(raccolta molto sparsa di pensieri)

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Tag: sci

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E poi mi stupisco se mi fa male il ginocchio….

Discesa con gli sci dal Castello di Voghera

Gli attacchi degli sci

Come ben sapete, e se non lo sapete ve lo dico io, gli sci  sono formati dallo sci (appunto) e dall’attacco di sicurezza. Ormai la grande maggioranza di questi attrezzi escono già dalla fabbrica con gli attacchi integrati, regolabili dal venditore in base allo scarpone, al peso e stile di sciata del cliente. Fino a qualche anno fa invece la normalità era che gli attacchi erano un’entità separata dallo sci, e occorreva fissarli al momento dell’acquisto.

Noi venditori abbiamo sicuramente la vita più facile coi nuovi modelli: prendi un cacciavite e in meno di 5 minuti fai tutte le regolazioni. Sono rari gli sci a cui devi mettere gli attacchi ancora "a mano".

Io ho imparato a fare questo lavoro fin da ragazzino. Nel negozio dei miei genitori era mia mamma la "ski man" (le "ski woman" non erano contemplate a quei tempi..e forse neanche a questi tempi!) e gli attacchi li montava lei. Ha partecipato anche a diversi stage organizzati dalle ditte produttrici per spiegare le nuove tecnologie e le nuove tecniche. Quando avevo circa 12/13 anni ho iniziato a farle da assistente. Lei mi ha insegnato la tecnica, i trucchi e il fatto che ogni lavoro è diverso dall’altro. Ho avuto un altro maestro, Fiorello (no, non quello della TV!)  che mi ha insegnato la precisione.

Una volta venduti gli sci, li si mette sul banco di lavoro e si fermano in una morsa. Poi si prende una "maschera", detta anche "dima". E’ un aggeggio, fornito dalla ditta produttrice degli attacchi, che permette di fare i fori sullo sci nel punto giusto, una volta regolata in base alla lunghezza dello scarpone. Una gran bella comodità: prima ancora si faceva tutto a mano, occorreva fare dei calcoli e delle misurazioni precise al millimetro per individuare il punto giusto dove forare.

Si fissa la maschera sullo sci, la si sblocca, la si regola in base allo scarpone del cliente e poi la si blocca. A questo punto la si posiziona in modo che, una volta finito il lavoro, la metà dello scarpone risulti in un punto ben preciso dello sci (che non è la metà, ma un po’ più indietro verso la coda). Per fare questo c’è un segno sulla maschera che deve essere allineato ad un segno ben preciso sullo sci (anche questa operazione una volta andava fatta a mano, segnando con una squadra e una matita un punto dello sci e poi facendo dei calcoli)

Ora bisogna forare. Per prima cosa bisogna scegliere la punta del trapano da usare. Le punte sono un mix tra quelle per il legno e quelle per il metallo. La cosa simpatica e utile è che sono costruite in modo che, anche volendo, il foro risulti di una lunghezza predefinita. I diametri più comuni sono quelli da 3,5 e da 4,1 millimetri. Le lunghezze variano da 7 a 10 millimetri. Solitamente gli sci meno strutturati, come quelli da bambino, necessitano una punta piccola e corta, viceversa per gli sci molto tosti occorre quella grande. In ogni caso la punta più grossa è andata via via scemando di utilità, in quanto da una decina di anni gli sci hanno una struttura esterna molto meno rigida di una volta e si forano meglio.

Ricordo quella volta che mi è stato concesso di preparare il mio primo sci tutto da solo: era per la morosa di un ragazzo di Brallo, il quale mi disse: "Sei bravo, eh? Chissà quanti ne hai già preparati". La morosa, attuale moglie e madre di figli, è tuttora viva e vegeta, quindi mi è andata bene.
Certo, negli anni gli errori non sono mancati: sbagliare maschera, non regolarla sulla lunghezza dello scarpone, perdere una vite… insomma il campionario dei casini combinati è vario. Anche qui c’è da dire che negli ultimi anni gli errori si sono praticamente azzerati, vuoi per l’ormai più che ventennale esperienza, vuoi per il sopracitato meccanismo di integrazione sci-attacco che lascia ben poco spazio al lavoro dello ski-man (e quindi anche ai possibili errori). (ecco, adesso me la sono gufata, speriamo bene)

E poi ricordo quel periodo, primi anni ’90, in cui gli sci erano durissimi e si faceva una fatica bestia a far entrare le viti, e dovevi avvitarle e svitarle più volte per cercare di farle entrare. E quella volta che mi sono fatto un bel taglio sulla mano perché ho "pulito" il foro appena fatto, dimenticandomi delle schegge di metallo. E quella volta che si è rotto il filettatore dentro al foro. E quella volta che era tutto giusto: maschera, regolazioni, punta, ecc, solo che per un inspiegabile motivo l’attacco era di un particolarissimo modello che aveva altri fori. E quei pomeriggi in cui mi capitava di preparare anche una ventina di paia di sci. Ovviamente tutti uno diverso dall’altro e tutti di clienti con una fretta pazzesca. Eh si, perché magari stavano lì tutto il pomeriggio a pensarci, poi una volta decisi pretendevano lo sci pronto immediatamente. E allora venivano lì a vedere, a chiedere, a insistere, a parlare, a curiosare… insomma a rompere le scatole: il modo migliore per farmi deconcentrare e quindi perdere ancora più tempo.

I più facili da montare erano i Salomon, i più complicati gli ESS / Atomic, ma anche i Tyrolia Freeflex. Non mi sono mai piaciuti i Look. I Geze e i Marker erano senza infamia e senza lode. Parlo per il lato montaggio, chiaramente, non discuto sulla validità tecnica.

Attualmente quasi tutte le marche si sono integrate: la Rossignol faceva solo sci, adesso fa sci, attacchi (rilevando la Geze e la Look) e scarponi. Salomon faceva attacchi, adesso fa anche sci e scarponi (rilevando la Sangiorgio). Nordica faceva scarponi e adesso da anche sci e attacchi, ecc. Ormai offrono tutti la gamma completa. E, come detto, gli attacchi sono spesso integrati nello sci: si montano ad incastro oppure con le viti, ma occorre più forare direttamente lo sci, quindi sempre più il trapano e soprattutto le maschere diventano strumenti non necessari.

Era ora, aggiungo io, e chiudo. Buona sciata a tutti.

Bardonecchia

Ieri sono stato a sciare a Bardonecchia, in Val Susa, provincia di Torino. C’ero già stato nel 2006, prima delle Olimpiadi Invernali di Torino. Devo dire che… è rimasto tutto uguale, anche se sono passati altri 4 anni. La cosa che colpisce di più è che ci sono ancora tanti skilift, e le seggiovie sono quasi tutte a due posti (ne abbiamo trovata solo una a 4 posti). Risultato: la giornata era bella e c’era gente, quindi code e file e poi, onestamente, gli ski-lift non li concepisco più, arrivi in alto che sei già stanco. No no no, non ci siamo, se volete valorizzare le vostre montagne dovreste mettere un po’ mano al portafoglio.

Assicurazione sci obbligatoria

Torno sull’argomento per pubblicare il comunicato stampa che mi ha mandato Giulia Pascazio di 24hassistance. Non ho ben capito perchè sono così contro l’assicurazione obbligatoria…

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Questo week end ha imperversato su quotidiani e telegiornali la notizia dell’entrata in vigore in Piemonte della nuova legge regionale che rende obbligatorio possedere una polizza di RC per poter accedere alle piste da sci.

24hAssistance è la società leader in Europa nelle assicurazioni per lo sci e lo snowboard con i prodotti “Snowcare” e “Multisport” che solo in Italia assicurano oltre un milione di sciatori ogni anno attraverso oltre 90 comprensori sciistici.

Interviene sul tema Matteo Fossati, fondatore di 24hAssistance: “Sono contrario all’assicurazione RC obbligatoria in Piemonte. Con questa legge non si dà un’immagine positiva dello sci e non si aumenta la sicurezza sulle piste. Rendere l’assicurazione obbligatoria non aiuta a creare la cultura della sicurezza e della responsabilizzazione dello sciatore, ma anzi si incentiva l’azzardo morale e la possibilità di frodi. Ci sono molte ragioni per opporsi duramente a questa legge”

  1. Il rischio di scontro tra sciatori sulle piste da sci è molto basso, solamente lo 0,3% degli infortuni sono incidenti tra sciatori con conseguenze medio gravi. In tutta Italia muoiono 5 persone all’anno per scontro tra sciatori. Spesso per scarsa conoscenza si hanno delle paure, dei preconcetti, delle opinioni che sono distanti dalla realtà,  fondate solo su sensazioni o passaparola. La realtà è che lo sci è uno sport meno rischioso di tanti altri. Il costo sociale degli infortuni sulle piste da sci è largamente inferiore al beneficio sanitario che se ne ricava a livello nazionale, pertanto lo sci è uno sport “raccomandato” (Fonte Rapporto S.I.Mon., Istituto Superiore di Sanità, 2007);
  2. L’80% degli sciatori in Italia è assicurato per la RC (tra polizze personali, tessere associative, polizze incluse nel pacchetto viaggio, assicurazioni acquistate insieme allo skipass etc.);
  3. Centrare il problema della sicurezza in pista sul casco e sull’assicurazione deresponsabilizza lo sciatore. E’ come dire “mettiti il casco, assicurati e poi non preoccuparti, se investirai qualcuno non ti farai male e qualcuno pagherà i tuoi danni”. L’assicurazione non è una medicina per la sicurezza, l’assicurazione non contribuisce alla sicurezza sulle piste da sci ma interviene quando la sicurezza ha fallito. Piuttosto che imporre casco e assicurazione bisognerebbe invece cercare di educare alla cultura della montagna, del rispetto degli altri sciatori, del controllo dei propri mezzi senza dover sempre e per forza tentare di superare i propri limiti;
  4. In un mercato sempre più competitivo, ancor di più in momenti di crisi, l’aumento del costo dello skipass per comprendere l’assicurazione potrebbe portare alla diminuzione della competitività dell’offerta;
  5. Nel medio-lungo periodo il costo della polizza esploderebbe perché in mancanza del sistema di controllo del bonus-malus (come avviene nell’auto) l’esperienza ci insegna che le truffe esploderebbero e le cadute accidentali si trasformerebbero “magicamente” in scontri tra sciatori;
  6. In nessun paese dell’arco alpino esistono norme sulla materia assicurazione-sci e questo tema dovrebbe essere affrontato a livello comunitario nell’interesse di tutto il sistema. Cosa accadrà allo sciatore che dalla Francia arriverà in Vialattea? Ma ancora peggio cosa accadrà allo sciatore di Gressoney che si ritroverà in Piemonte e dovrà sapere che cambiano le leggi e gli obblighi quando passa da una regione all’altra? E a quello che fa il Sella Ronda? Lo sci non dovrebbe avere confini normativi nazionali e tantomeno regionali o provinciali;
  7. Esistono altre attività ed altri sport che hanno un rischio maggiore (ad esempio il calcio è 4 volte più rischioso dello sci – Fonte Università di Venezia, 2003) eppure non hanno nessun obbligo assicurativo; dimostrazione ne è il fatto che in nessun Paese al mondo esiste un provvedimento di questo genere.
  8. Infine bisogna considerare che in Italia, come in tutte le altre Nazioni Europee, tutti gli sciatori già oggi hanno la possibilità di assicurarsi in maniera estremamente semplice: skipass, internet, SMS, tessere associative, agenzie tradizionali. Non si tratta di un mercato in cui il consumatore ha problemi trovare la copertura più adeguata.


Lo sciatore austriaco Rainer Schönfelder a Canazei… almeno Tomba sciava in smoking, che diamine!

Skimagic al Prowinter

Ieri sono stao al Prowinter, "Fiera Internazionale del Noleggio e dei Servizi per gli Sport Invernali". In pratica è una fiera, per addetti al settore, dedicata allo sci e allo snowboard. C’era un po’ di tutto tra gli espositori: macchine per la sciolinatura, abbigliamento, caschi e protezioni, attrezzi (sci, scarponi, tavole, ecc.), accessori (borse, legasci, ecc), guanti, bastoni, racchette da neve, bob, giornali del settore, e mille altre cose.

Tra le varie c’era una curiosa attrezzatura, lo Skimagic,  che permetteva di "sciare" anche in assenza di neve. E’ un enorme tapis roulant in pendenza. Tu scii, la forza di gravità ti attira verso il basso e il tappeto ti spinge verso l’alto, quindi… rimani fermo. Non avete capito nulla? Forse è meglio guardare il piccolo filmato che ho realizzato:

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