(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Università di bamboccioni

Leggevo stamane un articolo del Corriere della Sera dove si diceva che solo il 30% degli studenti universitari in Italia si laurea in tempo, tutti gli altri restano fuoricorso. Io una mia idea sul perchè ce l’ho. Uno dei motivi è la ripresa dei refrain del ministrone Padoa Schioppa: i bamboccioni. E’ innegabile che tantissimi studenti, arrivati alla maturità (o come si chiama adesso) non hanno intenzione di fare il salto nel mondo del lavoro. Primo perchè non ne hanno voglia: hai 19 anni e non ti va di andare a lavorare. Secondo perchè non ne hanno bisogno, paga papà. Terzo perchè sia lo studente che i genitori sono dell’idea che con il titolo di studio di scuola superiore non puoi trovare un lavoro che ti soddisfi appieno, o magari ribaltare il discorso e dire che con un titolo universitario è più facile. Un mix di questi motivi porta il giovine ad iscriversi a qualche ateneo, magari con poca voglia, giusto per provarci e intanto dilatare un po’ i tempi. Nella mia vita ne ho conosciuti tanti, tra amici e colleghi di studio, che hanno usato l’università come "parcheggio", nell’attesa di "diventare grandi". E così l’iter universitario si trasforma in un percorso dai tempi quasi lassativi: ogni tanto un esamino, tanto per giustificare l’appartenenza al mondo degli studenti. Ma di motivo ce n’è un altro, che si lega anche al primo motivo: troppi esami con la riforma universitaria del 3+2 (lo spiego per chi non la conosce: i corsi di laure sono di 3 anni. Finiti quelli hai in mano la Laurea di primo livello. Se vuoi la Laurea Specialistica devi fare altri 2 anni). In pratica come hanno fatto? Hanno preso gli esami che c’erano prima, li hanno divisi e spalmati e ne hanno aggiunti altri. Vi faccio l’esempio del corso di laurea che sto seguendo io: Laurea di primo livello in Marketing e e-Business all’Università di Pavia. Ci sono circa 40 esami. Si avete capito bene: quaranta. Da sostenersi in 3 anni. Questo perchè l’anno accademico, che va da settembre a giugno, è diviso in quattro "quadrimestri" (lo scrivo tra virgolette in quanto durano meno di due mesi cascuno, tolte tutte le vacanze e i periodi dedicati agli esami) e per ogni quadrimestre ci sono almeno 4 corsi. Capite benissimo che è dispersivo. Se un ragazzo non ha una volontà di ferro, una passione incrollabile, un’ambiente che lo sprona allo studio, come fa a seguire (magari anche bene) così tanti corsi? Anche se mi vengono a dire che sono più facili (singolarmente) di una volta: ma certo, ci mancherebbe, un corso che prima richiedeva tre o quattro mesi di insegnamento non può certo venir ridotto in un mese e mezzo. Ma questo non semplifica le cose, la testa dello studente è tempestata di troppe cognizioni diverse l’una dalle altre, contemporaneamente. Si rischia di studiare un po’ di tutto, ma male. Se invece si volesse fare le cose per bene (come Locatelli. Questo riferimento lo capisce solo chi ha più di 30 anni), magari ci si dedica solo ad un paio di corsi al quadrimestre, lasciando perdere gli altri. E così si accumulano i ritardi, e alla fine si resta fuori corso. Questa è la mia critica. Detto questo, posso egoisticamente dire che per me è stato meglio così in quanto lavorando ho poco tempo da dedicare agli studi, e quindi esami più "piccoli" mi vanno meglio, anche se sono più numerosi. Infatti ci ho messo quasi 6 anni per fare il corso di 3 anni, però, forse ma forse, sono (quasi) arrivato alla fine. Anzi adesso è meglio che vada avanti a scivere un po’ la tesi, visto che sono già le 9 e trenta.

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1 Comment

  1. Eve

    Carissimo Fabio, mi trovi pienamente d’accordo. E dall’interno dell’Università, dove lavoro, ti posso dire che anche i docenti sono scont enstissimi, anche se non tutti lo dicono apertamente per ovvie ragioni (essendo stati in alcuni casi loro stessi a promuovere la riforma).
    Si potrebbe parlare per ore di quanto sia scadente la preparazione del laureato medio del 3+2, ma preferirei dire solo una cosa per far capire a tutti che oggettivamente è una riforma che non sta in piedi: si sta attuando una nuova riforma. Sì sì, avete capito bene, stiamo riformando ancora i piani di studio. Come sarà la nuova proposta? Ai posteri l’ardua sentenza…a presto rivederci al Brallo!!

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