(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Tag: morte

Remo Giazotto

E in caso di dipartita? Già… uno non ci pensa mai, per scaramanzia, perché non ha voglia di pensarci, per esorcizzare la cosa, perché sta male parlarne, insomma per una serie di futili motivi.

Ma…se dovesse succedere? Beh pensandoci, in effetti non è che me ne freghi molto, tanto in quel caso non ci sarei e quindi fate un po’ come meglio credete. Però qualcosina ci sarebbe, vediamo.
Innanzi tutto spero bene di schiattare in qualche posto carino, non certo in un ospedale. Sarebbe bello in qualche posto all’aperto, ma mi rendo conto dello sbattimento che creerei a chi mi deve riportare a casa. Allora facciamo direttamente a casa e non parliamone più. Per favore mettetemi un bell’abito, non cose pacchiane, diciamo un blu scuro e con il nodo della cravatta fatto bene. Niente cazzate nella bara, tanto non mi servono (per la carità, se la cosa vi fa piacere fatelo, a me comunque non servono, ribadisco). Per quanto riguarda la bara, non strafate per favore, una roba semplice che costi poco, tanto anche quella non serve a molto, capisco che nella vita si muore una volta sola, ma non è come l’abito da sposa, anche se è dozzinale non mi offendo. Preferirei sposarmi che morire, potendo scegliere. Se proprio non sono spappolato causa qualche incidente (o non ho pustole da peste bubbonica sul mio bel visino) non mettetemi roba in faccia (tipo veli o fazzoletti) che soffro il solletico, tanto non mordo mica, né. Pianti e racconti sono graditi, fate voi, diciamo l’essenziale, senza esagerare. Immagino che siano inevitabili anche i classicissimi "L’avevo visto proprio l’altro giorno", oppure "guardalo come sta bene, è sereno". Col cazzo che sono sereno, sono morto !!!! 

Passiamo al piatto forte, il funerale. A Brallo, naturalmente. Chi non ha sbatti di venire è graziato, non c’è problema, tanto io vedo e capisco. Ai funerali in fondo ci si va per far contenti i vivi. Per la funzione ho una sola richiesta, e qualche mio amico la sa, ma meglio ricordarla qui pubblicamente: mettetemi su l’Adagio di Albinoni. Non importa quale versione e suonato da chi, cercatene comunque una valida. Dai, è l’unica cosa a cui veramente tengo. Per la sepoltura, chiaramente la mia parrocchia e quindi il mio cimitero è Pregola. Anche a me, come mia mamma, piacerebbe andare nella terra, ma anche io mi dovrò accontentare di un forno, loculo, o come diavolo lo chiamate (pardon, nominare il diavolo in questi casi non è appropriato, o perlomeno non è di buon augurio per me stesso).

Per riassumere: fate come volete per l’abito, i fiori, le firme, i cartelli (che squallido passare tutta una vita per poi trasformarsi in un cartello e avere i famosi "15 minuti di celebrità"), la bara, la tomba. L’unica cosa importante è l’Adagio di Albinoni.

E il titolo del post cosa c’entra quindi? Beh fate una piccola ricerchina su Google, no?

La forza della natura

C’è la crisi. Ci si arrabbia: si fa fatica a trovare lavoro, si guadagna meno, ci sono meno garanzie. Tutto questo è malinconico, triste, ma fa proprio arrabbiare.

E poi basta guardare la tv e si sentono solo brutte notizie: omicidi, stupri, rapine, rapimenti, furti, scippi, truffe.

Per non parlare della politica e dell’economia internazionale: fallimenti, paure, disastri

Ma (purtroppo) c’è di peggio. In queste ultime settimane anche in Italia la forza della natura ha fatto delle vittime. Quando perdi la tua attività… deve essere devastante: il tuo mondo, la tua vita, tutto cancellato. Quando perdi la tua casa, ancora peggio: il tuo mondo, la tua vita, cancellato. Ma c’è ancora di peggio: c’è chi ha perso la vita. E se i soldi persi sono, in qualche modo, con una fatica sempre più gravosa, recuperabili, se la vita può ricominciare in qual che modo… la morte, quella… è irreversibile. Non si può ricostruire, non si può ricominciare. La morte è irreversibile.

E quindi la crisi, i soldi, i guadagni, il lavoro, la casa, diventano, di colpo, problemi di secondaria importanza.

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