La festa ha sempre il solito sapore, il gusto di campane, non è neanche male, c’è chi va a messa e c’è chi pensa di fumare come aperitivo prima di mangiare. Fini s’è alzato da poco, e non è ancora sveglio, non è ancora sveglio, ed è talmente scazzato che non riesce a parlare nemmeno…
Caro Ivo, quest’anno sarebbero stati 70, ci sarebbe voluta una bella zuppa di Voghera di Vellini con scritto sopra “Buon Natale“. Quando mi presentavo a qualcuno come “sono il fratello di Ivo del Brallo” qualcuno mi chiedeva come mai avessimo due cognomi diversi, perché ormai il tuo nome d’arte era quello, che ti eri scelto e “da Lodi a Mazara del Vallo tutti conoscono Ivo del Brallo”.
Anche nostro padre diceva: “Ci ho messo tutta la vita a diventare Siro, e adesso la gente mi chiama Ivo“.
Sempre grazie per tutti i consigli che mi hai dato, un brindisi con un buon bicchiere di spumante Oltrepó, alla tua!
“LA MERAVIGLIA DEL TUTTO”: già il titolo racchiude la grandezza di questo ultimo libro di Piero Angela, nato da una preziosa conversazione con Massimo Polidoro. Dopo aver ascoltato il bel racconto di Massimo durante la presentazione a Voghera, riguardo al suo legame con Piero e alla nascita di questo progetto, la lettura ha assunto un significato ancora più profondo.
Questo non è solo un libro, ma un viaggio affascinante attraverso il sapere, raccontato con la semplicità e la chiarezza che hanno reso Piero Angela un maestro. Un testo che dovrebbe entrare nelle nostre scuole, per la sua capacità di affrontare argomenti complessi in modo accessibile e con un’energia incredibilmente positiva. È il lascito di un uomo che ha trasformato la sua passione per la conoscenza in una missione di vita.
Grazie di cuore a Massimo Polidoro, orgoglio della nostra Voghera, per aver curato e dato alle stampe questo gioiello. “LA MERAVIGLIA DEL TUTTO” è un libro che arricchisce, che stimola la mente e che lascia un segno. Assolutamente da leggere.
Una giornata on the road negli USA: da Las Vegas a Page
Partiamo presto anche stavolta, visto che ci aspettano almeno quattro ore di viaggio in direzione Page, Arizona. Procediamo verso nord, superando l’uscita per la Valley of Fire, e continuiamo per diverse ore lungo strade che sembrano infinite. A metà tragitto ci fermiamo a pranzo in una delle tante catene di fast food – se non ricordo male, era Jack in the Box – dove ci concediamo due burritos e un hamburger. Ne approfitto anche per fare benzina: qui costa la metà rispetto all’ultimo pieno, circa 3 dollari e mezzo al gallone.
Attraversiamo un tratto di Utah e, appena oltre il confine, raggiungiamo finalmente Page. La Highway 89 che abbiamo percorso si snoda per la maggior parte su un altopiano. Anche se sembra una pianura senza fine, l’altimetro dice che siamo costantemente sopra i 1500 metri. All’arrivo, guadagniamo un’ora grazie al cambio di fuso orario: tempo perfetto per rilassarci un po’ nel nostro B&B e poi avviarci con calma verso la partenza del tour all’Antelope Canyon.
Il canyon si trova all’interno della riserva Navajo, quindi è obbligatorio farsi accompagnare dai nativi con i loro mezzi. C’era bisogno del seggiolino per il bimbo, altrimenti avremmo perso la prenotazione (pagata un botto!), quindi sono corso in stanza – per fortuna era vicina – a recuperarlo.
Antelope Canyon è qualcosa di davvero particolare: una specie di tunnel scolpito nella roccia rossa, con giochi di luce spettacolari. Se siete nei paraggi, è assolutamente da vedere. La guida ci mostra i punti più fotogenici, ci suggerisce dove metterci per scattare e ci racconta un po’ la storia del canyon e del popolo Navajo.
Dopo il tour, torniamo a Page, prendiamo l’auto e andiamo all’Horseshoe Bend, la famosa ansa del fiume Colorado che si ammira dall’alto di uno strapiombo. Il sentiero è breve ma sotto il sole si fa sentire. Il panorama però vale tutto: peccato solo per la folla, scattare una foto senza nessuno nell’inquadratura è praticamente impossibile. Ah, e non ci sono protezioni, quindi meglio non sporgersi troppo…
Col buio che avanza, andiamo a caccia di cibo. Prima tappa: Pizza Hut. Diciamo che l’igiene, almeno secondo gli standard italiani, è… un concetto relativo. E la pizza? Una fetta di gomma, pagata cara. Allora passiamo al KFC, giusto per mettere qualcosa sotto i denti prima di andare a dormire. Anche lì il gelo dentro è da piumino, così prendiamo delle alette di pollo (pure loro in stile gomma) e le mangiamo fuori, sperando almeno nel conforto di una temperatura umana.
La stanza del motel? Lasciamo stare che è meglio. Ma perchè si ostinano davvero a mettere ‘ste moquettes che difficilmente reggono gli standard di igiene? Mah…
Basta un giorno così A cancellare centoventi giorni stronzi e Basta un giorno così A cacciarmi via tutti gli sbattimenti che Ogni giorno sembran sempre di più Ogni giorno fan paura di più Ogni giorno però non adesso, adesso, adesso Che c’è un giorno così
Poco fa un cliente mi ha regalato questo quadrifoglio. C’è ancora gentilezza a questo mondo, basta saperla trovare, basta saper dove ascoltare e cosa guardare.
E soprattutto è proprio come la fortuna: se la cerchi, la trovi. Se la sai costruire, la trovi. E per la gentilezza è la stessa cosa.