(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Quante persone si trovano nella vita?

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 17:24

La mia avventura è quasi finita. Sono sulla Jubilee. Prima sono stato a Covent Garden e poi a Trafalgar Square. Ho preso la underground a Westminster, non ricordandomi di quanto lenta fosse la Circle: non arrivava mai e quando è arrivata era sempre ferma. Infatti, dopo aver recuperato la valigia e aver detto arrivederci a Queensway ho preso la Central / Jubilee e mi sono avvicinato al pub di Mau.

Lo avevo avvertito via Whatsapp e sms, ma senza risposta. Ho aspettato un po’, ma senza risultato. Peccato andare senza salutarlo. Per fortuna alle 4 e mezza mi scrive, è appena uscito. Gli offro un sidro, gli racconto di Anna, un saluto e poi via, eccomi qui.

Si, adesso ho proprio voglia di tornare, dopo aver respirato un po’ di aria del mondo. Quante storie senti qui. Il pizzaiolo di Portici che è dovuto "scappare" in Italia perché il padre stava male e ora è tornato. Il cuoco che si è fatto un mese in Thailandia. Quanti ragazzi italiani nel mondo. Storie, personaggi, ma soprattutto persone. Ognuna col proprio background, i propri sogni, la propria vita. Le esperienze, i viaggi, i lavori. Quante persone ho incontrato nella mia vita? E ognuna mi ha lasciato qualcosa,ognuna mi ha insegnato qualcosa.


Cyberdog a Camden Town ha cambiato sede. Rimane sempre un posto assurdo.

Curiosità di invecchiare

Non si invecchia mai se non si perde la curiosità.

Se ti senti appagato, se pensi di averle viste tutte, se non ti interessano le novità.

Se non ti piace percorrere nuove strade, cercare nuove idee.

Se ti arrendi ai problemi, a cui pensi non ci sia soluzione.

Se la routine ti conquista, se il mondo ti sembra normale così

Sei vecchio.

Tieni viva la tua curiosità. Cerca sempre di imparare, sarai giovane per sempre.

Qualunquemente str___i !

Altra riflessione: ci insegnano che se vogliamo la pensione dobbiamo pagare i contributi, in modo da avere da parte un gruzzoletto per quando ne avremo bisogno. Ci dicono anche che lavorando si mette via il TFR, il fondo per il trattamento di fine rapporto, in modo che quando lasciamo il lavoro ci troviamo con un gruzzoletto. Insistono dicendo che dobbiamo pagare le tasse per la sanità, in modo che, facendo tutti gli scongiuri, se dovesse succedere qualcosa, abbiamo il Servizio Sanitario Nazionale che pensa alla nostra salute. C’è anche chi si spinge a dire che è cosa buona e giusta avere delle assicurazioni (sulla vita, sugli infortuni, ecc) in modo che, in ogni evenenienza, possiamo avere un gruzzoletto che serva ai nostri bisogni. Ma se tutti noi sappiamo queste cose, mi chiedo…

Ma perchè ogni santissima volta che succede un disastro il governo italiano aumenta la stramaledetta benzina? Ma non ce l’ha un gruzzoletto da parte?

Risposta: no, perchè i signori che poggiano il fondoschiena sugli scranni alti del Palazzo utilizzano i (nostri) soldini per comprarsi la villa al mare, la laurea in Albania, l’attico in centro, le vacanze in barca a vela, le feste in Sardegna, le auto sportive, i diamanti, le discoteche, le serate a Lugano, le cene a Portofino. Anzi, quando ci sono questi disastri (come è successo a L’Aquila) ci speculano ancora sopra. Lorsignori dicono che non è così? Non si deve qualunquemente fare del qualunquismo? Bene, chi è senza peccato scagli la prima pietra!

Riserva rosa

Ogni tanto i giornalisti tirano fuori la solita storia delle "quote rosa": in politica, nelle aziende, ecc.

Si discute sul fatto che ci siano poche donne nei posti di potere e si vorrebbe far si che, per legge, alcuni posti siano riservati alle esponenti del gentil sesso.

A me sembra una stupidata.

Addirittura a Milano hanno osservato che ci sono molte più vie intitolate agli uomini che alle donne e si propone di fare una rivoluzione toponomastica.

Io dico: ma veramente le donne sarebbero d’accordo con questo? Non sarebbe umiliante? Io non sono né maschilista né tantomeno femminista. Ritengo che le donne e gli uomini siano diversi, che ognuno svolga un proprio ruolo nella società che non si confonde con l’altro sesso. E questa è una cosa positiva. Ci sono cose "da uomini" e cose "da donne", oggettivamente. Poi ci sono le eccezioni, come è naturale che sia, ma è bello quando una donna è "donna" e un uomo è "uomo".

Intendiamoci: non sto parlando di lavori, professioni, o ruoli: una donna è "donna" anche quando è presidente di un CDA di una grande azienda. Sto parlando di stile, di modo di fare, di essenza.

Per tutto il resto, sono assolutamente convinto che le donne e gli uomini siano assolutissimamente identici, entrambi potenzialmente pronti per posti di comando di qualunque tipo. Ma questi posti vanno conquistati, a mio parere. Le quote rose non servono a niente.

Vi faccio un esempio: nell’ultimo governo Berlusconi c’erano tante ministre. La Gelmini mi sembrava qualificata per fare il ministro, altre magari un po’ meno, quindi avrei preferito che al loro posto ci fosse stato qualcun altro, donna o uomo che fosse. Quindi è inutile "imporre" per legge le donne, sarebbe per giunta molto dequalificante: sarebbero sempre sospettate di essere lì in quanto donne e non in quanto persone valide, e questo non lo trovo per niente giusto.

Un po’ come fossero create delle "riserve indiane", per dare un contentino. Insomma, un’ennesima follia partorita dal "politically correct" (politica che io odio fortemente, se non si fosse ancora capito, e che invece la sinistra ama tanto… chissà poi perchè, pensano forse che il fatto che inizino i loro comizi con "italianE e italianI" li faccia apparire migliori di quanto siano?  La solita supponenza del primato morale alquanto campato per aria….)

Il profumo dei posti

Sai cosa manca, nel vivere in città? I profumi. Quando vivevo sui monti, come Heidi, nel mio imperituro gironzolare dovuto alla curiosità e al non voler mai star fermo, passavo tra boschi, prati, cascine, stalle, fossi, cantine, torrenti, rocce, ecc. E ognuno aveva un profumo diverso. Cose che in città non si sentono, la città è abbastanza asettica, vivi in posti chiusi e ti muovi su strade senza profumi.

Non si sente il profumo della pioggia che è appena finita, il profumo delle violette e delle primule, il profumo della terra. Eh si, non lo sapete? La terra ha un profumo tutto suo, e ogni terra ha il proprio. Le zappe ne sono intrise, così come i rastrelli sanno di fieno e le accette di legno. In città non si sente il profumo degli aghi di pino, quelli verdi. E non succede neanche di passare in bicicletta sopra cumuli di aghi di pino secchi, e di liberarne il profumo. La terra ripida vicino ai ruscelli, il trifoglio, persino le panchine o le fontanelle, ogni cosa aveva un profumo. Il profumo dlele pigne, che varia a seconda siano appena cadute o siano secche, nel qual caso diventa simile al profumo del legno. I rami secchi delle conifere hanno un profumo diverso dag.i altri. E ogni erba ha un prfumo tutto suo, per non parlare dei rovi delle more. Eh si, potrei elencarne veramente tanti.

Qui purtroppo non c’è niente di tutto questo, l’olfatto serve a poco, al limite per sentre gli odori, ma è quindi abbastanza sprecato.


 

Vetrata della chiesa di Brallo

 

Cimiteri

Non so a voi, ma a me i cimiteri non danno tristezza. Cioè quando mi capita di esserci non mi assale quel senso di malinconia o peggio di paura o di un qualche malessere nostalgico. Non è neanche indifferenza. E’ un luogo dei ricordi, dove c’è la "storia". Mi piace guardare le foto, e perdermi nei pensieri, cercando di indovinare chi fossero e cosa facessero quelle persone. Ognuna di loro avrebbe una storia da raccontare. Uomini donne giovani vecchi bambini.
Come dicevo la cosa non mi impressiona, non mi fa fare brutti pensieri, anche perchè è solo un posto dove aleggia il ricordo, anche dopo aver visto decine di film di zombi e robe simili non mi sconvolge l’idea di essere circondato da cadaveri. I corpi dopo un po’ non esistono più, quello che rimane è la memoria. E mi da un senso quasi di pace quello di poter rivolgere i miei pensiere a persone che non ci sono più, senza paure, senza commozioni, senza false ipocrisie.

Motivi della crisi

Si fa tanto parlare di crisi… ma c’è ? C’è stata? E’ finita? Ci sarà? Io vi porto l’esperienza che vivo sulla mia pelle, con alcune riflessioni.

Da me in negozio la crisi si sente. Da un anno a questa parte le vendite sono calate parecchio e i guadagni ancora di più. Questo perché, per cercare di aumentare le vendite, ho diminuito i ricarichi. Il problema non è che le vendite sono diminuite, talvolta sono proprio crollate! Quali sono i motivi?

  1. La crisi. La crisi indubbiamente c’è e c’è stata. Molte imprese hanno ridotto le spese, tra cui quella del personale, che ha creato un’interruzione o una diminuzione di flusso di capitale circolante. Meno stipendi, meno euro che girano e quindi meno euro che possono finire nel mio cassetto. Se volete il mio parere è tutto vero, anche se di dimensioni minori rispetto a quello che ci vogliono far credere. Anche perché, siamo sinceri, in molti settori i prezzi sono addirittura diminuiti.
  2. I media. I giornali e le tv continuano a parlare di crisi. Così, anche chi il lavoro ce l’ha e non ha subito tagli allo stipendio, per timore di questa ventilata crisi sta più attento nelle spese. Questo succede in alcuni settori. In altri, come il lusso, i viaggi, l’elettronica di consumo, i capi griffati, non hanno assolutamente risentito di questo, anzi talvolta il giro d’affari è aumentato. Da me sono solo aumentati i rompiscatole che chiedono sconto.
  3. Il clima. Diciamoci la verità, non è un modo di dire quando diciamo che non ci sono più le mezze stagioni: ormai mettiamo i capi estivi e subito dopo passiamo a quelli invernali e viceversa. Questo ha eliminato una vasta fetta di prodotti che prima si vendevano parecchio, come ad esempio i capi in pelle, che sono il classico abbigliamento da mezza stagione. Inoltre nei mesi di cambio stagione, come settembre, i clienti non vogliono più capi della stagione precedente (estivi) ma non vogliono ancora quelli della stagione futura (inverno). Pertanto… non comprano nulla e aspettano.
  4. Il gioco. Sembra un’idea stupida, ma seguite il ragionamento: si parla di crisi, la gente ha paura e quindi cosa fa? Si lascia tentare dall’illusione della fortuna coi giochi e giochini. E infatti le varie lotterie, lotto, enalotto, macchinette, scommesse, poker e chi più ne ha più ne metta hanno avuto un netto aumento. Questi, signori, sono tutti soldi che erano nelle tasche della gente e che avrebbero potuto finire nelle tasche dei commercianti. Se uno ha 100 euro da spendere e le spende in superenalotto et similia, ovviamente non le avrà più da spendere per comprarsi un bel piumino.
  5. La concorrenza. La mia zona è stata dimenticata per anni e anni dalle grandi catene distributive. Quando ero ragazzino e ancora quando frequentavo l’università guardavo con invidia le zone a nord di Milano, che  pullulavano di grandi centri commerciali. Ora, da una decina d’anni, queste catene stanno colonizzando sempre più anche l’Oltrepo Pavese e le terre limitrofe. La gente è sempre quella, i soldi son sempre quelli, quindi se la gente li spende da una parte non può spenderli dall’altra. Oltretutto sta lentamente cambiando la mentalità degli acquirenti che preferiscono recarsi presso questi centri dove si ha maggiore scelta e magari comfort (parcheggi, climatizzazione, ristorazione, ecc). Per i negozi è sempre più dura.
  6. La politica del centro. Ormai in quasi tutte le città e cittadine si sta seguendo questo schema: abbellire la città con parchi, vialetti, piante, zone pedonali; spostare ed accorpare i servizi in luoghi più facilmente raggiungibili. In questo modo le città sono sicuramente più belle da vedersi, ma sono più vuote. Chi prima parcheggiava e girava per le città, magari entrava nei negozi a fare qualche acquisto. Ora i parcheggi sono quasi un sogno e i servizi sono decentrati. Che motivo avrebbero i potenziali clienti di vivere il centro città? Quasi nessuno.
  7. Io. Tra i vari motivi mi ci metto anche io: sono antipatico, rompiballe, antico, sciatto, fuori moda. Insomma è out venire da me in negozio. Oppure è troppo in, dipende dai punti di vista.

Cosa è importante

E’ successo tanto tempo fa, ma potrebbe essere anche oggi. C’è un signore dal’accento milanese che mi telefona perchè ha visto un bel piumino in vetrina. Arrivo lì, apro il negozio e glielo faccio vedere. Noto la sua auto, una sportiva cabriolet che deve valere un sacco di soldi. Guarda gli altri piumini, con fare un po’ da bausciotto della Brianza. E’ un tipo tutto firmatissimo e cerca solo cose di marca. Non pensate ad un tipo borioso e snob, era semplicemente "milanese", ma gentilissimo ed  educato. Insomma una persona con cui è un piacere fare affari. Il piumino sarebbe per la moglie, e mi chiede se posso aspettare: lui sarebbe andato a prenderla entro pochi minuti. Lo aspetto. Arriva e parcheggia in mezzo alla strada. Che sborone, penso io. Entra e mi chiede se posso portare il piumino di fuori per farlo provare alla moglie. Che sborone, ripenso io. Invece no, noto una carrozzella piegata sul retro dell’auto. infatti la moglie non cammina, lui la aiuta ad alzarsi e ad appoggiarsi all’auto. Il piumino non va bene, è troppo grande e quindi non lo comprano profondendosi in scuse. Però non importa, avevo comunque imparato una cosa: al di là di tutti gli sfizi e le apparenze, le cose importanti sono altre, e mi ha fatto ancora più piacere aver avuto a che fare con quelle persone.

Lovere

Ma secondo voi è normale che a Lovere, simpatico e ridente paese in provincia di Bergamo, sul Lago d’Iseo, che dista 16 km da Boario Terme e una settantina da San Pellegrino, nel baretto sul lungolago vendano l’acqua Lilia, che sicuramente è buonissima e ha tutte le caratteristiche che servono a farne una grande acqua, ma è imbottigliata a Rionero, provincia di Potenza, a 864 km !!!! Mah…

Rivoluzione


Giacomo Balla 1912
Dinamismo di una cane al guinzaglio

Tempo fa chiacchieravo con Franco e parlavamo del fatto che ci sono un sacco di lavori che si stanno perdendo. Ma non stavamo parlando della congiuntura sfavorevole che, in questo periodo, mette a repentaglio (o addirittura elimina) parecchi posti di lavoro. Il nostro era un discorso più ampio. Lui sostiene che le nuove tecnologie rubano lavoro ai lavoratori in quanto, per fare un lavoro che prima richiedeva molti addetti ,oggigiorno, sempre più, ne bastano molti meno. In gergo si dice che la tecnologia aumenta la produttività. Vuol dire che a parità di dipendenti si rende di più, e quindi, per mantenere la stessa produzione, occorrono meno dipendenti. E quindi, secondo il mio interlocutore, si perdono posti di lavoro (e fin qui gli do ragione, è oggettivamente vero) che non vengono in nessun modo rimpiazzati. E su questo non sono per niente d’accordo. A parer mio il suo è un discorso sicuramente sorpassato.
La storia insegna: ai tempi della rivoluzione industriale gli operai licenziati si rivoltavano contro i loro ex datori di lavoro bruciando le fabbriche e distruggendo le macchine. Ma questo è servito a fermare il progresso? No, anzi alla fine è stato il progresso che, bonariamente, ha migliorato la vita delle persone. E la gente che lavori fa? Altri. Portando il discorso ai giorni nostri, io credo ad esempio che la produzione, in Italia, abbia vita breve. Le grandi attività produttive sono destinate, chi prima ci dopo, a terminare. Rimarranno piccole produzioni di qualità e di nicchia. Su questo siamo molto forti. Ma sulle grandi produzioni di massa non possiamo più competere. E quindi? Gli operai che faranno? Faranno altro. Così come ogni giorno muoiono tanti lavori, ne nascono tanti altri. L’uomo moderno ha delle esigenze che solo 50 anni fa era impensabile avere, sia perché non esistevano, sia perché non si avevano le possibilità. Ora può permettersele grazie al tenore di vita attuale. E quindi ci sarà gente che gliele fornisce. Ogni minuto nascono lavori che prima non esistevano, in qualunque settore: nei media, nell’informatica, nella comunicazione, nei servizi economico-finanziari. Ma anche nell’agricoltura, nell’artigianato, nell’edilizia, e in mille altri settori.

Certo, il mio è un discorso accademico, come quelli che fanno i grandi professoroni che parlano per massimi sistemi e non escono mai dal proprio studio ovattato. Io mi rendo perfettamente conto che se andiamo nello specifico, se analizziamo ogni situazione, le cose sono molto più difficili. Se sei un operaio di 50 anni e ti lasciano a casa, è difficile che ti reinventi come esperto del factoring o decidi di aprire un asilo-nido o cose simili. Magari hai anche dei figli in età “di spese” (cioè… sempre !!!). E li son dolori.
Il mio era solo un discorso generale, per dire che il mondo del lavoro non è destinato a scomparire per colpa delle nuove tecnologienulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma
 

 

Notte di marzo

E’ da poco passata mezzanotte di questo giorno di Marzo. Nei giorni scorsi sembrava essere arrivata di brutto la primavera, ma il tempo pazzerello da copione ci ha fatto lo scherzetto e abbiamo tirato fuori ancora i piumini dall’armadio. Un anno fa ero in dirittura d’arrivo per la laurea in economia. Giorni fa un’amica mi ha detto, parlando di studi universitari: "tu hai già data, e forse fin troppo"… boh, senza false modestie che non mi sono congeniali (perlomeno in questi discorsi notturni tra me e me)… a me non sembra. Cioè io ho sempre fatto quello che mi sentivo di fare, non mi sembra di aver fatto mai l’impresa eccezionale (quella di cui parla J Ax degli Articolo31 in questa canzone.. qualcosa di "unico e di grande"). Boh… Elisa mi dice che sono più forte di quello che penso di essere, può darsi.. Io non dico che non ho fatto nulla nella mia vita, tuttaltro, a me sembra di aver fatto un sacco di cose, tantissimissime. E altrettanto tantissimissime vorrei farne ancora, anzi mooooooooooooooooooooolte di pù (ma mooooooolte). E’ che… beh forse è proprio questo il punto. Per quella strana convenzione sociale, quel abituale modo di pensare, le "imprese eccezionali" sono, appunto, eccezionali e quindi soggette ad eccezione. Io non la penso così: ci sono tante cose che si possono fare semplicemente utilizzando un modo di pensare diverso dal solito. "Think different", ci dice quel genio di Steve Jobs. E perchè lui è un genio? Proprio per quello, perchè lui riesce a vedere le cose anche dove non ci sono, ad utilizzare le cose in modo diverso. Il lettore mp3 è già stato inventato? E lui inventa l’iPod, un concetto differente di ascolatare gli mp3. Il telefonino l’ha inventato guglielmomarconiitalianopremionobelnelmillenovecentonove? E lui lo reinventa con l’iPhone, che non è un telefonino, è un concettonuovo. Io non pretendo e non sono certo un genio, ma mi piace moltissimo questo approccio alla vita che mi circonda: think different. Vuoi fare una cosa? Falla. Non è fattibile attraverso i canali tradizionali? Inventati un "hack". Sapete cos’è un hack? E’ un "trucco", o meglio è un metodo per un diverso utilizzo delle cose. E’ da quel termine che deriva la parola "hacker". Gli hackers sono persone che utilizzano strumenti (solitamente o prevalentemente  informatici) in modi per i quali non erano stati pensati. Un po’ come faceva mecgaiver nei telefilm. E a me piace vivere così: mi viene un’idea? Vedo se riesco a realizzarla, sfruttando quel po’ di fantasia che Madre Natura mi ha regalato per trovare soluzioni alternative. Se riesco bene, altrimenti non mi cruccio: sto benissimo già come sto.

E due anni fa? Beh nel 2007 ero preoccupato per cosa fare nella stagione estiva, visto che avevo deciso di non ripetere l’esperienza all’estero del 2006 (per nmila motivi). nel 2006 mi preparavo ad andare in Inghilterra (contavo di non andare a Londra dove invece poi sono finito), nel 2005… boh? forse pensavo agli esami dell’università. And so on… E nel quipresente 2009? Beh ragazzi, innanzitutto diciamo che sono una persona felice. Si felice, in fin dei conti ho tutto ciò che una persona potrebbe desiderare. Ho l’ottimismo (Giannniiiiiiii l’ottimismo volaaaa). Ho la salute. Ho la mia famiglia. Ho i miei amici. E ora ho anche Elisa. Cazzo ragazzi (e scusate il turpiloquio, ma quando devo sottolineare una cosa mi viene quasi spontaneo) ora ho proprio tutto.

Con questo non dico che mi sento appagato. O che non ho obiettivi da raggiungere. Tuttaltro. Io mi sento sempre stimolato, sempre col desiderio di raggiungere qualcosa. E oggi ancor di più. Ho altri obiettivi sempre nuovi da raggiungere. Alcuni importanti ed altri meno. E quelli meno importanti, anche se magari più appariscenti… come al solito… se li raggiungo bene, altrimenti… fa lo stesso. Ma è troppo divertente avere degli stimoli e delle idee sempre nuove… e poi mi piace pensare differente

Grazie mille

Lo hanno fatto. Era come vivere a Los Angeles: lo sai che prima o poi arriverà il terremoto, ma speri sempre che non arrivi. E invece, dopo tanto parlare, lo hanno fatto. Hanno iniziato il lavori per trasformare il parcheggio di Piazza Liberazione (aka Piazza Castello) a Voghera in un giardino. Che bello, direte voi. E come no, un bel giardino davanti ad un castello fatiscente e malmesso. Un giardino dove i cani potranno fare i loro bisogni, i pusher potranno agire indisturbati, gli ubriachi portanno vomitare e perchè no, magari anche un po’ di drifting con gli scooter. Sono pessimista? Beh vedremo. Quello che so per certo è che hanno tolto un mucchio di parcheggi in pieno centro. Mi vengono a dire: ma abbiamo messo i parcheggi nell’altro cortile della caserma. Si ma forse non avete pensato ad una cosa: quelli che in centro ci devono venire per forza si adegueranno, quelli che venivano per fare un giro o per piccole commissioni non ci verranno più. Fossi io col cavolo che ci verrei, andre bel bello all’Iper dove trovo il parcheggio che voglio e tutti i servizi che voglio. Mi secca ripetermi, ma poi quando non ci saranno più i negozietti saranno cazzi per tutti, e forse sarà troppo tardi. Comunque grazie mille a chi ha preso quasta decisione, anzi dirò di più, anche un bel VAFFANCULO!!!

Serravalle

Fino a pochi anni fa quando dicevi "Serravalle" intendevi l’autostrada, l’A7, comnemente detta, appunto, la "Serravalle". Ora parli dell’Outlet. Infatti in quella zona del Piemonte, tra Serravalle e Novi Ligure, patria del cioccolato, ha aperto i battenti il primo Outlet Center della moda in Italia. Nei giorni scorsi sono andato a farci un giro, ecco il resoconto:

 

di Fabio Tordi (esperto di costume)   di Fabio Tordi (esperto di marketing)

Non sono un frequentatore dell’Outlet, come invece molti nella mia zona. Sono venuto un paio di volte appena aveva aperto e un paio di volte successivamente. Esco dal casello di Serravalle e imbocco la strada in salita. Ricordo benissimo, una decina di anni fa quando con amici siamo stati alla discoteca Palace, covo di truzzi e musica techno, che talvolta trascendeva in hard core. Qualche anno dopo ha chiuso e l’hanno trasformata in una sala Bingo. Che tristezza. Ora c’è l’Iper, e dietro hanno sbancato un’intera collina x costruire un altro centro commerciale dove piazzare i grandi nomi della GDO specializzata tipo Pittarello, Euronics, ecc. E non solo, stanno ancora costruendo un posto altrettanto grande. Bella o brutta che sia questa è la realtà. Negli anni ’70 un neologismo chiamava l’improvviso boom edilizio spregiudicato "rapallizzazione", ora potremmo coniare il verbo "serravallizzare".

Son passato davanti al nuovo centro, ma non mi andava di entrare: d’altronde perchè venire fino a qui x andare in negozi che si trovano ovunque? Allora ho parcheggiato dietro al Designer Outlet. Ogni passo che compivo non faceva che aumentare la mia amarezza: che posto squallido e triste. Una sequenza di negozi dove la gente è convinta di fare affari. Ti fanno gli sconti. Si come no? Nel negozio Reebok ho visto un paio di scarpe a 49 euro che io ho fatto fatica a vendere quest’estate a 15 euro. Ormai il mondo dell’abbigliamento sta dividendosi come una forbice: i prodotti non di marca costano spr meno e quelli di marca spr di più. Siamo onesti: il prezzo corretto e sincero per un paio di jeans sarebbe di circa 40 euro. Invece al mercato li trovi a 10 euro e quelli di marca costano oltre i 100 euro. Certo, i prodotti griffati dovrebbero essere di qualità migliore, e quasi sempre lo sono, ma la differenza qualitativa non giustifica in nessun modo l’enorme differenza di prezzo. Io personalmente non sopporterei di indossare un maglione come fosse una reliquia solo perchè l’ho pagato magari 150 cucuzze. Preferisco un bel maglione, di qualità, pagato 30 euro. Così magari durante l’inverno me ne compro anche 4, non sono costretto a girare sempre con lo stesso. Ma io sono strano. E poi un maglione a 150 cucuzze mi sembra uno schiaffo alla povertà.

Il mio stile è inside, non permetterei minimamente di essere  giudicato per ciò che indosso. Così come non mi permetterei di giudicare una persona per quello che porta.

Sono arrivato al "centro", dove c’è la fontana. Anche quella aveva un sapore di finto che mi seccava la gola, seppur fosse piena d’acqua. Ma come si fa, dico io, a passar giornate in quel paese dei balocchi? Pinocchio apri gli occhi per favore. Eppure è così. Questi furbi signori hanno creato città-stato, dove possono fare gli orari che vogliono, 7 giorni su 7. E la gente, invece di farsi le belle passeggiate di una volta, passa le domeniche pomeriggio a mangiarsi un fintogelato seduti su una fintapanchina in una fintavia del fintovillaggio. Sembra di stare a Legoland, è l’aberrazione del consumismo.

Proprio mentre venivo qui alla radio parlavano di outlet e un radioascoltatore diceva che al suo paese, da quando hanno aperto uno di questi centri, i giovani più trendy si tengono lontani dalle marche ivi proposte perchè altrimenti si dice che "sei vestito all’outlet". Non vorrei sembrare antico se dico "ma dove siamo arrivati?". Ormai la marca ha raggiunto una dimensione tale che non lascia più spazio alla qualità reale del prodotto. Che solitamente viene fatto in Cina. O dai cinesi di Prato…

Beh ragazzi, coi Lego mi piace giocarci, ma preferisco vivere nel mondo reale, i miei centocinquanta euro per un paio di braghe non li avranno mai (con la presunzione poi di farmi anche lo sconto!!!!). Preferisco spenderli per andare fino a Vernazza a mangiare il gelato.

 

Ho sempre avuto la passione dei centri commerciali, mi affascinano. In un solo posto puoi trovare tante cose. Inoltre per me che sono cresciuto in un paesino, il centro commerciale ha un appeal ancora maggiore. Quando ne vedo uno fatico a non entrarci, giusto solo per fare un giro. Tempo fa son passato a Serravalle e ho notato che dopo l’Outlet e l’Iper, ha aperto un altro centro e nuove costruzioni stanno nascendo. Certo che dovrebbero pagare una fee di ingresso x la geniale idea di Mc Arthur Glen di costruire li, a ridosso delle autostrade, in un luogo facilmente raggiungibile dalla Liguria, dal Piemonte, da Milano e dall’Emilia. In Italia non si era mai vista una tale concentrazione di quelli che una volta si chiamavano spacci aziendali. In questo modo il cliente ha la possibilità di trovare realmente ciò che vuole.

Il centro è organizzato molto bene. ha tanti bei parcheggi che lo circondano, in modo da essere facilmente raggiungibile da tutte le direzioni. Ogni passo che compivo non faceva che aumentare la mia soddisfazione: che posto strabiliante e unico. E’ stato realizzato come un villaggio, con vie lastricate, fontanelle, panchine, edifici simili ma non identici, per ricreare un ambiente familiare e dare al visitatore un’idea di benessere. Chi ci va si sente essenzialmente prima un ospite che un cliente. Non si ha la sensazione di essere in un santuario del consumismo, ma in un paese delle favole, dove ciò che desideri è lì a portata di mano… e di portafoglio. Ogni ditta presenta le proprie collezioni precedenti fortemente scontate.
I negozi vanno da quelli di moda chiccosa, a quelli di sportswear, fino alle marche più giovani, sportive, eleganti, ecc. Insomma c’è di che soddisfare i gusti di tutti, anche dei più esigenti. Perchè lo stile di ciascuno è importante e l’abbigliamento è un biglietto da visita.

Comunque ancora complimenti agli ideatori, finalmente non si è più costretti a perdere giornate alla ricerca del capo che si aveva in mente, gironzolando nei caotici centri delle città. Qui, a pochi minuti di autostrada, senza problemi di parcheggio, hai tanta di quella scelta che è quasi impossibile non accontentare i tuoi gusti. Prova ne è il grande successo che ha avuto.

Immagino che i prezzi degli affitti siano altini, ma il fatto di essere aperti 7 giorni su 7 e soprattutto quello di attirare una così vasta clientela, ripaghi ampiamente delle spese sostenute. Noto che c’è sempre il negozio della Slam, marca genovese di abbigliamento "da barca". Prima dell’apertura del Designer Outlet capitava spesso di fare degli stock per il mio negozio. Ora invece gesticono le rimanenze tramite il negozio di Serravalle. E guardando i prezzi capisco il perchè. Una polo "in offerta" a 40 / 50 euro?? Grandiosi. Potenza del marketing. Ecco la leva capace di sollevare il mondo degli anni 2000. L’idea, lo stile, il brand. Siamo tutti un po’ fashion victims come diceva il rimpianto Franco Moschino, che prima ancora di esser stato uno stilistia era a mio avviso un guru del marketing.  Ricordo ancora quando aveva lanciato una linea con scritto "MOSCHIFO" (leggetevi questo). Che stile. Adoro queste cose, è come il sogno amerciano, dimostrano che chiunque, grazie ad una brillante idea, possa raggiungere il successo.

Devo tornarci più spessi in questi posti, mi danno un sacco di vibrazioni positive e un’infornata di ispirazioni.

 

Boom edilizio

A Brallo e dintorni in questi ultimi anni sembra che ci sia un nuovo boom edilizio. Negli ultimi 25 anni non si era assistito praticamente a quasi nessuna nuova costruzione. Da un po’ di tempo in qua invece le case nascono come funghi. Solo a Brallo capoluogo hanno costruito una serie di villette, una casetta e un paio di palazzine. Ma la domanda è questa: come mai continuano a costruire case e invece in giro c’è sempre meno gente? Strano eh? Dovrebbe essercene di più invece ogni anno peggiora. Siamo in agosto. Quando ero bambino non c’era neanche spazio per girare a piedi, adesso si vede solo qualcuno al mattino che fa la spesa, poi verso mezzogiorno sembra che ci sia il coprifuoco fino alla sera. Dopocena la morte. Nessuno. O quasi. Che amarezza. Eppure, continuano a costruire case.
Io qualche idea per ripopolare Brallo ce l’avrei… ne riparliamo nel post di domani


 

L'uovo di colombo

Tempo fa ero su al Castello Malaspina e parlando con Marco mi ha dato l’idea per qualche post. Il primo ve lo esplico subito, gli altri vedrò di implementarli prossimamente.

Il primo argomento è questo: ma dove cavolo sono i piccoli dei piccioni? Mi spiego meglio: avete presente i piccioni? Quei rompipalle di uccelli che ci ritroviamo in ogni città. Quelli che quando sei bambino li ami perchè ti diverti ad inseguirli o a dargli da mangiare, ma poi quando sei grande vorresti ucciderli tutti perchè come minimo ti scagazzano sulla macchina.

Ebbene: avete mai visto un nido di piccioni? Chi l’abbia visto alzi la mano. E soprattutto: avete mai visto dei minipiccioni? Si insomma i figli del piccione? Mai visti, in giro ci sono solo gli adulti. E quindi, dopo il mistero dei cinesi che non muoiono mai, il mistero dei piccioni che nascono adulti. Boh? Aspetta che guarda su Wikipedia…. non non dice nulla al riguardo. Beh il mistero si infittisce, se qualcuno ha delle news mi faccia sapere.

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