(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: February 2018 Page 1 of 2

Londra in giornata

Quanto di voi sono mai partiti da casa per andare a Londra, tornando a casa la sera stessa? Noi si! Grazie ragazzi: Alessandro, Miky, Lallo, Renato.


 

Il Cavaliere dell’Oltrepo

Sull ultimo numero del giornalino del Circolo Sassi Neri di Pregola c'è questo articolo, scritto da Luciana.
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"Sono arrivate le magliette LACOSTE"!
"Sono arrivate le scarpe SUPERGA e se non ci diamo una mossa andando subito al Brallo (a piedi), entro domani saranno esaurite!"
Chi dei soci della mia età non si ricorda questi messaggi (verbali) tra noi ragazzi negli anni 70/80? Ebbene sì, sto parlando del primo vero stocchista (ora il nome viene inglesizzato "outlet") dove tutti noi abbiamo fatto in nostri acquisti/affari:
IL CAVALIER SIRO DEL BRALLO
lo ricordo bene il primo negozio/vano aperto alla fine degli anni 60 (dico bene?) con solo scatoloni dove ci si tuffava per trovare la taglia ed il colore giusti. Quasi ogni giorno arrivava merce nuova, i fuori stock dalle aziende (Marina Yachting, Lacoste ecc) e soprattutto dai negozi in fallimento. Siro ritirava tutto e pagava in contanti. Il più delle volte non sapeva neppure cosa contenessero gli scatoloni. Ed il passa parola tra amici (non parlo di whatsapp: non avevamo neppure il cellulare, cari millennials) era così efficace che molti acquirenti, avuta la notizia, arrivavano da Voghera, Pavia, Genova ed anche da Milano ed hanno iniziato a frequentare il Passo del Brallo anche e soprattutto per merito suo, del SIRO. Era diventato così famoso in quegli anni, sempre aperto tutte le domeniche e feste comandate, che molti negozianti di articoli sportivi (io ne conoscevo di Milano) venivano di domenica a fare acquisti da rivendere nei loro negozi (c'era davvero convenienza) e approfittavano poi dell'occasione per gustarsi un buon piatto di ravioli al brasato o risotto ai funghi e godersi l'aria fresca della zona. E la "mania" del SIRO di chiudere la porta a chiave, che a molti dava sui nervi perché ritenuta una mancanza di fiducia, è nata proprio allora per la necessità di regimentare la coda di clienti che si formava in strada e per farli entrare un po' alla volta. La "mania della porta chiusa" poi è rimasta anche negli anni successivi…
Non perdevo mai l'abitudine di fare un salto in negozio ogni volta che arrivavo al Brallo per chiedere "Cosa è arrivato di nuovo SIRO"? anche solo per leggere i divertenti cartelli con gli "slogan pubblicitari" che la moglie Rita esibiva in vetrina. E chi si ricorda l'unica stufa a legna del negozio per il riscaldamento anche invernale? ed alla domanda: "ma SIRO non puoi mettere un'altra stufa aggiuntiva o il riscaldamento a gas? Fa freddo qui!" SIRO: "Stufa a gas? ed io dove brucio tutti cartoni vuoti?" Lui è così, come quando si arrabbiava e ti offriva qualsiasi cosa pur di non farti uscire a mani vuote dal negozio.
Da qualche anno però, dopo perdita della adorata moglie Rita e con l'avanzare dell'età, il nostro caro SIRO non ha più rifornito il negozio, non l'ha più aperto: all'interno tutto è rimasto invariato, impolverato, la stufa è tristemente spenta, come se il tempo si fosse fermato. Ora SIRO lo potete trovare sempre seduto su una sedia, davanti alle vetrine del suo negozio quasi vuoto ed accanto a quello fiorente del figlio Fabio, come a voler ricordare i tempi d'oro ormai trascorsi. Lui è quasi sempre lì, malinconico ed un po' triste ma un saluto ed un sorriso agli amici non lo nega mai. FORZA CAV. SIRO!
A dimostrazione della sua "fama" di tanti anni fa trovate qui di seguito una sua caricatura ed un "indovinello" facenti parte di uno spettacolo a "quiz" che noi ragazzi di allora presentammo durante il ferragosto pregolese datato 1971 !!!

Luciana

Hey Fab

Hey Fab don't make it bad, 
Take a sad song and make it better, 
Remember, to let her into your heart, 
Then you can start to make it better.

Plasticat

Quiz: trova Milli. Livello quasi-facile (non si è nascosta benissimo, probabilmente la riconoscerete dalla coda)

Città vista dal basso

La città più fresca
è la città al mattino
quando si sveglia.

La città più viva
è la città di giorno
tanti colori, tanti rumori.

La città più strana
è la città di sera
le prime luci di buio
le prime ombre.

La città più bella
è la città di notte
spensierata e pensierosa.

Priorità

Se ci tieni, il tempo lo trovi. Se un giorno hai un impegno, il giorno dopo devi uscire con gli amici, se il giorno dopo ancora non sei in forma, e poi devi accompagnare la nonna a fare la spesa, e poi un appuntamento "preso in precedenza" e poi e poi e poi, vuol dire che non ci tieni. E' una questione di priorità.
L'ho capito tante volte a mie spese.

Réclame

Questo simpatico catalogo, a cura di G. Bertelegni, A. Calanca, G. Colla, F. Draghi, è relativo alla mostra che c'è stata un paio di anni fa presso l'emeroteca di Voghera dal sottotitolo "Da fine ottocento agli anni quaranta. Grafica, manifesti e pubblicità a Voghera".

Il titolo stesso è sintomo di "vintage", di démodé, di qualcosa che c'era e non c'è più. E sfogliando ancora il catalogo passi da provare nostalgia, a curiosità, ad ammirazione, a tristezza, a pensare a quente attività c'erano a Voghera e dintorni. Non sembra neanche vero

Oibaf

Fabio cammina per la strada sicuro senza pensare a niente ormai guarda la gente con aria indifferente.

Un treno per l’Oltrepò

Avevo parlato della Ferrovia Voghera – Varzi in questo articolo: "La Ferrovia Voghera – Varzi"

Recentemente ho trovato questo libretto

Il 19 maggio 1924 viene costituita a Milano la "Società Anonima per la Ferrovia da Voghera a Varzi". Il progetto esecutivo fu curato dall'ing. Ernesto Besenzanica e i lavori iniziarono nel febbraio 1926 e già a Natale del 1932 venne inaugurata, per poi essere aperta al pubblico due giorni dopo. 

La ferrovia Voghera – Varzi, nata per servire localmente gli abitanti della Valle Staffora, si svolgeva per gran parte in territorio collinare, escluso un breve tratto piano iniziale. Il capolinea di Voghera, con propria stazione, s'inseriva nell'alberata piazza che ospitava il fabbricato F.S., a sinistra di questo: in posizione quindi, assai centrale. 
Sul piazzale, due binari di testa separati da un marciapiede di modeste proporzioni. Attraversato il torrente Staffora sul ponte a cinque luci da 12 metri di ampiezza, poco discosto da quello delle F.S., e superata la statale 10 per Piacenza su apposito cavalcavia, si descriveva un vasto arco nella pianura, raggiungendo al quinto chilomnetro la fermata di Cadè, poi la stazione di Codevilla e successivamente quella di Retorbido, e poi di lì verso Varzi, sempre stando sul lato destro dello Staffora.

Cinquanta minuti dopo aver lasciato Voghera si incontrava infine il capolinea di Varzi.

32 km di linea, elettrificati in corrente continua da 3000 volt, con 871 pali in ferro. La linea era garantita contro cortocircuiti, sovraccarichi ed eventi accidentali da interruttori extrarapidi, scaricatori di tensione e sezionatori di linea. 

La sicurezza dell'esercizio veniva garantita dal rispetto degli orari e ovviamente, dal consenso telefonico

La velocità massima ammessa era di 70 km/h nel tratto Voghera – Godiasco e di 60 km/h nel tratto Godiasco – Varzi. Le principali opere lungo il percorso erano il ponte sullo Staffora, il cavalcavia sulla Statale 10, il ponte sul Rile, quello sull'Ardivestra e quello sul Nizza. Non esistevano gallerie, mentre i fabbricati di stazione erano 10 e due le rimesse. 99 passaggi a livello di cui 15 con barriere.

Negli anni '60 viene presentato un piano di ammodernamento. Si sarebbero dovute sostituire o riparare le rotaie, sistemare e ingrandire la stazione di Voghera, vari lavori di consolidamento della massicciata, acquistare delle locomotrici nuove, sistemare i passaggi a livello, sistemare la rete telefonica, ecc. Il costo era importante, ma il bacino di utenza era allora rilevante.
Solo che, probabilmente per motivi politici, che in quel periodo prediligevano il trasporto su gomma, nel 1965 venne decretata la soppressione e l'anno successivo fu effettuata l'ultima corsa.

La gatta sul tetto

SOPRA: quiz "Trova il gatto" livello medio
SOTTO: rebus chiave 2,5,3,5,3,6. Soluzione: "La gatta sul tetto che scotta"

Tordo!

Tordo: la cosa più difficile in natura!

Alla fine decisione tragica: tordo intero!

Colori di Fantozzi: rosso, rosso pompeiano, arancio aragosta, viola, viola addobbo funebre, blu tenebra. Sul blu tenebra Fantozzi andò in coma cardiorespiratorio.

Piazza dei Mercanti

Piazza dei Mercanti è un altro di quei luoghi di Milano che ti stupisce.

Siamo in centro che più in centro non si può, siamo in Piazza Duomo. basta prendere via dei Mercanti (ma va?) e girare subito a sinistra. Qui la folla diminuisce, il rumore si attenua. Siamo nella Vecchia Milano. Infatti possiamo vedere il simbolo del biscione (il simbolo meneghino più noto, anche perchè utilizzato da molti marchi milanesi come la Fininvest, l'Alfa Romeo e l'Internazionale FC) e la scrofa lanuta (simbolo celtico e molto meno noto, risalente alla leggenda secondo la quale Milano fu fondata dai galli).


Loggia degli Osii

Vale la pena sedersi 10 minuti sugli scalini che fanno da bordo al pozzo in mezzo alla piazza. Pare che sulla pietra che ne fa da copertura, un tempo facessero sedere, a pantaloni calati, i falliti, mentre il giudice metteva pubblicamente in piazza all'asta i beni. Infatti in questa piazza c'è il Palazzo della Ragione, in cui la magistratura amministrava la giustizia. Difatti la piazza era sempre piena di "azzeccagarbugli". Il palazzo sorge dove una volta era il centro della piazza.

Anticamente questa piazza era anche sede della borsa valori, anzi neanche tanto anticamente, fino a un centinaio di anni fa.

Ripeto, state qui un po', e godetevi quest'aria medievale, di una Milano che non c'è più.

Mimetismo animale

 

Quiz: trova il gatto.
Livello facile (su auto scura)
Livello medio (mimetismo animale)

TATANKA YOTANKA

Voglio parlare di un uomo che è stato in guerra dal giorno in cui è nato. Dai vetri della finestra vedo la gente passare veloce, il buio che scende e la pallida luna che sembra un rapace. Ripenso al compenso che diedero uomini ad altri uomini colpevoli del crimine di vivere liberi da secoli e secoli. Il cielo era stato il loro soffitto, la terra da sempre il materasso, il sole scandiva il passare dei giorni, eterni momenti trascorsi nei prati.

Li chiamarono indiani.

In una giornata d'estate del 1492
tre navi erano salpate
dal porto di Palos in Spagna,
mentre uomini a milioni e milioni
dall'altra parte dell'oceano
credevano di non avere padroni.
Non sapevano niente di Cristo,
non facevano pellegrinaggi,
ignoravano l'arte di Dante
e vennero chiamati selvaggi.
Quei tempi non sono lontani.

Li chiamarono indiani.

Quale patto il bianco ha rispettato
e l'uomo rosso infranto?
Ci ho provato ed ho aspettato,
ho rispettato l'uomo bianco.
Quando io ero ragazzo
i Sioux erano padroni del mondo,
ora sono chiamato pazzo
e mi ingannano ogni secondo.
Di uomini ne avevo a migliaia,
dove sono oggi i guerrieri ?
Ne sono rimaste poche paia
che camminano sui sentieri.
Vecchie e sporche sono le mie mani.

Li chiamarono indiani.

Dove sono le nostre terre,
chi è che le ha saccheggiate ?
Chi vi ha scatenato le guerre ?
Chi le ha devastate ?
Ma ladro mi chiama la gente.
Quale donna ho mai insultato ?
E dicono che sono un delinquente.
Quale uomo mi ha mai visto ubriaco ?
Quale affamato o derelitto
ho mai lasciato a stomaco vuoto ?
La pelle rossa è forse un delitto ?
Per la mia gente non c'è domani.

Li chiamarono indiani.

Tanto tempo è ormai passato
da quelle lontane giornate.
Tutto quanto è dimenticato,
le acque si sono calmate.
L'uomo bianco con la prepotenza,
l'odio, il razzismo e la menzogna
ha sterminato popolazioni
come fossero topi di fogna;
ha annientato una civiltà
di tanti esseri umani
alla faccia della pietà
per poi definirsi cristiani

Li chiamarono indiani.

Tatanka Yotanka, Toro Seduto
questo il nome che mi hanno dato.
Tante ingiustizie i miei occhi han veduto
prima di essere assassinato.

Ottimismo

L'essenza del mio ottimismo è il pessimismo costruttivo.
#bepositive #smile 

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