(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: July 2025

Cantù

Dopo il Marco Ranzani di Cantù che aveva il Cayenne con sopra il divano…. Ce l’abbiamo anche noi!

Vaaaaaaaaa beeeeeene!

Il giardino dei ciliegi

Ho appena terminato la lettura de “Il giardino dei ciliegi” di Anton Cechov e, come spesso accade con le opere teatrali, mi sono ritrovato a riflettere sul loro vero “habitat naturale”: il palcoscenico.

Devo ammettere che, sebbene io preferisca l’esperienza della rappresentazione dal vivo, mi sono comunque immerso nella lettura cercando di visualizzare le scene e i personaggi. L’aiuto delle fotografie della storica messa in scena del 1974 di Giorgio Strehler è stato un valore aggiunto, ma l’emozione della diretta è, a mio avviso, insostituibile. Le opere teatrali nascono per essere interpretate, vissute e condivise in un momento unico e irripetibile.

Ma veniamo alla storia. “Il giardino dei ciliegi” ci trasporta nella Russia dei primi del ‘900, raccontando il declino di un’aristocrazia ormai in disgregazione. È una narrazione malinconica, priva di clamorosi colpi di scena, ma densa di un’intensità emotiva che pervade ogni pagina.

Non ho tempo

Beato te, Fabio, che non fai un ***** e hai tempo per leggere.

O per fare dei giri.

O per scrivere. Per fare dei corsi. Per fare cose. Per vivere. Per fare nuove attività. Io invece, che lavoro, che ho una vita, una famiglia, degli impegni, NON HO TEMPO.

Mica come te Fabio, tu si che vai bene, bella vita!

Le vergini del male

Ho letto questo libretto del 1973, “Le vergini del male”, di Jack Hunt, libro sconosciuto di autore sconosciuto di una collana sconosciuta, di un editore semisconosciuto. Perchè lo hai fatto, direte voi? Perchè ho talmente tanto arretrato di libri che a volte non riesco a scegliere e scelgo a caso. Così possono venirmi in mano queste “perle”.

Arriviamo al commento: librettino scritto credo in una settimana, molto banale, scontato, pieno di luoghi comuni. Va bene, l’ho finito in una settimana, ma solo perché avevo poco tempo, altrimenti lo potevo tranquillamente finire in un viaggio in treno.

Avanti il prossimo.

AN AMERICAN TRIP 9

Oggi è lunedì e la sveglia suona presto. Facciamo colazione nel nostro “appartamento” temporaneo e saliamo a bordo di “America“, la nostra fidata auto a noleggio (il nome è stato scelto da Leo con uno slancio di fantasia), per dirigerci verso la Valley of Fire. Dopo circa un’ora di viaggio sulla Interstate 15, eccoci immersi nel paesaggio desertico del Nevada.

Il caldo è opprimente, ma la bellezza delle rocce rosse ci ripaga. Ci fermiamo ad ammirare formazioni rocciose dalle forme bizzarre, come l’Elephant Rock, per raggiungere la quale affrontiamo un breve sentiero sotto il sole cocente. Il parco è magnifico, ma il caldo è davvero insopportabile, credevamo di morire. Il Visitor Center, con la sua aria condizionata polare, è un’oasi di refrigerio. Qui c’è pure qualcosa di gommoso da mangiare, meglio di niente.

Di ritorno a Las Vegas, facciamo tappa al famoso Pawn Shop di Rick Harrison. Siamo da Rick, siamo da Rick! La realtà, però, è un po’ diversa dalla TV: il negozio è più piccolo di quanto immaginassimo e Rick non c’è, ormai compare solo per qualche minuto al giorno per firmare autografi e fare selfie.

Tornati in hotel, ci accorgiamo di aver dimenticato gli anelli! Ci lanciamo in una frenetica ricerca nei centri commerciali, finché non troviamo due anelli in offerta speciale per meno di 30 dollari.

Dopo un breve riposo, ci prepariamo per la nostra “cerimonia” a Las Vegas. Non vi dico la faccia della signora delle pulizia che stava bussando mentre uscivamo quando ci ha visti agghindati da Darth Fener (AKA Vader), Principessa Leila (AKA Leia) e Baby Yoda (AKA Grogu). Una limousine ci porta alla Graceland Chapel, dove un Elvis in grande spolvero celebra il nostro matrimonio in stile lasvegiano, tra risate e battute (noi non capiamo quasi nulla, ma ci divertiamo un sacco). Scopriamo anche che sua moglie è abruzzese!

L’idea di tornare a piedi in hotel svanisce presto: la distanza è notevole, i nostri costumi sono pesanti e Leo è già esausto. Ci faciamo riportare dalla Limo e ci cambiamo.

Dopo optiamo per un “rinfresco” da McDonald’s, dopo una tappa al Venetian, con la sua riproduzione di Piazza San Marco. Brindiamo con una mezza bottiglia di Martini, approfittando della possibilità di bere alcolici per strada a Las Vegas (qui tutto è permesso: “Quello che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas”)

Purtroppo, la nostra esplorazione di Las Vegas è limitata. Di giorno siamo impegnati con le escursioni e la sera Leo crolla presto. Abbiamo trascinato il nostro piccolo zombie fino all’albergo perché non si reggeva più in piedi e ci ripromettiamo di tornare prima o poi nella vita, per scoprire meglio questa città dalle mille luci.

Stai esagerando

Raccontino che avevo scritto circa due anni fa:

Un uomo e una donna a cena. La serata era iniziata bene, ma ora l’atmosfera si era fatta tesa.

Forse stai esagerando,” disse LEI, con un tono di voce controllato.

Può darsi, ma cerca di pensarci,” rispose LUI, evitando il suo sguardo.

Quando fai così…” iniziò lei, ma si interruppe.

Così come?” chiese lui, alzando un sopracciglio.

Quando fai così, so già dove vuoi arrivare,” continuò lei, con un velo di frustrazione nella voce.

Ah sì? Sentiamo!” sbottò lui, incrociando le braccia.

Cosa?” chiese lei, sorpresa dalla sua reazione.

Dove voglio arrivare,” ripeté lui, con un tono di sfida.

Lo sai,” si lagnò lei, abbassando lo sguardo.

Ecco,” disse lui, con un sorriso sarcastico. Lei lo guardò, interrogativa.

Lui, serafico, spiegò: “Quando le donne dicono ‘lo sai’, lo fanno apposta per mandarti in confusione. No che non lo so, dimmelo tu!

Non alzare la voce!” lo ammonì lei, con un sussurro carico di rabbia.

Dimmelo tu,” ripeté lui, sottovoce, ma con fermezza.

Tu mi dici ‘cerca di pensarci’ come fosse un consiglio, un suggerimento, invece è un ordine,” disse lei, con un tono di accusa.

Addirittura? Un ordine?” chiese lui, con finta sorpresa.

Sì, certo. Tu mi dici ‘pensaci’, ma pensi ‘fallo!’” affermò lei, con convinzione.

E tu dici ‘lo sai’ e invece sai che non lo so,” replicò lui, con un sorriso beffardo.

Ci fu un attimo, brevissimo, di silenzio. Si guardarono negli occhi, dimenticandosi per quella frazione di secondo chi erano, dove si trovavano, cosa stavano facendo. Durò pochissimo.

Va bene,” disse lui, rompendo il silenzio, “lo so“. “Lo so,” ripeté, continuando a guardarla negli occhi.

Va bene, ci penserò,” disse lei, non distogliendo lo sguardo. “Ci penserò… papà“.

E’ tutto una meraviglia

Oggi si vive fino a ottant’anni, ma si và a scuola solo per i primi venti. C’è quel “buco” educativo di sessant’anni che potrà essere colmato solo da un’informazione e da una formazione continua e corretta, in modo da creare persone sintonizzate con il proprio tempo. Piero Angela (dal libro La Meraviglia del Tutto)

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