarettista) e di come ha mosso i primi passi. In questa opera invece fissa come data di inizio della sua professione il 1985 raccontando i primi trent'anni di carriera. Una carriera brillante che lo ha visto ospite dei principali luoghi del cabaret di Milano, prima, e di tutta Italia, in seguito. Spesso viene ricordato per le sue apparzioni alla trasmissione televisiva Zelig, dove presentava il suo "momento catartico", sketch che ha dato origine ad una serie di libri vendutissimi. Ma Oreglio non è solo questo, è un professionista che è partito dalla gavetta, che ha lavorato con tanti grandi personaggi (spesso ancora prima che venissero definiti tali) e coi quali ha stabilito ed ha tuttora forti legami di amicizia. Perchè lavorando seriamente, non svendendosi mai e cercando sempre di reinventarsi mantenendo allo stesso tempo il suo lavoro nei binari del cabaret, ha dato i suoi frutti.

Quella sera, oltre a raccontare numerosi aneddoti, a parlarci del suo lavoro, dei suoi incontri e delle sue idee, ci ha spiegato cos'è il cabaret e la sua differenza da quella che viene definita la comicità. Io non sono un esperto del settore e quindi non me ne voglia se la descrizione che sto per dare è sbagliata o incompleta, ma per me il cabaret è teatro, è musica, è divertimento, è professionalità, è canzone, è tradizione, è goliardia, è amicizia, è studio, ed è (anche) comicità. Comicità che non è fine a sè stessa, ma fa parte del tutto. Si può far ridere facendo cabaret, e spesso è così, ma si può fare cabaret anche senza far necessariamente ridere. E' una forma di teatro a sè stante.

Quelli che pensano che basta "avere gli agganci", andare in TV ed è tutto subito e facile, leggano questo libro e ne traggano insegnamento.

Quello che segue è tratto da "La Provincia Pavese" del 23 giugno 2018:

Brallo, Oreglio presenta l’autobiografia
Sabato 23 giugno alle 22 al "Circolo dei poeti catartici" di Pregola, nell'ex Palazzo Malaspina, è in programma la presentazione del libro “Una vita contromano – L'avventura artistica (1985-2015)”, il secondo volume dell’autobiografia "non autorizzata" di Flavio Oreglio. Il volume, pubblicato da Primula Editore in occasione del “Trentennale on stage” dello stesso Oreglio, e racconta le varie fasi del suo lavoro di cabarettista: la sua carriera, cominciata negli anni Ottanta nei fumosi pub dei Navigli, è poi approdata nei teatri, in televisione e in libreria, rendendolo famoso anche al grande pubblico.

Tale percorso, né semplice né breve, viene descritto attraverso una narrazione ricca di aneddoti e riflessioni, in cui si raccontano gli esperimenti riusciti e quelli falliti, gli incontri e le esperienze che hanno inciso nelle vicende umane e professionali del comico milanese.

Il volume è corredato di un cd-antologia contenente alcune tracce originali tratte dai lavori discografici realizzati in trent’anni di carriera. Nell'occasione della presentazione di Pregola (luogo a cui Oreglio è molto legato per via dei ricordi d’infanzia) sarà Fabio Tordi a dialogare con lo stesso Oreglio.

Il Cavaliere dell’Oltrepo

Sull ultimo numero del giornalino del Circolo Sassi Neri di Pregola c'è questo articolo, scritto da Luciana.
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"Sono arrivate le magliette LACOSTE"!
"Sono arrivate le scarpe SUPERGA e se non ci diamo una mossa andando subito al Brallo (a piedi), entro domani saranno esaurite!"
Chi dei soci della mia età non si ricorda questi messaggi (verbali) tra noi ragazzi negli anni 70/80? Ebbene sì, sto parlando del primo vero stocchista (ora il nome viene inglesizzato "outlet") dove tutti noi abbiamo fatto in nostri acquisti/affari:
IL CAVALIER SIRO DEL BRALLO
lo ricordo bene il primo negozio/vano aperto alla fine degli anni 60 (dico bene?) con solo scatoloni dove ci si tuffava per trovare la taglia ed il colore giusti. Quasi ogni giorno arrivava merce nuova, i fuori stock dalle aziende (Marina Yachting, Lacoste ecc) e soprattutto dai negozi in fallimento. Siro ritirava tutto e pagava in contanti. Il più delle volte non sapeva neppure cosa contenessero gli scatoloni. Ed il passa parola tra amici (non parlo di whatsapp: non avevamo neppure il cellulare, cari millennials) era così efficace che molti acquirenti, avuta la notizia, arrivavano da Voghera, Pavia, Genova ed anche da Milano ed hanno iniziato a frequentare il Passo del Brallo anche e soprattutto per merito suo, del SIRO. Era diventato così famoso in quegli anni, sempre aperto tutte le domeniche e feste comandate, che molti negozianti di articoli sportivi (io ne conoscevo di Milano) venivano di domenica a fare acquisti da rivendere nei loro negozi (c'era davvero convenienza) e approfittavano poi dell'occasione per gustarsi un buon piatto di ravioli al brasato o risotto ai funghi e godersi l'aria fresca della zona. E la "mania" del SIRO di chiudere la porta a chiave, che a molti dava sui nervi perché ritenuta una mancanza di fiducia, è nata proprio allora per la necessità di regimentare la coda di clienti che si formava in strada e per farli entrare un po' alla volta. La "mania della porta chiusa" poi è rimasta anche negli anni successivi…
Non perdevo mai l'abitudine di fare un salto in negozio ogni volta che arrivavo al Brallo per chiedere "Cosa è arrivato di nuovo SIRO"? anche solo per leggere i divertenti cartelli con gli "slogan pubblicitari" che la moglie Rita esibiva in vetrina. E chi si ricorda l'unica stufa a legna del negozio per il riscaldamento anche invernale? ed alla domanda: "ma SIRO non puoi mettere un'altra stufa aggiuntiva o il riscaldamento a gas? Fa freddo qui!" SIRO: "Stufa a gas? ed io dove brucio tutti cartoni vuoti?" Lui è così, come quando si arrabbiava e ti offriva qualsiasi cosa pur di non farti uscire a mani vuote dal negozio.
Da qualche anno però, dopo perdita della adorata moglie Rita e con l'avanzare dell'età, il nostro caro SIRO non ha più rifornito il negozio, non l'ha più aperto: all'interno tutto è rimasto invariato, impolverato, la stufa è tristemente spenta, come se il tempo si fosse fermato. Ora SIRO lo potete trovare sempre seduto su una sedia, davanti alle vetrine del suo negozio quasi vuoto ed accanto a quello fiorente del figlio Fabio, come a voler ricordare i tempi d'oro ormai trascorsi. Lui è quasi sempre lì, malinconico ed un po' triste ma un saluto ed un sorriso agli amici non lo nega mai. FORZA CAV. SIRO!
A dimostrazione della sua "fama" di tanti anni fa trovate qui di seguito una sua caricatura ed un "indovinello" facenti parte di uno spettacolo a "quiz" che noi ragazzi di allora presentammo durante il ferragosto pregolese datato 1971 !!!

Luciana

Le rocce di Gerry

Vi ho già parlato di Gerry.

Qui: "Gerry Napoli"
Qui: "Gerry contro tutti"
Qui: "La scogliera di Gerry"

In questi anni ha proseguito la sua attività di artista, anche a Pregola.
Ecco alcune sue incisioni sulla montagna composta dalla tipiche rocce nere.

Storia delle dominazioni di Brallo e Pregola

Ai tempi dei tempi dalle nostre parti abitavano già gli uomini (e presumo anche le donne), come dimostrano diversi ritrovamenti in zona di utensili e manufatti in pietra, in bronzo e in ferro. Nel primo millennio avanti Cristo c’erano i Liguri, divisi tra varie tribù. Ad un certo punto (IV secolo a.C.) sono arrivati i Celti, in pianura, che erano sicuramente più evoluti dei Liguri, i quali sicuramente avranno assimilato innovazioni da parte di questi "Galli" . Nel secondo secolo avanti Cristo arrivano i Romani. Questi privilegiavano maggiormente l’agricoltura rispetto alla pastorizia e alla caccia, quindi fondarono numerose città lungo la via Postumia, nella pianura dell’odierno Oltrepo Pavese e dintorni: Libarna (Serravalle Scrivia), Derthona (Tortona), Iria (Voghera), Piacenza.

Caduto l’Impero Romano, la zona cadde sotto il dominio dei Longobardi (572 d.C.), che avevano come capitale Pavia e si erano convertiti al cattolicesimo. Il re Agilulfo ospitò il monaco irlandese Colombano, che poi giunse a Bobbio e vi morì (615), non prima di aver fondato il famoso monastero, che negli anni successivi divenne un vivace centro di vita religiosa e culturale.

Nel frattempo si era formato il Sacro Romano Impero e per esempio Ottone I di Sassonia rilasciava un diploma dove viene citato per la prima volta nella storia l’abitato di Pregola, scrivendo che è assoggettato proprio a Bobbio.

Più tardi comandò Oberto, marchese della Liguria Orientale, progenitore della stirpe dei Malaspina. Iniziarono a chiamarsi così a partire dal marchese Alberto verso il 1124. Avevano feudi in Lunigiana, in Val trebbia, Valle Staffora e Val Curone. Sia Federico Barbarossa, che Federico II che Carlo IV confermarono ai Malaspina i loro privilegi e i loro possedimenti. Con la divisione del casato tra Spino Fiorito e Spino Secco, i Marchesi di Pregola furono tra i più importanti di quest’ultimo.

Nel frattempo tutta la Lombardia, e quindi anche l’Oltrepo e il Bobbiese, passarono sotto la dominazione del ducato di Milano dei Visconti e degli Sforza. Condividendone le sorti, passò quindi sotto la dominazione francese e poi, nel 1589 con la Pace di Cateau-Cambrésis, sotto quella spagnola.

Ad un certo punto, con il Trattato di Utrecht del 1713 Pregola finisce sotto sotto l’Austria, ma ci rimane poco perchè col trattato di Worms del 1743 si trasferisce finisce sotto casa Savoia (mentre da Pavia in su rimane territorio austriaco). Scusate queste mie imprecisioni: non sono uno storico, solo un dilettante: il primo trattato pose fine alla guerra di successione spagnola, il secondo rimescolò un pochino le carte per aggiustare gli attriti. Il trattato di Aquisgrana ribadì le stesse cose.

A questo punto venne istituita la provincia di Voghera che comprendeva l’Oltrepo Pavese e il Bobbiese, nonchè la parte bassa dell’attuale provincia di Alessandria e un pezzo di Liguria. Per capirci da Busalla a Cantalupo Ligure. Dopo la parentesi di Napoleone, nel 1815 viene istituita la provincia di Bobbio. Da Godiasco in su è tutto il territorio di questa provincia. Ne ho parlato in questo articolo: clicca qui.

La provincia di Bobbio e quella di Voghera nel 1859 sono inglobate nella nuova provincia di Pavia, ma nel 1923 c’è un riassetto e alcuni comuni finiscono nella provincia di Genova (come Fontanigorda e Gorreto), altri nella provincia di Piacenza (come Bobbio, dove ci fu un sollevamento popolare, perchè i bobbiesi non volevano assolutamente esser soggetti a Piacenza)) e altri rimangono in quella di Pavia, come Pregola.

E siamo quindi arrivati ai giorni nostri, Pregola fa parte della Repubblica Italiana e nel 1958 il comune ha cambiato denominazione, aggiungendo il nome del Passo del Brallo a quello di Pregola diventando comune "di Brallo di Pregola"

Ecco un mio articolo sul COMUNE DI PREGOLA
Ed un altro sul cambio del NOME DEL COMUNE

Il castello di “Spadalunga” Malaspina

Tratto da "Tra le vigne e i castelli dell’Oltrepò" di Sergio Redaelli e Franco Rota, Logos International, 1987

Pregola vanta un singolare primato di fedeltà ai Malaspina, quasi 800 anni di buona sudditanza. Il paese venne infatti donato ai Malaspina da Federico Barbarossa nel 1164 e rimase di proprietà della famiglia fino al 1924, quando si spense l‘ultimo discendente di questo ramo.

Le origini del borgo sono però longobarde, come testimonia la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Agata che fu una delle sante venerate dal popolo di Teodolinda dopo la conversione al cattolicesimo.

Quando i Malaspina entrano in possesso del borgo, nel XII secolo, costruiscono il castello, in cui troviamo più tardi uno dei personaggi più interessanti del casato, Corrado, fondatore del ramo dei marchesi di Pregola.

Corrado è un coraggioso condottiero, ha servito i Visconti di Milano e per il suo valore in battaglia si è conquistato il soprannome di Spadalunga.

È un tipo piuttosto spregiudicato e governa le sue terre con modi spicci. Costringe ad esempio l’abate di San Colombano a ricevere nel suo monastero sei ghibellini scomunicati e a vestirli da monaci. Essi hanno l’incarico di tenere informato il loro signore di quanto accade all’abbazia.

Quando Corrado mori, il patrimonio di famiglia che comprendeva numerose terre e castelli si frazionò in tanti rivoli quanti erano i discendenti e il feudo si polverizzò in minuscole quote che finirono per essere inglobate nei latifondi di altre famiglie ricche della zona.

Si salvò dallo sfascio soltanto il ramo del marchese Azzo, che mantenne intatto il patrimonio grazie a una rigida applicazione della legge del maggiorasco. L’eredità passava ai primogeniti, mentre i cadetti venivano indirizzati alla carriera ecclesiastica.

Il castello fu distrutto nel 1571 da Gian Maria Malaspina per una faida familiare. Costui – un poco di buono – era stato emarginato dai suoi stessi parenti che gli avevano confiscato tutti i beni e si vendicò assaltando la residenza di famiglia al comando di un manipolo di briganti e dandole fuoco.

Fu la fine di un castello che per molti secoli era stato la sentinella meridionale della Val Staffora (il suo «gemello» a settentrione era il castello di Nazzano). Con le pietre della vecchia rocca fu costruito l’attuale maniero di Pregola, che nella sala principale conserva un bellissimo camino con lo stemma dei Malaspina. Esso raffigura l’aquila bicipite del Sacro Romano Impero, su fondo rosso e azzurro, con corone d’oro sulle due teste.

Nuove scoperte sulla chiesa di Pregola

Avevo parlato in questo articolo (e anche nel seguito, questo) del libro di Fiorenzo Debattisti: "Nascita di Pregola e dell’antica chiesa di Sant’Agata". Ultimamente mi ha scritto che ha approfondito le notizie riguardanti l’antica chiesa di Pregola. Sono novità che presto renderà pubbliche
Eccone un’anticipazione.




 

Margherose

Il tempo che hai perso per la tua rosa è ciò che fa la tua rosa tanto importante 

Whiskey

Sarà colpa del whisky o sarà colpa del caffè, ma non mi ricordo più di te….ma dài scherzavo dài, ma cosa ti salta in mente: ricordo il tuo nome perfettamente.

Paesi e gente di quassù

Questo è un libro del 1979, a cura del Centro Culturale "Nuova Presenza" di Varzi in collaborazione con la Comunità Montana dell'Oltrepo Pavese.
parla essenzialmente del territorio della Comunità, gli allora 19 comuni. La storia, la geografia, la demografia, l'agricoltura, ecc. Tutto quanto riguarda questo territorio. 

A pagina 130 troviamo, nella sezione dedicata ai castelli, la descrizione di quello di Pregola:

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Il vecchio castello, di cui non esistono nemmeno più le tracce, è stato costruito certamente dai monaci di Bobbio, cui era stato donato il Paese di Pregola dal Re Agilulfo (re dei Longobardi, nota di Fabio) Per qualche secolo essi ne furono i feudatari fino a quando il 28 settembre 1164 Federico Barbarossa passò l'investitura di Pregola ai Malaspina. Il castello non è quello attuale, anzi non sorgeva nemmeno lì, ma sul cono roccioso che domina il paese. Queste vestigia che vengono chiamate castello sono invece i resti di una casa-forte costruita con i materiali ricavati dalle macerie del vecchio fortilizio dopo che andò completamente distrutto, insieme al paese, nel 1571 forse a causa di un incendio.

Dal vol.: Castelli, Rocche, Case-forti, Torri della Provincia di Pavia di Mario Merlo, riprendiamo la descrizione del castello passato da qualche anno in proprietà di Tordi Siro che è intenzionato a restaurarlo:

«Vi si accede da nord per portoncino con arco a tutto sesto e serramento borchiato a teste di chiodi, oppure da sud, all'altezza della chiesa parrocchiale. La facciata principale è a capanna e presenta cinque finestrelle intermediate longitudinalmente da una incrinatura della parete.

Esternamente si nota nell'angolo di nord-est un corpo aggettante rinforzato da un barbacane appena accennato. Sul fianco sinistro si notano, in corrispondenza ad un locale rustico, una finestra strombata a guisa di profonda feritoia e, più innanzi, un'apertura difesa da una robusta inferriata cinquecentesca. Il locale interno era adibito a prigione. Le pareti sono in pietra a vista, su orditura comune.

Entrando dal portoncino si è subito in un vasto atrio contrassegnato da tre archivolti, uno dei quali gravemente lesionato. Due diverse scale conducono al piano superiore, suddiviso in locali di diversa capienza, tutti in precario stato di manutenzione. Nella sala maggiore, con soffitto su travature lignee, si vede un ricco camino sormontato da un grande stemma dei Marchesi Malaspina di Pregola, inquartato di rosso e d'azzurro. Nel I e nel IV campo si vedono aquile bicipiti in rosso; nel II e III uno spino secco afferrato da un leone bianco rampante, coronato d'argento, entrambi in azzurro. Lo stemma gentilizio è sovrastato dalla corona marchionale a tre punte ed è avvolto da una ricca decorazione a stucco comprendente figure allegoriche ed ampie volute e caulicoli. L'opera è ascrivibile al sec. XVII. Il sottostante camino è in pietra color lavagna e presenta una leggera modanatura nell'architrave con radi dentelli, nonché due fascette laterali ed una specie di serraglia centrale.

In un'ampia cucina a pianterreno, sita nel corpo ad ovest come il salone precedente, esiste un secondo camino rustico a cappa, che ha la particolarità di possedere due fornelli laterali, oltre al focolare propriamente detto ». 

 

 

Compleanno 2016

 
 

Vista pregolese

"Guarda che cielo che hai
guarda che sole che hai 
guardati e guarda cos’hai
e…….. guarda dove vai!"

Poeti catartici

Aria nuova a Pregola: da qualche settimana al Castello Malaspina potete trovare, ogni venerdì, uno spettacolo di cabaret, quello vero, quello "di una volta", quello fatto di persone, di canzoni, di risate, di improvvisazione, di allegria, di stare insieme

Potete trovare il programma completo qui: www.poeticatartici.it

Il tutto è seguito da Flavio Oreglio: www.flaviooreglio.it

Questa è la pagina facebook: facebook.com/Il-circolo-dei-poeti-catartici

Potete leggere uno dei tanti articoli che la stampa a dedicato a questa rassegna cliccando qui

 

Chi era costui?

Il lettore del blog Matteo mia ha mandato tempo fa questa foto. Ha trovato in una soffitta questo ritratto di un uomo con l’iscrizione: "morto a Pregola – Stato di Sardegna – 22 Marzo 1851", ma purtroppo nessun nome.

Dato che la sua famiglia vive da generazioni in Lunigiana e non ha legami con Pregola, ha pensato potesse essere un Malaspina di quelle zone.
 
Cliccare sulla foto per vederla a dimensione maggiore. 
Speriamo che qualcuno possa identificare questo personaggio.
 
Ricevo e giro da parte di Fiorenzo Debattisti:
"A Fabio e Matteo e agli appassionati di storia locale
Ri guardo al dipinto pubblicato in questo sito tendente a conoscere chi fosse la persona rappresentata, posso affermare che si tratta del parroco di Pregola Pietro Castellotti nato a Pontremoli da Andrea e da Marioni Anna Maria. Morto a Pregola all’età di 66 anni e tumulato nel cimitero locale."

Il comune di Pregola nel 1859

Tratto da
"Monografia di Bobbio ovvero Cenni Storici statistici, topografici ed economici"
di Daniele Bertacchi. Pinerolo, 1859

Egli era un medico veterinario militare, nato a Bobbio, che scrisse questa monografia quando aveva all’incirca 40 anni (8 lustri, dice lui) dopo che si era allontanato dal paese natio da più di 15 anni e dopo esser diventato bibliotecario presso la Scuola Militare di Cavalleria.

Bobbio era allora la provincia all’estremo confine orientale dello Stato di Sardegna. Confinava con Piacenza (Ducato di Parma), con la provincia di Voghera (a Bagnaria, chiamata "Bagnara"), con la provincia di Chiavari, con quella di Genova, quella di Novi Ligure e quella di Tortona. 
E’ un lavoro molto interessante, quello del Bertacchi, che oltre a una sequenza di numeri e statistiche, inserisce anche annotazioni interessanti. Come la critica che fa alla strada che collega il capoluogo a Varzi, fatta passare a suo parere sulla parte sbagliata del monte Penice, spendendo inutilmente denaro e rendendola così piena di curve e con molte salite che affaticano i cavalli. In questo modo dice che Varzi ha molte più relazioni con Voghera che con Bobbio e "passeranno forse dei secoli prima di poterla soppiantare". In realtà l’alta Valle Staffora non ha mai avuto forti legami col bobbiese (per non dire scarsissimi), tant’è che successivamente ha seguito le sorti di Voghera finendo nella provincia dell‘ex-austriaca città di Pavia.
Altro particolare curioso, citato dall’autore, è che proprio nel 1859, mentre si doveva stampare quel libro, gli austriaci occuparono Bobbio, ma furono prontamente scacciati. Pochi mesi dopo la provincia di Bobbio venne sciolta e fatta confluire per l’appunto nella provincia di Pavia. In seguito, nel 1923, i cuoi comuni furono ripartiti tra le province di Pavia, Piacenza e Genova.

Ecco quali erano i comuni della provincia, con indicato tra parentesi la provincia attuale: Bobbio (PV), Pregola (attualmente il comune è denominato Brallo di Pregola, PV), Romagnese (PV), Corte Brugnatella (PC), Ottone (PC), Cerignale (PC), Zerba (PC), Gorreto (GE), Rovegno (GE), Fontanigorda (GE), Rondanina (GE), Fascia (GE), Varzi (PV), Bagnara (Bagnaria, PV), Sagliano (attualmente frazione di Varzi, PV), Pietra Gavina (Pietragavina, PV), Val di Nizza (PV), Cella di Bobbio (attualmente Cella frazione di Varzi, PV), Santa Margherita di Bobbio (Santa Margherita Staffora, PV), Menconico (PV), Zavattarello (PV), Valverde (PV), Trebecco (frazione di Nibbiano, PC), Ruino (PV), Caminata (PC), Fortunago (PV), Sant’Albano (frazione di Val di Nizza, PV),.

Eccone la descrizione del Comune di Pregola:

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PREGOLA (Pregula)

Giace in una vallata tra i monti Penice, Lesima ed Ebro, nelle valli della Staffora e della Trebbia, all’ovest sud-ovest di Bobbio, da cui dista chil 10,80.

Gli sono annessi l’intiera parrocchia dedicata a S. Innocenzo, una sua succursale dedicata a S. Lorenzo, la parrocchia di Cencerrato sotto l’invocazione di S. Gioanni Battista, una cappellania consacrata a M. V. Assunta, ed un’altra del villaggio di Pratolungo, frazione della parrocchia della Pieve; e finalmente quella di Montarzolo dedita a S. Giacomo apostolo.

In tutte queste chiese nulla havvi di particolare ad osservarsi, e tutta la popolazione del Comune è distribuita nelle tre seguenti parrocchie: S. Agata in Pregola, S. Gioanni Battista in Cencerrato, e S. Innocenzo in Colleri. La chiesa di Pregola è di moderna costruzione e di bel disegno – Diocesi di Bobbio.

Il suolo, quantunque in generale poco fecondo, tuttavia produce frumento, segala, grano turco e legumi. Il monte Lesima è di qualche fertilità pei suoi pascoli.

Le vie comunali sono quelle che mettono a Bobbio, Ottone e Varzi, e si trovano tutte in mediocre stato. Quella che guida alla Cima della Colletta presso il Barostro è chiamata strada di Annibale.

Oltre il fiume Trebbia, che bagna il confine sud-est di questo Comune, scorrono quivi i torrenti Avignone, Montagnola e Staffora. L’Avignone ha origine da una sorgente detta la Fontana dei Tovi sul monte Lago, e, ingrossato da molti rivi di destra e di sinistra, sbocca nella Trebbia vicino a Ponte Organasco, in direzione di maestro a scirocco.

Il Montagnola nasce dalle falde occidentali dell’ora detto monte e della Colletta, e dirigendosi nella Staffora di rimpetto a Cegno.

I pesci di queste acque sono di qualità inferiore, tranne quelli della Trebbia, di cui si è già altrove parlato.

I pregolesi sono di robusta costituzione e di buona indole. Essi fanno commercio dello scarso prodotto del loro bestiame col borgo di Varzi.

Pregola appartenne un tempo come feudo ai Malaspina, e vi esiste tuttora un’antica casa fortilizia tenuta da una superstite famiglia diramata da quei feudatarii.

Pregola e Corte Brugnatella rimasero gli ultimi Comuni di tutta la Provincia a provvedersi di scuola pubblica elementare.

Dipendono da questo Comune le frazioni Barostro, Bocco, Bralello, Brallo, Casone, Cencerrato, Colleri, Corbesasso, Cortevezzo, Feligara, Lama, La Tomba, Lisera, Lomeglii, Pietra natale, Ponti, Pratolungo, Rosaiolo, Selve, Sotto il groppo, Valle di sotto, e Valformosa, le quali frazioni sono sparse tra le valli della Trebbia e della Staffora. 

La popolazione è di 1756 anime divise in 367 famiglie e 413 case. 

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