Questa vuole essere una lettera aperta a chi disegna e a chi produce abbigliamento, in particola modo quello femminile.
Da parecchi anni ormai, la moda ci impone modelli molto attillati e sciancrati che, per loro stessa natura, vestono meglio le taglie magre, in quanto stanno male a chi è più “in carne”. Ovviamente non vale per tutti i modelli, ci sono quelli più o meno attillati. Il problema ruguarda le taglie. Sembra che i creatori di moda si divertano a fare quello che io reputo una pessima mossa sotto il profilo del marketing, vale a dire produrre capi di taglia piccola scrivendo sull’etichetta una taglia grande. Mi spiego meglio: mi arrivano in negozio delle giacche femminili di cui la taglia L veste si e no una 42 e quindi la XL arriva a malapena alla 46. E poi? E poi stop. Quindi tutte le donne (e sono tantissime) che hanno una 46 o oltre non riescono a trovare la loro misura. E inoltre ci rimangono male e dicono: ma come, non mi va più bene neanche una XL? Emblematico il caso di una signora a cui piaceva un maglioncino. Prova la S e dice che è piccolo, allora prova la M. Esce dal camerino e dice che va benissimo, la taglia è perfetta e il colore le piace molto, solo che ha deciso di non comprarlo perché lei è magra e una taglia M non la vuole mettere.
Ma cari produttori, non sarebbe meglio fare il contrario? Fare delle belle taglie 48 e scriverci sopra “Medium” ? Anche perché, se veramente vogliamo vestire la maggioranza delle donne italiane, dobbiamo pensare dalla taglia 40 alla taglia 50. Poi, certamente, ci sono anche le taglie più piccole (generalmente le ragazzine) e quelle più grandi… Quindi io direi di fare così: 40 = XXS, 42 = XS, 44=S, 46=M, 48=L, 50=XL, 52=XXL, invece di fare, come fate voi 40=S,42=M,44=L,46=XL e stop!
Ma ora le cose sono cambiate, eravarno in due a provare questo strazio e ora sono solo, sono solo in questo 2008 che "lei" se ne è andata prima, ha voluto precedermi e salir lassù da sola, è andata su il diciannove aprile e non ha voluto aspettare il solito agosto.
La svolta di Magritte avvenne nel 1927, quando trasferendosi a Parigi si trovò a vivere il movimento surrealista dall’interno […] Con la sua tecnica essenziale, lucida, Magritte dipinse gli oggetti in modo così banale quasi fossero usciti da un abbecedario: una mela, un pettine, una bombetta, una nuvola, una gabbia, una strada di provincia con casette squadrate, un uomo d’affari con il soprabito scuro, un nudo impassibile. Nel suo repertorio non vi erano molte cose, prese singolarmente, che a un qualunque impiegato belga non capitasse di vedere nel corso di una giornata qualunque nel 1935. Ma il modo in cui Magritte le combinava tra loro era assolutamente nuovo.
Al posto numero sei ecco un bel pensiero negativo: "Oggi ho il morale giusto per il brallo…..cazzo mi sto sparando una para della madonna…" Al numero cinque un altro sms negativo che sintetizza un intero anno: "[…] e mi sono rotto il cazzo di tutto !". Posto numero quattro per… un pachi.. che?? "Si tutto bene.ho un pachiderma in negozio.."
Sono degli involtini speziati di carne di cavallo ripieni di lardo, coriandolo, pepe, peperoncino, aglio e prezzemolo cotti alla brace. La ricetta nasce nel XVI secolo, quando il famigerato Ugo di Moncada, inviato da Carlo V, diede l’avvio ad una serie di intrighi in collaborazione con i Colonna. 
Sempre Marco mi ha fatto notare una cosa, che in realtà avrete notato tutti: 

