(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Malaspina

Avevo scritto anche qui che vi avrei raccontato un po’ la storia dei Malaspina. Quello che scriverò è essenzialmente tratto dallo splendido libro "I Malaspina" di Giorgio Fiori.

Dunque, per prima cosa: da dove vengono i Malaspina? Diciamo subito che provengono da una delle più grandi famiglie feudali del medioevo, gli Obertenghi.  Questi nel corso della storia si divisero dando vita a numerose dinastie, tra cui gli Estensi, i Pallavicino e, appunto i Malaspina. Il primo ad avere questo soprannome fu un tal Alberto, circa nel XII secolo. Il perchè (e anche il percome) lo avessero chiamato così resta un mistero… forsè perchè non era proprio di animo buono e gentile, ecco ! A quel tempo la sua stirpe aveva in mano due territori ben distinti: quello in Lunigiana e quello più al nord nelle valli Trebbia, Aveto, Staffora e Bormida. Un personaggio molto importante fu Obizzo, figlio di Alberto, che passò allegramente più volte da guelfo a ghibellino, aiutando sia il Barbarossa che la Lega Lombarda. I figli e nipoti di questo, Corrado e Obizzino, ebbero invece numerosi problemi con Piacenza, sia a causa di guerriglie che soprattutto di problemi finanziari (dovevano gestire un territorio troppo grande e sterile). Per far fronte a questa situazione divisero i possedimenti: a Corrado (capostipite della linea dello Spino Secco) andò la maggior parte della Lunigiana, la val d’Aveto, Trebbia e Borbera, mentre ad Obizzino (linea dello Spino Fiorito) la rimanente parte della Lunigiana , la Valle Staffora e Curone.

Qui incominciò l’ulteriore suddivisione dei possessi, che minarono la potenza politica ed economica della famiglia. Al figlio di Corrado, Alberto (che fantasia nei nomi eh?) andò il feudo di Pregola nel 1266.Questo feudo era composto dal territorio alla sinistra del Trebbia, da Torriglia fin quasi a Bobbio. Pregola ne era la capitale e il limite occidentale. Un personaggio degno di nota è il marchese Corradino, che nei primi anni del 1300 riuscì ad occupare Bobbio e fu alleato dei Visconti di Milano. I suoi eredi, per manifesta paura di attacchi da parte dei genovesi, dei piacentini o dei milanesi, si accordarono proprio coi Visconti, a cui donarono ufficialmente tutti i loro possessi, col patto di esserne nominati feudatari.
Malgrado tutte le divisioni i Malaspina conservarono una certa influenza nella politica italiana e si mantennero alleati degli Sforza, i nuovi duchi di Milano.

I Malaspina di Pregola si suddivisero in diversi rami, tra cui quello di gran lunga più importante e che è durato fin quasi ai giorni nostri è il ramo, appunto, di Pregola. Ebbe come capostipite Azzo figlio di Corradino, che a sua volta ebbe un figlio sempre di nome Azzo. Siamo circa nel sedicesimo secolo. Nel 1541 Oliviero Malaspina, figlio di Azzo, ricevette la conferma dell’investitura imperiale per il suo feudo,  e successivamente venne assassinato da altri Malaspina. Suo figlio Gian Maria (finalmente un nome diverso!!!) tentò nel 1570 di occupare con la forza il castello di Pregola, di cui era condomino, ma che allora era tenuto da altri suoi parenti. Il colpo non gli riuscì e, per vendicarsi, devastò e incendiò per rappresaglia Zerba e Belnome, bruciando persone e rubando il bestiame. L’anno successivo gli vennero confiscati i beni e Gian Maria nel 1575 pose nuovamente l’assedio al castello di Pregola ma, non essendogli riuscito di averlo a patti, lo incendiò distruggendolo completamente.

A Pregola fu costruito un palazzo, probabilmente alla fine del ‘500, che venne sempre denominato "castello", in quanto residenza dei marchesi, ma che più propriamente era una casaforte. Rimase residenza per lungo tempo e appartenne al ramo della famiglia fino alla sua estinzione.

L’ultimo feudatario di Pregola fu Baldassarre, dato che nel 1797 l’invasione francese pose fine ai feudi imperiali che furono annessi prima alla Repubblica Ligure, poi alla Francia e infine, in seguito alla caduta di Napoleone, al Regno di Sardegna. La fine del feudalesimo non provocò veri danni finanziari ai signori di Pregola, che già nel ‘700 avevano accumulato anche un vasto patrimonio fondiario, sia in Valle Staffora che in Val Trebbia. Antonio, figlio di Baldassarre, fu l’ultimo a risiderere stabilmente a Pregola. Suo figlio e i suoi nipoti abitarono prevalentemente a Varzi. Indovinate come si chiamò suo figlio? Esatto: Baldassarre! Il quale ebbe a sua volta due figli: Antonio (ma va?) e Rodolfo.

Questo Baldassarre morì giovane e i figli furono cresciuti dalla madre, donna energica ed avveduta. Nel 1868 essa acquistò per loro conto il palazzo posto sulla piazza principale di Varzi e che divenne sede principale della famiglia; il palazzo di Pregola era invece utilizzato come villeggiatura estiva. I due giovani orfani Malaspina si diedero a quel tipo di vita ozioso piuttosto diffuso nella società provinciale del tempo, poichè la loro posizione sociale, tanto più invidiabile se paragonata all’indigenza generale della popolazione della montagna, rendeva loro assai più facili i successi di un certo tipo.
Il marchese Antonio, a furia di fare lo sbruffoncello, quasi quasi ci lasciò le penne. Verso il 1873 frequanteva una signorina appartenente ad una delle migliori famiglie di Varzi, Maria Giacobone che, lusingata dalla prospettiva di un grande matrimonio, lasciò cadere altre occasioni. Nel 1879 il Malaspina troncò il rapporto e si trasferì a Roma, dove già abitava il fratello Rodolfo che, laureatosi in legge, si dedicava alla carriera giudiziaria. Per giustificare questa rottura Antonio raccontò in giro delle ragioni assai lesive all’onorabilità della ragazza che ne risentì anche in salute. Il fratello Ambrogio giurò di vendicarla, qualora il Malaspina si fosse azzardato a ricomparire in paese.

Il Malaspina, forse ignorando il seguito della vicenda e le chiacchiere di paese, ritornò in Varzi e, il 29 aprile 1880, davanti al caffè Callegari, posto sulla piazza principale e luogo di ritrovo dei notabili locali, si avvicinò senza darsi pensiero al crocchio ove era anche il Giacobone, che sentendosi con ciò provocato, estrasse una pistola e gli sparò, ma lo colpì solo superficialmente. Subito fermato e disarmato, il Giacobone si costituì spontaneamente; al giudizio che seguì in Voghera, l’opinione pubblica era tutta dalla sua parte; egli venne addirittura assolto e la vicenda finì in tal modo. Sua sorella trovò ugualmente marito, mentre il Malaspina continuò con le sue attività galanti, imitato dal fratello che a Roma mandava avanti una lunga relazione con la sua governante.
L’ormai maturo Antonio si prese a servizio una giovane di Pregola, certa Rhos, che a sua volta nutrì notevoli speranze di essere sposata, ma non ottenne nulla. Mise al mondo un figlio, che il marchese Antonio si guardò bene dal riconoscere anche perchè era mezzo scemo e fisicamente disgraziato; e men che meno ne sposò la madre. Non si sposò mai e morì nel 1923 nel suo palazzo di Varzi.

Suo fratello Rodolfo, rimasto unico erede del patrimonio, passò a sua volta la vita tra le facili avventure, ma infine i congiunti della sua convivente lo obbligarono a regolarizzare con il matrimonio la sua posizione. Naturalmente, per l’età più che matura dei coniugi, non vi era più speranza di prole, ed anche il marchese Rodolfo, che spesso veniva a soggiornare a Varzi, vi morì improvvisamente nel 1924. Il palazzo di Varzi divenne sede del municipio, quello di Pregola fu acquistato da una famiglia di amici e congiunti e vi continuò ad abitare la Rhos e una sua sorella fino alla morte.

(ps posso aggiungere che ne primi anni del 2000 una parte del palazzo, detto castello, è stato animato da centinaia di persone che frequentavano un pub nato nell’ala meno nobile del palazzo e chiamato, appunto "Castello Malaspina")

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13 Comments

  1. umberto

    e il fantasma dei malaspina? Se lo sono bevuto!?

  2. maria giacobone

    aggiungo alla storia dei malaspina : che il mio pro-prozio Ambrogio Giacobone fu portato in trionfo dai Varzesi per questa bella impresa ,
    che era avvocato e deputato radicale al parlamento dove si battè per l’istruzione elementare obbligatoria, e che sta in tutte le biografie femministe per aver scritto una delle prime leggi a favore delle donne : proprio colpito dalla vicenda di una donna del popolo messa incinta e abbandonata
    ” dei diritti della donna sedotta e abbandonata ”
    (cito a memoria)
    il palazzo Malaspina fu espropriato proprio dai Giacobone che diedero un sindaco a Varzi il mio bisnonno Pippo Giacobone.

  3. Grazie Maria x la tua testimonianza. Avvincente.

  4. Franco Eustorgio Malaspina

    Sono allibito per questa storia che ignoravo completamente, pur essendo figlio di Pierino Mario Malaspina, nato proprio a Varzi nell’ottobre del 1916. Purtroppo, mio padre é morto nel 1952, e quindi lui non ha potuto raccontarmi niente, e Antonio Francesco Malaspina, morto nel 1993, residente ancora a Varzi, non mi ha mai raccontato niente neppure lui, nelle poche volte che ci siamo visti. Come mai? Forse la storia non faceva onore ai Malaspina, pur tenendo presente che, comunque, penso che non siamo imparentati con questa gente che si é comportata così male nell’Ottocento e nel primo Novecento. Ignoravo anche che il palazzo si chiamasse Palazzo Malaspina per la storia raccontata, pensavo risalisse all’epoca in cui i Malaspina erano marchesi di Varzi. C’é sempre da imparare, soprattutto per me che amo moltissimo la storia in generale, e quella della mia famiglia in particolare, ma non ho più rapporti con Varzi, eccezion fatta per quella volta che sono andato al cimitero a visitare la tomba dei nonni, e ci ho trovato scritto “Malaspina marchesi di Frassi”. Ci credete se vi dico che sono caduto dalle nuvole? I miei nonni non erano marchesi e nemmeno mio padre, sono rimasto stupito perché nessuno mi ha avvisato che sarebbe stata scritta questa dicitura.

  5. Grazie Franco anche per la tua testimonianza. I complimenti non devi farli a me, ma a Giorgio Fiori dal cui libro ho praticamente tratto tutto il mio racconto. Anche io sono appassionato all storia, e a quella dei Malaspina di Pregola in particolare, in quanto attualmente il palazzo di Pregola, ormai purtroppo fatiscente, appartiene alla mia famiglia. Se hai altre notizie fatti vivo, è interessante questo scambio di informazioni.

  6. maria giacobone

    caro Franco leggo solo oggi il tuo commento , vorrei chiarire che non è che si vada molto orgogliosi di questo gesto del prozio. I Giacobone mi risulta fossero piuttosto prepotenti, penso fosse una sorta di lotta tra nobiltà decadente e borghesia emergente.
    stinchi di santo non ce n’ erano da nessuna parte … credo.

  7. Framco Eustorgio Malaspina

    Eh, che tempi! Qualche tempo fa, ho letto un articolo sulla “Provincia pavese” in cui mio cugino, il marchese Giacomo, parlava delle 25.000 pertiche di terra che una volta possedevano i Malaspina. E’ bello sapere che da qualche parte c’èra questo po’ po’ di beni…Peccato che al sottoscritto, che pure é figlio di un Malaspina di Varzi, non sia toccata neanche una di queste pertiche, tanto é vero che, alla morte di mio padre Pierino, le mie sorelle sono finite all’orfanotrofio delle Stelline di Milano, cosa che io ho evitato solo perché avevo tre anni. Pure essendo della schiatta dei protettori di Dante, a dodici anni sono finito anch’io in un collegio per orfani di lavoratori, educato dai preti non al culto della nobile famiglia, ma a suon di sberle. Qualche tempo fa sono venuto a sapere che, effettivamente, c’erano dei beni di proprietà del nonno, credo dei boschi dale parti di Caldirola, ma, dato che nessuno ne sapeva nulla, il diritto di proprietà si é prescritto e sono finiti alla regione. Che beffa, eh? Così pure, sembra che altre proprietà siano finite, per usucapione, nelle mani di chi le amministrava, che si é ben guardato dal cercare gli eredi. Così va il mondo, chi ha avuto la sfortuna di perdere il papà da bambino come me, e mio padre prima di me, ha subito il danno e la beffa: ci rimane solo il cognome, neanche il titolo di marchese, che si é perso nelle brume della storia. Come poi, mio cugino e i suoi figli siano marchesi, quando, per la nota legge longobarda, tutti i maschi hanno diritto al titolo, questo é un altro mistero della storia.

  8. cristina malaspina

    belle storie ma io sono di un’altro ramo dei Malaspina.
    Imarchesi di Villafranca in Lunigiana

  9. Maria Rosa Giacobone

    Innanzi tutto il palazzo di Piazza ora Municipio di Varzi non è un palazzo di origine nobiliare in quanto fu costruito dalla ricca famiglia di commercianti Tamburelli. E’ un palazzo tipicamente settecentesco e originariamente si prolungava verso la via principale quasi a chiuderla in quanto allora la direttrice principale passava sotto le torri di porta sottana e di porta soprana che erano le porte dell’antica cittadella di Varzi. Nel 1855 si aperse appunto l’attuale Via principale di Varzi, Via Pietro Mazza e si ridimensionò da quel lato il palazzo per agevolare il passaggio dei carretti trainati da muli e buoi. Tutta la vasta prprietà che era il retro dello splendido Palazzo del ‘700 che si trova in Via Porta Nuova fu messa in vendita e acquistata dalla banca Giacobone ad es.che vi trasferì la sua sede, ora palazzo della Banca Intesa, dal Dott. Negri, Medico mio bisnonno,che costruì nel 1870 quel bel edificio che è dirimpetto al giornalaio, quel tipo di costruzione era la dimora monofamigliare della borghesia, ora proprietà Cremaschi e piano piano la via si popolò di nuove costruzioni. Il Marchese Bartolomeo Sforza Malaspina, Marchese di Monteforte,Pietra Gavina (lo scrivo come lo scrivevano allora)ecc. tenne per se gli attuali giardini che si vedono di fronte alla Banca.
    Il Marchese morì nel 1897 e la moglie Contessa Gaschi morì nel 1905. La proprietà fu divisa in due e una parte la comprò mio nonno Notaio Faustino Giacobone e l’altra metà la famiglia Mazza.

  10. Maria Rosa Giacobone

    Caro Fabio, ti trascrvo un lascia passare datato primo marzo 1677:

    Odoardo Farnese Duca di Parma Piac.a( Piacenza) Castro e Confal.o ( Confaloniere )( poi leggo Per .o ( probabilmente “perpetuo”)di S. Chiesa

    Si concede libero passaporto a Gio: Paolo Perelli da Varci et a dodeci altri chi sono con lui, commandando a tuti gli nostri ministri, ufficiali e genti di guerra che li lascino liberam.te e sicuramente passare con le loro armi, nel ritorno che fanno alle loro case. Amperochè tale è la nostra volontà.
    Piacenza il p.o marzo 1677
    c’è una firma e alla fine
    una firma sotto a Ganfrido

    sotto c’è un bellissimo sigillo a presione di forma ovale con sopra corona ducale , diviso praticamente in 4 con nel primo e nel quarto settore gigli fiorentini. Attorno scritta V.S.R. CONF.PERPE. e poi ODOARDO FARNESE

    Come saprai i Malaspina sono di origine longobarda e il loro primo insediamento in zona è avvenuto intorno all’anno 1000 e scelsero un posto munitissimo per costruire la loro dimora,l’imponente castello di Oramala. Scesero a Varzi alla fine del 1300 e costruirono la parte più a nord del castello di Varzi, poi nel 1500 aggiunsero la parte di edificio che arriva fino al portale con sopra lo spino secco lo vedi se vai nel vicolo e poi nel 1700 costruirono la parte che si protende verso la piazza.Quindi cotale edificio è composto da tre corpi di fabbrica di epoche diverse. Come ben sai i Malaspina non seguivano la legge salica nella spartizione dei beni e quindi invece di passare tutta la proprietà al primogenito dividevano i beni tra tutti i figli. Ben presto alcuni rami si trovarono in ristrettezze e persero i contatti con la loro ascendenza.

  11. Maria Rosa Giacobone

    Scusa se ritorno ancora su quello scritto trovato in un sottotetto della mia casa che è come ti ho detto un palazzo Malaspina. Tale scritto è stato trovato insieme ad altri numerosissimi scritti, per lo più lettere e grida, dal muratore che doveva sistemare il tetto. Il muratore ha danneggiato notevolmente questo antico archivio buttandolo giù nel cortile coi calcinacci. Ora di leggibili ne sono rimasti pochi di questi scritti perchè si sono sbriciolati. Questo lasciapassare era custodito in un foglio di carta pergamena strappato da un libro scritto ancora dagli amanuensi. Ritornando a Odoardo Farnese 1612- 1646 leggo sull’enciclopedia che riebbe i suoi territori dopo alterne vicende per intervento della Francia, pace 1637 e questa dovrebbe essere la data che c’è sul lasciapassare essendo il terzo numero della data di lettura incerta. Leggo poi nella stessa enciclopedia che il figlio lasciò la cura dello stato a indegni favoriti tra cui il provenzale J. Gaufrido, guarda caso lo stesso nome che appare sul lascia passare. Se mi vuoi inviare la tua e-mail ti invio il documento scannerizzato.

  12. giorgio

    Buonasera,
    sono il figlio dell’ultima Malaspina di Camposasco, frazione del comune di San Colombano Certenoli (GE). Mia mamma e’ mancata nell’ormai lontano 2004. Purtroppo non ho conosciuto mio nonno materno Malaspina Daniele, morto all’eta’ di 39 anni quando mia mamma Adele Malaspina e le sue 3 sorelle erano molto piccole. Mia nonna, moglie di Malaspina Daniele raccontava che i Malaspina di Camposasco, erano arrivati dalla val Perino vicino a Bobbio. Da ricerche fatte nell’archivio parrocchiale di Camposasco, risulta che i Malaspina arrivarono in questa parrocchia nell’anno 1636. Ovviamente sono appassionato alle storie del casato Malaspina e molto interessato a sapere sempre di piu’
    sulla provenienza dei miei avi.
    Ringrazio in anticipo di qualsiasi notizia in merito.
    cordiali saluti,
    giorgio alluzzi

  13. louisa malaspina

    when was daniel malaspina born? and what was your mothers name please email me thank you louise

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