(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Il bordo della pizza

Siamo come il bordo della pizza: uno scarto per alcuni, la parte migliore per altri.

Ufo 78

Ho appena finito di leggere UFO 78 del collettivo Wu Ming e devo dire che sono rimasto davvero colpito.

La prima cosa che mi ha sorpreso è come un gruppo di autori riesca a creare un’opera così coesa e uniforme. Di solito, quando più persone collaborano a un progetto, si notano delle differenze di stile, ma qui il risultato è sorprendentemente omogeneo. Un vero e proprio tour de force della scrittura collettiva.

La storia è avvincente, con un mix perfetto di mistero e intrigo. I personaggi sono ben delineati e credibili, e l’ambientazione nel 1978 è evocativa e ricca di dettagli. Il periodo storico, con l’omicidio di Aldo Moro sullo sfondo, aggiunge un ulteriore livello di profondità al romanzo, senza però appesantire la narrazione.

UFO 78 è un libro che consiglio vivamente a tutti gli appassionati di letteratura italiana contemporanea, ma anche a chi è semplicemente curioso di scoprire di più su quegli anni.

Per chi come me ha vissuto in quel periodo (anche se da bambino), ritrovare atmosfere e riferimenti del passato è stato un viaggio nel tempo davvero emozionante.

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Scema, scema, scema!

Ma come è possibile? «Scema, scema, scema!», mi ripeto, ho preso la borsa dell’università invece di quella per la palestra, e per questo mi sono giocata un’ora di corso. Oggi c’è Giulio come istruttore: alto. bello, sempre abbronzato.

E pensare che stamattina, nel dormiveglia post sbornia, pensavo proporio a lui: «Che figo…», rimuginavo, e quasi non mi accorgevo che la sveglia proiettava sul muro l’implacabile orario “9:00”

Mi sono vestita buttandomi addosso quelli che avevo smesso ieri sera. «Sbrigati, Silvia, sbrigati». Faccio le scale saltando i gradini, rimpiangendo il caffè che non riesco a bere affrontando una gimkana con una bicicletta, col rischio di cadere più volte.

Invece: niente caffè, vestiti stropicciati, fiatone, capelli scombinati, figura da scema negli spogliatoi e soprattutto: niente Giulio!

(Fabio Tordi, 2022)

Brallo – Cima Colletta.

Una bella passeggiata da Brallo fino a Cima Colletta.

Un mito italiano

Ho letto questo libro: “Un mito italiano“, a cura di Stefania Ponzone e Francesca Caneri. Ripercorre la storia del mitico cinquino, a cui io sono molto affezionato: di come è nata l’idea, dei vari modelli, di come è entrata nel costume e nel cuore degli italiani (e lo è tuttora).

E’ entrata in pubblicità, libri, cartoni animati, copertine, film, ecc. Ha fans in tutto il mondo che organizzano raduni ovunque, uno su tutti quello di Garlenda, paesino ligure dove è nato il Fiat 500 Club italia (a cui io sono ovviamente iscritto), il club automobilistico di modello più grande del mondo.

C’è una sezione ovviamente dedicata alla nascita e alla storia del Club.

Sull’appennino dalla preistoria al 2000

Ho letto questo libro di Maria Rita Zibellini e Roberto Rossi edito nel 1998: “Sull’appennino dalla preistoria al duemila. Note storiche a proposito del comprensorio di Pregola e Santa Margherita Staffora”.

Ci raccontano come i liguri abitassero queste zone, prima della colonizzazione romana e di come aiutarono il generale cartaginese Annibale. A questi succedettero, appunto, i romani, i goti e infine i longobardi.
Con il Sacro Romano Impero e il sorgere del feudalesimo, prese possesso di questi luoghi la famiglia Malaspina, fino all’arrivo di Napoleone.

Il libretto prosegue cercando di spiegare la storia dei nomi dei paesi dell’alta Valle Staffora e per ciascuno di essi, i cognomi più diffusi.

Devo dire che mancava nella mia libreria, son contento di averlo trovato. 

Il treno per Babylon

Ho letto questo libro che mi aveva consigliato Andrea, parecchi anni fa, e io avevo acquistato circa due o tre anni fa (ho un po’ di arretrati nella lista dei libri da leggere).

Parla di Londra ed è scritto in modo molto londinese, come piace a me, ovvero senza un filo logico, o cronologico, o per zone, ma in modo (apparentemente) casuale.

Si ma di cosa parla? Di varie esperienze dell’autore, che ha vissuto in tante città, quando ha abitato a Londra. Parla di una Londra non “commerciale“, quindi non di quando ha visitato il British o passeggiato in Trafalgar Square, ma di vari aneddoti nelle zone più o meno “degradate” o meno conosciute.

Mi manca Londra. Mi manca “questa” Londra, questa Babilonia. Ottimo libro per me.

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mamma Rita

e dopo 11 anni, quando sono da qualche parte o quando leggo qualcosa, mi ritrovo a pensare: QUESTO DEVO DIRLO ALLA MAMMA!

Quando c’è qualcosa di stravagante, o di antico, o di interessante, o di scientifico, o di caratteristico, il mio primo istinto è di parlartene quando arrivo a casa. Poi mi rendo conto che te l’ho già detto, in quel preciso istante, e che tu mi hai appena fatto un cenno di consenso. C’è tanto di te, in me.

Difficoltà

Non sminuire le difficoltà, ma non consentirgli di intaccare la fede nella vittoria finale.

Ieri e Domani

Ci sono solo due giorni in cui non puoi fare niente: IERI e DOMANI !

Anello del Lesima

AN AMERICAN TRIP 4

DISNEYLAND

Ci svegliamo ancora storditi dallo “Stato di leggero malessere psicofisico (stanchezza, sonnolenza, senso di stordimento, ecc.), generalm. avvertito dopo un lungo viaggio in aereo per il rapido cambiamento di fuso orario.” (Treccani, sta per “jet lag”) e tentiamo una colazione al vicino Starbucks, dove inizio ad avere il leggerissimo sospetto di non capire una mazza di quello che dicono negli USA.

Raggiungiamo il parcheggio “Toy Story” di Disneyland tramite autostrada. Eh si, Los Angeles è talmente enorme che per spostarsi da un punto all’altro ci si muove in autostrada. Tecnicamente il nostro albergo non è a LA, ma a Harbor City, mentre Disneyland è a Anaheim, ma nella pratica è tutta Los Angeles, senza soluzione di continuità, una città immensa, pare che sia 88mila km quadrati.

Da lì ci portano con la navetta fino al parco. In realtà sono DUE parchi, uno di fronte all’altro. Il primo è Disneyland in senso stretto, quello fondato da Walt Disney, il primo al mondo, l’altro si chiama Disney’s California Adventure. Tutte le guide che ho letto consigliano, se non l’hai già visto, se hai una sola giornata, se hai bambini, di visitare IL PRIMO. Iniziamo con lo sfatare un mito: Disneyland è SOLO quello di Los Angeles. Quello di Orlando, in Florida è il Walt Disney World (conosciuto anche come Disneyworld), poi c’è Disneyland Paris (conosciuto anche come Eurodisney), poi c’è quello di Tokyo, Hong Kong e Shanghai.

Ovviamente, con Leo, abbiamo visitato tutte le giostrine subito vicine all’entrata, che sono le prime e le più adatte ai bimbi piccoli, relative a Pinocchio, Alice, Peter Pan, Mary Poppins, ecc. Dopo averne provata anche qualcun’altra e aver preso due bottigliette d’acqua per l’economico prezzo di 10 dollari, ci siamo resi conto che si faceva tardi (il tempo vola in quei luoghi, tra file, toilette, negozietti, ecc.) e ci siamo spostati verso l’area dove avremmo dovuto incontrare il mondo di Topolino. Leo si è divertito come un matto al parco giochi (visto? Per far divertire i bambini spesso non serve sorvolare l’oceano) poi, dopo un’infinita coda per salire su un trenino, appena saliti il suddetto treno si è guastato e quindi siamo dovuti uscire. I classici personaggi che si vedono nelle pubblicità tipo Topolino, Paperino, Minni, Pluto, non li abbiamo visti

Erano quasi le sette di sera, abbiamo raggiunto l’area Star Wars (per far contento il papà), ma proprio durante la fila per entrare nel Millenium Falcon, Leo si è addormentato. Non ci hanno lasciato scelta: non si poteva tenere in braccio, quindi o uscivamo o avremmo dovuto legarlo da solo sul seggiolino davanti. Da bravi genitori cosa abbiamo deciso? Ma di lasciarlo da solo naturalmente! Capiteci: la Flotta Imperiale ci era alle calcagna, non potevamo fare altrimenti!

Leo si è vendicato non svegliandosi più e così ho dovuto portarlo in spalla fino all’uscita e poi fino alla navetta. Credo che possiamo dire di aver visto forse meno di un terzo dell’intero parco.

Prossima puntata: “Supermercati e ristoranti”

Puntata precedente: LA GUIDA IN USA

ecineP ossaP

Chi diventiamo DOMANI dipende da quanto OGGI saremo in grado di rispettare le promesse che ci siamo fatti IERI

Risottimo

Ho letto questo libro: “Risottimo“, di Stefano Calvi e Paolo Calvi.

Come si può immaginare dal titolo, l’argomento è il risotto. Ci spiegano come il riso è passato da mangime per animali ad alimento base per ricette sopraffine.
Ovviamente spiegano anche come preparare un buon risotto, anzi un ottimo risotto: il brodo, la carne, la verdura, il soffritto, la sfumatura, la cottura, la mantecatura, ecc.

E per finire alcune meravigliose ricette.

Un libro che ti fa venire assolutamente il languorino

AN AMERICAN TRIP 3

LA GUIDA IN USA

Per prima cosa le autostrade non si pagano, salvo rarissimi casi. In ogni caso non esistono caselli né in entrata né in uscita. Molto spesso le strade extraurbane sono talmente dritte, ampie e lunghe, che è come se fossero autostrade. I limiti di velocità sono variabili e sono sempre indicati dai cartelli. Soprattutto sulle strade extraurbane bisogna fare attenzione in quanto, dopo magari decine di miglia nel nulla più assoluto si attraversa un centro abitato e i limiti possono passare da 70 a 25 miglia orarie, o magari ci si può trovare davanti ad un semaforo rosso!

Un’altra particolarità delle strade è che molto spesso hanno una dimensione variabile: ci sono due corsie, poi magari diventano 3, poi 4, poi tornano a 2. Spesso alcune strade “infinite” hanno 3 corsie e quella centrale viene usata, alternativamente, per i sorpassi e quindi si passa da una a due corsie di marcia in modo alternato ogni tot miglia.

Un mito da sfatare è quello che i limiti di velocità sono sempre rispettati da tutti. Non è assolutamente vero. I primi giorni ero spaventato dai racconti di poliziotti nascosti dai cartelloni pubblicitari pronti a puntarti l’arma in faccia se superavi anche di un solo miglio i limiti, e quindi li seguivo rigorosamente. Poi mi sono reso conto che così facendo mi superava anche il carretto dei gelati e sono diventato un po’ più “elastico”. C’è da dire che quasi nessuno rispetta i limiti, ma praticamente nessuno “esagera”. Mi spiego: se c’era il limite di 65, andavano quasi tutti a 70 o 75 al massimo a 80. Se c’era 35 andavano a 40 o 45, ma non vedevi mai nessuno sfrecciare via. Quindi furbini sì, disgraziati no.

Sulla striscia continua invece nessuno transige: spesso su quelle strade infinite, quando arrivava dietro un tizio che andava più veloce di me mi stava dietro, su una strada dritta nel nulla, dove per chilometri dietro non c’era nulla e per chilometri davanti altrettanto, finché non aveva la possibilità di superare o finché io non accostassi volontariamente. Non una volta ho visto dei sorpassi non consentiti.

Altre due regole che ho dovuto imparare: è consentito superare a destra. Questa regola, a mio parere, contribuisce a non bloccare mai il traffico sulle arterie più congestionate. Non mi è quasi mai successo di dovermi fermare o rallentare. Vi spiego: ci sono 4 corsie, tu sei nella corsia numero 2. Quello davanti a te va più piano? Ti sposti nella 1 o nella 3, stop. Senza nessun problema. E poi non “rientri”, non ce n’è bisogno, stai nella nuova corsia. Se qualcuno arriva dietro ed è più veloce, si sposterà. Avete presente quando qui da noi c’è un leggero rallentamento e TUTTI stanno in terza corsia contribuendo a rallentare ulteriormente il traffico? Lì non succederebbe.

Ai semafori, se non ci sono cartelli che lo vietano espressamente, si può girare a destra anche col semaforo rosso. Ti devi, ovviamente, fermare, poi guardare che non arrivi nessuno e infine ti puoi immettere. Un enorme vantaggio di tempo. Molto molto comodo.

Invece sulle autostrade devi stare molto attento a non stare sempre sulla destra, in quanto ogni tanto, per uno svincolo o un’uscita, la corsia più a destra diventa la corsia di uscita e se sei distratto e non te ne sei accorto ti ritrovi fuori oppure in direzione sbagliata. Questa cosa mi faceva sempre infuriare.

Alta particolarità: quando incontri uno “STOP” devi fermarti (e fin qui tutto normale), ma non devi dare precedenza a quello che viene da destra o che è sulla strada principale. Semplicemente partirà per primo quello che era arrivato allo stop per primo. Geniale (in Italia però non lo rispetterebbero in molti)

Se invece arrivi dove c’è uno scuolabus (in giro ne ho visti tantissimi) che ha i lampeggianti accesi (per indicare il carico/scarico di bambini) NON puoi assolutamente superarlo, pena il ritiro immediato della patente.

Puntata precedente: “L’ARRIVO A L.A.
Prossima puntata: “DISNEYLAND

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