(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie

Recap 2022. Chiuso per…

Quest’anno per 4 volte ho scritto un cartello “Chiuso” sulla porta del mio negozio.

La prima volta per la festa più grande: il matrimonio con Valentina. Come tradizione vuole, il “giorno più bello“. L’abbiamo pensato nel 2019, l’abbiamo sempre rimandato, perché volevamo fare una supermegafesta, così come è stata, con tanti amici. Non è stata una passeggiata, siamo arrivati lunghi e tante cose che volevamo fare non le abbiamo fatte, ma va bene così: la perfezione è noia e noi invece ci siamo divertiti da matti. Una festa stupenda che ha suggellato un amore stupendo.

La seconda volta ho scritto il famoso (mio malgrado) “chiuso per paura“. E’ stato un anno difficile, non lo nego. Anzi, lo rivendico, con forza, per quelli che “tanto a te va sempre tutto bene“, o per quelli che volevano o vogliono derubricare il tutto a una semplice ragazzata o addirittura a una litigata, quand’anche il dizionario insegna che per litigare bisogna essere in due, quando invece nel caso ci sia un accanimento in una sola direzione il termine corretto è un altro. E’ stato un anno e mezzo difficile, di tensioni, di paure. Fossi stato libero e da solo, sarebbe stata tutta un’altra storia, ma con una moglie e un figlio cambia tutto: la prima preoccupazione sono loro e, credetemi, l’angoscia era tangibile (nulla mi toglie dalla testa che il ricovero di Valentina, a pochi giorni dal matrimonio, sia dovuto anche a questa tensione per la situazione vissuta). Stare chiuso dentro al MIO negozio, telefonare a casa all’orario di chiusura per dire se tardavo qualche minuto, fare percorsi diversi ogni volta, sempre con in tasca lo spray antiaggressione, avere addirittura quasi in odio lo stare a Voghera (città che mi ha adottato nel 1988). Tutto ciò in Italia, nel 2022? E qualcuno che ancora dice “non è successo niente“. Dopo un anno in cui ci tenevamo tutto dentro, quel cartello è stato anche liberatorio e ha innescato una serie di dimostrazioni di solidarietà e di amicizia che ci ha fatto sentire bene, ci ha fatto capire che il mondo non è tutto cattivo, che noi non eravamo paranoici e che tante persone ci vogliono bene. Speriamo che sia tutto alle spalle.

La terza volta ho tenuto chiuso per lutto, quando ho perso mio fratello Ivo. I nonni (io ne ho avuto uno solo) li vedi sempre come dei “vecchi” e sai che prima o poi potrebbero andarsene. I genitori vorresti che non se ne andassero mai, ma è purtroppo ineluttabile. Un fratello è diverso, non credi mai che possa succedere. Ho perso un altro punto fermo della mia vita, dopo mia madre, Daniele, mio padre. E’ stato talmente improvviso che ancora fatico a rendermene conto.

L’ultima volta ho chiuso per il battesimo di Nicolas. Una nuova vita, un messaggio di speranza, un bambino dagli occhi blu color del cielo, un bel messaggio di speranza per questo duemilaventitrè.

Uomo dell’anno

E’ passato qualche annetto…

2 dimensioni

A volte mi sembra di essere in un fumetto….

No Vasco

Oh, mamma stasera esco prendo la moto, sì, ma senza casco. Andiamo in centro, viene anche Vasco. Torno tardissimo, fuori fa fresco. Si che sto attento, io son mica matto, è tutto a posto, vai, tu vai a letto…

Quattro piccole ruote

Che bella sorpresa: sull’ultimo numero di “Quattro piccole ruote” (mensile del Fiat 500 Club Italia) c’è una paginetta dedicata al matrimonio di Fabio & Valentina !

Siamo o non siamo belli?

Anello Brallo Pregola

Fabio, Valentina, Leo e Thor hanno fatto un bel giretto, scendendo da Brallo verso la Montagnola, tornando verso il cimitero di Pregola, il Centro Tennis e poi la faggeta raggiungendo il rifugio e scendendo ancora a Brallo dalla pinetina.

Museo delle illusioni

Eri piccola… piccola… piccola…. così!

Bruxelles

Google mi ricorda che sono passati 19 anni da quando io e la Rita andammo a Bruxelles. Io fino a poco tempo prima non ero praticamente mai stato fuori dall’Italia, vuoi perché i miei non erano soliti andare da nessuna parte, vuoi perché non avevo una compagnia di viaggiatori.

Erano gli anni del boom delle compagnie low cost e allora andai prima a Londra “in giornata” (in realtà andai un giorno e tornai il successivo), poi andai a Berlino con amici, poi mia mamma mi disse: perché una volta non porti anche me? E allora organizzai per Bruxelles. La scelta fu dettata dalle nostre disponibilità di giorni (quindi ovviamente non nel weekend) e dalla destinazione che in quei giorni costava meno.

Ricordo che girammo tanto a piedi e vedemmo un sacco di cose, la Rita era la mia compagna di viaggio ideale. Mangiavamo dove capitava, un panino, un tramezzino, ma poi lei si ostinava a voler bere un caffè, e tu spiegale che fuori dall’Italia il caffè è gramo e costa caro: ogni volta lo chiedeva e poi si lamentava del fatto che fosse “una brodaglia” e gli fosse servito con un cucchiaino grande.

Ricordo che durante uno di questi giri trovò, abbandonati da un cantiere, una decina di viti enormi, circa una ventina di cm di lunghezza per un diametro di 3, 4 e a tutti i costi volle portarsi (anzi farmi portare) dietro quel fardello per tutto il giorno perché “poi mi servono”.

Negli anni successivi andammo insieme a Budapest, Vienna, Praga, Atene. Era molto curiosa la mia mamma, molto interessata a quelle piccole differenze nel modo di vivere che si potevano riscontrate all’estero. Nella sua vita, nata molto povera, per esigenze di soldi, poi di famiglia e di lavoro, non aveva mai visto le città straniere e se aspettava che la portasse suo marito… (lui stava bene solo nel suo negozio)

Quando tornammo da Bruxelles, alla dogana belga la fermarono e la portarono in una stanzetta. Lei per niente preoccupata gli parlava in italiano. Io la seguii, spiegai che ero il figlio e cercai di capire cosa fosse successo: avevano trovato le mega viti nella valigia a mano! Allora le imbarcarono dentro alla borsa frigo che la Rita non si faceva mai mancare nelle gite. A Milano la gente si stupiva che sul nastro dei bagagli fosse spuntata, in mezzo alle valigione, una borsina frigo, con la cerniera rotta, e dentro una decina di viti di dimensioni enormi.

Anche questa era la Rita, mia mamma.

Castagnaro

Ti ricordi, Michel che a me piaceva Garibaldi, ma tu dicevi che era un buffone e che senz’altro non poteva sostenere il confronto con il tuo Napoleone.

Anello Ponti Prodongo

Io e Leo abbiamo fatto un giretto Ponti – Prodongo – Ponti

Una splendida giornata

A che serve il passare dei giorni se non sono giorni belli?

Il bagnoschiuma dei campioni!

Uaired

Ho letto questo libro: “Uaired” di Elio (delle Storie Tese) e Franco Losi.

La storia è carina, anche se sembra un’insalata di cose già sentite: alieni che hanno una coscienza collegata tra loro, sostituzione di persone, ecc.

La scrittura è gradevole e originale, con tutte le parole inglesi scritte come si pronunciano in italiano (e finché non le leggi non ti rendi conto di quante parole usiamo comunemente, senza andare sul tecnico).

Il racconto è divertente, anche spiritoso, mai pesante.

Ma soprattutto: quando mai gli alieni sono sbarcati a Broni e in Oltrepó Pavese anziché a New York o nell’Area 51? Fantastico!

Terre desolate

Ho provato a leggere questo libro di Stephen King, intitolato “Terre Desolate“, ma non ce l’ho fatta.

Una volta avevo questa “regola” che dovevo finire ogni libro cominciato, chissà perché. Invece, come un qualsiasi altra attività della vita, se una cosa rende (soldi, piacere, felicità) conviene portarla a termine, altrimenti è solo una perdita di tempo.

Ci ho provato, non ho mollato al primo capitolo, sono andato avanti, ma è più forte di me, quando King va a scrivere di mondi fantasy non ce la faccio, mi annoio a morte. Non ci capisco niente, mi rompo, non mi dà nessun piacere continuare nella lettura. Quindi passo oltre.

Amanita muscaria

Ho mangiato dei bellissimi funghi rossi coi pallini bianchi, ho fatto una bella scorpacciata. Non fanno male, vero?

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