(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: October 2009

Lisbona tre

Ritorniamo al barino sotto casa e scopriamo che il cappuccino, senza cannella, è gradevole. I croissant invece qui in Portogallo hanno dimensioni enormi, infatti te li portano tagliati in due altrimenti non ce la faresti ad azzannarli.

Gironzolando per la città si notano molti africani, di più rispetto alla media dei paesi europei dove sono stato (con alcune eccezioni). Magari perché fino a non molti decenni fa il Portogallo aveva ancora colonie in Africa (come la Francia) e quindi ci sono facilitati gli spostamenti. Un altro popolo con numerose presenze è quello dei cinesi. Ci sono tantissimissimi negozi al pubblico gestiti dai figli della Terra di Mezzo che vendono un po’ di tutto, ma soprattutto abbigliamento. Siamo finiti anche in una specie di centro commerciale a più piani straripante di questi negozi, che probabilmente vendevano anche all’ingrosso vista la notevole mole di merce accatastata.

Ci siamo diretti alla Cattedrale di Lisbona. Non mi ha impressionato. La struttura è imponente ma molto austera. Anche l’interno segue lo stesso stile e quindi è tutto di pietra senza (o quasi) statue, affreschi, abbellimenti. Solo alte colonne di fredda pietra. Imponente, ma un po’ troppo cruda.

Un’altra caratteristica di Lisbona è costituita dai tram. Sono piccolini (di solito una sola carrozza) perché molto spesso vanno in salita in vie strette. Guardando le rotaie ci si accorge che talvolta non c’è proprio spazio per i pedoni e altre volte i tram sono costretti ad “allargare” la curva, altrimenti non ci passerebbero.

Ci siamo dati allo shopping da turista con cartoline e ricordini, per poi tornare al ristorante italiano: agnolotti, maccheroni (cioè le penne) e gnocchi, annaffiati da ottimo vino portoghese. Eh si ce la spassiamo.

Cosa ci manca di importante da visitare? Pensiamo di raggiungere la Piazza del Marchese di Pombal, uno dei tre personaggi mitici di Lisbona (gli altri due sono Sant’Antonio da Padova, nato qui, e Vasco da Gama). Percorriamo quindi il grande viale alberato, Avenida da Liberdade, anch’esso pavimentato con migliaia i migliaia di questi ciottoli bianchi e neri. Lungo la strada ci imbattiamo nella funicolare “Elevador da Glória”, ma era chiusa per restauri, quindi poco più avanti sperimentiamo l’Elevador do Lavra, che ci porta in alto per (soli) 188 metri. Ma si la gita in funicolare è, ovviamente, una gita, non è di grande utilità. Però è molto caratteristico e in più è uno dei monumenti nazionali del Portogallo.

Ci imbattiamo in un simpatico parco dove fare una sosta, prima di tornare sull’Avenida. Si fa tardi e siamo stanchetti, quindi per raggiungere la piazza utilizziamo la metropolitana (e così abbiamo visto tutti i mezzi di trasporto). La piazza è bella, ma il tempo è scarso, giusto una breve visita nel parco e si ritorna.

In taxi verso l’aeroporto noto ancora tanti palazzi ricoperti di ceramiche (gli azulejos).

Giudizio: una gita a Lisbona? Ma si, vale la pena. Non è una delle città più belle d’Europa, ma è caratteristica.

Lisbona due

Dopo almeno 10 ore di sonno si riparte. Subito una sosta per un cappuccino, ma anche qui una brutta sorpresa: invece del cacao ci hanno messo la cannella. Ma dico io: "ma che testa c’hanno?"

Cinzia si sente sola, nel senso che nota che non ci sono bionde in giro. Si vede che qui non va di moda.

Andiamo in Piazza Figueira, dove troviamo un bus che ci porterà su fino al Castello di San Giorgio. E’ un bus piccolino, e subito capiamo il perchè: le stradine sono piccolissime e molto ripide. Anzi, mi chiedo come fa ad andare così veloce con 30 persone circa a bordo. Nel castello non entriamo, perchè in fondo sono solo ruderi circodati da mura. Quindi ci mettiamo ad esplorare i dintorni. In quartiere non è male. Ci sono delle viuzze strette e particolari. La privacy è una chimera x questa gente in quanto c’è molto passaggio e tutti sbirciano nelle case (e poi loro appendono il bucato di fuori e lasciano le finestre aperte). Un’altra particolarità è che hanno delle mezze persiane. Cioè, sono persiane, ma coprono solo mezza finestra. Boh.

Nelle chiese c’è una balaustra che divide la zona centrale, dove ci sono i banchi, dal camminamento perimetrale vicino alle statue. Sono quasi sempre di legno, molto particolari.

Nei ristoranti non c’è molta scelta tra le portate: o pesce o carne. La cosa che non mi piace è che tutti hanno ii vetrina queste cose (cioè il pesce e la carne). Nelle loro intenzioni serve a dimostrare che sono veramente fresche, ma a me fanno una brutta impressione, lì in vetrina. Ne scegliamo uno discreto e pranziamo. Bene.

Dopo, con la pancia piena, vorremmo buttarci su uno di quei bus che ti fanno fare il giro della città, ma visti i costi, decidiamo di andare a vedere la Torre di Belem. Il problema è che fatichiamo a trovare un bus che vada in quella zona. Alla fine lo troviamo, ma saltiamo la fermata giusta e peggioriamo la situazione pensando che di lì a poco ci fosse il capolinea e che tornasse indietro. Invece andava sempre più in periferia. Beh possiamo dire che abbiamo visto dov’è l’Ikea di Lisbona. Alla fine il conducente ha avuto pietà di noi e ci ha consigliato di scendere e prendere quello che tornava indietro. Dopo questa simpatica gitarella e dopo un bel po’ di strada a piedi (vedendo da fuori un monumeto tutelato dall’Unesco, il Monastero dos Jerónimos) arriviamo alla torre. E’ proprio un bel posto e poi la luce del crepuscolo lo rende ancora più speciale. Torniamo finalmente in centro e ci rechiamo in una pizzeria pseudoitaliana che avevamo già adocchiato ieri. Dopo cena anche oggi siamo stravolti e torniamo in camera.

Lisbona uno

Partenza alle 8 da Voghera. Prima scoperta: l’aereo parte dal terminal 1 di Malpensa e non dal solito caro terminal 2. Bella menata, qui i parcheggi costano un assassinamento. E poi noi torniamo con Easyjet quindi siamo sicuramente al 2. E va beh.

Per fortuna il viaggio in aereo è molto tosto: Lufthansa ci coccola e ci da il giornale da leggere e il pranzo. Very good. Peccato che la scelta sia tra il merluzzo e le lasagne. Ovviamente ho scelto le lasagne, ma.. erano alle verdure (zucchine comprese). Il viaggio dura tre ore, ma viaggiamo lisci.

A Lisbona fa più caldo che in Italia, si gira ancora in maniche corte. Raggiungiamo in taxi l’albergo e ci dedichiamo subito a girare per la città. Grazie alla mitica guida del Touring scendiamo dalla nostra via (Almirante) per raggiungere il cuore della città, il Rossio.

Poi abbiamo proseguito per la Baixa, il quartiere più pedonale. Altra sorpresa: Lisbona non è in pianura, ma è tutto un saliscendi di colline. La gente che circola non è bellissima, mi ricorda un po’ Atene… e non so se mi spiego. Anche se a prima vista qui sembra un pelino meglio. La città è carina, molte cose sono state ricostruite dopo un terribile terremoto del 1755, da un certo tizio, aspetta come si chiama. Ah si. Il marchese di Pombal. Ci sono delle funicolari (piccoli trenini a cremagliera) per raggiungere i punti più alti, ma non le abbiamo ancora viste.

Abbiamo raggiunto il mare, ma… altra sorpresa: nella mia beata ignoranza ho sempre creduto che Lisbona fosse in riva all’oceano, invece no: da sull’estuario del fiume Tago. La mitica Piazza del Commercio era purtroppo chiusa per lavori e non l’abbiamo vista nel suo splendore.

Si faceva buio e ci siamo inerpicati su fino al Chiado, zona di mostre d’arte, librerie, vinerie e chiese. C’era addirittura la chiesa della Madonna di Loreto.

Devo dire che Lisbona mi ispira simpatia. La città è piccola per essee una capitale, non è caotica è ha tanti punti…come dire.. di sosta: piazze, giardini, ecc.

I marciapiedi sono tutti lastricati con quadrelli bianchi e neri che formano disegni. E’ una particolarità di questa città.

Abbiamo girato finchè ce l’abbiamo fatta, per poi tornare in camera e crollare dalla stanchezza.

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Franchising

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quindicesima puntata

Il franchising  (L’affiliazione commerciale, o franchising, è regolata dalla legge 129 del 6 maggio 2004 che nel primo comma dell’art.1 la definisce così: “è il contratto, comunque denominato, fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte concede la disponibilità all’altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi.”) è una forma di alleanza continuativa per la distribuzione di beni fra un’impresa affiliante (franchisor) e una o più aziende distributrici (franchisee), giuridicamente ed economicamente indipendenti l’una dall’altra. In base al contratto di franchising l’affiliante concede all’affiliato l’utilizzo della propria formula commerciale, comprensiva del diritto di sfruttare il proprio know how ed i propri segni distintivi, unitamente ad altre prestazioni e forme di assistenza atte a consentire all’affiliato la gestione della propria attività con la medesima immagine dell’impresa affiliante.


Valleverde utilizza molto il metodo del franchising

L’affiliato da parte sua s’impegna a far proprie la politica commerciale e l’immagine dell’affiliante nell’interesse reciproco delle parti medesime e del cliente finale, nonché a rispettare le condizioni contrattuali liberamente pattuite.
L’affiliante in sintesi offre: il know how di una formula commerciale, i servizi con l’insieme dei mezzi, delle metodologie, delle tecniche preventivamente e positivamente sperimentati, necessari ad assicurare l’affermazione dell’iniziativa sul mercato nelle migliori condizioni di redditività, un marchio, un nome commerciale, un’insegna che sono già largamente affermati o in via d’affermazione sul mercato.
L’affiliato a sua volta deve assicurare: il recupero dei mezzi finanziari necessari e sufficienti per avviare, secondo gli schemi standard, tutta l’iniziativa a cui ha deciso di dare atto, l’accettazione dell’impostazione del sistema di franchising elaborato e collaudato dall’affiliante seguendone conseguentemente le direttive strategiche, l’accordo sulle forme di remunerazione (royalties, diritto di affiliazione, pagamenti), i tempi e le modalità stabilite dall’affiliante. 

MATRICE SWOT
Utili Pericolosi
Interni Supporto della casa madre col proprio know how. Utilizzo di logo affermato Commissioni da pagare alla casa madre.
Poca autonomia
Esterni Il cliente preferisce acquistare dove vede l’insegna di un prodotto noto Cambiamenti repentini delle mode.
Concorrenza delle ditte produttrici tramite spacci e outlets

Il franchising ha fatto ingresso in Italia solo trent’anni fa, negli anni ’70, ma, in quest’arco di tempo, è riuscito ad imporsi sul mercato: il fenomeno si è delineato ricco di iniziative imprenditoriali in numerosi campi di attività. Il motivo della crescita è legato al fatto che un soggetto può avviare la propria attività con un rischio ridotto e molto spesso con investimenti iniziali limitati. Il vantaggio, infatti, deriva dal fatto che viene sfruttata l’immagine di un marchio ben conosciuto ed apprezzato nel mercato; in questo modo, se esistono buone capacità di gestione da parte dell’affiliato, l’attività otterrà, senz’altro, il successo sperato.
Col franchising si viene a costituire un sistema operativo fondato sul concetto di collaborazione organica e integrata, creando un’alleanza decisamente strategica; l’azienda trova nel franchising al tempo stesso la possibilità d’attuare sia una valida politica distributiva che un’efficace politica di vendita.

Motivi della crisi

Si fa tanto parlare di crisi… ma c’è ? C’è stata? E’ finita? Ci sarà? Io vi porto l’esperienza che vivo sulla mia pelle, con alcune riflessioni.

Da me in negozio la crisi si sente. Da un anno a questa parte le vendite sono calate parecchio e i guadagni ancora di più. Questo perché, per cercare di aumentare le vendite, ho diminuito i ricarichi. Il problema non è che le vendite sono diminuite, talvolta sono proprio crollate! Quali sono i motivi?

  1. La crisi. La crisi indubbiamente c’è e c’è stata. Molte imprese hanno ridotto le spese, tra cui quella del personale, che ha creato un’interruzione o una diminuzione di flusso di capitale circolante. Meno stipendi, meno euro che girano e quindi meno euro che possono finire nel mio cassetto. Se volete il mio parere è tutto vero, anche se di dimensioni minori rispetto a quello che ci vogliono far credere. Anche perché, siamo sinceri, in molti settori i prezzi sono addirittura diminuiti.
  2. I media. I giornali e le tv continuano a parlare di crisi. Così, anche chi il lavoro ce l’ha e non ha subito tagli allo stipendio, per timore di questa ventilata crisi sta più attento nelle spese. Questo succede in alcuni settori. In altri, come il lusso, i viaggi, l’elettronica di consumo, i capi griffati, non hanno assolutamente risentito di questo, anzi talvolta il giro d’affari è aumentato. Da me sono solo aumentati i rompiscatole che chiedono sconto.
  3. Il clima. Diciamoci la verità, non è un modo di dire quando diciamo che non ci sono più le mezze stagioni: ormai mettiamo i capi estivi e subito dopo passiamo a quelli invernali e viceversa. Questo ha eliminato una vasta fetta di prodotti che prima si vendevano parecchio, come ad esempio i capi in pelle, che sono il classico abbigliamento da mezza stagione. Inoltre nei mesi di cambio stagione, come settembre, i clienti non vogliono più capi della stagione precedente (estivi) ma non vogliono ancora quelli della stagione futura (inverno). Pertanto… non comprano nulla e aspettano.
  4. Il gioco. Sembra un’idea stupida, ma seguite il ragionamento: si parla di crisi, la gente ha paura e quindi cosa fa? Si lascia tentare dall’illusione della fortuna coi giochi e giochini. E infatti le varie lotterie, lotto, enalotto, macchinette, scommesse, poker e chi più ne ha più ne metta hanno avuto un netto aumento. Questi, signori, sono tutti soldi che erano nelle tasche della gente e che avrebbero potuto finire nelle tasche dei commercianti. Se uno ha 100 euro da spendere e le spende in superenalotto et similia, ovviamente non le avrà più da spendere per comprarsi un bel piumino.
  5. La concorrenza. La mia zona è stata dimenticata per anni e anni dalle grandi catene distributive. Quando ero ragazzino e ancora quando frequentavo l’università guardavo con invidia le zone a nord di Milano, che  pullulavano di grandi centri commerciali. Ora, da una decina d’anni, queste catene stanno colonizzando sempre più anche l’Oltrepo Pavese e le terre limitrofe. La gente è sempre quella, i soldi son sempre quelli, quindi se la gente li spende da una parte non può spenderli dall’altra. Oltretutto sta lentamente cambiando la mentalità degli acquirenti che preferiscono recarsi presso questi centri dove si ha maggiore scelta e magari comfort (parcheggi, climatizzazione, ristorazione, ecc). Per i negozi è sempre più dura.
  6. La politica del centro. Ormai in quasi tutte le città e cittadine si sta seguendo questo schema: abbellire la città con parchi, vialetti, piante, zone pedonali; spostare ed accorpare i servizi in luoghi più facilmente raggiungibili. In questo modo le città sono sicuramente più belle da vedersi, ma sono più vuote. Chi prima parcheggiava e girava per le città, magari entrava nei negozi a fare qualche acquisto. Ora i parcheggi sono quasi un sogno e i servizi sono decentrati. Che motivo avrebbero i potenziali clienti di vivere il centro città? Quasi nessuno.
  7. Io. Tra i vari motivi mi ci metto anche io: sono antipatico, rompiballe, antico, sciatto, fuori moda. Insomma è out venire da me in negozio. Oppure è troppo in, dipende dai punti di vista.

La Domenica del Corriere

Da "La Domenica del Corriere" del 9 novembre 1930:

"Uno  dei più notevoli esempi di generoso patriottismo è quello offerto dai montanari di Corbesassi, presso il valico del Brallo, sull’Appennino Ligure. In soli cinque giorni, lavorando gratuitamente, essi hanno scavato e compiuto una lunga strada che congiunge il loro paese con la via Piacenza – Genova (Disegno di A. Beltrame)"

Come non dovrebbe essere un volantino

Ecco un volantino che mi è capitato in mano ieri al bar. L’ho tenuto perché è un esempio di come non dovrebbe essere fatto un volantino. Io non sono un tecnico, non sono un designer, né un copywriter…. ma sono un maledetto rompiballe se mi ci metto.

Iniziamo dall’alto, la scritta che inizia per "Ristrutturi…"

  • Perché nello stesso volantino ci si rivolge a un singolo ("Ristrutturi") e poi a una pluralità ("Approfittatene")?
  • La seconda e terza riga sono leggermente spostate rispetto alla prima.
  • C’è scritto "incredible" anziché "incredibile"
  • Anzi no, dovrebbe esserci scritto "incredibili", al plurale, visto che è l’aggettivo di "prezzi".

Passiamo a quello che c’è scritto nella banda gialla

  • "sopralluogo" si scrive con due elle.
  • La parola "gratuito", siccome è riferita sia a "sopralluogo" che a "preventivo", dovrebbe essere espressa al plurale, e quindi "gratuiti".
  • "Chiama Subito". Perché "Subito" è scritto con l’iniziale maiuscola?
  • Che orrore andare a capo nel mezzo della parola "TEL".

Analizziamo la parte centrale

  • "Approfittatene" si scrive con due t.
  • Perché la parola "Di" è l’unica della frase che ha solo l’iniziale maiuscola, mentre il resto della frase è scritto tutto in maiuscolo?
  • "Perché" si scrive con l’accento.
  • "è" si scrive con l’accento.
  • C’è scritto "valida solo fino 31 ottobre", ma ci vorrebbe la preposizione "al" tra "fino" e "31".
  • Dopo "2009" ci vorrebbe il punto (tant’è che la parola successiva inizia per lettera maiuscola).
  • Perché la parola "Della" ha l’iniziale maiuscola?
  • Io non sono certo un competente, ma cosa sarà un "rivestimento con piastrelle in ceramica delle ragno (tipo fontani)" ?
  • C’è scritto "celta" anziché "scelta".
  • Vogliamo non notare "sanitari in ceramiche" al posto di "sanitari in ceramica"? Ma no, facciamo i puntigliosi, notiamolo.

Il tordo catturato

Scuse

  1. Quest’anno mi metto a studiare.
  2. Io… Con quella? … MAI!
  3. Non ti farà male.
  4. Stavo giusto per chiamarti.
  5. Ah, ciao, non ti avevo riconosciuta.
  6. Il prof ce l’ha con me.
  7. E’ colpa dell’arbitro.
  8. Sono passato con il giallo.
  9. Paga tu che domani te li restituisco.
  10. Vedo se ho ricevuto delle mail e poi mi sconnetto.
  11. Ti stavo pensando in questo momento.
  12. Siamo solo amici.
  13. E’ caduto da solo e si è rotto.
  14. Non ti dimenticherò mai.
  15. Mi sei piaciuto dalla prima volta che ti ho visto!
  16. Prof sia comprensivo, ho un problema in famiglia.
  17. Ti chiamo tra cinque minuti.
  18. Si, me lo ricordavo.
  19. Ti sta benissimo.
  20. Non lo racconterò a nessuno.
  21. Lunedì inizio la dieta.
  22. Ho uno zio in polizia.
  23. Ti giuro che non l’ho mai pensato.
  24. Non avevo soldi nel cell.
  25. Non sono stato io.

Saperlo!

Ci sono tantissimi siti simili, però questo l’ho trovato carino. Sto parlando di Saperlo.it dove è possibile trovare tantissime mini-guide con le quali scoprire tante piccole grandi cose interessanti.

Qualche esempio? Come si fanno gli arancini. Come disinstallare completamente i programmi dal pc. Come comportarsi coi vicini di condominio. Come rinnovare la patente. Come scrivere una lettera formale. Come comportarsi in caso di puntura di api. Come conservare il peperoncino. Come organizzare una vacanza in bicicletta. Ecc ecc.

Ce n’è veramente per tutti i gusti e per tutte le categorie: da "Mangiare e bere" (come fare il limoncello in casa, come preparare la pizza capricciosa, come riconoscere se un fungo è buono o cattivo, ecc), fino a "Auto e moto" (come comportarsi dopo aver subito il furto del motorino, come fare ricorso per una multa, come cambiare l’olio della macchina, ecc), passando per "Animali domestici" (come creare un antipulci naturale per il tuo cane, come svezzare una cucciolata di coniglietti nani, come alimentare l’iguana, ecc.) (a proposito: ma l’iguana è una animale domestico? boh?)

Queste guide sono state scritte dagli utenti del sito, quindi non so fino a che punto sono attendibili, ma tant’è. Alla fine vale la pena farci un giro, magari si scopre comunque qualcosa di utile….

Io e la bici

Girare in bici è proprio una bella cosa. Sono lì, da solo coi miei pensieri, la musica dell’ipod nelle orecchie. Pedali e pensi, pensi e pedali. E’ una cosa che mi rilassa e mi dà la possibilità di mettere in ordine i pensieri. Perchè non hai distrazioni. Ti metti li, scegli la tua stradina poco trafficata… e pedali. Parli con te stesso e passi un’oretta o due pedalando pedalando… solo con te stesso…


Jackson Pollock, Number 8, Neuberger Museum, State University of New York

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