(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie

Le taglie da donna

Questa vuole essere una lettera aperta a chi disegna e a chi produce abbigliamento, in particola modo quello femminile.

Da parecchi anni ormai, la moda ci impone modelli molto attillati e sciancrati che, per loro stessa natura, vestono meglio le taglie magre, in quanto stanno male a chi è più “in carne”. Ovviamente non vale per tutti i modelli, ci sono quelli più o meno attillati. Il problema ruguarda le taglie. Sembra che i creatori di moda si divertano a fare quello che io reputo una pessima mossa sotto il profilo del marketing, vale a dire produrre capi di taglia piccola scrivendo sull’etichetta una taglia grande. Mi spiego meglio: mi arrivano in negozio delle giacche femminili di cui la taglia L veste si e no una 42 e quindi la XL arriva a malapena alla 46. E poi? E poi stop. Quindi tutte le donne (e sono tantissime) che hanno una 46 o oltre non riescono a trovare la loro misura. E inoltre ci rimangono male e dicono: ma come, non mi va più bene neanche una XL? Emblematico il caso di una signora a cui piaceva un maglioncino. Prova la S e dice che è piccolo, allora prova la M. Esce dal camerino e dice che va benissimo, la taglia è perfetta e il colore le piace molto, solo che ha deciso di non comprarlo perché lei è magra e una taglia M non la vuole mettere.
Ma cari produttori, non sarebbe meglio fare il contrario? Fare delle belle taglie 48 e scriverci sopra “Medium” ? Anche perché, se veramente vogliamo vestire la maggioranza delle donne italiane, dobbiamo pensare dalla taglia 40 alla taglia 50. Poi, certamente, ci sono anche le taglie più piccole (generalmente le ragazzine) e quelle più grandi… Quindi io direi di fare così: 40 = XXS, 42 = XS, 44=S, 46=M, 48=L, 50=XL, 52=XXL, invece di fare, come fate voi 40=S,42=M,44=L,46=XL e stop!
 

Nostalgia della Val Boreca

Ecco un articolo apparso tempo fa su "La Trebbia" a firma di Dario Rebolini (mio zio):

La Val Boreca è bella e selvaggia. Quanta nostalgia di tornare in città!

Leggo spesso sul vostro ottimo settimanale le notizie che spesso parlano della Val Trebbia e mi ha colpito in particolar modo lo strazio che prova ad ogni fine estate quel giovane di Gorreto quando giunge l’ora di lasciare la valle. -Sul n. 31 del 18 settembre.- È uno sgomento che io provo da più di sessant’anni ad ogni fine agosto.
Lascio la Val Boreca che, anche se non se ne parla molto, non è meno bella della Val Trebbia.
I monti che la circondano – I’Alfeo, it Carmo, il Chiappo e il Lesima, le cui "cime ineguali ed elevate al cielo" potrebbero benissimo sostituire quelle del Manzoni sul lago, e Zerba con le sue "case sparse sul pendio come branchi di pecore pascenti" completerebbero l’opera, e, il Manzoni se si fosse trovato qui e non sul lago, avrebbe di sicuro creato la stessa magnifica opera de "I Promessi Sposi".
La Val Boreca è bella quanto la Val Trebbia ma io sono nato li, e non c’e nessun altro paese al mondo piu bello del tuo. Più di sessant’anni a contare gli ultimi giorni d’agosto che poi bisognava tornare in città e farli durare il più possibile, sessant’anni ad aspettare gli altri undici mesi per tornare lassù e passare un altro agosto a respirare a pieni polmoni e ritemprarti per gli altri prossimi undici mesi e via di seguito ad ogni anno.
Ma ora le cose sono cambiate, eravarno in due a provare questo strazio e ora sono solo, sono solo in questo 2008 che "lei" se ne è andata prima, ha voluto precedermi e salir lassù da sola, è andata su il diciannove aprile e non ha voluto aspettare il solito agosto.
Ma lei aveva la fede totale e senza dubbi, diceva sempre che lassù a Zerba (pur essendo nata e cresciuta a Genova) si sentiva felice perchè le pareva d’essere piu vicino al cielo ma not riusciremo a fare altrettanto? Riusciremo ad avere la sua fede? Ci aiuterà a conquistarla? Sarebbe atroce se non ci riuscissimo e dobbiamo pregarla che ci aiuti. Solo con la fede si potrebbe continuare a vivere quei tre giorni che ci mancano per raggiungerla a riunirsi a lei per sempre. Con la fede.
In agosto ma anche a luglio sono stato molto tempo con lei e non ho provato quel dolore che era nel mio cuore da quel diciannove aprile.
Ma l’estate è volata in un soffio e il ritorno è stato doloroso. Non solo lascio le bellezze della valle che ha descritto molto bene quel giovane poeta di Gorreto, ma devo lasciare li anche un pezzo del mio cuore e d’ora innanzi non dovrò tornare solo in agosto, ma molto più spesso.

(Articolo di Dario Rebolini – Foto tratta da www.zerba.org)

Nebbia nel cuore

Aiser scrive:
 si tutto quello che era negativo
 tutta quella sofferenza
 tutta quella nebbia
 fuori dal giardi
Fabio Più scrive:
 si nebbia
Aiser scrive:
 e quel freddo
Fabio Più scrive:
 si cavoli che bell’immagine
Aiser scrive:
 nelle ossa
 e si quell’aspettare un nulla
 nelle sere d’inverno
 ricordi
 l’ansia
 cazzo morivo
Fabio Più scrive:
 l’ansia x qualcosa che non c’era mai
Aiser scrive:
 si esatto
Fabio Più scrive:
 e speravi che prima o poi…
Aiser scrive:
 esatto
 beh ci voleva
 la vita se no diventa assurda


R. Magritte – La memoria
 

Il salumiere che fotografava l'impossibile

Ho diversi libri su Magritte, geniale artista del secolo scorso. In nessuno avevo mai trovato una spiegazione così lucida e calzante dell’opera di questo fenomenale pittore, come quella del saggio di Robert Hughes. Eccola:

Magritte è morto nel 1967 all’età di sessantotto anni, ma la sua opera continua a esercitare sugli spettatori di oggi [..] il fascino del narratore di storie. L’arte moderna era ben fornita di creatori di miti, […] ma possedeva pochi maestri con l’impulso della narrazione e Magritte […] era il suo principale affabulatore. Le raffigurazioni di Magritte erano prima di tutto storie, poi dipinti veri e propri. Ma le storie non erano narrazioni alla maniera vittoriana, tranche de vie o episodi storici: erano istantanee che fotografavano l’impossibile, e lo rappresentavano nel modo più noioso e prosaico; vignette sul linguaggio e la realtà, imprigionati nel reciproco annullamento. La maestria di Magritte come pittore dell’enigma non aveva eguali e, nonostante la grande influenza che esercitò sul modo di creare immagini (e su come lo spettatore debba decodificarle), non ebbe dei seguaci nel senso proprio del termine.
Il vero omaggio alla sua vita e alla sua arte è stata la reazione che ha suscitato a posteriori. All’interno di un movimento, il surrealismo, che aveva posto l’accento su  exploit eclatanti, tumulti politici, scandali sessuali e violente crisi in parte religiose, Magritte […] sembrava la personificazione dell’indifferenza e dell’imperturbabilità. Visse a Bruxelles, non a Parigi, e restò sposato per tutta la vita alla stessa donna, Georgette Berger. In base alla concezione di bohème ed élite predicata dal surrealismo, Magritte avrebbe potuto benissimo fare il salumiere.
La svolta di Magritte avvenne nel 1927, quando trasferendosi a Parigi si trovò a vivere il movimento surrealista dall’interno […] Con la sua tecnica essenziale, lucida, Magritte dipinse gli oggetti in modo così banale quasi fossero usciti da un abbecedario: una mela, un pettine, una bombetta, una nuvola, una gabbia, una strada di provincia con casette squadrate, un uomo d’affari con il soprabito scuro, un nudo impassibile. Nel suo repertorio non vi erano molte cose, prese singolarmente, che a un qualunque impiegato belga non capitasse di vedere nel corso di una giornata qualunque nel 1935. Ma il modo in cui Magritte le combinava tra loro era assolutamente nuovo. La sua poesia era impensabile senza la banalità che egli rielaborava e trasformava, fino a sovvertire la normale nomenclatura delle cose. Il bicchiere in La Corde Sensible è un normale bicchiere, la nuvola è una normale nuvola; ma la cosa che sorprende è il loro incontro, in quella limpidezza azzurra, resa con tanta pazienza. Le più belle rappresentazioni di Magritte sembrano legate piuttosto alla descrizione che non alla fantasia, grazie alla quotidianità degli elementi da cui sono composte. […]
Magritte creò alcune tra le immagini più scioccanti di alienazione e paura all’interno di tutta l’arte moderna. Non esiste un simbolo più raccapricciante della frustrazione del congiungimento carnale di Les Amants […]
Se l’arte di Magritte si fosse limitata a scioccare non avrebbe avuto vita lunga, come è avvenuto nel caso di tante altre meteore del surrealismo. Ma il suo impegno andava più in profondità, all’interno dello stesso linguaggio, del modo in cui il significato viene comunicato o annullato dai simboli. Il suo manifesto era il celebre dipinto di una pipa, con la scritta “Ceci n’est pas une pipe”. Ed è proprio così: è un quadro, un’opera d’arte, un segno che indica un oggetto, e non l’oggetto stesso. Nessun pittore aveva mai formulato con tanta chiarezza questa verità fondamentale sull’arte e sull’attività dell’artista. […]

Top ten di fine anno

Come da tradizione consolidata, anche quest’anno ecco la classifica degli sms che ho ricevuto durante l’anno. Non c’è un motivo preciso per cui sono in classifica: alcuni li capisco solo io, ma non posso spiegare di più !!! In alcune parti ho messo i puntini […] dove c’è del testo che non posso scrivere… Se volete leggere la classifica degli anni scorsi eccole: 2005 2006 2007

Partiamo dal 12 posto, un amico in difficoltà: "qui ferrara..secondo te cosa posso fare x tirare 1/2 notte??". L’undicesimo posto è per un messaggio di paranoie: "Dato che non ti sei fatto sentire presumo che la cena maestri o e’ spostata o è chiusa alla mia presenza…buona serata…io vado a donzelle".

Entriamo nella top ten: "Sabato cena da guado e tavolo d’immagine alla foresta. Non hai facoltà  di rifiutare." Per la cronaca, ho rifiutato! Per il nono posto diciamo che ogni tanto va bene anche tirarsela, e le persone che ti gasano sono benaccette: "nooo, sei il meglio!! grandissimo te lo sei strameritato!ee andiamo!! "

Ottavo posto per una segnalazione di strani fenomeni naturali: "Ciao, se trovo il coraggio ti faccio uno squillo, ma c’è un campo magnetico nel divano che mi attira a lui." Un posto più in alto per una reazione: "Ho saputo.."

Al posto numero sei ecco un bel pensiero negativo: "Oggi ho il morale giusto per il brallo…..cazzo mi sto sparando una para della madonna…" Al numero cinque un altro sms negativo che sintetizza un intero anno: "[…] e mi sono rotto il cazzo di tutto !". Posto numero quattro per… un pachi.. che?? "Si tutto bene.ho un pachiderma in negozio.."

Parte altissima della classifica. Medaglia di bronzo per l’investitura ufficiale: "Città  del vaticano 10 10 2008 comunichiamo la nomina a gran maestra di e[…] t[…] per le bellissime referenze avute sul mondo scolastico roma0sua santità  sisto secondo stasera al baito santa messa maestrale presieduta dal santo padre W hi maestri che escono con le ventitreenni". Medaglia di argento per un messaggio solo apparentemente banale, ma c’è tutta una storia dietro che non vi racconto: "Ok fratello!"

Menzione speciale per due sms: "Come va li… Picnic in famiglia o storiella estiva" e "Felpa azzeccatissima nel colore e perfetta nella misura.. un ottimo acquisto! […]"

A chi assegno la medaglia d’oro? Qual è il messagggio che mi ha fatto più piacere ricevere? Beh, devo essere onesto, non è uno solo, ma sono centinaia. Si, centinaia. Sono quelli che mi ha mandato Elisa in questi mesi. Avrei dovuto fare una top ten solo con suoi messaggi… ho preferito assegnarle il primissimo posto. Volete qualche esempio?…. NO, me li tengo tutti per me ;-)

 

Video

Che musica rilassante…

Tordo Matto

da Wikipedia l’enciclopedia libera

Il Tordo matto di Zagarolo è un piatto tipico di Zagarolo.

Si tratta di un involto di carne equina con all’interno un battuto di grasso di prosciutto, aglio, prezzemolo, coriandolo, sale, ed altre spezie locali.

Cucinato alla brace di "Troppe" (viti tagliate dai vigneti "stincati") con i giusti tempi di cottura può essere infilzato allo spiedo o sulla graticola.

In alternativa può essere cucinato in padella a fuoco lento con il vino rosso locale oppure al forno con le patate.

In tutte le varianti è fondamentale cuocere a fuoco lento in modo che la carne risulti alla fine morbida e ben cotta fin nel suo interno, dove il battuto di grasso di prosciutto fondendosi condisce e da un sapore particolare alla carne equina.

———

da Romaincampagna.it

Origine e descrizione

Sono degli involtini speziati di carne di cavallo ripieni di lardo, coriandolo, pepe, peperoncino, aglio e prezzemolo cotti alla brace. La ricetta nasce nel XVI secolo, quando il famigerato Ugo di Moncada, inviato da Carlo V, diede l’avvio ad una serie di intrighi in collaborazione con i Colonna.
A questi si unirono anche i Lanzichenecchi. Gli abitanti di Zagarolo si rifugiarono nelle campagne circostanti. Un giorno un lanzichenecco ferito, con al seguito un cavallo malconcio, si rifugiò in una capanna abitata da due anziani coniugi. L’uomo, rifiutando ogni cura, fece capir loro che aveva fame e ripeteva in continuazione la parola "drossel". Il cibo però a quei tempi scarseggiava, così che, alla morte del cavallo, la donna tagliò la sua carne in sottili fettine alle quali aggiunse lardo e varie spezie e le offrì all’uomo assieme a del buon vino. Questi, una volta finito il pasto, si ubriacò continuando a gridare la parola "drossel", facendo pensare a tutti che fosse matto. Il mattino seguente l’uomo era sparito. Terminati i combattimenti, la popolazione rientrò nelle case e si diffuse la ricetta che quietò il lanzichenecco, ormai ricordato come il soldato "matto" che ripeteva in continuazione la parola "drossel", che in tedesco significa tordo. Da qui il nome di questa ricetta.

Posso stare tranquilla?

Camogli

Il cimitero dei calzini

Sempre Marco mi ha fatto notare una cosa, che in realtà avrete notato tutti: dove diavolo finiscono i calzini? Mi spiego meglio: tu metti una coppia di calzini da lavare. Quando hai un po’ di “sporcheria” e vuoi trasformarla in “biancheria” la metti in lavatrice. E fin qui tutto bene. Il problema è quando vuoi appaiare i calzini. Rigorosamente ne troverai alcuni singoli, senza il compagno. Puoi cercarli, puoi attendere nell’attesa del prossimo carico della lavatrice, ma non c’è nulla da fare, si sono inesorabilmente dissolti nel nulla. Secondo me c’è un posto, simile al mitologico cimitero degli elefanti, dove i calzini, al termine della loro vita, vanno a trascorrere gli ultimi giorni prima di morire. Oppure un varco dimensionale che li trasporta nella dimensione delta9. Altre spiegazioni razionali non ce ne sono.

Sarebbe bello

Sarebbe bello andare a Macao o Hong Kong x scommettere sui cavalli, anche se non ci capisco niente. Sarebbe bello inventare un software fortissimo, di quelli troppo innovativi, sarebbe bello imparare a suonare il pianoforte, per poi cantar canzoni a squarciagola, sarebbe bello stare a Praga sul Ponte Carlo ricoperto dalla neve, osservare le impronte lasciate dai piedi frettolosi dei passanti, e godersi i fiocchi che  ti scendono addosso.

E poi sarebbe bello aprire un piadineria in Viale Ceccarini (Dove? A Riccione, no?) e regalare piadine, cocacole e sorrisi ai ragazzi che sono in giro, sarebbe bello dipingere un bel quadro, di quelli così belli che quando li guardi ti ci perdi dentro come fossi Stendhal, sarebbe bello buttarsi e librare nel cielo come Patrick de Gayardon (magari con più fortuna…)

Sarebbe bello avere una casa con giardino divano ad angolo piscina veranda campo da tennis, studio supertecnologico, taverna televisore al plasma, soffitta piena di carabattole, Tuareg barbecue cane-di-nome-killer fintalibreria cucina iperattrezzata (ma quasi inutile) falciaerba tavolo da ping pong e gatto-di-nome-cagliostro, quasi in centro ma fuori dal casino, quasi fuori ma non in periferia. E con la cassetta della posta come quella di Wile E. Coyote.

Sarebbe bello stare un mese a New York, abitando in un indirizzo fighissimo tipo 45 Strada, e spianare un sacco di soldi, invece di darli a quelle sanguisughe del fisco italiano, bevendo solo champagne francese e facendo la guerra coi cuscini, facendo nuvole di piume che vanno dappertutto. Sarebbe bello stare alle pendici di Cima Colletta verso l’undici di agosto, sdraiati sulle rotoballe di fieno a guardare le stelle cadenti.

Sarebbe bello stare sempre bene, sarebbe bello aver solo pensieri belli, sarebbe bello andare in autostrada a 300 all’ora su una Lamborghini, sarebbe bello stare tutto il giorno sotto il sole oppure fare una festa con tanti amici divertenti. Sarebbe bello andare lontano lontano, magari in Kamčatka,  sarebbe bello essere il campione mondiale di Cubo di Rubik, sarebbe bello cantare Nessun Dorma di Puccini ("ed il mio bacio scioglierà il silenzio che ti fa mia") con voce di tenore.

Sarebbe bello saper fare le ombre cinesi, o muovere le marionette per far ridere i bambini. Sarebbe bello camminare per un’ora sulla spiaggia e poi scrivere il tuo nome nella sabbia, sarebbe bello essere invisibile per fare tanti scherzi. Sarebbe bello tornare al Kursaal, sarebbe bello… e già sarebbe bello. Sarebbe proprio bello.

Mi accontento di quello che ho e che sto facendo. Forse.
Ma qualcuna di queste magari la faccio.


Salvador Dalì, Il Sonno

sorriso a 200.000.000 di denti

Vorrei essere il raggio di sole che ogni giorno ti viene a svegliare per farti respirare e farti vivere di me. Vorrei essere la prima stella che ogni sera vedi brillare perché così i tuoi occhi sanno che ti guardo e che sono sempre con te. Vorrei essere lo specchio che ti parla e che a ogni tua domanda ti risponda che al mondo tu sei sempre la più bella.

Un bacio piccina mia. Nè grande nè piccolo, nè sfuggente, nè intenso, nè svogliato nè voglioso, nè lungo, nè appena accennato. Un bacio, un semplice bacio che però semplice non è, perchè è un bacio x te.

Sono le 5 e tutto va bene

Ore 5 del mattino. Forse sarebbe meglio andare a dormire. O no? Allora cerco un’immagine da inserire nel blog… Ecco trovata, una di Magritte, guardacaso !!

Questionario

Mi è arrivato un questionario via email… eccolo qui, debitamente compilato

  • Il tratto principale del suo carattere: TIMIDEZZA
  • La qualità che preferisce in un uomo: IRONIA
  • La qualità che preferisce in una donna: INTELLIGENZA
  • Il suo principale difetto: NON SO DIRE DI NO
  • Il suo sogno di felicità: TROPPO BANALE X DIRLO
  • Il suo rimpianto: CERCO DI NON AVERNE
  • L’ultima volta che ha pianto: NON RICORDO DI PRECISO, DI SICURO ERA X UNA DONNA
  • L’incontro che le ha cambiato la vita: PROBABILMENTE DEVE ANCORA AVVENIRE
  • Sogno ricorrente: RICORDO POCHISSIMO I SOGNI, E SONO SEMPRE STRANISSIMI
  • Il giorno più felice della sua vita: QUANDO SONO NATO
  • E il più infelice: QUANDO PERDI LE PERSONE CARE
  • La persona scomparsa che richiamerebbe in vita: SAN FRANCESCO
  • Quale sarebbe la disgrazia più grande: PERDERE I SOGNI
  • La materia scolastica preferita: STORIA (anche se non mi piace studiarla, perchè te la fanno studiare a memoria) e MARKETING
  • Città preferita: PARIGI.  E POI LONDRA
  • Il colore preferito: DIPENDE. DIREI TUTTI A FASI ALTERNE. IN QUESTO MOMENTO DICO VERDE
  • Il fiore preferito: LA ROSA
  • Bevanda preferita: ACQUA. DEVO ESSERE TRASGRESSIVO? ALLORA IL CHINOTTO
  • Il piatto preferito: BISTECCA ALLA MILANESE E PATATINE FRITTE
  • Se avesse qualche milione di euro: MI LANCEREI IN QUALCHE NUOVO LAVORO
  • Libro preferito di sempre: LA FATTORIA DEGLI ANIMALI DI ORWELL E BAR SPORT DI BENNI
  • Libro preferito degli ultimi anni. IL LERCIO DI IRVINE WELSH
  • Autori preferiti in prosa: WELSH, …. BOH NON ME NE VENGONO IN MENTE ALTRI COSì AL TOP….
  • Poeti preferiti: NON NE HO DI PREFERITI
  • Cantante preferito: MIGLIAIA, UN GIORNO SCRIVERO’ UN POST SU QUESTO. DEVO DIRNE UNO? VASCO
  • Il suo eroe o la sua eroina: OGGI SONO SENZA IDEE, X SCHERZARE DIRO’ DON CHISCIOTTE
  • La trasmissione televisiva più amata: REPORT, STRISCIA, LE IENE
  • Fil cult: TRAINSPOTTING E 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO
  • Attore preferito: NESSUNO
  • Attrice preferita: GWYNETH PALTROW E NICOLE KIDMAN
  • La canzone che fischia sotto la doccia: L’INNO DI MAMELI
  • Se dovesse cambiare qualcosa nel suo fisico, cosa cambierebbe? BEH LO RENDEREI UN PO’ PIU’ ATLETICO
  • Personaggio storico più ammirato. GIOVANNI PAOLO II
  • Personaggio politico più detestato: PIU’ CHE DETESTATO, MI FA PENA: PRODI
  • Se non avesse fatto il mestiere che fa: PROBABILMENTE L’INFORMATICO
  • Il dono di natura che vorrebbe avere: CANTARE E SUONARE
  • Come vorrebbe morire: ALLE ISOLE TONGA, DOVE NON MI CONOSCE NESSUNO


Giorgio De Chirico, "Ettore e Andromaca"

Comunicazione di servizio

Attenzione: quando questo articolo sarà pubblicato, l’utente Fabio Tordi sarà fuori sede. Pertanto, se volete comunicare con lui tramite email o commenti del blog sappiate che potrebbe non leggerli fino a martedì mattina (sia perché dove va potrebbe non trovare postazioni internet, sia perché potrebbe non essere in grado di leggerli :-).

Se invece volete comunicare tramite sms, ricordatevi il prefisso internazionale +39, dato che il soggetto in questione trovasi in Spagna.

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