fabiotordi

(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

SAS Dossier Yggdrasil

Ho letto questo libro di Gérard De Villiers: “SAS Dossier Yggdrasil“.
Ne ho letti parecchi nella mia vita di libri della collana “Segretissimo” che parlano delle gesta di Sua Altezza Serenissima Malko Linge e questo non è dissimile agli altri che ho letto in passato: intrighi internazionali, aderenza all’attualità (del 1998, anno in cui è uscito, ha ancora il prezzo in lire), spie e controspie, omicidi, ecc.

Secondo me un autore che comunque merita di essere ricordato, non fosse pe i suoi 150 milioni di libri venduti.

Commenti

comments

Uno sguardo

Febbraio 2013. Io mi volto verso mia mamma Rita, dolorante su un letto di ospedale. Lei mi lancia uno sguardo facendo contemporaneamente un cenno d’intesa. Quel gesto era più esplicativo di mille parole. Voleva dire: lo so che ci sei. Lo so che ci sei, e ci sarai, qui, PER ME.

Febbraio 2023. Io mi volto verso mio figlio Leo, semiaddormentato sul seggiolino dell’auto. Lui mi lancia uno sguardo facendo contemporaneamente un cenno d’intesa. Quel gesto è più esplicativo di mille parole. Vuol dire: lo so che ci sei. Lo so che ci sei, e ci sarai, qui, PER ME.

A dieci anni di distanza ritrovo quello sguardo e quel cenno, che non dimenticherò mai, e capisco una volta in più che i legami spesso non possono essere spiegati con le parole. Basta uno sguardo.

Commenti

comments

Eco di Pavia

Grazie a L’eco di Pavia per quest’articolo:

Commenti

comments

Uno strano sogno

Siamo in una specie di valle, con dei mezzi capitelli diroccati, come se fossero rovine.
Una seggiola di metallo verniciato, di quelle che non vorrei neanche in regalo. Una poltrona un poco vintage, stile trono della vecchia zia.
E un armadio. Ma un brutto armadio. Cioè, magari all’epoca avrebbe potuto anche parer bello, ma adesso lo trovo davvero orribile. Probabilmente comprato da Aiazzone (per i più giovani: era il nonno di Mondo Convenienza). Più lo guardo e più provo un sentimento che va dalla repulsione al fascino perverso.
Cosa ci fa, lì, quest’armadio? Lo apro e di colpo questa domanda, che mi pareva doverosa, lascia il passo a un nuovo, inquietante interrogativo: cosa ci fa, di plastica, finto, cosa ci fa, davvero kitsch, cosa ci fa, vicino a una sedia dipinta e un trono decadente a fianco, cosa ci fa da dentro un armadio, in una Valle dei Templi de noantri, cosa ci fa, davvero… un cane?

Commenti

comments

Tordi Pessimisti

Commenti

comments

Ci prendiamo un caffè?

«Ci prendiamo un caffè?» e fu così che al Teresito abbiamo visto quella locandina di uno spettacolo teatrale.

«Andiamo? È da una vita che non vado a teatro»

È un appuntamento? No perché quel sabato al Ranch c’è il tributo agli ACDC.

Così andiamo a teatro, e poi anche al Ranch, e poi in giro senza meta, con la voglia di non tornare più a casa.

Tutto iniziò così, quella sera fredda di quel gennaio.

Commenti

comments

AlcAn

Che palle! Queste sedute degli Alcolisti Anonimi non passano mai.

L’unico diversivo di stasera è che in sede non funzionava il riscaldamento e ci siamo spostati nella vicina libreria.

Non avevo voglia di parlare, né di ascoltare nessuno e per distrarmi passavo in rassegna con lo sguardo i dorsi dei libri.

A un tratto vedo passare una ragazzina bionda che insegue un coniglio bianco. Giuro!

Cerco conforto negli sguardi degli altri, ma a quanto pare la vedo solo io. Pazzia!

Sto davvero dando fuori di testa? Qui mi sa che ha ragione lo strizzacervelli.

Inseguo la biondina, anche se probabilmente è frutto del mio demone alcolico, e finisco in un sottoscala che pare l’ingresso di un’altra dimensione. Sono molto tentato, sto per proseguire, ma è meglio di no, non voglio raggiungere davvero il fondo del mio baratro.

Ritorno in sala, nessuno si è accorto della mia assenza. Noto subito qualcosa di strano: stanno parlando di libri, di scrittura, di narrazione.

Sono definitivamente andato oppure… sono finalmente guarito?

Commenti

comments

I’m not Nardo

Due anni… e mezzo.

Quante cose si possono imparare in due anni virgola cinque? Sto parlando di me, ovviamente.

Tante. Per esempio sto cercando di imparare come si fa ad essere papà. Poi sto imparando quant’è bello avere dueanniemmezzo. Sto capendo in pieno l’amore dei miei genitori. Faccio corsi di lettura libricini, di costruzioni, di musica, di altalena, di salto triplo sul lettone (salto, capriola e rimbalzo), di moda, di colori, di automobilismo, di calcio, corsi di mimo, di cucina, ecc.

Ho imparato ad osservare di più, ad esser ancora più curioso. Ho imparato un poco di pazienza e anche di condivisione.

Auguri di semi compleanno al membro numero 5 della famiglia (in ordine di anzianità).

Quasi quasi gli regalo una maglietta con scritto:

MY NAME IS LEO, NOT NARDO

Commenti

comments

Abbraccio

Il potere benefico di un abbraccio. Puoi essere povero, ricco, puoi essere giovane, ingegnere, biondo, australiano, sposato, vecchio, carrozziere, ligure, scorbutico, ammalato, induista, puoi essere donna, ricciolo, pittore, timido, taxista, primario, basso, sovrappeso, puoi essere chiunque, ma un abbraccio fa sempre bene.

Commenti

comments

Girare tornare

Girare il mondo è bello, ma ancora più bello tornare dalla mia famiglia.

#bepositive #famiglia #milano

Commenti

comments

Un po’ di me in te

Ci sarà un po’ di me in te.

Non parlo di geni, parlo di quello che cercherò di insegnarti. Dicono che sia il mestiere più difficile del mondo; di sicuro è uno dei più belli.

Commenti

comments

Oltrepò Pavese – Le 100 meraviglie (+1)

Ho letto questo libro, “Oltrepò Pavese le 100 meraviglie (+1)” con testi e ricerche di Raffaella Costa e foto di Marcella Milani.

Che dire, viviamo in un posto bellissimo e come al solito fatichiamo a rendercene conto. Per fortuna in nostro aiuto arrivano pubblicazioni come queste.

Marcella ci porta, tramite le sue foto, in un mondo magico, a volte facendolo vedere bene, a volte mostrandone solo uno scorcio o un piccolo particolare, facendo così aumentare ancor di più la voglia di vederlo, di visitarlo, di viverlo.

Raffaella ci racconta, ci porta indietro nel tempo nella storia, ci spiega, ci incuriosisce, ci guida, ci fa sognare.

Dal Museo del Cavatappi ai campi di lavanda, da Rovaiolo Vecchio alla fontana Missaga, dalle balze di Guardamonte alla chiesa di San Ponzo, e via così per cento (+1) particolarità del nostro territorio, che ne avrebbe altre cento se non altre mille ancora da scoprire, da fotografare, da raccontare.

Commenti

comments

Il borlengo

…e poi scopri il BORLENGO.

Quelle giornate un po’ uggiose, nelle quali se fossi a casa te ne staresti volentieri sotto le coperte, quelle giornate in cui non capisci se piove o scarnebbia e quel freddolino, invece di tenerti sveglio, ti fa venire ancora più voglia di ritornare in auto col riscaldamento a palla e i soffioni che ti coccolano mentre torni a casa.

Ecco, in una di quelle giornate di capita di passare da Bologna e ne vorresti approfittare per fermarti in centro e fare due passi nella città delle cento torri (si, lo so, anche Pavia è chiamata così, ma anche Ascoli, Asti, Albenga, Viterbo, San Gimgniano, ecc, non siate così campanilisti).

Caspita: piove, pioviggina, spioveggia, c’è freddo, e le telecamere della ZTL occhieggiano minacciose, invitandoti a lasciare l’auto a chilometri dal centro. Va beh, niente passeggiata, niente Piazza Maggiore.

E meno male che briganti come me qui non ce n’è
A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io
Avrei bisogno di pregare Dio
Ma la mia vita non la cambierò mai, mai

E allora che si fa? La tecnologia ci viene in aiuto e l’immancabile Google Maps ci consiglia un locale a Casalecchio di Reno. E’ anche pizzeria e già mi pregusto una “prosciutto e rucola” annaffiata da una birra bionda. Dieci minuti e ci siamo. Il dio degli automobilastri ci fa trovare parcheggio proprio davanti e la dea della fame fa in modo che il localino, che ha pochissimi posti a sedere, abbia un tavolo appena lasciato libero. Ci rendiamo subito conto che non è un ristorante (perlomeno non nell’accezione classica del termine, ma sicuramente in quella letterale), né tantomeno una pizzeria, ma serve solo borlenghi. Infatti si chiama “L’arte del borlengo“.

La signora subito illustra a noi poveri viandanti ignoranti di cosa si tratta: un cibo povero che ha la sua origine dalle parti di Zocca (si, dove abita il Vasco), fatto con acqua, latte, farina e sale e farcito con salumi e formaggi.

Come dice Valentina: l’Italia è stupenda e dovunque tu vada, mangi bene.

W l’Italia e w il borlengo!

Commenti

comments

Il grido degli Halidon

Ho letto questo libro,”Il grido degli Halidon“, di Robert Ludlum, una specie di spy story ambientato quasi interamente in Gaiamaica.

Non mi ha fatto impazzire. E’ un libro che Ludlum aveva pubblicato sotto pseudonimo nei primi tempi in cui era famoso, e l’editore non voleva che uscissero troppi libri per non saturare il mercato.

Troppi nomi, troppi personaggi, troppo incasinato. Troppa roba e poca sostanza. Ne ho letti di molto migliori scritti da lui, infatti ci ho messo una vita a finirlo.

Commenti

comments

Ambarabà ciccì coccò

Ambarabà ciccì coccò
tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore.
Il dottore si ammalò…
ambarabà ciccì coccò

Commenti

comments

Page 1 of 158

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén