Siro ci parla delle famiglie che c’erano a Brallo quando è arrivato lui, o che sono arrivate dopo. L’intervista è stata girata due volte per vedere qual era venuta meglio. Abbiamo deciso di lasciarle entrambe.
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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie
Quelli che sostengono (compresi i politici che si vantano di questo) che la continua apertura di centri commerciali aumenti il numero di occupati legga questo articolo: il numero complessivo di occupati è diminuito.
Purtroppo non si può dire: “te l’avevo detto” o “ben gli sta” perché stiamo pagando tutti sulla nostra pelle. La chiusura dei piccoli negozi è un impoverimento economico, sociale, culturale, di sicurezza, mettetevelo nella zucca.

“Si limitò a guardarmi. Quello sguardo mi disse tutto quello che c’era da dire.”

Quiz: trova Milli.
Livello 4

Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto, infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio. Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati, buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza; godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l’ ignoranza dei primi della classe.

Dunque: la poltrona l’ho conquistata, il giretto l’ho fatto, adesso una bella pennica, la pancia è piena, ma chi m’ammazza a me? Beh però adesso che ci penso, un certo languorino ce l’ho ancora….gnam slurp

Nel frattempo, a casa Millicent-Pisaré…

Quiz: trova Milli.
Livello “materasso”

S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo; s’i’ fosse vento, lo tempesterei; s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo, ché tutti cristïani imbrigherei; s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei? A tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; s’i’ fosse vita, fuggirei da lui: similemente farìa da mi’ madre,
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: e vecchie e laide lasserei altrui.

La Sagra della Patata al Passo del Brallo raccontata da TelePavia
Abbiamo scatoloni e scatoloni di gatti in vendita. Ne è rimasto uno, in saldo: trattasi di esemplare femmina, 11 anni, pelo corto (e sempre sporco)

Avevo voglia di sorridere, e ti ho pensato.

Vi rimando alla prima puntata: www.fabiotordi.it/blog/?p=2473
La famiglia di Eva e Angelo (Giolitti) Tagliani
Brallo di Pregola (ab. nel 1987: 1272) si trova all’estremo sud-ovest della Lombardia, presso i confini con la Liguria, il Piemonte e l’Emilia. In un passato anche recente questo territorio è stato amministrativamente piemontese (a me risulta che dopo l’annessione della Provincia di Voghera alla Provincia di Pavia nel 1859, questo territorio è sempre rimasto il Lombardia, nota di Fabio). Tra le sue frazioni il comune comprende Colleri (899 m.) e Feligara, tappe centrali della mia ricerca sul canto narrativo svoltasi per incarico della Regione Lombardia dal 1985 al 1987.
Nonostante le recenti trasformazioni socio-ambientali, paesi come Feligara mantengono una loro relativa integrità e compattezza, tanto da rappresentare (insieme a sezioni di Collistano e di Colleri) veri nuclei di vita agricola tradizionale. Non a caso da Feligara e da Colleri vengono alcuni dei portatori più significativi per la tradizione popolare.
La famiglia contadina di Eva e Angelo (detto Giolitti) Tagliani formava a Colleri (pur essendo originaria di Feligara) il fulcro della tradizione musicale, sia femminile che maschile. Eva (nata nel 1907 e morta nel 1989) era nota per la sua straordinaria memoria nel ricordare canti e poesie; suo marito “Giolitti” (nato il 16 marzo 1901 e morto il 23 novembre 1969) era un suonatore di piffero di larga fama nella zona. Sia loro figlio, Giovanni, che le figlie, Iride, Aduana, Lucia e Teresa, continuano la tradizione familiare del canto. Giovanni fa parte dei coro “Colleri u canta” (che presenta forti influenze del trallalero genovese), le figlie hanno conservato il patrimonio familiare cantando (con la madre e alcune amiche e parenti, Enrica “Richetta” Pasquetta ed Ernestina Gualdana soprattutto) in ambito familiare.
Pur con punti di contatto il repertorio maschile e quello femminile presentano differenze a volte assai nette. II repertorio narrativo sembra meglio conservato dalle donne, anche se nessuna, a differenza degli uomini, ha ascoltato direttamente un cantastorie. Alcuni canti si presentano nell’uso attuale in fasi diverse di transizione musicale. Alcuni sono cantati alla maniera antica (ossia “dei vecchi”). Eva, per esempio si poneva decisamente in questo filone che presenta differenze assai forti da quello dei canti imparati alla monda del riso. Questo stile è invece usata talora dalle figlie. Altri canti si presentano invece con un “modo” maschile contrapposto al “modo” femminile.
Eva, di carattere fortemente indipendente (a 82 anni viveva ancora da sola) preferiva l’esecuzione a solo. Affermava d’aver sempre cantato da sola o come prima voce, mentre le altre le “venivano dietro“. Era consapevole del suo ruolo di conservatrice d’una tradizione a cui voleva rimanere fedele. Esprimeva le sue preferenze musicali e apprezzava poco la nuova musica. La generazione delle figlie tende invece ad un’esecuzione polivocale “fluida”, scambiandosi le parti in caso di necessità (se, per esempio, la “prima” non ricorda le parole). E ciò fanno con grande disinvoltura e bravura (vedi, per esempio, in questo disco, Isabella).
Tratto dal libretto accompagnatorio del disco
Fate come l’albero, che cambia le foglie e conserva le radici. Cambiate le vostre idee e conservate i princìpi.

Un discorso a mio avviso, quello della Brambilla, allucinante e allucinogeno: spacciare posti di alienazione come luoghi di socializzazione mi pare davvero assurdo.
