(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Tag: pittura

Nel mio mestiere

Nel mio mestiere o arte scontrosa
Praticato nella notte immobile,
Quando solo la luna infuria,
E gli amanti riposano insieme
Con tutti i loro affanni tra le braccia,
Io fatico presso un lume che canta,
Non per ambizione o pane,
O per la ruota e lo smercio d’incanti,
O per i palchi d’avorio,
Ma per i comuni salari,
Dei loro più intimi cuori.

Non per l’uomo fiero in disparte
Dalla luna che infuria io scrivo
Su queste pagine di spruzzi
Non per il morto arroccato
Con i suoi salmi e usignoli
Ma per gli amanti, le loro braccia
Cinte agli affanni dei secoli
Che non offrono lode o salari,
Né attenzione al mio mestiere o arte.

In my craft or sullen art
Exercised in the still night
When only the moon rages
And the lovers lie abed
With all their griefs in their arms,
I labor by singing light
Not for ambition or bread
Or the strut and trade of charms
On the ivory stages
But for the common wages
Of their most secret heart.

Not for the proud man apart
From the raging moon I write
On these spindrift pages
Nor for the towering dead
With their nightingales and psalms
But for the lovers, their arms
Round the griefs of the ages,
Who pay no praise or wages
Nor heed my craft or art.

DYLAN THOMAS


(Giorgio De Chirico – Melanconia di un uomo politico – 1938)

Mostramagritte

Domenica scorsa, il 15, siamo stati a Milano a vedere la mostra di Magritte. Come sa già chi mi conosce e come immagina chi mi segue da tempo (provate a cercare "magritte" sul mio blog) il pittore belga René Magritte è sicuramente il mio preferito. Perchè? Difficile dirlo. Diciamo che mi piace sia la sua pittura che il suo personaggio: una persona normalissima che riesce ad essere così straordinario e a stupire così. E la sua pittura è come lui: ci sono oggetti comuni, che però sono poisizionati e mescolati in modo da creare stupore. Ma Magritte stesso una volta ha furbescamente dichiarato che non si spiegava lo stupore per le sue opere, in fondo lui disegnava oggetti comuni. E li disegnava in maniera semplice, quasi naif.

Quella di Milano è una bella mostra, c’è una discreta selezione di opere (non dico ottima, io sono sempre "criticone", quindi non mi accontento mai). La cosa che mi emozionava di più, a parte la compagnia, era avere a pochi centimetri da me dei Magritte veri, proprio loro, proprio li!!! Se vi piace il genere e avete occasione, andateci, ne vale la pena. Per ulteriori info il sito è www.mostramagritte.it e se volete un buono sconto guardate qui.

Una frase che era scritta sulle pareti della mostra e che m è piaciuta tantissimissimo: "I titoli dei quadri non sono spiegazioni e i quadri non sono illustrazioni dei titoli"

Abbiamo completato la giornata in giro per le vie dello shopping, alla ricerca del mitico ceppo portacoltelli Voodoo, criticando bonariamente i passanti vistosi e i negozi che non ci piacevano e fermandoci per una (maxi)pizza sui navigli. Un’altra giornata da 10 e lode. 

 

Il salumiere che fotografava l'impossibile

Ho diversi libri su Magritte, geniale artista del secolo scorso. In nessuno avevo mai trovato una spiegazione così lucida e calzante dell’opera di questo fenomenale pittore, come quella del saggio di Robert Hughes. Eccola:

Magritte è morto nel 1967 all’età di sessantotto anni, ma la sua opera continua a esercitare sugli spettatori di oggi [..] il fascino del narratore di storie. L’arte moderna era ben fornita di creatori di miti, […] ma possedeva pochi maestri con l’impulso della narrazione e Magritte […] era il suo principale affabulatore. Le raffigurazioni di Magritte erano prima di tutto storie, poi dipinti veri e propri. Ma le storie non erano narrazioni alla maniera vittoriana, tranche de vie o episodi storici: erano istantanee che fotografavano l’impossibile, e lo rappresentavano nel modo più noioso e prosaico; vignette sul linguaggio e la realtà, imprigionati nel reciproco annullamento. La maestria di Magritte come pittore dell’enigma non aveva eguali e, nonostante la grande influenza che esercitò sul modo di creare immagini (e su come lo spettatore debba decodificarle), non ebbe dei seguaci nel senso proprio del termine.
Il vero omaggio alla sua vita e alla sua arte è stata la reazione che ha suscitato a posteriori. All’interno di un movimento, il surrealismo, che aveva posto l’accento su  exploit eclatanti, tumulti politici, scandali sessuali e violente crisi in parte religiose, Magritte […] sembrava la personificazione dell’indifferenza e dell’imperturbabilità. Visse a Bruxelles, non a Parigi, e restò sposato per tutta la vita alla stessa donna, Georgette Berger. In base alla concezione di bohème ed élite predicata dal surrealismo, Magritte avrebbe potuto benissimo fare il salumiere.
La svolta di Magritte avvenne nel 1927, quando trasferendosi a Parigi si trovò a vivere il movimento surrealista dall’interno […] Con la sua tecnica essenziale, lucida, Magritte dipinse gli oggetti in modo così banale quasi fossero usciti da un abbecedario: una mela, un pettine, una bombetta, una nuvola, una gabbia, una strada di provincia con casette squadrate, un uomo d’affari con il soprabito scuro, un nudo impassibile. Nel suo repertorio non vi erano molte cose, prese singolarmente, che a un qualunque impiegato belga non capitasse di vedere nel corso di una giornata qualunque nel 1935. Ma il modo in cui Magritte le combinava tra loro era assolutamente nuovo. La sua poesia era impensabile senza la banalità che egli rielaborava e trasformava, fino a sovvertire la normale nomenclatura delle cose. Il bicchiere in La Corde Sensible è un normale bicchiere, la nuvola è una normale nuvola; ma la cosa che sorprende è il loro incontro, in quella limpidezza azzurra, resa con tanta pazienza. Le più belle rappresentazioni di Magritte sembrano legate piuttosto alla descrizione che non alla fantasia, grazie alla quotidianità degli elementi da cui sono composte. […]
Magritte creò alcune tra le immagini più scioccanti di alienazione e paura all’interno di tutta l’arte moderna. Non esiste un simbolo più raccapricciante della frustrazione del congiungimento carnale di Les Amants […]
Se l’arte di Magritte si fosse limitata a scioccare non avrebbe avuto vita lunga, come è avvenuto nel caso di tante altre meteore del surrealismo. Ma il suo impegno andava più in profondità, all’interno dello stesso linguaggio, del modo in cui il significato viene comunicato o annullato dai simboli. Il suo manifesto era il celebre dipinto di una pipa, con la scritta “Ceci n’est pas une pipe”. Ed è proprio così: è un quadro, un’opera d’arte, un segno che indica un oggetto, e non l’oggetto stesso. Nessun pittore aveva mai formulato con tanta chiarezza questa verità fondamentale sull’arte e sull’attività dell’artista. […]

Il fiore nero

All’inizio del mese, dal 7 al 13 agosto, c’è stata a Brallo, nelle scuole, una mostra di pittura di Nando Zavattoni. E’ un artista autodidatta della Val Trebbia, che ha esposto per la prima volta nel mio paese. Dipinge emozioni e paesaggi della sua valle e dei suoi viaggi per l’Europa. Viaggi reali e viaggi interiori, alla ricerca di sensazioni da riportare sulla tela.
Al di là del fatto che la pittura è sempre fonte di emozioni, non posso dire che il suo stile mi piaccia particolarmente. Visitando la mostra ho notato tuttavia un paio di opere che mi hanno favorevolmente impressionato. Soprattutto una, quella che rappresentava un mazzo di fiori ed era…. completamente nero! Mi spiego meglio: era dipinto con colore nero su sfondo nero. Grandiosa idea (ecco devo dire che spesso a me piacciono più le idee che le realizzazioni). Un mazzo di fiori, che dovrebbe essere raffigurato usando tutti i colori della tavolozza, era invece completamente privo di ogni colore. Veramente bello, magari un po’ inquietante o perlomeno malinconico, ma bello.

Nel depliant della mostra è riportata una frase di Picasso: "Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi."

I giorni di pellizza

Ieri sera sono stato al teatro Arlecchino di Voghera ad assistere al musical sulla vita del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo. Molto bello. Ecco cosa dice il volantino:

Lo spettacolo mette in rilievo attraverso la musica e l’azione teatraIe i principali anni della vita e della produzione artistica del pittore, compresi fra il 1891 e il 1907, anni intensi e amari in cui la piena maturità e consapevolezza del pittore si scontrano con la fragilita, le difficoltà e i dolori dell’uomo.

Una particolare forma di teatro musicale (vicina al musical) che indaga l’universo "pubblico" e quello "privato" del pittore: i suoi quadri, le sue passioni artistiche, il suo impegno sociale, le sue amicizie, i suoi affetti.

Viene affrontato il tema dell’amore di Pellizza per il paesaggio, per la luce e i colon, e in modo piu approfondito l’amore di Pellizza per la mogiie (quella Teresa che egli sposo giovanissima) insieme all ‘attenzione del pittore per l’ universo femminile, per quelle presenze austere, silenziose, proprietarie di misteri che, nei suoi quadri, Pellizza osserva attento e partecipato (un’attenzione e un rispetto inediti nella cultura pittorica di fine ottocento).

Viene tratteggiato il Pellizza autore di Ricordo di un dolore, di Pensieri o La sposa (i suoi primi capolavori) ma anche il pittore dei famosi Panni a/ sole, Le ciliegie, Mammine, Sul fenile, con i primi esiti divisionisti fino al periodo simbolista de "Lo Specchio della vita".

E, naturalmente, emerge con forza il mondo contadino di Volpedo, quel mondo da cui Pellizza non riuscira mai a staccarsi, con i suoi amici di sempre che immortalerà nel suo quadro piu famoso: quel Quarto Stato che lo ha fatto conoscere nel mondo.

Si evidenziano inoltre le relazioni che Giuseppe Pellizza ebbe con il mondo culturale fra Tortona e Voghera. Si assisterà a dialoghi sulla pittura tra Pellizza e Angelo Morbelli (altro importante pittore alessandrino) e a discussoni sulla politica e sulla società con Emesto MaJocchi, giornalista vogherese, anarchico socialista e suo fraterno amico. Non mancano in scena anche il fotografo vogherese Cicala e il piu giovane pittore Barabino. Riferimenti d’obbligo sono infine l’intenso diario e le lettere, i materiali piu privati del Pellizza cui la drammaturgia dello spettacolo intende rendere discreto omaggio.

per altre info www.teatrodegliacerbi.it oppure www.pellizza.it

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