(raccolta molto sparsa di pensieri)

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La Rita a Lisbona

Lisbona tre

Ritorniamo al barino sotto casa e scopriamo che il cappuccino, senza cannella, è gradevole. I croissant invece qui in Portogallo hanno dimensioni enormi, infatti te li portano tagliati in due altrimenti non ce la faresti ad azzannarli.

Gironzolando per la città si notano molti africani, di più rispetto alla media dei paesi europei dove sono stato (con alcune eccezioni). Magari perché fino a non molti decenni fa il Portogallo aveva ancora colonie in Africa (come la Francia) e quindi ci sono facilitati gli spostamenti. Un altro popolo con numerose presenze è quello dei cinesi. Ci sono tantissimissimi negozi al pubblico gestiti dai figli della Terra di Mezzo che vendono un po’ di tutto, ma soprattutto abbigliamento. Siamo finiti anche in una specie di centro commerciale a più piani straripante di questi negozi, che probabilmente vendevano anche all’ingrosso vista la notevole mole di merce accatastata.

Ci siamo diretti alla Cattedrale di Lisbona. Non mi ha impressionato. La struttura è imponente ma molto austera. Anche l’interno segue lo stesso stile e quindi è tutto di pietra senza (o quasi) statue, affreschi, abbellimenti. Solo alte colonne di fredda pietra. Imponente, ma un po’ troppo cruda.

Un’altra caratteristica di Lisbona è costituita dai tram. Sono piccolini (di solito una sola carrozza) perché molto spesso vanno in salita in vie strette. Guardando le rotaie ci si accorge che talvolta non c’è proprio spazio per i pedoni e altre volte i tram sono costretti ad “allargare” la curva, altrimenti non ci passerebbero.

Ci siamo dati allo shopping da turista con cartoline e ricordini, per poi tornare al ristorante italiano: agnolotti, maccheroni (cioè le penne) e gnocchi, annaffiati da ottimo vino portoghese. Eh si ce la spassiamo.

Cosa ci manca di importante da visitare? Pensiamo di raggiungere la Piazza del Marchese di Pombal, uno dei tre personaggi mitici di Lisbona (gli altri due sono Sant’Antonio da Padova, nato qui, e Vasco da Gama). Percorriamo quindi il grande viale alberato, Avenida da Liberdade, anch’esso pavimentato con migliaia i migliaia di questi ciottoli bianchi e neri. Lungo la strada ci imbattiamo nella funicolare “Elevador da Glória”, ma era chiusa per restauri, quindi poco più avanti sperimentiamo l’Elevador do Lavra, che ci porta in alto per (soli) 188 metri. Ma si la gita in funicolare è, ovviamente, una gita, non è di grande utilità. Però è molto caratteristico e in più è uno dei monumenti nazionali del Portogallo.

Ci imbattiamo in un simpatico parco dove fare una sosta, prima di tornare sull’Avenida. Si fa tardi e siamo stanchetti, quindi per raggiungere la piazza utilizziamo la metropolitana (e così abbiamo visto tutti i mezzi di trasporto). La piazza è bella, ma il tempo è scarso, giusto una breve visita nel parco e si ritorna.

In taxi verso l’aeroporto noto ancora tanti palazzi ricoperti di ceramiche (gli azulejos).

Giudizio: una gita a Lisbona? Ma si, vale la pena. Non è una delle città più belle d’Europa, ma è caratteristica.

Lisbona due

Dopo almeno 10 ore di sonno si riparte. Subito una sosta per un cappuccino, ma anche qui una brutta sorpresa: invece del cacao ci hanno messo la cannella. Ma dico io: "ma che testa c’hanno?"

Cinzia si sente sola, nel senso che nota che non ci sono bionde in giro. Si vede che qui non va di moda.

Andiamo in Piazza Figueira, dove troviamo un bus che ci porterà su fino al Castello di San Giorgio. E’ un bus piccolino, e subito capiamo il perchè: le stradine sono piccolissime e molto ripide. Anzi, mi chiedo come fa ad andare così veloce con 30 persone circa a bordo. Nel castello non entriamo, perchè in fondo sono solo ruderi circodati da mura. Quindi ci mettiamo ad esplorare i dintorni. In quartiere non è male. Ci sono delle viuzze strette e particolari. La privacy è una chimera x questa gente in quanto c’è molto passaggio e tutti sbirciano nelle case (e poi loro appendono il bucato di fuori e lasciano le finestre aperte). Un’altra particolarità è che hanno delle mezze persiane. Cioè, sono persiane, ma coprono solo mezza finestra. Boh.

Nelle chiese c’è una balaustra che divide la zona centrale, dove ci sono i banchi, dal camminamento perimetrale vicino alle statue. Sono quasi sempre di legno, molto particolari.

Nei ristoranti non c’è molta scelta tra le portate: o pesce o carne. La cosa che non mi piace è che tutti hanno ii vetrina queste cose (cioè il pesce e la carne). Nelle loro intenzioni serve a dimostrare che sono veramente fresche, ma a me fanno una brutta impressione, lì in vetrina. Ne scegliamo uno discreto e pranziamo. Bene.

Dopo, con la pancia piena, vorremmo buttarci su uno di quei bus che ti fanno fare il giro della città, ma visti i costi, decidiamo di andare a vedere la Torre di Belem. Il problema è che fatichiamo a trovare un bus che vada in quella zona. Alla fine lo troviamo, ma saltiamo la fermata giusta e peggioriamo la situazione pensando che di lì a poco ci fosse il capolinea e che tornasse indietro. Invece andava sempre più in periferia. Beh possiamo dire che abbiamo visto dov’è l’Ikea di Lisbona. Alla fine il conducente ha avuto pietà di noi e ci ha consigliato di scendere e prendere quello che tornava indietro. Dopo questa simpatica gitarella e dopo un bel po’ di strada a piedi (vedendo da fuori un monumeto tutelato dall’Unesco, il Monastero dos Jerónimos) arriviamo alla torre. E’ proprio un bel posto e poi la luce del crepuscolo lo rende ancora più speciale. Torniamo finalmente in centro e ci rechiamo in una pizzeria pseudoitaliana che avevamo già adocchiato ieri. Dopo cena anche oggi siamo stravolti e torniamo in camera.

Lisbona uno

Partenza alle 8 da Voghera. Prima scoperta: l’aereo parte dal terminal 1 di Malpensa e non dal solito caro terminal 2. Bella menata, qui i parcheggi costano un assassinamento. E poi noi torniamo con Easyjet quindi siamo sicuramente al 2. E va beh.

Per fortuna il viaggio in aereo è molto tosto: Lufthansa ci coccola e ci da il giornale da leggere e il pranzo. Very good. Peccato che la scelta sia tra il merluzzo e le lasagne. Ovviamente ho scelto le lasagne, ma.. erano alle verdure (zucchine comprese). Il viaggio dura tre ore, ma viaggiamo lisci.

A Lisbona fa più caldo che in Italia, si gira ancora in maniche corte. Raggiungiamo in taxi l’albergo e ci dedichiamo subito a girare per la città. Grazie alla mitica guida del Touring scendiamo dalla nostra via (Almirante) per raggiungere il cuore della città, il Rossio.

Poi abbiamo proseguito per la Baixa, il quartiere più pedonale. Altra sorpresa: Lisbona non è in pianura, ma è tutto un saliscendi di colline. La gente che circola non è bellissima, mi ricorda un po’ Atene… e non so se mi spiego. Anche se a prima vista qui sembra un pelino meglio. La città è carina, molte cose sono state ricostruite dopo un terribile terremoto del 1755, da un certo tizio, aspetta come si chiama. Ah si. Il marchese di Pombal. Ci sono delle funicolari (piccoli trenini a cremagliera) per raggiungere i punti più alti, ma non le abbiamo ancora viste.

Abbiamo raggiunto il mare, ma… altra sorpresa: nella mia beata ignoranza ho sempre creduto che Lisbona fosse in riva all’oceano, invece no: da sull’estuario del fiume Tago. La mitica Piazza del Commercio era purtroppo chiusa per lavori e non l’abbiamo vista nel suo splendore.

Si faceva buio e ci siamo inerpicati su fino al Chiado, zona di mostre d’arte, librerie, vinerie e chiese. C’era addirittura la chiesa della Madonna di Loreto.

Devo dire che Lisbona mi ispira simpatia. La città è piccola per essee una capitale, non è caotica è ha tanti punti…come dire.. di sosta: piazze, giardini, ecc.

I marciapiedi sono tutti lastricati con quadrelli bianchi e neri che formano disegni. E’ una particolarità di questa città.

Abbiamo girato finchè ce l’abbiamo fatta, per poi tornare in camera e crollare dalla stanchezza.

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