(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: January 2012

Una questione di famiglia

Mi arriva un sms di mia sorella che mi dice che deve scrivere una giustificazione per mia nipote (cioè sua figlia) per la scuola e mi chiede se, secondo me, si scrive FAMILIARI oppure FAMIGLIARI.

Io farei così: se dovessi usare l’aggettivo nel senso di "qualcosa che riguarda la famiglia", metterei la GL, e quindi famiGLiari. Se invece intendessi dire "ben noti, abituali", scriverei con la L, quindi famiLiari. A questo punto, dopo aver sparato la mia cazzata del giorno, cerco di informarmi su internet. Non prima di aver suggerito una scappatoia a mia sorella: scrivere "DI FAMIGLIA" !

Tralasciamo yahoo anwser, dove ognuno dice la sua, trovo sul sito del Corriere della Sera una riflessione a firma di Ivana Palomba, che dice che le due espressioni sono altrettanto valide, anche se la prima è forse più usata e più corretta (quella con la L). Fa anche dei riferimenti a vari scrittori che volutamente tralascio perchè, vivaddio, io nel 2012 non voglio certo scrivere come Manzoni. Mi spiego meglio per non sembrare impudente con questi paragoni: ognuno vive, e scrive, nel tempo in cui si trova. Manzoni è uno dei creatori dell’italiano moderno, ma la lingua è una cosa viva e oggi si parla e si scrive in modo diverso. La grammatica non è matematica, per fortuna. (Detto questo: nei Promessi Sposi vengono utilizzate entrambe le forme).

Elisa mi dice invece che le sue maestre le hanno sempre insegnato che si scrive famiLiari, con la L, e che la grafia con la GL sarebbe stata cassata ed evidenziata con una bella matita rossa. Cosa ne dice in proposito l’Accademia della Crusca?

Per prima cosa spiega il perchè delle due forme. Il latino non aveva la G, e la parola FAMIGLIA si scrive con la G perchè deriva dalla lingua parlata, che adotta la versione palatale. FAMILIARE invece è una parola più "dotta" che deriva dalla lingua scritta e discende direttamente dal latino. Nel tempo tuttavia, è apparsa anche la versione più volgare FAMIGLIARE che è comunemente accettata. Pertanto non si può discutere di "giusto" o "sbagliato", ma consiglia comunque di utilizzare la versione "dotta", che fa più figo.

Stessa sorte per le parole FILIALE o FIGLIALE, la prima è la più dotta, cionondimeno (che si può scrivere anche ciò nondimeno) la seconda è stata utilizzata anche da Goldoni, Foscolo, Nievo, D’annunzio… E qui si può chiudere la discussione con un bel: e chi se ne frega ! :-)

Evviva la cucitrice Zenith

Di sicuro in casa o in ufficio avete una cucitrice a punti. Spero per voi che sia una cucitrice Zenith.

Sono insostituibili: non si rompono (quasi) mai, sono fortissime e funzionano a meraviglia. Io prima ne ho provate tante, ma da quando le uso…beh uso solo quelle!! Ne ho più di una (cinque, per la precisione) per il semplice motivo che voglio averne una a disposizione per ogni luogo in cui sono: una a casa, due in negozio e una in magazzino. Noterete che il totale fa quattro. Allora perché ne ho cinque? Semplice, tempo fa ne ho fatta cadere una in terra per l’ennesima volta e… orrore! Si è rotta. Ma non avevo detto che sono indistruttibili? Beh…quasi, in mano mia niente è indistruttibile. Fatto sta che ci sono rimasto malissimo: dopo anni e anni di onorata carriera, la mia pinzatrice verde mi aveva abbandonato? Da 4 siamo passati a 3. Allora ne ho comprata un’altra. E siamo tornati a 4.

E invece no: non mi sono arreso e ho scritto un’email alla ditta che le produce: la Balma & Capoduri di Voghera (quelli che fanno anche la mitologica colla "Coccoina"). Solo qualche ora dopo mi rispondevano: efficientissimi. E non con la solita email, ma addirittura con una formale missiva in Word dove dicevano che si sarebbero occupati della riparazione della mia cucitrice se gliel’avessi portata. Un giorno vado da loro verso mezzogiorno, vengo accolto in modo gentilissimo (lo so che sto abusando dei superlativi, ma credetemi che è così) da un signore che quasi si scusa del fatto che, vista l’ora tarda, non può ripararla al momento! Caspita, addirittura al momento vorrebbero ripararla? Fatto sta che nel primo pomeriggio è già pronta! Dico io: questi signori hanno da produrre migliaia di cucitrici e "sprecano" il loro tempo a riparare la mia. Fantastico. E tutto questo cosa mi costa? Nulla, niente, zero. E siamo arrivati a 5.

Ragazzi, questa è  customer satisfaction! E infatti io sono più che soddisfatto!! Non solo le cucitrici Zenith sono le migliori, ma anche chi le produce è gente…come dire… di una volta. Per fortuna ce ne sono ancora. Grazie.


E se trovo questa versione speciale per i 150 anni dell’unità d’Italia, arriverò a 6 !

Siro del Brallo – 3

In questa intervista: il matrimonio, l’arrivo a Brallo, la casa, gli anni ’50

Miss Margherita 9

Miss Margherita mi ha appena passato su chiavetta USB le sue nuove recensioni

Ovviamente è una chiavetta che le si addice molto. Chissà se anche stavolta è sttaa cattivella coi suoi giudizi, oppure si è lasciata ammorbidire dai profumi pizzosi e ammaliare dal gusto pizzico.
Ma è giunta l’ora: lasciamo parlare la nostra pizzologa !

——-

Ponte Rosso di Voghera (PV)
Pizza
: bel calibrata nei suoi elementi
Locale: elegante e curato
Personale: garbato e gentile, attento alla propria clientela
In una parola: FINE

Gallo Rosso di Voghera (PV)
Pizza
: standard
Locale: tradizionale recentemente rinnovato
Personale: adeguato
In una parola: MEDITERRANEO

Del Tosco di Pontecurone (AL)
Pizza
: ingredienti qualitativamente non eccellenti
Locale: pseudo-veranda decisamente fredda
Personale: gentile, anche se il servizio è davvero lento
In una parola: RINUNCIABILE SENZA RIMPIANTI

500 di Voghera (PV)
Pizza
: ingredienti dozzinali e tendenti all’unto
Locale: spartano con retrogusto malinconico se si pensa agli antichi fasti della precedente discoteca
Personale: nella norma
In una parola: OCCASIONALE PER CHI E’ DI PASSAGGIO

——–

Anche stavolta la nostra agente 007 si è infiltrata nel mondo della pizza e non le ha di certo mandate a dire: spietatissima. Arrivederci alla prossima puntata, per scoprire dove sarà andata a gustare nuove mirabolanti pizze la nostra Miss Margherita !

Aneddoti 19

Una signora si lamenta di una giacca che ha comprato da noi.

Io e mio marito abbiamo preso un giubbino per lui, ma non può metterla perchè perde.
Cosa perde signora, il colore?
No, no, la toglie ed è tutto bagnato.
Come bagnato?
Quando la mette, dopo un po’ si ritrova tutto bagnato, soprattutto sulle spalle.
Ah, intende dire che fa sudare?
No, no, non è sudore, è la giacca che perde…e bagna.
Ma perde cosa?
Eh non lo so, fatto sta che mio marito dopo un po’ è tutto bagnato.
Ho capito signora, ma lei mi dice che a distanza di tempo, ogni volta che suo marito la indossa, dopo un po’ la giacca rilascia del liquido?
Io non so cosa succede, so solo che mio marito non può mettere la giacca.
Ma quando l’avete presa?
L’anno scorso.
Ma scusi, non le sembra strano che dopo un anno c’è una giacca che continua a perdere liquidi sulle spalle?
Non è passato un anno, io ho detto l’anno scorso, ma intedevo la scorsa stagione, era il periodo dei saldi e l’ho pagata 25 euro.
Si va beh, anche se fossero passati 5 giorni… non le sembra strano? Non ha mica dentro un serbatoio che continua a perdere liquidi. Sarà sudore.
No, no, cosa sta dicendo: non è sudore! Quando mio marito non mette quella giacca non suda!
Si vede che è un materiale che lo fa sudare. In ogni caso di quelle giacche ne ho vendute un sacco e nessuno ha mai lamentato questo problema di perdita di liquidi.
Si si va beh, io volevo solo far presente che quella che mi avete venduto fa così.
Certo che anche lei poteva venire un po’ prima e non aspettare mesi. Comunque venga, porti la giacca che la analizziamo e vediamo cosa si può fare.
Va bene.

SAAAAAAAAANTA PAZIENZAAAAAAAAAAA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Si, come no, la porto ai RIS di Parma. Per la cronaca la signora non si è mai più ripresentata.

Viene una signora, molto distinta, a provare una pelliccia.

– Ma che pelo è?
– Volpe
– Ma è volpe?
– Si, signora
– Ma è proprio volpe?
– Si, è volpe
– Hai detto che è volpe?

E così via. Ogni cosa me la chiedeva dalle 5 alle 10 volte. Estenuante. Alla fine mi fa mettere da parte la pelliccia, fino al giorno dopo. L’indomani torna e subito dice:

– Quella pelliccia non la prendo più
– Va bene signora, come mai?
– Non sono convinta del fatto che sia volpe
– Come crede, signora.
E poi si mette a guardare le altre pellicce. Vorrebbe acquistarne una, lunga, ma allo stesso prezzo di quelle corte. Io dico che non è possibile, cerco di spiegarle, con calma, che quello è un modello più lungo, di pelli più pregiate, ecc. ecc.

Lei esce dicendo: torno domani, se me la dai allo stesso prezzo la prendo, altrimenti te la tieni e io qui non compro proprio niente. Che educazione!

Torna il giorno dopo ancora e le dico che nel frattempo qualcun altro, più avveduto, ha comprato le pellicce. Lei si prende male, all’inizio fa l’arrabbiata perchè secondo lei avrei dovuto tenerle da parte per lei, poi, probabilmente presa dal fatto che comunque le pellicce le vendo anche senza le sue minacce, prova un’ulteriore giacca. Mi chiede più volte lo sconto, che puntualmente le nego. Ci mancherebbe altro: fare anche solo un euro di sconto ad una persona così arrogante. Decide di comprarla, ma continua a insistere per avere una garanzia.

– Signora, la garanzia è data dal fatto che l’ha comprata qui in negozio, guardi che non ho intenzione di chiudere, sono qui da 14 anni. Lei avrà il suo bello scontrino che vale da garanzia, come qualsiasi altro prodotto venduto nell’Unione Europea.
– Si ma chi mi garantisce che è una pelliccia di castoro?
– Vada in una qualunque pellicceria e la faccia controllare.
– Certo che vado, voglio proprio vedere se qui mi state truffando!!!
– Signora, noi non stiamo truffando proprio nessuno: abbiamo dei prodotti in vendita e non obblighiamo nessuno a comprarli. Se lei compra un articolo già con l’idea di essere truffata faccia una bella cosa: non compri nulla.

E’ finita che la signora ha comprato la pelliccia di castoro. Altre volte ho raccontato aneddoti che fanno sorridere, qui, se solo fossi stato nervoso al 5% l’avrei mandata a quel paese. Si vede che mi ha preso in giorni di buona… Per la cronaca la signora è tornata, ha comprato un’altra pelliccia, poi l’ha riportata dicendo che provandola a casa non le stava bene e l’ha cambiata con un’altra. Altre volte è passata ancora a fare altri acquisti, con un po’ meno arroganza e un pizzico in più di educazione, ma sempre con l’abitudine di fare la stessa domanda per almeno una decina di volte (e, credetemi, di domande ne fa parecchie)….

Le merle blanc est un Merle noir (Turdus merula) atteint de leucisme ou d'albinisme.

«Le merle blanc existe, mais il est si blanc qu’on ne peut le voir, et le merle noir n’est que son ombre.»

Jules Renard

Dannificato

La parola del giorno è: DANNIFICATO, parola sicuramente desueta, vetusta e arcaica, sebbene esistente. Meglio usare DANNEGGIATO.

Visto a Varzi – PV

Nel mio mestiere

Nel mio mestiere o arte scontrosa
Praticato nella notte immobile,
Quando solo la luna infuria,
E gli amanti riposano insieme
Con tutti i loro affanni tra le braccia,
Io fatico presso un lume che canta,
Non per ambizione o pane,
O per la ruota e lo smercio d’incanti,
O per i palchi d’avorio,
Ma per i comuni salari,
Dei loro più intimi cuori.

Non per l’uomo fiero in disparte
Dalla luna che infuria io scrivo
Su queste pagine di spruzzi
Non per il morto arroccato
Con i suoi salmi e usignoli
Ma per gli amanti, le loro braccia
Cinte agli affanni dei secoli
Che non offrono lode o salari,
Né attenzione al mio mestiere o arte.

In my craft or sullen art
Exercised in the still night
When only the moon rages
And the lovers lie abed
With all their griefs in their arms,
I labor by singing light
Not for ambition or bread
Or the strut and trade of charms
On the ivory stages
But for the common wages
Of their most secret heart.

Not for the proud man apart
From the raging moon I write
On these spindrift pages
Nor for the towering dead
With their nightingales and psalms
But for the lovers, their arms
Round the griefs of the ages,
Who pay no praise or wages
Nor heed my craft or art.

DYLAN THOMAS


(Giorgio De Chirico – Melanconia di un uomo politico – 1938)

L'anno che verrà

Un trentun dodici da maestri: ultimo dell’anno a Courmayeur al Pala 3 ad assistere a "L’anno che verrà", trasmissione di RaiUno con Carlo Conti per salutare l’anno che se ne va… e soprattutto quello che arriva. Siccome siamo maestri ci siamo fatti notare per la caratteristica peculiare del maestro, specialmente a capodanno: i cartelli !!!

Per vedere la puntata: cliccate qui

1270 gg

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén