(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: December 2006 Page 1 of 2

Buon 2007

Anche quest’anno voglio fare la classifica dei 10 migliori SMS ricevuti quest’anno. Quelli del 2005 li trovate cliccando QUI. Quest’anno sono peggiori dell’anno scorso, ma è colpa vostra!!! Mandatemi degli SMS!!!!
Decimo posto nella top ten per “Abbiamo perso il concerto del guccio. alberto non ce la perdonera’ mai“. Alberto in realtà è uno che Guccini lo odia e quando è venuto diciamo che si è divertito pochino… Al numero 9 troviamo “hai superato il trauma natalizio….. MF ….” messaggio di verifica della mia precaria stabilità mentale.

Ottava posizione per un amico che aveva passato une bella serata: “Sono uscito con una gnocca spaziale sono troppo il migliore!“. Settimo posto per “C’è un coglione con la maschera anti gas! Noi eravamo i primi devono morire tutti

Al sesto posto la meravogliosa bufala: “Anteprima orione: è morto fidel castro. gloria all’ultimo eroe comunista.” Alla posizione numero 5 metto un messaggio che mi ha fatto piacere ricevere, quando ero a Londra: “Saluti da tutti i mister, ma il pub senza di te non è lo stesso. Ciao a presto

Zona calda della classifica. Al quarto posto un ricordo di una serata alla discoteca Gasoline di Milano : “dove sei? Vieni nel prive’!!“. Terzo posto, medaglia d’argento per “Pirlone sei già a dormire. Il varni e il tordi“. Peccato che tordi sono io!!!!!!Posizione numero due, per il vincitore della scorsa edizione: “Per la gioia dei genovesi ieri sera shelter vs lacetera“.

Ed infine, come poteva non vincere questo sms, che predicava l’avvento del Profeta, ma in realtà si è rivelato una funesta predizione? “Mortadella ci fara’grandi!! Ti aspetto. Ciao

Buon 2007 a tutti. Divertitevi e sbattetevene di tutti gli scazzi della vita. CIAO.

L'isola Verde

Vivere costa fatica, quando la vita è tutti i giorni uguale.
Vivere costa fatica, quando dai giorni non nasce nient’altro che male.
Ditemi come si fa, a vivere tutta la vita in questa città.
Di giorno sudore d’attrezzi, di notte cercar nelle strade le donne coi prezzi.
Arriva un mattino improvviso, una luce strana che entra da una finestra.
E sotto è sparito il cortile, c’è un’isola verde che tinge i miei occhi di festa.
Nessuno avrebbe esitato, a volare felice incontro ad un sogno così.
E l’aria riempie il palato, la terra raccoglie le ossa di un uomo impazzito.
Mi chiamano pazzo perché, ho sempre in mente di andarmene dalla città.
Di andarmene a vivere là, nell’isola verde della mia felicità.
Laggiù mi aspetta Maria, la donna che ho sempre sognato e non è stata mia.
Mi aspetta dentro una casa, piena di luci, di fiori, dipinta di rosa.
Laggiù mi aspettano giorni, pieni di sole, colore e di allegria.
Laggiù saprei dimenticare, i muri guardiani che oggi mi fan compagnia.
Ma, non vogliono ch’io viva là, nell’isola verde della mia felicità.
Vogliono che viva qui, vestito di bianco e costretto a rispondere si.

Claudio Lolli

Spazio di Calabi-Yau (2003)

Spazio di Calabi-Yau

Mi manchi, lo griderò alle stelle.

Mi manchi, lo urlerò alla luna.

Mi manchi. Posso solo sfogarmi,

ma niente può darmi

quello che mi daresti tu.

Mi manchi, piango, e nulla più.


Commento: è primavera 2003, sarà stato aprile o maggio. Ero al Rolling Stone, discoteca di Milano, dove andavo spesso e dove dopo di allora sono andato sempre meno. Ero uscito per divertirmi, in un posto pieno di amici. L’unico posto (a parte il Giardinetto) dove potevao andare anche da solo, tanto sapevo che avrei trovato la compagnia. E il fatto strano è che è un locale di Milano, non dietro casa mia! Fatto sta che quella sera non mi diverto per niente, avevo ancora in testa una tipa. E cosi ho scritto queste poche righe. Il titolo non c’entra, come capita spesso per le cose che scrivo… se non che è una di quelle cose cervellotiche da scienziatoni, che parla di cose dello spazio-tempo (vedi QUI). E siccome io mi sentivo fuori sia dallo spazio che dal tempo, stavo male e sentivo dei gufi che volteggiavano sopra di me (insomma ero sotto di brutto)…

Pensierino di fine anno

Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.

Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

Fa’ una cosa ogni giorno che sei spaventato: Canta!

Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.

Lavati i denti.

Non perdere tempo con l’invidia:
a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.

Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa…

Conserva tutte le vecchie lettere d’amore
butta i vecchi estratti-conto.

Rilassati!

Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.

Prendi molto calcio.

Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant’anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E’ il più grande strumento che potrai mai avere.

Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.

Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.

Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.

Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.

Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.

Non fare pasticci con i capelli:
se no, quando avrai quarant’anni, sembreranno di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell’accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.

Ma accetta il consiglio… per questa volta.

Big Kahuna


Buon Natale

Angoscia Metropolitana

E’ notte (anzi è quasi mattino, sono le 4)
Stasera, quando sono tornato a casa dal negozio, come previsto ho trovato il frigo vuoto. Così, su suggerimento di Aly, me ne sono uscito a piedi e sono andato in piazzetta Plana a prendermi un Kebab.
Così, con la mia piadina ripiena dell’impossibile e la mia lattina in mano, me ne sono andato in giro per Via Emilia.
Erano circa le otto e mezza di sera e il centro era praticamente semideserto, solo pochi frettolosi individui che cercavano di raggiungere velocemente casa per ripararsi dal freddo.

E’ quasi Natale. A me piace camminare nel freddo, se è secco e non umido. Con un bel giaccone caldo, cuffia e sciarpa. Come mi capita spesso mi piace vedere quello che succede intorno a me. Come facevo a Londra, come ho fatto tante volte in vita mia…

Passare davanti alle case e sentire dalle finestre il vociare degli abitanti. Chi è contento, chi discute, chi chiacchiera, chi ascolta la televisione. Me li immaginavo davanti ad una tavola imbandita, al riparo dal freddo pungente, contenti di essere in famiglia. E vedevo le poche persone che avevano voglia di arrivara a casa. E quelli che invece guardavano le vetrine, per farsi magari venire in mente idee per gli ultimi regalini. E quelli che ancora sostavano davanti a Marino o all’altro bar di Piazza Duomo di cui non ricordo mai il nome vociando e cercando di prolungare l’ultimo aperitivo.

Ero come una foglia mossa dal vento, senza meta, giravo col cibo caldo che mi scaldava le mani e il cuore, colla bevanda fredda che mi gelava le dita e mi scuoteva dai voli pindarici. Che bello è quasi Natale. Mancano i fiocchi di neve ma fa lo stesso, è quasi Natale.

Mi piaceva il fatto che non ero di passaggio, non ero più di fretta. La città stressata degli ultimi giorni era scomparsa, c’era la città pensosa e rilassata. Non c’era più, per una sera, la vitalità della gente che gira come le formiche da un posto all’altro, in cerca di un negozio, di un bar, di un parcheggio, di un ufficio, di una commissione da fare. L’aria fredda e l’ora tarda e le luci spente avevano scacciato questa frenesia. Quei pochi sopravvissuti non vedevano l’ora di scomparire. Rimanevo solo io, contento di essere li a mangiare il mio pasticcio di carne e verdura, in una fredda sera di dicembre, per osservare con calma le vetrine.

Che pace… Buon Natale a tutti.

Ancora aneddoti

A grande richiesta ecco altri episodi verificatesi nel mio negozio.

Entra un tizio, guarda un completo da sci (giacca + pantalone) e mi dice:
Quanto costa questa giacca ?
“Costa solo 100Euro, ma non è una giacca, è un completo”
Ah, è un completo? Peccato, il prezzo era buono
“Beh, se vuole posso vendergli anche solo la giacca per 100Euro”
Ah si? Davvero può farlo?
((Questo è deficente!))

Entra una signora e mi dice:
Che taglia è quello in vetrina?
((Grrr… signora ho 5 vetrine!!))
“Che cosa signora?”
Ma si, quello in vetrina, no?
“In quale vetrina, cara simpatica donnetta?”
Ma si, volevo solo chiedere la taglia adesso non ho tempo di provarlo, se mi dice la taglia…
“Va bene mia piccola nonnina, ma che cosa ha visto inn vetrina? Una giacca? Una maglia? Un cappotto? CHE COSA?
Beh se non hai tempo di farmelo vedere, almeno dimmi che taglia è?
“Si ma che cosa? Senta egregia vecchina, me lo indichi con la mano!
No io intendevo quello in vetrina…
((Ok ci rinuncio, ricoveratemi al pronto soccorso per esaurimento))

Ce li avete i gilet senza maniche?
“No, ho i gilet CON LE MANICHE
A no, io li cercavo con le maniche!
((Ma pezzo di cretino, se si chiamano gilet è perchè NON HANNO LE MANICHE))

S p e r i m e n t a z i o n e m o n o c r o m a

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Paris

PARIGI E’ PER GLI INNAMORATI E’ PER QUESTO CHE CI SONO RIMASTO POCO

Situazioni paradossali in negozio

Se me le scrivessi tutte su un block notes potrei veramente farne un libro. Eccone alcune a caso che mi ricordo:

Vorrei un maglione in pile, ma leggero
“Ok, ho capito, un micropile, come questo”
Si, ma non mi piace il nero
“No, era per farle vedere il modello, ci sono anche altri colori, vede?”
Il blu non mi piace
“Non c’è solo il blu, ci sono altri colori”
Non ha altri modelli?
“Ho i pile più pesanti”
Lo voglio leggero
“E allora leggeri ci sono questi che le ho fatto vedere”
E no… non mi piacciono i colori
“Mi scusi, ma ci sono i seguenti colori: rosso, bordeaux, bianco, panna, azzurro, blu, nero, rosa, grigio chiaro, fucsia, grigio medio e grigio scuro, azzurro acceso, marrone
Si ma non mi piacciono
“Che colore le piace?”
Ne volevo uno fiorato

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Avete i ginsi della levissi?” (taduzione = jeans della Levi’s)

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Avete le calze di spugna?
“No”
Come no, dai
“Eh, non ne abbiamo!”
Oh!” (non so come scriverlo, non è un oh di sorpresa, è un oh come a dire ‘impossibile’)
(((cavolo lo saprò se vendo calze o no???)))

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Un tizio entra, non fa neanche un metro e dice:
Ma vi arriva ancora della roba?
“Spero di no, non saprei dove metterla, c’è il negozio pieno imballato”
No, intendo se ci saranno nuovi arrivi
(((ma brutto deficente, se non hai neanche ancora visto cosa c’è in negozio, cosa rompi i coglioni!!!))

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Scusate, avete le stinche?
(((Dopo un paio di minuti ho capito che intendeva i parastichi)))

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Per capire bene questa vi devo spiegare qualche cosa: il mio negozio ha 5 vetrine + la porta di vetro, quindi da fuori diciamo che si vede bene cosa vendiamo; la porta ha la chiusura automatica e per entrare bisogna suonare il campanello (il negozio è abbastanza grande e se non fosse così ci sarebbe sempre un viavai di furfantelli – che comunque ci sono lo stesso); Maconi è il ferramente a fianco a me.

Tempo fa ero di sopra in magazzino. Arriva un tizio e si mette a scrollare la porta, ignorando il grosso cartello che dice “suonare“. Ero quasi convinto che stesse per buttarla giù quando si è accorto del campanello e allora dice ad alta voce, mentre io correvo di sotto per aprirgli prima del disatro:
Oh adesso ha messo anche il campanello deh, pensa te” (Ho aperto il negozio nel 97 e ho sempre avuto il campanello)
Gli apro, lui entra, si guarda attorno e dice:
Ah….non è Maconi, scusi ho sbagliato

Croce Rossa

Adesso non vorrei sparare sulla Croce Rossa, ma guardate che la finanziaria ha scontentato davvero tutti. Pensa che cosa stanno pensando i capi della triplice dopo che anche loro sono stati duramente contestati dagli operai. Si pensava che con questo governo le proteste avessere fine, invece mi pare che osno aumentate!!!

Quelli che…

Quelli che rallentano rallentano rallentano e poi svoltano senza la freccia.
Quelli che in autostrada soo incollati nella corsia di mezzo e non c’è verso di schiodarli da li (in teoria potrebbero togliergli anche dei punti, ma purtroppo non lo fanno mai)
Quelli che in montagna tirano nei drittoni per poi inchiodare nelle curve, basta non farti passare (maledetti milanesoni, incapaci di guidare in curva).
Quelli che vanno contromano in bicicletta e poi si lamentano se qualcuno li tira sotto.
Quelli che vanno in bicicletta in mezzo alla strada, pendolando pericolosamente, snobbando bellamente la pista ciclabile (allora cosa le facciamo a fare?)
Quelli che al semaforo si affiancano nella corsia di svolta a sinistra e poi vanno dritti.
Quelli che vanno piano e non mettono mai gli abbaglianti (così non vedi dove puoi superarli)
Quelli che hanno sempre accesi i fendinebbia posteriori, e quando glielo fai notare accendendo gli abbaglianti si incazzano ancora!
Quelli che nei parcheggi prendono a sportellate le macchine vicine fregandosene.
Quelli che al casello si fermano a un metro di distanza e devono scendere per prendere il biglietto.
Quelli che non guardano mai gli specchietti retrovisori.
Quelli che fanno viaggiare i bambini davanti (e magari senza cinture).
Quelli che non danno mai la precedenza (cazzi loro, io non rallento).
Quelli che…

Trainspotting

Mi sono giustificato con me stesso in tante maniere diverse: “non era niente di ché: solo un piccolo tradimento” o “i nostri rapporti erano cambiati”, sapete, cose così. Ma ammettiamolo: li avevo bidonati i miei cosiddetti amici. Di Begbie non me ne fregava un cazzo e Sick Boy avrebbe fatto lo stesso con me se ci avesse pensato per primo. E Spud…, beh, d’accordo, per Spud mi dispiaceva, non aveva mai fatto del male a nessuno lui. Allora perché l’ho fatto? Potrei dare un milione di risposte, tutte false. La verità è che sono cattivo; ma questo cambierà; io cambierò. È l’ultima volta che faccio cose come questa. Metto la testa apposto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora. Diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il CD e l’apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di 3 pezzi, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d’ufficio, bravo a golf, l’auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti, lontano dai guai

in attesa del giorno in cui morirai.

Excalibur

Escazzibur…eschizzibur… “Excalibur, deficiente!. No, purtroppo non sto parlando del mitico Fantozzi. Avevo una vecchia videocasseta di un film ancora da vedere: Excalibur, di John Boorman, del 1981. Che brutto. E’ la storia di Artù, Merlino, Ginevra, Lancillotto, Morgana, Parsifal e compagnia bella, ma racontata in maniera indecente. Noioso, incasinato, senza un trama chiara, non si capisce una mazza. E poi tetro. Bocciato.

Tunnel

Venerdì sera sono stato, dopo anni, al locale Tunnel di via Sammartini a Milano, vicino a via Gluck. E’ praticamente ricavato da un vecchio magazzino sotto la linea ferroviaria della Stazione Centrale. Musica elettronica. Leggo sul sito che al venerdì c’è sempre elettronica, nelle sue diverse sfaccettature, mentre al sabato reggae.

La seratina è stata carina, muscia giusta, gente divertente, installazione video, insomma un bell’ambientino. Da ripetere.

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