(raccolta molto sparsa di pensieri)

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Demolizione del balcone

Anni '80. Una sconsolata Rita stende i panni mentre osserva i lavori per la parziale demolizione del balcone sopra al negozio.

Siro del Brallo – Puntata 19 Il servizio militare

Il monumento ai caduti del Brallo

Qui siamo a Brallo, negli anni ’70 del secolo scorso. Una Via della Pineta irriconoscibile. Sullo sfondo c’è la casa di Siro, una casa ad un piano con davanti un terrazzo molto ampio che si estendeva sopra al negozio costruito sulla strada, che aveva tre vetrine. Sopra al terrazzo è stata poi costruita la nuova casa di Siro e la casa nella foto è stata abbattuta per costruire la parte del retro del negozio. Al centro vediamo il monumento ai caduti, qui celebrato dal sindaco Giovanni Tagliani (Gianni, con la fascia) e dall’assessore Ciriaco Tordi (Siro, di profilo, davanti). Anche il monumento è stato successivamente abbattuto, così come quel prato, in mezzo al quale, fuori campo a destra della foto, c’era la scuola elementare. Al posto di tutto questo è stato costruito un nuovo edificio che ha poi ospitato le scuole elementari, le medie, la palestra, il cinema, la biblioteca e l’ambulatorio medico.

Siro del Brallo – Puntata 18 Bralello

Oggi il cavaliere ci parla di….BRALELLO !

Bralello è un paese dell’Appennino Pavese a poca distanza dal Passo del Brallo

Siro del Brallo – Puntata 17 Artana

Artana è un paesino della Val Boreca, nel comune di Ottone. Siro ha qualche aneddoto da raccontarci anche su quel paese.

 

Siro del Brallo – Puntata 16 – Pregola

Pregola un tempo era capoluogo del Comune. Siro ci racconta quando e come ci andava.

 

Ringrazio mio padre e mia madre

Mi è capitato di vedere la trasmissione RAI "Giovani e Ricchi"

http://www.raiplay.it/video/2016/09/Giovani-e-Ricchi-628060d6-6764-485c-b108-adc1f2873559.html

E’ una specie di "documentario" sulla vita di alcuni giovani rampolli di alcune famiglie benestanti italiane. Benestanti è dire poco, diciamo schifosamente ricchi. Questa non è sicuramente una loro colpa, però è oggettivo che sono decisamente e oggettivamente viziati, anzi viziatissimi.

Tutti dicevano la classica frase: io sono un ragazzo (o una ragazza) normalissimo con una vita normalissima, che colpa ne ho io se sono parte di una famiglia ricca. Alcuni lo dicevano totalmente a sproposito, visto che facevano vite "da sogno" e assolutamente snob. Altri avevano anche amici "normali", ma con degli eccessi decisamente "particolari", come il tizio che si è fatto rivestire la Maserati di velluto nero, sostenendo che fosse una cosa normalissima. 

Tutti chiaramente con macchinoni regalati dal papi di turno perché "mio figlio si è laureato e la macchina se l’è meritata". Può darsi. Secondo me troppi vizi fanno male.

Io non sono né giovane né ricco, ma mi sento privilegiato rispetto a tanti altri, ho una casa di proprietà dove vivo e un lavoro indipendente, ed entrambe queste opportunità mi sono state date dai miei genitori, quindi "regalate", non me le sono guadagnate da zero. Detto questo…

Ringrazio i miei genitori, per non avermi mai pagato una vacanza, per avermi fatto tribulare per avere un’auto mia, che infatti ho avuto solo grazie a mio nonno Michele.
Ringrazio mio padre per avermi fatto pesare ogni singola volta che avrei speso dei soldi chiedendomi mille volte se davvero avessi bisogno di quello per cui li stavo spendendo…e talvolta me lo ripeteva talmente tante di quelle volte che desistevo, basta non sentirlo più.
Ringrazio mia madre per aver ceduto poche volte ai miei capricci di bambino per farmi acquistare qualche giocattolo, visto che avevo già quelli dei mie fratelli maggiori e comunque potevo giocare all’aperto, vivendo a Brallo.
Ringrazio mio padre che nonostante le mie richieste, non mi ha comprato la bicicletta finché non le ha comprate da vendere in negozio e quindi una era destinata a me…peccato che poi quando le ha finite ha venduto anche la mia. E questo si è ripetuto per almeno 4 o 5 volte nel corso degli anni, finché al primo anno di università ho messo da parte i soldi per comprarmene una (che infatti posseggo tuttora, visto che ho capito quanta fatica bisogna fare per guadagnarli i soldini, vendendo magliette ai miei compagni di corso).
Ringrazio mia madre e mio padre, per non avermi comprato vestiti firmati, benché avessimo un negozio di abbigliamento. E soprattutto per avermi fatto capire il perché. Questa cosa non mi ha mai pesato, in quanto in famiglia mi avevano insegnato che non importa che firme hai addosso: l’onestà, i valori, ma anche la personalità non sono rappresentati dai vestiti che si indossano. Da ragazzino era un classico che gli amici, soprattutto quelli che arrivavano "dalla città", mi dicevano: ma tu che hai un negozio, perchè non indossi le Nike, i Levis, le Lacoste? E io rispondevo che  quelli li avevano tutti, mentre io con gli stessi soldi ne avevo perlomeno il doppio. Quanti stronzi ho poi incontrato nella mia vita, che erano firmati da capo ai piedi.
Ringrazio mio padre per avermi fatto penare a comprare la TV a colori, per aver fatto in modo che ogni volta che avevo bisogno di spendere dei soldi dovessi motivargli, in modo molto insistente, la mia necessità, invece di darmi soldi così "tanto per".
Ringrazio mia madre perchè mi ha sempre insegnato che i soldi non contano niente. E me lo spiegava lei, che da ragazzina viveva in una famiglia dove i soldi non c’erano, ma c’era la dignità. Dove non c’era neanche posto per tutti a tavola e i figli più piccoli mangiavano seduti sulla scala. Dove a volte non c’era neppure da mangiare, e uno dei regali che si ricordava meglio era una mela che gli aveva donato una signora di ritorno dai campi. Lei e mio padre hanno sempre lavorato sodo, risparmiato al massimo, perchè gli erano rimasti indelebili in memoria quegli anni in cui "non c’era niente", ma spiegandomi nel contempo che l’importante era volersi bene, perchè i soldi, seppure da rispettare in quanto guadagnati con fatica,  vanno e vengono e non devono essere motivo di invidie, di litigi e quant’altro.
Ringrazio mio padre e mia madre di tutto questo e altro ancora. In modo che, vedendo quei ragazzi, quello che provo non è minimamente invidia, forse un po’ di tristezza, perchè nonostante le parole di circostanza, non si sforzano neanche di capire il valore del denaro. Si "arrendono" al fatto di essere ricchi pensando che, quindi, tutto gli sia permesso. Un peccato.

Siro del Brallo – Puntata 15 – Valformosa

 Siro ci racconta di quando andava a Valformosa, paese della Valle Staffora nel comune di Brallo

Siro del Brallo – Puntata 14 – Someglio

Siro ci parla di Someglio, un paesino del comune di Brallo

Paesi e gente di quassù

Questo è un libro del 1979, a cura del Centro Culturale "Nuova Presenza" di Varzi in collaborazione con la Comunità Montana dell'Oltrepo Pavese.
parla essenzialmente del territorio della Comunità, gli allora 19 comuni. La storia, la geografia, la demografia, l'agricoltura, ecc. Tutto quanto riguarda questo territorio. 

A pagina 130 troviamo, nella sezione dedicata ai castelli, la descrizione di quello di Pregola:

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Il vecchio castello, di cui non esistono nemmeno più le tracce, è stato costruito certamente dai monaci di Bobbio, cui era stato donato il Paese di Pregola dal Re Agilulfo (re dei Longobardi, nota di Fabio) Per qualche secolo essi ne furono i feudatari fino a quando il 28 settembre 1164 Federico Barbarossa passò l'investitura di Pregola ai Malaspina. Il castello non è quello attuale, anzi non sorgeva nemmeno lì, ma sul cono roccioso che domina il paese. Queste vestigia che vengono chiamate castello sono invece i resti di una casa-forte costruita con i materiali ricavati dalle macerie del vecchio fortilizio dopo che andò completamente distrutto, insieme al paese, nel 1571 forse a causa di un incendio.

Dal vol.: Castelli, Rocche, Case-forti, Torri della Provincia di Pavia di Mario Merlo, riprendiamo la descrizione del castello passato da qualche anno in proprietà di Tordi Siro che è intenzionato a restaurarlo:

«Vi si accede da nord per portoncino con arco a tutto sesto e serramento borchiato a teste di chiodi, oppure da sud, all'altezza della chiesa parrocchiale. La facciata principale è a capanna e presenta cinque finestrelle intermediate longitudinalmente da una incrinatura della parete.

Esternamente si nota nell'angolo di nord-est un corpo aggettante rinforzato da un barbacane appena accennato. Sul fianco sinistro si notano, in corrispondenza ad un locale rustico, una finestra strombata a guisa di profonda feritoia e, più innanzi, un'apertura difesa da una robusta inferriata cinquecentesca. Il locale interno era adibito a prigione. Le pareti sono in pietra a vista, su orditura comune.

Entrando dal portoncino si è subito in un vasto atrio contrassegnato da tre archivolti, uno dei quali gravemente lesionato. Due diverse scale conducono al piano superiore, suddiviso in locali di diversa capienza, tutti in precario stato di manutenzione. Nella sala maggiore, con soffitto su travature lignee, si vede un ricco camino sormontato da un grande stemma dei Marchesi Malaspina di Pregola, inquartato di rosso e d'azzurro. Nel I e nel IV campo si vedono aquile bicipiti in rosso; nel II e III uno spino secco afferrato da un leone bianco rampante, coronato d'argento, entrambi in azzurro. Lo stemma gentilizio è sovrastato dalla corona marchionale a tre punte ed è avvolto da una ricca decorazione a stucco comprendente figure allegoriche ed ampie volute e caulicoli. L'opera è ascrivibile al sec. XVII. Il sottostante camino è in pietra color lavagna e presenta una leggera modanatura nell'architrave con radi dentelli, nonché due fascette laterali ed una specie di serraglia centrale.

In un'ampia cucina a pianterreno, sita nel corpo ad ovest come il salone precedente, esiste un secondo camino rustico a cappa, che ha la particolarità di possedere due fornelli laterali, oltre al focolare propriamente detto ». 

 

 

Siro del Brallo – Puntata 13

Il cavalier Siro ci parla di alcuni luoghi che ha visitato nella sua vita:

 

Siro del Brallo – 12

Intervista di capodanno al cavalier Siro che racconta la sua esperienza con gli animali: mucche, pecore, capre, cavalli, cani e gatti.

Siro del Brallo – 11

Intervista natalizia per il cavalier Siro. Ci racconta di quando era bambino e di come si festeggiava il Natale.

Ricordo che potete trovare altri video sulla pagina www.sirodelbrallo.eu

Il Negozio del Risparmio

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quarantaquattresima puntata (le altre le trovate guardadando qui)

Dopo numerose esperienze nel commercio, sia ambulante che in sede fissa, mio padre, Siro Tordi, aprì nel 1965 il negozio che tuttora gestisce al Passo del Brallo, capoluogo del comune più a sud della Lombardia, sugli Appennini Pavesi. All’epoca la differenziazione dei prodotti era impensabile per una piccola rivendita, specialmente avendo un bacino d’utenza delimitato, in una zona dove i trasporti erano spesso difficoltosi. Il negozio offriva quindi una varietà notevole di prodotti del settore tessile – abbigliamento, ma non solo.
Per l’avvenire si sarebbe prospettato un normale ritmo commerciale, con clientela circoscritta agli abitanti della zona, senza possibilità di migliorare un sistema di vendita già consolidato e all’apparenza immutabile e senza la possibilità (o la convenienza) di attuare politiche di marketing innovative a causa della distanza dai grandi centri abitati – anche a causa di infrastrutture stradali inadeguate – e dalla ristrettezza del possibile target di acquirenti.
Al contrario, grazie ad una particolare situazione socio-economica e ad una geniale intuizione, il futuro non fu così.
In quegli anni, grazie all’onda lunga del boom economico, ci fu un fiorente sviluppo del turismo, della pratica degli sport invernali e un incremento delle spesa media per l’abbigliamento. Non erano ancora di moda le località esotiche, sia per i costi, sia per la praticità, e il Passo del Brallo costituiva una delle mete preferite per chi voleva trascorrere giornate di relax con gite o passeggiate nei boschi o cimentarsi in sport invernali nei vicini impianti sciistici. I turisti arrivavano da ogni direzione, vista la posizione favorevole, al confine di quattro regioni contigue: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria.
L’intuizione fu quella di aggirare la consueta filiera di distribuzione (agenti, grossisti, ecc.) e rivolgersi direttamente alle ditte produttrici per strappare prezzi molto più vantaggiosi, acquistando stock di rimanenze, fine serie, campionari, e così via. Nacque così “Il Negozio del Risparmio”, la prima stock house ante litteram della zona. La profittabilità dell’impresa era legata alla quantità delle vendite, ma grazie anche al passaparola, ai prezzi molto contenuti e al savoir faire riguardante le relazione con la clientela, i clienti affluivano copiosi. Un particolare settore trainante fu quello delle attrezzature da sci, mercato ancora in fase nascente ma con ottime prospettive di sviluppo, con poca e costosa concorrenza e privo di category killer . Col tempo il punto vendita si è arricchito di altri prodotti di vari settori merceologici: pelletteria, calzature, abbigliamento griffato, pellicceria, abiti da uomo, pantaloni, e via dicendo, mantenendo sempre la politica dei prezzi ridotti, modificando e rinnovando continuamente gli articoli disponibili, ma conservando lo stile popolare, anticonvenzionale e un po’ folcloristico di un tempo.

Siro del Brallo di Pregola

Non esiste paese al mondo che non abbia  il suoi personaggio di rilievo, cioè colui che di  sé porta un’impronta, una traccia inconfondibile . Persone che si  sono particolarmente distinte e continuano con determinazione e genuinità.  E per questo vorrei   tracciare brevemente  il profilo di una di queste figure caratteristiche.
Infatti, fra i personaggi più rappresentativi di Brallo di Pregola nell’Alta Valle Staffora, quella di Siro Tordi è sicuramente una delle più significative.
Nato a Ponti –  frazione di  Brallo di   Pregola – sin da giovinetto ha sempre mostrato interesso per il commercio.  Sposato  il   5.07.1952 con l’Insegnante Elementare Rebolini Maria Teresa, ma comunemente chiamata Rita, fedele compagna, la quale ha contribuito anche con  il   suo apporto lavorativo a dare impulso e sostegno nell’attività  intrapresa, dalla quale ha avuto tre figli  , che anch’essi svolgono ,  per proprio conto,  la stessa attività. Ma sicuramente,  con  l’apertura del  grande negozio al  Passo del Brallo – avvenuta nel   lontano  1965 – gli  ha permesso di   realizzare il suo sogno , ed  indirettamente ha contribuito anche allo sviluppo turistico di questa zona,  soprattutto quando  le abbondanti  nevicate – pur con i modesti impianti sciistici di. Cima Colletta – richiamava molti  appassionati che a pochi chilometri di  distanza potevano trascorrere qualche giornata sulla neve.  Durante quegli anni  di boom economico, il suo negozio era preso letteralmente d’assalto da tutti coloro che volevano trascorrere una giornata sulla neve.  Nei  suo negozio vi si  trovava  tutte le novità per quanto riguardava: abbigliamento sportivo, scarponi  da ski, attacchi e quant’altro necessitava per praticare questo sport. Si trattava di. pazientare ed aspettare il proprio turno,  per farsi  montare gli attacchi su misura. Ricordo anche quando  Ivo – il primogenito – impartiva  le prime nozioni di ski  sulle piste del   "Colletta" a quanti  si apprestavano ad iniziare. La clientela di Siro è sempre stata vasta e diversificata e nel suo negozio,   in qualsiasi periodo dell’anno,  convergono dal genovese, piacentino, pavese, milanese, bergamasco ecc.   In pratica la professionalità e l’esperienza – unitamente ad un buon approccio con  il cliente ed una saggia politica dei prezzi. – Siro è conosciuto un po’ dovunque.

Passano gli anni e viene a mancare il padre – figura simpatica e molto cordiale – che,  nell’ambito del negozio  ,  seguiva le vendite di una parte del settore abbigliamento. Si verifica però che  ,  nonostante la buona posizione geografica,  sull’Appennino Pavese nevica sempre meno e di conseguenza cambiano anche le abitudini del  flusso turistico, per cui anche Siro si adegua alle nuove esigenze di una società in continua trasformazione. A  fronte di questo,   diversifica anche   i   suoi   investimenti   ,   tra gli altri acquista anche il Castello di Pregola che fu dei Malaspina,  con l’intento di programmare un futuro più tranquillo, ma le sue origini e la passione per la vendita al dettaglio, che gli permette il contatto diretto con il cliente, lo portano ancora una volta a rimanere sempre più sul "ponte di comando" del suo avviato negozio, dove tanti collaborano nella scelta degli acquisti, ma il cliente viene sempre accontentato da lui  in modo che esca soddisfatto,  perché questo è sempre stato il suo obbiettivo . A completamento di questa lunga attività in  data 27.12.1990 è stato nominato Cavaliere del Lavoro dall’allora Presidente della Repubblica on.le Francesco Cossiga controfirmato dall’on.le Giulio Andreotti. Concludiamo con il sottolineare le sue notevoli doti che, se da un lato gli hanno permesso di raggiungere i suoi obbiettivi, ha anche contribuito a fare conoscere il nostro Appennino ed in particolare l’Alta Valle Staffora,(così cara ai Malaspina) ricca di vegetazione e di memorie storiche, dando impulso anche al  turismo di tutta la zona ,  e di questo ci sembra giusto riconoscergli il merito.

CARLO GRUGNI

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