(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie

Nati con la sciarpa

Anche la sciarpa ha diversi modi per essere portata: ci sono almeno 8 differenti tipi di nodi, vediamoli:

  1. Nodo semplice: mettete la sciarpa al collo e fate un nodo: più semplice di così! Non tirate troppo perchè soffochereste. Regolate i due lembi per farla cadere bene.
  2. Giro semplice: fate fare alla sciarpa un giro intorno al collo: semplice…ma efficace!
  3. Giro con nodo: è una variante di quello precedente, dopo aver fatto un giro fate anche un nodo. La sciarpa sarà più stabile.
  4. Doppio giro: è come il giro semplice, ma, come dice il nome, prevede due giri. Occorre una sciarpa più lunga.
  5. Nodo francese: è quello che io uso più spesso (e chi se ne importa direte voi). Prendete la sciarpa, piegatela a metà nel senso della lunghezza. Mettetela al collo e fate entrare i due lembi nel cappio che si viene a formare. Et voilà, il gioco è fatto.
  6. Incrocio: è uno stile British. Mettete la sciarpa al collo e fate scendere il lembo destro a sinistra e viceversa. I due lembi vanno sotto la giacca.
  7. Il falso nodo: prendete un lembo della sciarpa e fate un nodo, poi fateci passare l’altro lembo. Otterrete un "cappio" da indossare. Appare come un nodo di cravatta ed è adatto per sciarpe di materiale leggero.
  8. Per finire inserisco il video di un ulteriore nodo: quasi complicato come fosse anche questo il nodo di una cravatta

Questo gatto non è un cane!

Il mio gatto, anzi la mia micia, si chiama Milli. E’ il diminutivo di Millicent. Ha quasi 4 anni, anche se di preciso non lo so, visto che la sono andata a prendere quando era piccolina, ma nessuno sapeva dirmi con certezza quanto tempo avesse. Dovevo scegliere tra quasi una decina di micetti. Io preferivo una femmina, in quanto i maschietti, per loro natura, sono abituati a  "marchiare il territorio" in casa. Si, ci mancava anche questa! Allora preferisco sopportare i miagolii di una micia fuori di testa quando va in calore.

Me ne piaceva una, ma l’ho vista mogia mogia, pareva quasi malaticcia. In quel momento un’altro gattino mi si arrampica con le unghie sui jeans. Lo prendo in braccio e "verifico": è una femminuccia! Allora, ok, è stata lei che ha scelto me, vada per questa pallina di pelo. Almeno è vispa.

Non sapevo ancora cosa mi sarebbe capitato. Non era solo vispa, era un disatro. Non la fermavi neanche a revolverate! Saltava di qua e di la, tirava giù tutto. E’ incredibile quanto un piccolo esserino possa essere tanto dannoso. E’ riuscita anche a rompermi un telefono cellulare e addirittura la tavoletta del water !

Il nome è nato durante una chiacchierata con un amico davanti a una birra. "Millicent", subito abbreviato in Milli. La quasi totalità della gente non ha mai sentito il nome Millicent, ma vi assicuro che è un nome femminile anglosassone. E’ anche il nome di un personaggio dei fumetti Disney.

Col tempo si è notevolmente calmata. Non è una coccolona come la micia che avevo prima, però sa farsi voler bene quando vuole. Magari sono al computer e mi si accoccola sulle ginocchia, ma poi finisce che si mette a giocare col filo del mouse (d’altronde.. è un topo!) e alla fine la "scaccio". Meglio quando guardiamo la tv insieme sul divano. Ma il suo passatempo preferito è giocare alla lotta. Mi stuzzica, fa finta di scappare, poi si ferma e si mette a pancia all’aria con gesto di sfida. In quei casi è abbastanza intelligente da non tirar fuori le unghie, mi da solo delle zampate, ma poi dopo un po’ si stufa e scappa. A volte le piace anche giocare agli "agguati". Si avvicina quatta quatta, anche se lo sa benissimo che la vedo. Allora faccio finta anch’io di nascondermi e quando arriva vicina fa un balzo in aria…e poi scappa a nascondersi di nuovo: mi fa troppo ridere. Come tutti i gatti ama anche giocherellare con i vari oggetti: con le palline, ma anche con qualsiasi altra cosa di piccolo trovi in giro.

Ha una fobia particolare per il cortile di casa mia, le rare volte che l’ho messa lì o anche solo sul balcone era terrorizzata. Non ha per niente paura invece della via davanti a casa. Quando esco a prendere il caffè o per andare al lavoro mi segue lungo la via fino ad un certo punto, poi si accorge di essersi allontanata troppo e si ferma. Quando torno verso casa si accorge di me da lontano, anche se non mi vede. Probabilmente riconosce il passo, oppure mi annusa, fatto sta che esce sulla strada e mi viene incontro, come fosse un cagnolino. Mi fa le feste e mi accompagna verso casa. A volte, per divertimento, mi fermo oppure al contrario allungo il passo, o mi metto a correre. Lei si ferma, o accelera, o si mette ad inseguirmi. Talvolta c’è qualcuno di passaggio che ci guarda e ride: un gatto che si crede un cane!

Nati con la camicia

La camicia è composta da una serie di elementi che ne danno la forma. Questi, combinati fra loro, generano un numero infinito di camicie diverse. La camicia è caratterizzata dal colletto, i polsini, i bottoni, le tasche e altri dettagli che differenziano una camicia dall’altra.

Il colletto è l’anima della camicia; è l’elemento che ne determina la personalità e lo stile. I colli più comuni sono:

  • Collo italiano: è un collo con apertura larga, con le punte che tendono a fuggire via, è molto formale e perfetto con il doppio petto. Ospita nodi di cravatta importanti. E’ il più conosciuto e il più utilizzato.
  • Collo francese: è un collo con apertura molto larga. Adatto ad un abbigliamento formale e a nodi di cravatta voluminosi.. Esiste anche la variante detta "mezzo francese" che ha le ali leggermente più chiuse. Pare che i francesi lo chiamino "all’italiana" !
  • Button Down: colletto nelle cui punte sono tagliate due asole in cui si inseriscono due bottoncini cuciti sul davanti sottostante. E’ un collo comodo e sportivo, perfetto anche per l’informale. Ospota nodi di cravatta anche corposi. Può essere portato anche senza cravatta. Adesso ci sono anche quelli coi bottoni nascosti.
  • Coreana: colletto piegato che rimane aderente al collo e cucito o attaccato allo scollo, da cui è separato tramite una piega. Veniva utilizzato in passato per camicie lunghe o tuniche.
  • Cerimonia: detto anche diplomatico è un collo con le punte piegate verso l’esterno. E’ indicato per situazioni in cui è importante l’eleganza.

Il polsino di solito è alto circa 7 cm, deve spuntare di circa un centimetro sotto la manica della giacca. I polsini possono essere ad angolo pieno, angolo smussato e arrotondati. Molti presentano due bottoni per meglio regolare la larghezza.

Per quanto riguarda la vestibilità ci sono varie tipologie di camicie, anche caratterizzati  da accorgimenti di tagli particolari (per esempio a fondo quadrato oppure tondo, o fondo posteriore più lungo di quello anteriore).
Principalmente abbiamo due vestibilità: regolare (una vestibilità classica) e slim fit (per una linea più asciutta – esiste anche la variante super slim fit che  sta bene solo a quelli decisamente magri)

 

Addio, Lira !

Manca poco: il 29 febbraio 2012 sarà l’ultimo giorno in cui si potranno cambiare le care vecchie lire alla Banca d’Italia., dpo dieci anni dall’introduzione dell’euro. Se ne avete ancora nei cassetti, nelle tasche di vecchi cappotti, nei materassi del nonno, tiratele fuori e portatele in banca. Ma avrete un’amara sorpresa: il governo Monti, con DL 201/2011, ha fissato la prescrizione dal 7 dicembre 2011. Quindi le vostre lire non valgono più niente. Nulla. Zero. Solo un valore numismatico o affettivo. E pensare a quanto valevano una volta… che bei tempi.

Addio cara vecchia lira, ci manchi.

Alcuni brani tratti da VoceArancio:

«Per una lira io vendo tutti i sogni miei. Per una lira ci metto sopra pure lei» (Per una lira, Lucio Battisti, 1966).

Mancano all’appello anche 300mila pezzi da 500.000 lire. Messe in circolazione nel 1997, con una tiratura di 380 milioni di pezzi, le banconote da mezzo milione sono state le più preziose mai stampate dalla Banca d’Italia. Rimaste sconosciute alla massa per quasi tutta la loro esistenza, durata appena tre anni, le banconote da 500mila lire sono blu e sono dedicate a Raffaelo Sanzio, del quale riproducono tre opere: l’autoritratto, che è conservato nella Galleria degli Uffizi, l’affresco Il Trionfo di Galatea, nella villa Farnesina, e la Scuola di Atene, nei Musei Vaticani.

La Banca d’Italia non si aspetta un boom di restituzioni. Possibile però che l’imminente cambio di stagione porti fortuna. A Via Nazionale hanno fatto caso che sempre, nei momenti di passaggio dal caldo al freddo, la gente finisce per ritrovare nelle pieghe di un vecchio giaccone o nelle tasche di un pantalone pesante, i preziosi, dimenticati «tagli» e li riporti alla banca centrale.

Spesso le vecchie lire saltano fuori quando muoiono degli anziani, tra i quali c’è chi ancora tiene i soldi sotto al materasso o dentro un baule. Solo al momento del trapasso, questi biglietti vengono fuori. Un funzionario di Bankitalia racconta che nel Sud un giovanotto qualche settimana fa si è presentato con 10 milioni di lire ancora legati con lo spago. Erano del nonno, scomparso da poco.Fino a tre milioni di lire la Banca d’Italia non chiede particolari formalità per cambiare le lire in euro. Oltre questa soglia occorre presentare un documento d’identità.

Spesso in Banca d’Italia si presentano persone con in mano banconote scolorite, appiccicate, sbrindellate, magari con la filigrana penzolante. Sono i biglietti che per errore sono stati lavati e centrifugati, distrutti per sempre. La «quota» di pezzi ormai inservibili rappresenta una discreta fetta delle lire che mai rientreranno in cassa.

Per fare una lira dell’unità d’Italia oggi ne servirebbero oltre 8.577 (quattro euro e mezzo). Per fare una lira degli anni Cinquanta, dopo il boom inflazionistico successivo alla seconda guerra mondiale, ne basterebbero 34.

Secondo le tabelle di rivalutazione Istat mille lire del 1938 equivalgono a circa 845 euro odierni.

«Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità» (Mille lire al mese, Carlo Innocenzi e Alessandro Soprani, scritta per l’omonimo film del 1938)

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Gli attacchi degli sci

Come ben sapete, e se non lo sapete ve lo dico io, gli sci  sono formati dallo sci (appunto) e dall’attacco di sicurezza. Ormai la grande maggioranza di questi attrezzi escono già dalla fabbrica con gli attacchi integrati, regolabili dal venditore in base allo scarpone, al peso e stile di sciata del cliente. Fino a qualche anno fa invece la normalità era che gli attacchi erano un’entità separata dallo sci, e occorreva fissarli al momento dell’acquisto.

Noi venditori abbiamo sicuramente la vita più facile coi nuovi modelli: prendi un cacciavite e in meno di 5 minuti fai tutte le regolazioni. Sono rari gli sci a cui devi mettere gli attacchi ancora "a mano".

Io ho imparato a fare questo lavoro fin da ragazzino. Nel negozio dei miei genitori era mia mamma la "ski man" (le "ski woman" non erano contemplate a quei tempi..e forse neanche a questi tempi!) e gli attacchi li montava lei. Ha partecipato anche a diversi stage organizzati dalle ditte produttrici per spiegare le nuove tecnologie e le nuove tecniche. Quando avevo circa 12/13 anni ho iniziato a farle da assistente. Lei mi ha insegnato la tecnica, i trucchi e il fatto che ogni lavoro è diverso dall’altro. Ho avuto un altro maestro, Fiorello (no, non quello della TV!)  che mi ha insegnato la precisione.

Una volta venduti gli sci, li si mette sul banco di lavoro e si fermano in una morsa. Poi si prende una "maschera", detta anche "dima". E’ un aggeggio, fornito dalla ditta produttrice degli attacchi, che permette di fare i fori sullo sci nel punto giusto, una volta regolata in base alla lunghezza dello scarpone. Una gran bella comodità: prima ancora si faceva tutto a mano, occorreva fare dei calcoli e delle misurazioni precise al millimetro per individuare il punto giusto dove forare.

Si fissa la maschera sullo sci, la si sblocca, la si regola in base allo scarpone del cliente e poi la si blocca. A questo punto la si posiziona in modo che, una volta finito il lavoro, la metà dello scarpone risulti in un punto ben preciso dello sci (che non è la metà, ma un po’ più indietro verso la coda). Per fare questo c’è un segno sulla maschera che deve essere allineato ad un segno ben preciso sullo sci (anche questa operazione una volta andava fatta a mano, segnando con una squadra e una matita un punto dello sci e poi facendo dei calcoli)

Ora bisogna forare. Per prima cosa bisogna scegliere la punta del trapano da usare. Le punte sono un mix tra quelle per il legno e quelle per il metallo. La cosa simpatica e utile è che sono costruite in modo che, anche volendo, il foro risulti di una lunghezza predefinita. I diametri più comuni sono quelli da 3,5 e da 4,1 millimetri. Le lunghezze variano da 7 a 10 millimetri. Solitamente gli sci meno strutturati, come quelli da bambino, necessitano una punta piccola e corta, viceversa per gli sci molto tosti occorre quella grande. In ogni caso la punta più grossa è andata via via scemando di utilità, in quanto da una decina di anni gli sci hanno una struttura esterna molto meno rigida di una volta e si forano meglio.

Ricordo quella volta che mi è stato concesso di preparare il mio primo sci tutto da solo: era per la morosa di un ragazzo di Brallo, il quale mi disse: "Sei bravo, eh? Chissà quanti ne hai già preparati". La morosa, attuale moglie e madre di figli, è tuttora viva e vegeta, quindi mi è andata bene.
Certo, negli anni gli errori non sono mancati: sbagliare maschera, non regolarla sulla lunghezza dello scarpone, perdere una vite… insomma il campionario dei casini combinati è vario. Anche qui c’è da dire che negli ultimi anni gli errori si sono praticamente azzerati, vuoi per l’ormai più che ventennale esperienza, vuoi per il sopracitato meccanismo di integrazione sci-attacco che lascia ben poco spazio al lavoro dello ski-man (e quindi anche ai possibili errori). (ecco, adesso me la sono gufata, speriamo bene)

E poi ricordo quel periodo, primi anni ’90, in cui gli sci erano durissimi e si faceva una fatica bestia a far entrare le viti, e dovevi avvitarle e svitarle più volte per cercare di farle entrare. E quella volta che mi sono fatto un bel taglio sulla mano perché ho "pulito" il foro appena fatto, dimenticandomi delle schegge di metallo. E quella volta che si è rotto il filettatore dentro al foro. E quella volta che era tutto giusto: maschera, regolazioni, punta, ecc, solo che per un inspiegabile motivo l’attacco era di un particolarissimo modello che aveva altri fori. E quei pomeriggi in cui mi capitava di preparare anche una ventina di paia di sci. Ovviamente tutti uno diverso dall’altro e tutti di clienti con una fretta pazzesca. Eh si, perché magari stavano lì tutto il pomeriggio a pensarci, poi una volta decisi pretendevano lo sci pronto immediatamente. E allora venivano lì a vedere, a chiedere, a insistere, a parlare, a curiosare… insomma a rompere le scatole: il modo migliore per farmi deconcentrare e quindi perdere ancora più tempo.

I più facili da montare erano i Salomon, i più complicati gli ESS / Atomic, ma anche i Tyrolia Freeflex. Non mi sono mai piaciuti i Look. I Geze e i Marker erano senza infamia e senza lode. Parlo per il lato montaggio, chiaramente, non discuto sulla validità tecnica.

Attualmente quasi tutte le marche si sono integrate: la Rossignol faceva solo sci, adesso fa sci, attacchi (rilevando la Geze e la Look) e scarponi. Salomon faceva attacchi, adesso fa anche sci e scarponi (rilevando la Sangiorgio). Nordica faceva scarponi e adesso da anche sci e attacchi, ecc. Ormai offrono tutti la gamma completa. E, come detto, gli attacchi sono spesso integrati nello sci: si montano ad incastro oppure con le viti, ma occorre più forare direttamente lo sci, quindi sempre più il trapano e soprattutto le maschere diventano strumenti non necessari.

Era ora, aggiungo io, e chiudo. Buona sciata a tutti.

Biscottini alle noci

A grande richiesta vi darò la mia preziosa e segretissima ricetta dei miei biscotti alle noci.

Io sono un avanguardista della cucina, e non seguo le ricette in modo sistematico, preferisco modificarle a mio piacimento in base al mio gusto personale e a come sta andando quello che sto preparando. Pertanto non stupitevi se non sarò preciso nelle quantità e nei tempi.

Occorrente:

  • Burro
  • Zucchero
  • Farina
  • Noci (ma andrebbero bene anche nocciole o mandorle)

Prendete una bella padella (io la uso bella larga) e schiaffateci dentro un sacco di burro, diciamo circa 400 grammi. Fatelo sciogliere. Non dovete farlo friggere, solo sciogliere. Usate un cucchiaio di legno per facilitare la cosa e per "sbatterlo" un po', come fosse un uovo. A questo punto versatelo in una bella scodellona grande (una "biella") e aggiungete lo zucchero, almeno la stessa quantità, a poco a poco in modo da farlo sciogliere, se possibile. A questo punto aggiungete la farina, sempre a poco a poco, in modo che non si formino dei grumi. Impastate e impastate e impastate, finchè non otterrete una specie di pasta abbastanza consistente. Io uso circa mezzo chilo di farina.

Nel frattempo prendete un saccheto di noci e sbriciolatele. Io che sono pigro le taglio sul tagliere col coltellaccio, come fosse prezzemolo, perchè farlo "a mano" mi tedia. Versate le noci nella pasta e mescolate il tutto. L'ideale sarebbe poi metterla su un piano e tirarla col mattarello. Io non dispongo di tale attrezzatura e la schiaccio con le mani. La pasta, a causa del burro, è una roba abbastanza unta e bisunta.

Prendete una bella teglia, imburratela ben bene. Tagliate dei "pezzi" della vostra pasta. Io nel mio piccolo uso un bicchierino per fare dei biscotti rotondi. Solo che poi mettendoli in forno, probabilmente perchè la mia pasta è sempre troppo poco consistente, si sciolgono un po' e diventano quadrati :-)

Mettete i vosti biscotti nella teglia e infornate. Ci vuole abbastanza tempo. Io farei così: li metto in basso a fuoco alto in modo da dargli una botta di fuoco, poi li sposto in alto e tengo il fuoco basso e li tengo un bel bel po'. Ma proprio un bel po', diciamo una quarantina di minuti.

Cmq basta aprire il forno ogni tanto e dargli un'annusata, un'occhiata e magari un assaggino. Quando li reputerete abbastanza pronti spegnete pure, raffreddandosi acquisteranno ulteriore consistenza.

Gli ingredienti che vi ho detto producono un paio di teglie di biscotti. Se ne volete fare una sola, dimezzate gli ingredienti (così potete anche sperimentare se vi vengono)

Sono biscotti dietetici, con poche calorie e pochi grassi. Un biscotto equivale a un pasto completo.


Visivamente fanno abbastanza schifo, è una parte che devo ancora migliorare. L'importante è che siano buoni :-)

Una questione di famiglia

Mi arriva un sms di mia sorella che mi dice che deve scrivere una giustificazione per mia nipote (cioè sua figlia) per la scuola e mi chiede se, secondo me, si scrive FAMILIARI oppure FAMIGLIARI.

Io farei così: se dovessi usare l’aggettivo nel senso di "qualcosa che riguarda la famiglia", metterei la GL, e quindi famiGLiari. Se invece intendessi dire "ben noti, abituali", scriverei con la L, quindi famiLiari. A questo punto, dopo aver sparato la mia cazzata del giorno, cerco di informarmi su internet. Non prima di aver suggerito una scappatoia a mia sorella: scrivere "DI FAMIGLIA" !

Tralasciamo yahoo anwser, dove ognuno dice la sua, trovo sul sito del Corriere della Sera una riflessione a firma di Ivana Palomba, che dice che le due espressioni sono altrettanto valide, anche se la prima è forse più usata e più corretta (quella con la L). Fa anche dei riferimenti a vari scrittori che volutamente tralascio perchè, vivaddio, io nel 2012 non voglio certo scrivere come Manzoni. Mi spiego meglio per non sembrare impudente con questi paragoni: ognuno vive, e scrive, nel tempo in cui si trova. Manzoni è uno dei creatori dell’italiano moderno, ma la lingua è una cosa viva e oggi si parla e si scrive in modo diverso. La grammatica non è matematica, per fortuna. (Detto questo: nei Promessi Sposi vengono utilizzate entrambe le forme).

Elisa mi dice invece che le sue maestre le hanno sempre insegnato che si scrive famiLiari, con la L, e che la grafia con la GL sarebbe stata cassata ed evidenziata con una bella matita rossa. Cosa ne dice in proposito l’Accademia della Crusca?

Per prima cosa spiega il perchè delle due forme. Il latino non aveva la G, e la parola FAMIGLIA si scrive con la G perchè deriva dalla lingua parlata, che adotta la versione palatale. FAMILIARE invece è una parola più "dotta" che deriva dalla lingua scritta e discende direttamente dal latino. Nel tempo tuttavia, è apparsa anche la versione più volgare FAMIGLIARE che è comunemente accettata. Pertanto non si può discutere di "giusto" o "sbagliato", ma consiglia comunque di utilizzare la versione "dotta", che fa più figo.

Stessa sorte per le parole FILIALE o FIGLIALE, la prima è la più dotta, cionondimeno (che si può scrivere anche ciò nondimeno) la seconda è stata utilizzata anche da Goldoni, Foscolo, Nievo, D’annunzio… E qui si può chiudere la discussione con un bel: e chi se ne frega ! :-)

Evviva la cucitrice Zenith

Di sicuro in casa o in ufficio avete una cucitrice a punti. Spero per voi che sia una cucitrice Zenith.

Sono insostituibili: non si rompono (quasi) mai, sono fortissime e funzionano a meraviglia. Io prima ne ho provate tante, ma da quando le uso…beh uso solo quelle!! Ne ho più di una (cinque, per la precisione) per il semplice motivo che voglio averne una a disposizione per ogni luogo in cui sono: una a casa, due in negozio e una in magazzino. Noterete che il totale fa quattro. Allora perché ne ho cinque? Semplice, tempo fa ne ho fatta cadere una in terra per l’ennesima volta e… orrore! Si è rotta. Ma non avevo detto che sono indistruttibili? Beh…quasi, in mano mia niente è indistruttibile. Fatto sta che ci sono rimasto malissimo: dopo anni e anni di onorata carriera, la mia pinzatrice verde mi aveva abbandonato? Da 4 siamo passati a 3. Allora ne ho comprata un’altra. E siamo tornati a 4.

E invece no: non mi sono arreso e ho scritto un’email alla ditta che le produce: la Balma & Capoduri di Voghera (quelli che fanno anche la mitologica colla "Coccoina"). Solo qualche ora dopo mi rispondevano: efficientissimi. E non con la solita email, ma addirittura con una formale missiva in Word dove dicevano che si sarebbero occupati della riparazione della mia cucitrice se gliel’avessi portata. Un giorno vado da loro verso mezzogiorno, vengo accolto in modo gentilissimo (lo so che sto abusando dei superlativi, ma credetemi che è così) da un signore che quasi si scusa del fatto che, vista l’ora tarda, non può ripararla al momento! Caspita, addirittura al momento vorrebbero ripararla? Fatto sta che nel primo pomeriggio è già pronta! Dico io: questi signori hanno da produrre migliaia di cucitrici e "sprecano" il loro tempo a riparare la mia. Fantastico. E tutto questo cosa mi costa? Nulla, niente, zero. E siamo arrivati a 5.

Ragazzi, questa è  customer satisfaction! E infatti io sono più che soddisfatto!! Non solo le cucitrici Zenith sono le migliori, ma anche chi le produce è gente…come dire… di una volta. Per fortuna ce ne sono ancora. Grazie.


E se trovo questa versione speciale per i 150 anni dell’unità d’Italia, arriverò a 6 !

L'anno che verrà

Un trentun dodici da maestri: ultimo dell’anno a Courmayeur al Pala 3 ad assistere a "L’anno che verrà", trasmissione di RaiUno con Carlo Conti per salutare l’anno che se ne va… e soprattutto quello che arriva. Siccome siamo maestri ci siamo fatti notare per la caratteristica peculiare del maestro, specialmente a capodanno: i cartelli !!!

Per vedere la puntata: cliccate qui

1270 gg

Esseemmeessami !!!

Ci siamo, oggi è l’ultimo giorno dell’anno e quindi siamo giunti al tradizionale appuntamento con gli sms più cool dell’anno. Ecco quelli del 2011:

Un amico mi scrive messaggi che sembrano provenire dalla CIA: Traceroute ping back test effettuato, delay cause overflow ambiguty mode, new phone buyed? Buona serata

Vecchi spezzoni di film di Bud Spencer e terence Hill: Anulo figlio de Mama mama regina de isola…   

L’amico milanese che commenta ciò che vede in strada: Cazzotti c’e la street parade a Milano e ho pensato ma chi cazzo sono tutti sti drogati. Sono proprio diventato un integrato

C’è chi ha bisogno di me x creare bigliettini: Ciao stasera sei a casa che ho bisogno della tua competenza informatica? Ho svariati file pdf powerpoint ecc da unire tt in unico PDF e nn so cm fare!

L’amico allegro: sono sotto fabio

Eureka: Fabio, ho scoperto ke campobasso è in molise!!! Mentre l’altro capoluogo dì provincia del molise qual è?

Mi ero dimenticato qualcosa fuori dal negozio: Il cartello di fuori serve a fare pubblicità? :-)

…finiti !!! E ora: BUON ANNOOOOOOOOOO !!!!!

Tomplayer su Carminat TomTom

Molti di voi hanno un navigatore TomTom. Io ce l’ho integrato nella mia auto: è una versione apposita creata in collaborazione con Renault e si chiama Carminat Tom Tom.

Oltre al navigatore…sarebbe bello poter utilizzare il piccolo monitor per fare altro… magari per vedere un film. Si può fare. Ovviamente è una cosa da non fare, per molti motivi. Per prima cosa non è salutare avere un film che scorre, magari mentre l’auto è in movimento. E poi il TomTom non è stato pensato per quello, quindi se lo fate magari succedono dei disastri e si danneggia il vostro navigatore. Detto questo, se volete farlo, chiaramente quindi solo a scopi didattici, per vedere cosa può fare la vostra auto, si può fare così:

  • Prendete una SD vuota, più è grande più audio/video potrete copiarci.
  • Scaricate l’ultima versione di Tomplayer (per esempio questa)
  • Copiate il contenuto della cartella DISTRIB sull’SD
  • Copiate i vostri file audio nella cartella "audio" (e chi se ne frega, per ascoltare gli mp3 avete la presa USB, spero bene!!!!)
  • Copiate i vostri file video nella cartella "video" (prima di farlo leggete tutta la guida)
  • Inserite una chiave USB nell’apposita presa (non verranno riprodotti i file della chiavetta ma è necessaria per abilitare l’uscita audio)
  • Inserite l’SD nella presa sul navigatore (consiglio di farlo a schermo completamente spento)
  • Accendete l’autoradio, attendete qualche secondo e comparirà la welcome page di Tomplayer.
  • Premete il joystick al centro, e selezionate i brani o i video che preferite.

Schermata principale

Da sinistra a destra trovate le seguenti icone:

  • Ascolta i file audio
  • Vedi i video
  • Riprendi audio o video dall’ultima riproduzione.
  • Impostazioni (skins, opzioni …)
  • Informazioni su Tomplayer
  • Esci

Selezione file audio

Selezione file video

E’ possibile la navigazione ad albero della memoria, cioè è possibile selezionare i file, entrare in una cartella o risalire l’albero cliccando su folder up. Per selezionare i file che si desidera riprodurre, è sufficiente fare clic (premendo il joystick) su di essi.
Da sinistra a destra nella parte bassa dello schermo trovate:
Il pulsante shuffle abilita/disabilita la riproduzione casuale delle playlist (solo per audio)
Il pulsante Play avvia la riproduzine
I tasti di scelta rapida per selezionano/deselezionano tutti i file nella cartella corrente (solo per audio)
Il pulsante cancel/exit

Una volta avviata la riproduzione troverete i comandi comuni a tutti player audio/video, che varieranno a seconda dell skin selezionato. Qui di seguito un esempio:

Tasti rapidi del joystick

Navigazione nei menu:
|__ –> diminuisce luminosità
__| –> aumenta luminosità
BACK –> torna alla modalità precedente
MAP –> avvia riproduzione

Joystick:
UP –> alto
DOWN –> basso
RIGHT –> dx
LEFT –> sx
ENTER –> conferma selezione
Rotella –> muove il cursore dx/sx nei menu e a alto/basso nella playlist
Per uscire dalla modalità di scorrimento nella playlist premere Back

Durante la riproduzione:
|__ –> diminuisce luminosità
__| –> aumenta luminosità
BACK –> torna alla modalità precedente
MAP –> conferma selezione
DEST –> muto
REPEAT –> diminuisce volume
LIGHT –> aumenta volume
MENU –> visualizza menu (video) o abilita la selezione pulsanti (audio)
DOWN –> prossimo brano
UP –> brano precedente
RIGHT –> avanti 10 secondi nella riproduzione
LEFT –> indietro 10 sec nella riproduzione
Rotella –> avanti/indietro 10 secondi nella riproduzione

Nel menu del video o nella modalità selezione audio:
MENU o BACK –> nasconde il menu del video o disabilità la modalità selezione audio
LEFT –> navigazione dei comandi presenti
RIGHT –> navigazione dei comandi presenti
ENTER –> aziona il comando selezionato
|__ –> diminuisce luminosità
__| –> aumenta luminosità

Per uscire dallo screen saver premere il tasto MENU

Resume

Per riprendere la riproduzione dell’ultimo file audio/video

E’ possibile anche selezionare "Autoresume" che permette all’accensione il riavvio automatico dell’ultimo file riprodotto.

Scelta delle opzioni

Per la configurazione di:

  • Audio skin
  • Video skin
  • Altro

Selezione skin audio

Selezionare lo skin preferito premendo sul nome del file, un’anteprima comparirà a sinistra.

Per configurare lo skin prescelto premere il tasto Play

Selezione skin video

Selezionare lo skin preferito premendo sul nome del file, un’anteprima comparirà a sinistra.

Per configurare lo skin prescelto premere il tasto Play

Menu opzioni

Permette la configurazione di:

– Default paths (NON per Carminat)

– Screen saver

– Diaporama (visualizzatore di immagini)

– FM transmitter (NON per Carminat)

– Small text: cambia la dimensione del font nella schermata di selezione dei file audio/video.

Configurazione screen saver

Abilità/disabilità lo screen saver e ne configura il ritardo di attivazione.

Configurazione diaporama

Attiva/disattiva il visualizzatore di immagini

Seleziona la cartella dove le immagini sono state salvate

Seleziona il ritardo tra le immagini riprodotte

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Etichette delle scarpe

Dopo il post sulle etichette di lavaggio e affini, oggi vi parlerò delle etichette obbligatorie che devono esserci sulle calzature destinate alla vendita al consumatore finale. 

Molto spesso ci sono solo dei simboli, senza nessuna scritta, pertanto è importante conoscere il significato di queste immagini.

Nell’etichetta ci saranno tre simboli che rappresentano le tre parti della scarpa, accomganati da simboli che indicano il materiale usato. Eccoli:

simbolo di tomaia TOMAIA: è la superficie esterna della calzatura, attaccato alla suola esterna.
simbolo rivestimento tomaia e suola interna RIVESTIMENTO TOMAIA E SUOLA INTERNA: fodera e sottopiede che costituiscono l’interno della calzatura.

simbolo suola esterna

SUOLA ESTERNA: superficie inferiore della calzatura, attaccata alla tomaia e soggetta ad usura e che costituiscono l’interno della calzatura.

I materiali usati possono essere i seguenti:

simbolo di cuoio e pelle CUOIO E PELLE
Indica la pelle od il pellame di un animale che conservi la sua struttura fibrosa originaria, debitamente conciato in modo che non marcisca.
I peli o la lana possono essere asportati oppure no.
Il cuoio è anche ottenuto da pellami o pelli tagliati in strati o in segmenti, prima o dopo la conciatura.
I fogli composti da particelle fibrose, pezzetti o polveri (derivanti da pelli o pellami disintegrati meccanicamente o ridotti mediante procedimenti chimici, prevedendo anche l’utilizzo di elementi leganti) non sono considerati cuoio.

L’eventuale strato di rivestimento del cuoio non può essere superiore a 0.15 mm.

simbolo di cuoio pieno fiore CUOIO PIENO FIORE
Indica la pelle che comporta la grana originaria della pelle, quale si presenta quando l’epidermide sia stata ritirata, e comunque senza che alcuna pellicola di superficie sia stata eliminata mediante i procedimenti di sfioritura, scarnatura o spaccatura.

simbolo di cuoio rivestito

CUOIO RIVESTITO
Si tratta di prodotto nel quale lo strato di rivestimento del cuoio (o l’accoppiatura a colla) non supera un terzo dello spessore totale del prodotto, ma è comunque superiore a 0.15 mm.
simbolo di materie tessili MATERIE TESSILI naturali e sintetiche o non tessute
Si tratta dei prodotti disciplinati dalla legge 883/1973 (che recepisce la direttiva 71/307/CEE), dal D.P.R. 515/76 regolamento di esecuzione della legge 883/73, dalla legge 669/86 (che recepisce la direttiva CEE n. 83/623) e dal D.M. 12.10.1987 (che recepisce la direttiva 87/140/CEE).
simbolo di altre materie ALTRE MATERIE diverse da quelle descritte

Etichette di lavaggio

Etichette queste sconosciute: tutti noi abbiamo notato, nelle etichette interne dei capi di abbigliamento che acquistiamo, degli strani simboli. Siete sicuri di conoscere il significato di ciascuno di loro? Eccoli:

Innanzi tutto ecco il significato dei principali simboli di manutenzione

Vaschetta: per il lavaggio a umido
Trangolo: per il lavaggio al cloro

Ferro da stiro: per la stiratura

Cerchio: per il lavaggio a secco

 

A questi simboli si aggiungono dei segni grafici: 


Trattamento non ammesso: la croce posta su uno dei segni grafici indica che il trattamento non deve essere eseguito.

Trattamento moderato: la barra sotto il segno grafico indica che il trattamento dovrebbe essere eseguito in modo moderato.

Trattamento molto moderato: la barra tratteggiata indica un trattamento molto moderato.

 Parliamo del lavaggio:

lavaggio a macchina:
• temperatura massima di lavaggio 60°
• azione meccanica normale
• risciacquo normale
• centrifugazione normale
lavaggio a macchina:
• temperatura massima di lavaggio 60°
• azione meccanica ridotta
• risciacquo a temperatura gradualmente ridotta (per immissione graduale di acqua fredda)
•centrifugazione ridotta

lavaggio a mano:
• non lavare a macchina
• temperatura max di lavaggio: 40°
• tempo di lavaggio breve
• comprimere e, se necessario, strofinare molto delicatamente
• risciacquare molto delicatamente
• non torcere

il prodotto tessile non sopporta il lavaggio in acqua

 

 

Ora vediamo il candeggio:

possibilità di trattare con prodotti a base di cloro
il prodotto tessile non sopporta il trattamento con cloro

 Ma i nostri capi preferiti si possono stirare? E come?

il prodotto tessile non sopporta la stiratura
temperatura massima della suola del ferro: 110°C, interporre panno umido
temperatura massima della suola del ferro: 150°C, interporre panno umido
temperatura massima della suola del ferro: 220°C, umidificare il tessuto

 

C’è anche chi ha l’asciugatrice. E’ possibile utilizzarla? Vediamo:

asciugatura a temperatura moderata
non può essere asciugato a macchina
asciugatura su superficie piana

 

E cosa dire del lavaggio a secco? Sarà possibile effettuarlo? Ecco la tabella dei simboli: 

lavabile a secco con tutti i solventi normalmente utilizzati nel lavaggio a secco
lavabile a secco con percloroetilene, monofluoro-triclorometano, idrocarburi, con i normali procedimenti (il tricloroetilene o trielina non deve essere impiegato)
lavabile a secco con i solventi indicati al punto precedente, ma con una severa limitazione di aggiunta d’acqua e alcune restrizioni per quanto riguarda l’azione meccanica o la temperatura di asciugatura, o entrambe le cose
lavabile a secco con idrocarburi e trifluoro-tricloroetano, con i normali procedimenti
lavabile a secco con solventi indicati al punto precedente, ma con una severa limitazione di aggiunta d’acqua e alcune restrizioni per quanto riguarda l’azione meccanica o la temperatura di asciugatura, o entrambe le cose
il prodotto tessile non sopporta il lavaggio a secco

 

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