Mi ricordo un giorno. "Comunque non è questo il modo di fare, disse il commerciante all’uomo del pane, domani sarà festa in questo
stupido paese, ma non per noi che stiamo a lavorare".  L’uomo del pane fece finta di niente e se ne andò tranquillamente perchè aveva tante cose da fare, e poi lui non ci poteva fare niente.
 
Siamo in un bel giorno di primavera. La primavera insiste la mattina. Dalla mia cucina vedo il mondo tondo, sempre diverso, sempre ogni mattina, sin dal giorno prima.
Mi sveglio con in bocca un gusto amaro che fa schifo. Chissà cosa è stato, sarà colpa  quello che ho bevuto. Mi alzo dal letto e penso al mio povero fegato spappolato. Mia madre mi vede e mi dice "Devi andare dal dottore a farti guardare, a farti visitare. Hai una faccia che fa schifo, guarda come sei ridotto, mi sa tanto che finisci male". La guardo negli occhi, con un sorriso strano, eppure la vedo, forse ha ragione davvero.
Ma fuori c’è la festa del paese e vado a fare un giro. Non l’ho neanche detto che già mia madre mi corre dietro con il vestito nuovo. Viaaaa! La fuga è veloce: mi metto le scarpe che sono già in strada. Che bella giornata, non bado alla gente che mi guarda sconvolta: ormai ci sono abituato, sono vaccinato, sono controllato. Si pensa ormai addirittura in giro: è chiaro che sono drogato.
La festa ha sempre il solito sapore, il gusto di campane, non è neanche male. C’è chi va a messa e c’è chi pensa di fumare come aperitivo, prima di mangiare. Fini s’è alzato da poco, e non è ancora sveglio, ed è talmente scazzato che non riesce a parlare nemmeno.

La sera che arriva non è mai diversa dalla sera prima. La gente che affoga nell’unica sala: LA DISCOTECA. Ci vuol qualcosa per tenersi a galla sopra questa merda. E non m’importa se domani mi dovrò svegliare con quel gusto in bocca.
(ovviamente era: Vasco Rossi, Fegato Spappolato)

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