Nel 2006 il DLF di Voghera ha realizzato un’agenda, a cura di Paolo Moroni e Angelo Vicini, che oltre a fare funzione di taccuino, ha delle interessanti note sugli usi, i costumi, le tradizioni, i proverbi e le personalità vogheresi del passato. Eccone alcuni:

I Vigili Urbani, chiamati Câmpâgnón, usavano nella notte del primo dell’anno, augurare ai signori "buona fine e buon principio". In cambio ottenevano sempre un buon bicchiere di vino ma non era cosa rara che reicevessero anche una mancia, lâ bonâmân. "Bon dì bon an ti râ pèl e mi âr sâlàm".

Non esisteva in città, prima del 1820, nessuna illuminazione. Chi usciva di casa quando faceva buio doveva essere munito di un lume acceso per evitare la multa di quattro scudi o lo stesso numero di giorni di prigione. L’ordinanza è del 2 gennaio 1770.

Fu il 5 gennaio 1593 che la carica di Camparo (câmpè) venne messa all’asta. I campari erano cinque perché le porte della città erano in tal numero e il loro compito era quello di sorvegliare i terreni che dipendevano da ogni porta.

Le ragazze da marito mettevano, per l’Epifania, sotto il cuscino tre fave: una con la pelle, una spoglia a metà e una completamente spoglia. Al mattino ne sorteggiavano una. Il responso era: quella con la pelle marito ricco, quella spoglia a metà una mèsâ câlsâtâ e un buletàri nell’ultimo caso.

A S. Antonio si portavano gli animali sul sagrato della chiesa per farli benedire. Chi li conduceva si metteva in tasca un pane affinché fosse anch’esso benedetto e potesse servire, a bocconi, come medicina per gli animali colpiti da qualche malattia. "S. Ântòni pen d’virtü fam truvà cul ch’ö perdü".

Esisteva a Voghera la Confraternita detta della Misericordia che, oltre a dare rifugio ai pellegrini, assisteva i condannati a morte. Questi confratelli indossavano una cappa rossa con una mantellina di tela cerata adorna di conghiglie e portavano lunghi bastoni con cinghie e borchie.

Alla Madonna della Candelora (Mâdonâ drâ Seriölâ) chierici e sagrestani distribuivano nelle case candele di cera benedette che venivano appese sopra il letto. "Â lâ Mâdonâ drâ Seriölâ âd l’invèrân sumâ förâ, tânt â piövâ mè fa su pâr quârântâ dì gh’n’è incù".

A San Biagio si va in chiesa a farsi benedire la gola. Al fedele vengono poste sotto la gola due candele incrociate e legate con un nastro a nodo di S.Andrea. "Quând venâ S.Bias s’fa benedì râ gulâ e âr nas"

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