(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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La lotteria degli scontrini

Ne hanno inventata un’altra per complicare la vita ai piccoli negozi. Penso che neanche i migliori autori della Settimana Enigmistica potevano elaborare una cosa così complicata.

Voghera io la vedo così

Roberto Bensi, alias Rocco Balocco, ha il "vizio" di girare (quasi sempre a Voghera, ma anche a Tortona, o altrove) osservando ciò che lo circonda. Secondo me passeggia con calma, e invece di vedere, guarda. Anzi invece di guardare, osserva. E scopre sempre delle visuali insolite, spesso interessanti. E scatta una fotografia. Le sue fotografie possono non essere artistiche, professionali, perfette… ma spesso suscitano delle emozioni, e non è forse questo quello che conta per chi le osserva? Riesce a racchiudere un'emozione dentro ad ogni foto: uno scorcio, una prospettiva "diversa", uno sguardo d'insieme. Fosse anche solo perchè quel posto l'abbiamo visto migliaia di volte, ma non ci siamo mai soffermati. Ha iniziato, quasi per gioco, a condividere i suoi scatti su Facebook (e continua tuttora), ricevendo moltissimi commenti e consensi. E molti gli dicevano "perchè non raccogli le tue foto in un libretto?".
Detto fatto: la scorsa primavera è uscito "Voghera io la vedo così", di Rocco Balocco, commentato da Flavio Berghella e il gioco di chi l'ha acquistato è stato subito quello di riconoscere tutte le vie, gli spazi, le case rappresentate nelle foto. Un bel documento, di com'è Voghera nella seconda metà degli anni '10.


La copertina e la dedica che simpaticamente l'autore ha voluto lasciarmi

 

Réclame

Questo simpatico catalogo, a cura di G. Bertelegni, A. Calanca, G. Colla, F. Draghi, è relativo alla mostra che c'è stata un paio di anni fa presso l'emeroteca di Voghera dal sottotitolo "Da fine ottocento agli anni quaranta. Grafica, manifesti e pubblicità a Voghera".

Il titolo stesso è sintomo di "vintage", di démodé, di qualcosa che c'era e non c'è più. E sfogliando ancora il catalogo passi da provare nostalgia, a curiosità, ad ammirazione, a tristezza, a pensare a quente attività c'erano a Voghera e dintorni. Non sembra neanche vero

20 anni di Piazza Affari

Nell’ottobre 1997 stavo facendo l’università (la prima). Avevo appena finito lo stage a Milano, presso Banca Commerciale Italiana, per conto di una ditta di Pavia, la mitica Sysnet.
Avevo avuto anche una proposta di lavoro:

"Rimani con noi".
Lusingato, ma ho risposto:
"Non posso, tra pochi giorni apro un negozio"
"Ah si? Di informatica, ovviamente"
"No, di articoli sportivi".

Eh si perchè nel 97 c’erano ancora le tabelle merceologiche e io avevo la tabella XIV/22 che indicava "articoli sportivi". Quindi NON potevo vendere abbigliamento, se non quello dedicato a qualche sport.

Stavo scrivendo la tesi (era qualcosa come "Modifica di un web server per la caratterizzazione utente") e preparando gli ultimi esami che mi mancavano, ma ormai era tempo di aprire, avevo aspettato fin troppo.

Ricordo quel giorno, ho aperto al pomeriggio. Avevo 10 paia di sci, 10 scarponi, 10 attacchi (all’epoca gli attacchi non erano abbinati per forza allo sci), 10 tute da ginnastica. Il giorno prima, sempre con mio padre, avevo acquistato 100 felpe: 50 riferite a una regata sponsorizzata dalla Merit e quindi bianche e gialle e 50 riferite a una regata sponsorizzata dalla Marlboro e quindi rosse con al scritta in bianco (ne ho vendute un sacco ai ferraristi). Stop, nient’altro. Forse detto così sembra tanta roba, ma vi assicuro che è pochissima. I primi tempi tenevo le luci del retro della parte in fondo al negozio spente per non far notare troppo che fosse vuoto. negozio che era già piccolo di per sè, in pratica è l’attuale reparto scarpe di Piazza Affari.

Parliamo del nome: non sapevo come chiamarlo allora ho fatto un sondaggio tra i miei colleghi di università. Ricordo uno che mi disse:
"Chiamalo SIAMO PAZZI PER LO SPORT oppure SPORT DA PAZZI o una cosa simile, ma la parola pazzo ci deve essere perchè tu sei pazzo"
Io volevo un nome che collegasse lo sport alla mia passione, l’informatica, che ai quei tempi vedeva il boom di internet. Lo chiamai "Sportweb", anche se non ne ero convintissimo, perchè di difficile comprensione.
Nella mia piccola vetrina cercavo sempre di mettere oggetti originali, o scritte strane, per attirare l’attenzione dei passanti.
Una volta feci una vetrina tutta dedicata alla borsa: le scritte parlavano di azioni, obbligazioni, titoli, e in altro avevo scritto "Piazza Affari". Fu mia mamma che mi disse: "perchè non lo usi come nome del negozio? E’ bello".

Già, mia mamma Rita. Fu l’artefice di tante scelte della mia vita. Magari perchè semplicemente anche io ricadevo nello stereotipo italiano del mammone che faceva quello che gli imponeva la genitrice? Secondo me invece perchè mi dava buoni consigli: mi conosceva bene e sapeva cosa mi sarebbe piaciuto, e spesso mi anticipava.

Fu lei che mi disse, quando avevo 11 anni: "perchè non ti prendi un computer?" che mi portò al Commodore 64, all’Amiga per poi finire a fare lo sviluppatore software in C e in PHP presso Banca Intesa.
Fu lei che mi convinse ad aprire, senza la minima esperienza, un pub al Castello Malaspina di Pregola, dove ho vissuto momenti indimenticabili.
Ogni tanto le chiedevo consiglio, anzi no, quelli pochi, ogni tanto le chiedevo delle idee. Era il mio brain storming in miniatura personale. Poi il 90% delle volte litigavamo, perchè eravamo entrambi abbastanza diretti ed entrambi convinti che la nostra idea fosse la migliore in assoluto nell’intero universo. Come quando volevo aprire un bar a Voghera e iniziammo il restauro, quante litigate. Mi mancano le litigate con mia mamma, ne uscivano sempre un sacco di idee, belle discussioni e si finiva sempre davanti a una pizza. 

Ma sto divagando, parlavamo di Piazza Affari. La zona era diversa. In via Cavour si poteva parcheggiare, ricordate? Io avevo una Fiat Tipo grigia e se dovevo scaricare parcheggiavo proprio davanti al negozio, altrimenti in uno degli oltre 300 posti della piazza. Bei tempi, li ricordo con molto piacere. Quanti clienti che a poco a poco mi sono fatto e quanti clienti ho perso. Li vedo in giro, li saluto:
"Ciao, quanto tempo, non sei più passato…"
"Eh no sai, una volta parcheggiavo in Piazza Castello e ne approfittavo per fare un giro da te. Ma non ti preoccupare qualche volta passo"
Ovviamente non passano più. Quasi di fronte a me c’era l’edicola dei giornali e lungo la via tanti negozi che hanno cambiato gestione o che si sono rivoluzionati in questi 20 anni. 

Dopo l’abbigliamento e attrezzatura da sci, o iniziato a tenere felpe, maglioni, capi in pelle (quando andavano di moda nelle mezze stagioni se ne vendevano tantissimi), scarpe da ginnastica, piumini, magliette, e tante altre cose. Negli ultimi anni ho smesso con l’attrezzo da sci. Un po’ mi spiace, perchè sono passati quasi 30 anni da quando, armato di trapano e cacciaviti, ho messo il mio primo attacco di sicurezza, tutto da solo. Ho fatto un tirocinio di quasi un anno, prima osservando, poi aiutando i due "Ski man" del negozio dei miei genitori. Uno dei quali in realtà era una ski-woman, sempre mia mamma (ma lei si definiva ski-man). Un giorno mi annunciano: il prossimo cliente sarà tuo, farai tutto da solo. 
La malcapitata era Roberta, che però è viva e vegeta tutt’ora quindi non sono andato malissimo. 

In questi 20 anni di Piazza Affari ci sarebbero mille aneddoti da raccontare, mille personaggi che hanno ruotato intorno al negozio (amici, clienti, collaboratori, fornitori, pazzi, ladri, vicini di casa, fidanzate, parenti, and so on). E nel frattempo mi permettevo ancora di fare altri lavori (i sopracitati barista al Malaspina e sviluppatore a Banca Intesa) e di fare un’altra università. Lo dico sempre (come lo dicono tutti quelli che hanno un negozio):
"un giorno scriverò un libro".

Per ora mi limito a festeggiare questo anniversario e ad invitare tutti Sabato 14 ottobre dalle 18 per un brindisi, con un dubbio:
HO COMINCIATO PRESTO OPPURE SONO VECCHIO?
Probabilmente entrambi ahahahahaha.
 

La Storia di Voghera

Un libro di Daniele Salerno e Fabrizio Bernini.
Scorre gli avvenimenti successi nella città iriense, a partire dalle tribù liguri in poi.
Sapevate che l’imperatore Ottone II passò di qui?
E che Bovo di Noyers, prima di diventare santo, fu un guerriero?
E che invece il corpo di San Rocco fu fatto rubare dal doge di Venezia?
E il pittore Paolo Borroni dove è sepolto?
Sapevate che sulla Luna (addirittura) c’è un cratere che prende il nome da Giovanni Plana e ci fu un’occupazione russa nel 1799?
Il primo servizio di pulizia delle strade (dallo sterco dei cavalli) fu istituito quando ancora non c’era un sindaco, ma un "mairie", e Arturo toscanini stette un mese e mezzo a Voghera a dirigere "l’Aida" e "La Favorita".
Come si chiamava la famosa "piccola vedetta lombarda" e perchè Carlo Gallini ideò delle banconote?
Tutti conoscono Maserati, ma magari a qualcuno è sfuggito Luigi Callegari o Franco Quarleri.
E infine i più anziani si ricorderanno bene del disastro ferroviario, quelli di mezza età il "caffè alla vogherese" di Sindona, quelli più giovani la sfilata di Valentino e i successi di Flash Parisi, per finire con l’arciere Nespoli.
Insomma, in questo libro c’è veramente di tutto e di più, per capire, per ricordare, per sapere.
In questo modo, quando si transita in piazza Meardi, si va alla piscina Dagradi, o si passa in via Dal Verme, abbiamo coscienza dei personaggi a cui sono state intitolate.

I commercianti di Voghera

Vogheresi, i commercianti sono ANCHE questo. Ogni volta che acquistate a Voghera state contribuendo a: illuminare la città, a renderla più sicura, a creare lavoro in città, a creare ricchezza che si redistribuisce in città, a fare acquisti consapevoli, garantiti, assistiti. L’importanza sociale di un negozio di vicinato va molto al di là di un’offerta speciale. Ci sono valori come qualità, fiducia, rispetto, assistenza, ecc.

E ogni volta che invece acquistare altrove avete perso un pezzettino di credibilità sul dichiarare che "a Voghera non c’è mai niente".

Noi ci siamo, siateci anche voi.

#iocomproavoghera #noicisiamo

 

La Ferrovia Voghera – Varzi

Ma che ne sanno i 2000 della Ferrovia Voghera-Varzi? A dire la verità non ne so neanche io che sono degli anni ’70. Però i miei genitori me ne parlavano sempre del "Trenino". Non era un loro vezzeggiativo, era chiamato proprio così da tutti. Era una ferrovia che partiva dalla pianura per poi proseguire in salita, compiendo in tutto 32 km. Serviva sia ai turisti che volevano raggiungere più agevolmente le località montane, sia i valligiani che volevano scendere in pianura. Il trenino ha svolto "solo" 35 anni si servizio, poi è andato in pensione.

L’idea parte dal lontano, addirittura se ne parlava nel 1897, e poi dieci anni dopo nel 1907, ma solo nel 1928 l’idea iniziò a concretizzarsi. I lavori si svolsero in breve tempo e già nel 1931, il 27 dicembre, la nuova linea fu inaugurata. Dove passava? Beh molti di voi, immagino, sanno che correva lungo quella che da poco tempo è diventata la "Greenway". La stazione di Voghera era vicino a quella delle Ferrovie dello stato, poi attraversava lo Staffora, sorpassava l’attuale SP10 (quella che va in direzione Casteggio – Piacenza) e poi proseguiva verso Torrazza Coste, poi Rivanazzano e infine incanalandosi verso Varzi, Sempre rimanendo sulla riva destra del fiume.

La spesa di costruzione dell’intera opera pare sia stata di circa 35 milioni di lire, che comprendeva la realizzazione del tracciato, la posa dei binari, fabbricati, ponti, cavalcavia, sponde, e paga per i circa 1600 operai. Al giorno d’oggi, un’opera così in tre anni ce la scordiamo, e pensate che nel millenovecentotrenta non è che andavano di escavatori e autobetoniere, ma piccone e badile.

Le stazioni erano: Voghera, Torrazza Coste, Codevilla, Retorbido, Rivanazzano, Salice Terme, Godiasco, San Desiderio, Pozzol Groppo, Cecima, Ponte Nizza, San Ponzo Semola, Bagnaria, Ponte Crenna, Varzi.

La ferrovia veniva utilizzata moltissimo, tant’è che negli anni ’60 viene studiato un piano di ammodernamento e rilancio, ma nel 1965 ne viene stranamente decretata la chiusura.

Il trenino aveva sia carrozze viaggiatori che carrozze merci, alcune magari recuperate durante il percorso, per via di alcuni scambi che agevolavano il lavoro delle imprese locali che volevano caricare il vagone.

Quando la hanno chiusa, i treni sono stati spostati su un’altra linea, sempre della stessa proprietà, mentre i binari sono stati col tempo tolti. Solo fino al deposito militare di carburante di Godiasco sono stati mantenuti, in quanto il tratto fino a Voghera è stato utilizzato fino credo agli anni ’80 (mi sembra di ricordare da bambino che ci fosse ancora il passaggio a livello tra Rivanazzano e il bivio per Salice, di sicuro per tanto tempo ancora ci sono stati i binari).

Nella foto l’abbonamento di mia mamma. Probabilmente doveva fare una supplenza a Bagnaria. 

Nostalgia del futuro

Ho nostalgia del FUTURO perché so che sicuramente sarà MOLTO BELLO

Semantica lessicale di raccolta differenziata

Nei discorsi da bar, ma anche sui giornali, si fa molta confusione tra "differenziata" e "differenziata porta a porta".

Leggevo che prima o poi partirà la "differenziata" in tutta Voghera. Oppure mi sento dire che io sarei contrario alla "differenziata".

No, intendiamoci. Per "Raccolta differenziata", Wikipedia recita: "la raccolta differenziata indica un sistema di raccolta dei rifiuti che prevede una prima differenziazione in base al tipo da parte dei cittadini diversificandola dalla raccolta totalmente indifferenziata. Il fine ultimo è dunque la separazione dei rifiuti in modo tale da reindirizzare ciascuna tipologia di rifiuto differenziato verso il rispettivo più adatto trattamento di smaltimento o recupero che va dallo stoccaggio in discarica o all’incenerimento/termovalorizzazione per il residuo indifferenziato, al compostaggio per l’organico e al riciclo per il differenziato propriamente detto (carta, vetro, lattine, plastica)."

E su questo io sono d’accordissimo. Sono favorevolissimo, è giustissimo e così via di superlativi. A mio avviso bisognerebbe solo migliorare la situazione in questo modo:

  • Mettendo più cassonetti di raccolta differenziata in più punti.
  • Svuotandoli con la giusta regolarità.
  • Insegnare ai cittadini (con corsi, opuscoli, siti internet e tutto ciò che serve) su quale rifiuto vada in quale contenitore (per alcuni oggetti è facile, ho una bottiglia e la butto nel vetro, ma il tappo? il cartone del latte? la confezione delle merendine? il giocattolo rotto?, ecc.)

Poi ci vorrebbe anche un intervento del legislatore che obblighi un po’ le ditte produttrici ad usare meno imballaggi. Non so se ci fate caso, ma ogni volta che fate la spesa avete portato a casa una quantità di imballaggi quasi pari ai prodotti acquistati. Tutto provocato anche dalla mania iper-igienista che fa confezionare i prodotti alimentari quasi ad uno ad uno e dalle politiche di marketing che cercano la soluzione più accattivante.

E fino qui tutto bene. Poi è arrivato qualche genio (del male) che ha inventato la soluzione della raccolta differenziata porta-a-porta. Perchè non mi piace? Ecco i motivi:

  • Non è più comodo che quando ho la mia bella rumenta differenziata io esca e vada a buttarla nel cassonetto differenziato invece che tenermela in casa?
  • Non ricordo mai i giorni in cui devo mettere fuori il tal pattume o il tal altro.
  • A volte non sono a casa. Per esempio: spesso la domenica sera mi fermo a Brallo e quindi il lunedì mattina non posso mettere fuori casa la carta. E così me la devo tenere in casa un’altra settimana. Scomodissimo.
  • Costa meno svuotare un cassonetto, posizionato in un posto fisso, che serve 100 famiglie o 100 bidoni posti davanti a 100 case?
  • E’ bello girare per la città e vedere sempre un bidone di spazzatura davanti a casa?

Quindi non dite: adesso ci sarà la differenziata, perché la differenziata C’E’ GIA’ !
E’ la differenziata porta-a-porta che è una cagata pazzesca.

Ti chiameranno vecchio

Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continui ad imparare resterà giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente giovane.
Henry Ford.

Solitudine primaverile

la solitudine diventa un’ombra che scava nell’anima e io così voglio distruggerla cercando intorno a me solo la musica.

 

 

La Fiera di Voghera

C’è appena stata la "Fiera dell’Ascensione" a Voghera. Vorrei scrivere alcune mie considerazioni. Secondo me…

Sarebbe bello che Voghera avesse una sua "fiera" permanente. Tipo Milano, Pavia, ma anche Casteggio. Insomma una struttura che possa ospitare manifestazioni tutto l’anno. Ad ogni edizione della Sensia (a parte quest’anno, a causa dei tagli) si deve montare e poi smontare la famigerata tensostruttura che costa un fracco di soldi. Non sarebbe bello avere una struttura fissa? Questa sarebbe utile anche per organizzare (come nelle altre città sopra citate) altre manifestazioni durante l’anno: se esistesse una fiera si potrebbe usarla come si vuole, sarebbe uno spazio utile per la città.

A questo punto una domanda fondamentale: dove farla? Bel problema. Farla in uno dei cortili della caserma significherebbe sacrificare una zona di parcheggi fondamentale, anche perché ormai sono praticamente gli unici. E allora dove? Lo spazio del mercato ortofrutticolo non c’è più, l’ex dogana è piccola e ancor più decentrata, Piazza Liberazione (Piazza Castello) è sede di un meraviglioso (sic!) giardino. E quindi? Non saprei. Magari restaurare la parte ancora malmessa della Caserma?

Parliamo della Sensia. Io da commerciante ho notato un particolare, che non so se i miei colleghi hanno riscontrato nello stesso modo: durante i giorni finali dell’Ascensione, contrariamente al solito, c’era gente ANCHE in giro per la città e non solo nel quadrilatero Via Roselli – Via Kennedy – Via Cernaia – Via Gramsci. E questo è SICURAMENTE positivo. Questo sarà dovuto alla mancanza dell’attrattiva degli stand? Può darsi, ma è un segnale, secondo me, importante. Se la festa di Voghera (perchè di questo si tratta) è vissuta anche per le vie del centro giova sia a chi ha delle attività, ma alla città nella sua interezza. Dai, ammettiamolo, sarebbe bello che la festa Patronale di Voghera desse vivacità a tutta Voghera e non solo alla zona della Caserma, che è un pochino decentrata

Come fare? Purtroppo anche in questo caso non ho l’arroganza di avere la soluzione. E non ho neanche la spocchia di dire "ci deve pensare la politica". Dico solo che occorrerebbe pensarci, non dare per scontato che la fiera rimanga solo e solamente all’Ex Cavalleria. La storia ci insegna che le situazioni non sono immutabili. Un tempo il centro della fiera del bestiame (allora importante, anzi fondamentale) era in Piazza San Bovo, se non vado errato. E quelli più grandicell….più anzianott…insomma più vecchi di me ricordano le giostre nella zona del Castello. Quindi non è assolutamente un dogma quello di tenere le cose come sono state finora. Non so, la "butto lì": magari mettere le bancarelle lungo le strade che portano al centro. Dicono: "i gestori delle bancarelle non sono d’accordo". Ok, ma sono loro che decidono a Voghera? Capisco che non bisogna fare un muro-contro-muro (altrimenti non vengono più e sarebbe ancor peggio), ma se la fiera si sposta leggermente si dovrebbero adeguare e alla fine ci si guadagna tutti. Se ci si inventa un "percorso" per far arrivare la gente in Via Emilia, in Via Plana, in Via Garibaldi, in Piazza San Bovo, non sarebbe bello? E offrirebbe la possibilità a chi ha in negozi di tenere aperto, e la possibilità a chi visita la fiera di trovarli aperti.

Mettetevi nei panni di chi viene "da fuori". Arriva a Voghera, parcheggia addirittura nel centro del centro del centro (Piazza Duomo), passeggia nella via principale (Via Emilia) e trova tutto chiuso. Brutto, no? Mi si replica: si, ma i negozi, con le bancarelle davanti alla vetrina, non vendono, anche perché la gente che passeggia è più portata naturalmente ad acquistare magari dalla bancarelle più che nei negozi. Vero sì e no: è sempre una pubblicità. Io da commerciante preferirei di gran lunga avere "da lavorare" la domenica dell’ascensione, invece di essere in giro con gli amici, avere in negozio duecento persone che non acquistano, che tenere chiuso e vedere la mia via (quasi) deserta

Altra idea: e se nel centro del centro (Piazza Duomo) ci mettessimo gli stand? Ma sai che attrattiva? Però "non si può fare" perché montare e smontare gli stand non permetterebbe il regolare funzionamento del mercato bisettimanale. Irrealizzabile. E allora perché non metterci le bancarelle?

Altra nota: secondo voi non sarebbe stato meglio quest’anno se avessero messo tutto ciò che è stato piazzato in Piazzale Fermi nel cortile della caserma e viceversa lasciare il piazzale libero al parcheggio? Le attività dell’Area Fermi erano sicuramente penalizzate (specialmente nel corso della settimana). Un esempio: anche a causa della pioggia, anche a causa della mancanza dell’attrattiva dei fuochi, ma domenica sera ero a vedere nella tensostruttura di Piazzale Fermi i V-Tribute, gruppo eccezionale di Voghera e…c’era poca gente. Ok, mi è andata bene perché ero in ritardo e ho puro trovato il tavolo, ma alle scorse edizioni c’era lo stra-pienone!

Quindi Fabio? Che facciamo? Boh. Diciamo: in un parcheggio rimangono le giostre, nell’altro gli stand e magari con gli anni si restaura un’ala della caserma per fare una fiera "fissa" e le bancarelle in centro.

A proposito della "tensostruttura", avrei un appunto da fare. Il commissario ha tagliato i costi. Ma ricordate che gli espositori (e io ne so qualcosa avendo partecipato a due edizioni) non partecipano gratis, ma al contrario pagano delle belle cifre! Quindi trovo singolare che addirittura si vada in perdita. Se è così la struttura "fissa" a questo punto diventa indispensabile!

Un ultimissimo appunto, una proposta che covo da tanti anni. Gli organizzatori della Fiera dell’Ascensione (il comune o chi per esso) dovrebbe spaccarsi in quattro per far si che IN PRIMIS partecipino aziende (negozi, artigiani, industrie e quant’altro) DI VOGHERA. Perché deve essere UNA VETRINA di eccellenze. Non solo, come negli ultimi anni, eccellenze enogastronomiche (indispensabili nel nostro territorio), ma di tutti i settori. In modo che Voghera ridiventi (perché nei fatti non i sembra più) LA CAPITALE DELL’OLTREPO

Vorrei che un "forestiero" quando arrivi in quei giorni dica: "Perbacco, perdindirindina, quante belle cose ci sono qui!!!!" e non solo "Facciamo un giro sul dondolino e poi mangiamo il panino alle bancarelle", quello lo possono dire in qualunque fiera d’Italia. Vorrei che arrivassero fin dall’Inghilterra per scoprire le bellezze, le qualità, le particolarità, le eccellenze dell’Oltrepo Pavese e della sua capitale.

Le solite cose

Discorsi sentiti e risentiti, e ancora sentiti di nuovo e poi ancora… in questi 18 anni di negozio Piazza Affari.

  • OOOOH FINALMENTE! E’ QUESTA L’ORA DI ARRIVARE? SONO QUI DALLE 9 CHE ASPETTO !
    Signora, la capisco, ma io non ci posso fare niente: il negozio apre alle 9,30 e c’è scritto chiaramente nell’orario affisso sulla porta. Lei potrebbe essere qui anche dalle 6 del mattino, ma non è certo colpa mia.
  • MA VOI VENDETE SOLO COSE PER MAGRI?
    No, signora, se mai è il contrario, se fossimo tutti magri a questo mondo avrei finito le taglie S. Se invece ho finito le taglie XXL è proprio per l’esatto contrario. Ma lo penso soltanto, non glielo posso dire, perché lei altrimenti si offende.
  • MI PUOI TENERE QUESTO MAGLIONE? CIOE’…SE DEVI VENDERLO VENDILO, MA SE NON LO VENDI…ME LO TIENI?
    Questo discorso si commenta da solo
  • CE L’HAI SOLO DI QUEL COLORE?
    Ma di che articolo stai parlando? Se entri e mi dici così come pretendi che io capisca!
  • QUESTE SCARPE MI VANNO STRETTE / SONO FUORI MODA / SONO BRUTTE / MI FANNO SCHIFO. MI FAI LO SCONTO?
    No, scusa, ma se sono brutte… non comprarle e stop, no?
  • BUONGIORNO, VORREI UNA TAL COSA MA NON CE L’AVETE.
    Ma se sei tanto sicuro di te stesso e dici tutto tu…cosa chiedi a fare? Cosa entri a fare?

  • A CHE ORA DOVETE CHIUDERE? 
    Alle 12:30
    AH, MA SONO GIA’ LE 13… TI HO FATTO FARE TARDI. ALLORA TORNO UN’ALTRA VOLTA CON CALMA!
    Eh no, cazzo, adesso compri!
  • MI TIENI QUESTA FELPA, CHIARAMENTE SENZA ACCONTO? PASSO ALLA FINE DEL MESE PROSSIMO, FORSE, MAGARI, PUO’ DARSI.
    Si, come no, vuoi mica anche 5 euro per andare a fare colazione?
  • HO COMPRATO QUESTA GIACCA PER MIO FIGLIO A OTTOBRE, SIAMO AD APRILE E NON L’HA MAI MESSA E ORMAI GLI E’ PICCOLA, LA VORREI CAMBIARE, PRENDO QUALCOSA PER ME.
    Si, certo, e io ad aprile la giacca in piuma foderata in pelo a chi la vendo?
  • HO COMPRATO QUESTA SCARPE, LE HO PROVATE BENE A CASA, MA SONO PICCOLE E VORREI CAMBIARLE.
    Certo, ma dov’è l’etichetta?
    EH, SAI COM’E’, IO APPENA ARRIVO A CASA LE ETICHETTE LE TOLGO E LE BUTTO NELLA STUFA
    Va beh, e la scatola?
    EH SAI COM’E’, IO APPENA ARRIVO A CASA….
    Va beh, ho capito, butti la scatola, ma questa scarpe sono usate.
    NOOOOO, IMPOSSIBILE, LE HO MESSE SOLO IN CASA
    Allora hai una casa un po’ sporchina, visto che le suole sono piene di terra.
  • HO COMPRATO QUESTA GIACCA IN UN ALTRO NEGOZIO, MA NON LA METTO, POSSO LASCIARTELA IN NEGOZIO DA VENDERE? TRANQUILLO, VOGLIO SOLO CINQUEMILASETTECENTO EURO, IL RESTO TE LO TIENI TU.
    Ma certo, se vuoi ti do anche un rene. No, guarda, vai al mercatino dell’usato oppure mettile su qualche sito di annunci.
  • E’ MORTA MIA NONNA E MI HA LASCIATO UNA PELLICCIA DI FAINA DELLE ANDE, VOI LE RITIRATE?
    No, mi spiace
    GUARDA CHE LA MIA PELLICCIA E’ STUPENDERRIMA
    Non lo metto in dubbio, ma non vendiamo pellicce, tantomeno usate.
    MA LA MIA E’ STRABELLA E VOGLIO SOLO SETTORDICIMILAMILIONI DI EURO
    Nooooooooooooo, ma è così difficile da capire?
  • HO PRESO GLI SCI DA UNA FAMOSA CATENA DI ARTICOLI SPORTIVI PRESENTE ANCHE NEI DINTORNI CHE INIZIA PER "DEC" E FINISCE PER "THLON". PUOI REGOLARMI GLI ATTACCHI? NATURALMENTE AGGRATIS.
    Ma certo, e ti regalo anche una sacca portasci e un leccalecca al bambino.
  • PUOI DARMI LE SCARPE CHE MI SERVONO SUBITISSIMO, MA TE LE PAGO QUANDO MI PARE E PIACE?
    Mmmmmm, mi risulta difficile credere che il medico abbia scritto sulla ricetta: "indossare immediatamente un paio di scarpe nuove altrimenti rischi la vita"
  • FACCIO LA SPESA PER 400 EURO, TI DO 3 EURO DI ACCONTO VANNO BENE? MA POI SE ENTRO VENTICINQUE MESI NON RIPASSO O CAMBIO IDEA, L’ACCONTO ME LO RIDAI, VERO?
    Ma si, te li accantono in un fondo pensione privato e ti do anche il vitalizio. 
  • VORREI CAMBIARE QUESTO MAGLIONE.
    Non è possibile, è usato.
    NO, HO SOLO TOLTO LE ETICHETTE, MA LE HO QUI CON ME
    No signora, profuma di detersivo.
    AH MA IO APPENA COMPRO DEI VESTITI PER PRIMA COSA LI LAVO.
    Benissimo signora, ma in tal caso vengono considerati usati.
  • HO VISTO UNA MAGLIA IN VETRINA, CE L’AVETE DI UN ALTRO COLORE E DELLA MIA TAGLIA E MAGARI MI FATE LO SCONTO?
    Quale maglia? In che vetrina l’ha vista?
    AH, NON LO SO, L’AVEVO VISTA L’ANNO SCORSO
    Va beh…
  • BELLO QUESTO CAPPOTTO IN OFFERTA, PECCATO PER IL COLORE O TAGLIA, MA SE TE NE ORDINO UNO ME LO PUOI FAR ARRIVARE?
    Certo, a prezzo pieno.
    EH NO, LO VOGLIO IN SALDO.
    Cosa le devo dire, proverò a spiegare alle ditte che devono produrre un capo apposta per lei al prezzo che dice lei, vediamo cosa mi rispondono.
  • QUESTO CAPO E’ DIFETTATO, NON MI VESTE BENE.
    Eh si, ha parlato la statua greca priva di imperfezioni.
  • HO VISTO UN CERTO PRODOTTO IN UN ALTRO NEGOZIO, ME LO PUOI ORDINARE? MA VOGLIO SPENDERE LA META’
    Ma certo, guarda se vuoi lo vado a comprare io in quel negozio e te lo rivendo smenandoci dei soldi, tanto siamo amici no?
  • HO VISTO IL TAL PRODOTTO NEL TAL NEGOZIO, MA COSTAVA MENO.
    Benissimo, che affarone. Faccia così: le do i soldi e me ne prende due anche per me, ok?

La raccolta porta-a-porta della carta è una cagata pazzesca

Complimenti a quel genio del male che ideato questa furbata. Sarà bella Voghera con la spazzatura davanti alle case (soprattutto quando piove)? E quanto ci costa? Stamattina volevo buttare via degli scatoloni, ma mi sono accorto che hanno eliminato il cassonetto della carta. Genio, chiunque tu sia, avrei voglia di buttarli davanti a casa tua in mezzo alla strada!

Pensierino del giorno

E’ bello formare un bel gruppo, ognuno con le sue competenze, la sua energia, la sua voglia, e collaborare tutti insieme, non per promuovere il proprio interesse personale, ma per quello di tutti. E si "perde" tempo, serate, riunioni, organizzazioni, decisioni…discutendo, ridendo, rifacendo tutto da capo. Messaggi, email, telefonate, incontri, pizze improvvisate, aperitivi. Sempre prendendoci poco sul serio ma facendo le cose molto sul serio, come siamo abituati a fare: con PASSIONE. E la giornata di domenica scorsa al PalaOltrepo lo ha confermato, grazie alla partecipazione di numerosissimi amici che non sto qui ad elencare perché sono troppi e rischierei di dimenticarmene qualcuno. Ho visto talento, ho visto dedizione al proprio lavoro, ho visto divertimento, altruismo, voglia di fare, di partecipare, di esserci. Ho visto PASSIONE. Siamo noi la vera squadra vincente, altro che la politica.

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