Ho letto il libro di Andrea Camilleri, “La pazienza del ragno“, una delle tante avventure del Commissario Montalbano.

Non avevo mai letto libri di Camilleri. Devo dire che all’inizio sono rimasto un po’ disorientato per il linguaggio usato. E’ un siciliano molto molto “lavato” con l’italiano (come quando il Manzoni andò a lavare il suo libri nell’Arno), ma pur sempre siciliano.

Dopo un po’ invece la cosa mi ha affascinato e mi ha ricordato per un certo qual verso i capolavori di Giovanni Verga.
Alla fine del libro ormai avevo imparato le espressioni più usate.

Alcune parole mi erano sconosciute: taliare (guardare), spiare (chiedere), funnuto (profondo), tanticchia (un po’), tutt’insèmmula (all’improvviso), niscire (uscire), trasire (entrare), ecc.

Alcune parole assomigliano all’italiano, perlomeno nella pronuncia: sciato (fiato), qualichi (qualche), càmmara (camera), ciriveddro (cervello), pirchì (perché), ralogio (orologio), carrabinera (carabinieri), arbulo (albero), arrisbigliare (svegliare), ecc.

Altre parole hanno un significato diverso da quello che ci si aspetta, come macari (anche).

Tutto sommato un modo originale di scrivere. Avete mai sentito Camilleri che legge qualcosa che ha scritto lui? Fantastico. Io mi sono procurato un audiolibro, dove iniziava lui e poi la storia era narrata da Fiorello.

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