(raccolta molto sparsa di pensieri)

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Via dei Tordi

Annibale

Avete presente Annibale? Quella della seconda guerra punica, quello che è venuto in Italia a piedi da Cartagine.

Dunque, Cartagine era dove più o meno adesso c’è Tunisi. I cartaginesi avevano a quei tempi (circa 200/300 anni prima di Cristo) il predominio sul Mar Mediterraneo (in conflitto con la Grecia) quando, ad un tratto, si accorsero che i Romani, dopo aver conquistato la penisola italica, avevano intenzione di mettersi anche a dominare sui mari, e la cosa non gli andava molto a genio.

Allora litigarono, e fu la cosiddetta Prima Guerra Punica (dal nome in latino con il quale venivano chiamati i cartaginesi: Punici, derivato da Phoenici, in riferimento alle origini fenicie del popolo) che vide sconfitti proprio i cartaginesi (nonostante questo bisogna dire che anche Roma subì pesantissime perdite). Allora il generale Amilcare, suo figlio Annibale e suo genero Asdrubale (che fantasia nei nomi, eh?) per distrarsi si trastullarono con la conquista della penisola iberica, dove fondarono Cartagena. Alla morte di Amilcare e Asdrubale, i capo dell’esercito diventò, appunto, Annibale.

Siccome era ancora molto incazzato coi romani, decise di fare una cosa mai vista: prese su baracca e burattini e puntò verso Roma. E fu la Seconda Guerra Punica. Partì da Cartagena a maggio del 218 con circa centomila uomini e 37 elefanti. Roma era lontana e durante il tragitto deve combattere con tante popolazioni e conquistare tante città. Quindi un po’ di uomini li perde sui campi di battaglia e altri li lascia a difendere il terrotorio. Ad agosto passò i Pirenei con la metà dei soldati e sempre 37 elefanti. Nell’attuale Francia trovò dei Galli che gli diedero una mano per combattere il comune nemico, ma nel frattempo i romani vennero a sapere che lui è li e gli andarono incontro.

Annibale non volle lo scontro, perchè il suo scopo era arrivare in Italia e sobillare le popolazioni oppresse a ribellarsi a Roma. Allora allungò il giro, superò le Alpi e piombò nella Pianura Padana. Ma vi rendete conto di cosa è stato capace? Non fu certo una passeggiata, ma un’impresa epica compiuta addirittura d’inverno: chissà che effetto faceva sulle popolazioni che lo vedevano passare!!! Tu sei lì, nella tua bella e tranquilla pianura e ti vedi passare un esercito di mori con… degli elefanti! Pazzesco. Sarebbe un’impresa straordinaria oggi, figuriamoci duemila e passa anni fa!

Una volta arrivato nella penisola italica, seguì il Po e si scontrò la prima volta coi romani dalle parti di Vigevano, presso il Ticino (la prima T). I Romani stavano antipatici a parecchia gente, tra cui i celti, chiamati dalle nostre parti "Galli", che erano stati conquistati da Roma e non vedevano l’ora di disertare e aiutare Annibale. Solo che avevano il braccino corto e non si prodigavano certo nello sfamare l’esercito cartaginese. Allora Annibale "comprò" la grande dispensa romana di Casteggio, e poi si avviò verso Piacenza, dove l’esercito di Scipione si era rifugiato, passando sui monti. La leggenda dice che è passato proprio sul monte Lesima, dalle mie parti. Il toponimo Lesima deriverebbe proprio da una presunta ferita alla mano del condottiero punico: "Lesa Manus". La seconda battaglia fu nei pressi del fiume Trebbia, la seconda T. Gli africani diedero una suonata ai romani, che si ritirarono con le pive nel sacco (si salvarono in 10 mila su 20 mila).


(immagine tratta da Wikimedia:
http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Percorso_di_invasione_di_Annibale.png?uselang=it)

Annibale scese in terre etrusche puntando verso Roma. Ormai si sentiva la vittoria in tasca, anche se quasi tutti i suoi elefanti erano nel frattempo morti e lui stesso si era ferito gravemente ad un occhio. Quando furono vicino al lago Trasimeno (la terza T) diedero un’altra ripassata all’esercito romano: botte da orbi e ne uccisero un bel po’. A Roma la notizia fece non poca paura, e allora decisero di dare pieni poteri a un mio omonimo Quinto Fabio Massimo. Nel frattempo il nostro Annibale si rese conto che non aveva un esercito attrezzato a porre assedio a Roma, allora cambiò tattica: cercò di convincere le varie popolazioni a ribellarsi a Roma. Si rese ben presto conto che più si avvicinava alla Città Eterna e più trovava popolazioni a lei fedeli. Si recò quindi nel Sud Italia, ma anche qui non ebbe troppa fortuna con i vari popoli. Quando si trovava in Puglia ci fu un’ulteriore battaglia, a Canne, anche questa ampiamente a suo favore. Annibale continuava a vincere, ma il suo esercito, lontanissimo da casa, si assottigliava sempre più. Questo gli permetteva di dominare i territori meridionali, ma non di sferrare l’attacco decisivo all’odiata Roma. Difatti l suo avversario venne appellato come il "Temporeggiatore". Stette lì parecchi anni. Figuratevi che partì dalla Spagna nel 219 a 28 anni e rimase in Italia fino al 203 a 44 anni !!! Dopodichè tornò in patria, dove subì la grande sconfitta nella terza guerra punica da parte di Scipione l’Africano (figlio del già citato Scipione).

La sua vita volse alla fine in modo complicato. Si mise in politica, ma fu ostacolato fortemente, e così scelse l’esilio. Andò a Tiro in Libano, a Efeso in Turchia, a Creta, in Armenia, in Anatolia (ma dove diamine sarà l’Anatolia??), e nuovamente in Turchia dove si uccise per non essere consegnato vivo ai Romani.
Sicuramente fu un condottiero eccezionale, uno dei più grandi della storia.

Vetrine spaccate

Era il luglio 2001. Io da qualche tempo ero un frequentatore di un forum creato da due amici, dove l’argomento principale avrebbe dovuto essere l’Oltrepo, ma in realtà si parlava un po’ di tutto. Era, per capirci, una bacheca, un antenato delle discussioni su Facebook (si lo so che molti di voi lo sanno cos’è un forum… ma molti non lo sanno!). In quel periodo si parlava del G8 che si stava svolgendo a Genova, delle proteste dei No-Global e della morte del ragazzo, Carlo Giuliani.

Mi rimarrà sempre in mente una discussione con Red Star, a cui ho pensato anche in questi giorni, quando Roma è stata messa ferro e fuoco dai famigerati Black Bloc.
Io sostenevo che la protesta, qualunque essa sia, è più che legittima, è uno dei diritti fondamentali che ogni democrazia deve sostenere. Diverso è il discorso di chi sfasciava vetrine e bruciava auto e cassonetti. Quando usi la violenza, soprattutto a danno di chi non c’entra nulla, passi inevitabilmente dalla parte del torto, anche se le tue posizioni sono le più giuste del mondo. Eh si, perché che senso ha demolire l’auto di uno sventurato, magari con problemi ben più grossi dei tuoi? L’unico risultato è aggiungergli problemi, e fare in modo che anche se lui prima la pensava come te, adesso non vede l’ora che venga un celerino a picchiarti col manganello.

Red Star sosteneva invece che, in questo mondo dove i media parlano di te solo se fai qualcosa di "eccezionale", fuori dalle righe, l’unico metodo per farsi realmente sentire, per farsi notare, è quello di compiere quegli atti. Non credevo alle mie orecchie… pardon.. ai miei occhi. In pratica mi diceva che spaccare le vetrine era giustificabile, anzi giusto, visto che era l’unico modo di farsi sentire. E quindi anche tirare estintori, pietre, molotov… Pazzesco. Io allora gli rispondo di immaginarsi uno che ha un negozio, e magari parteggia anche per la protesta, quando si ritrova la propria attività distrutta da quelli che lui pensava fossero suoi amici. Il tizio mi risponde che in realtà i black bloc distruggono solo i negozi delle catene multinazionali, che sono assicurati e non patiscono più di tanto. Ma che discorso del ca..volo è? Allora io dico che è giusto ammazzare gli anziani, tanto hanno poco tempo da vivere, oppure che è lecito violentare quelle che vano in giro in minigonna, visto che se la sono cercata, o magari che va bene rubare alle banche, tanto hanno tanti soldi!!! Ma questo qui è matto. Vuoi la guerra? E allora gli propongo la seguente scena: io mi metto nella mia vetrina del mio negozio con un bel fucile in mano, in attesa. Il primo pirla che arriva e mi spacca la vetrina io prendo la mira e…pum! Lo faccio secco. Perché ricordiamoci che anche il diritto alla proprietà è un diritto sacrosanto. Visto che qui giustifichiamo tutti, giustificheranno anche me, no?? Eh no! Io difendo un mio falso diritto padronale, non posso uccidere il teppista… pardon… il bravo ragazzo che non ha fatto mai male a nessuno… ha solo rotto una vetrina, poverino. Anzi, facciamolo santo.

Visto che su di me la tattica non funziona, provo a girarla su di lui: tu hai un’auto? Saresti contento che i tuoi amichetti la incendiassero? Diresti: va beh ragazzi, fa lo stesso, va bene così, viva la revolucion! ?? Sapete cosa mi rispose?
"Ma comunque non stiamo li a fare ipotesi senza senso, tanto tu il negozio ce l’hai a Voghera, e a Voghera di sicuro non faranno mai una manifestazione i Black Bloc, quindi stai tranquillo"

Finchè ci saranno queste teste in giro ci saranno sempre questi disastri. E infatti anche l’altro giorno abbiamo visto… bravi, complimenti. E poi gridate al complotto, ma fatemi il piacere… Prima poi succede il fattaccio e poi si va a piagnucolare "era un bravo ragazzo". Si come no: col berretto in testa, la sciarpa in faccia e la mazza in mano. Ma vaaaaaaaaaa……………..


Quel Bravo Ragazzo de Er Pellicca lancia un estintore sapendo benissimo che difficilmente la polizia glia avrebbe sparato addosso, per non creare nuovi martiri.

Roma 2008

Eccomi di ritorno dal capodanno a Roma. Voto 7. Premio come Uomo Cornetta detto "Cornelio", vince un cesto dalla Vodafone, professor Katanga. Motivazione: in 3 giorni avrà ricevuto e fatto almeno 178 telefonate. Premio come scassamaroni numero uno: professor Katanga. Motivazione: forse un rinoceronte in camera sarebbe stato più discreto. Premio come frase del 2008 maestro Varni detto "Giancarlo" con "Chi non muore si rivede". Premio come bufala 2008 maestro Tordi e la sua Fanta al peperoncino. Premio ristoranti economici la città di Roma, se volte farvi spennare venite qui sotto le feste. Premio voce più triste del capodanno maestro Tomasoni. Premio ultime maestrate 2007 al gran maestro duemilasette Orione. Motivazione: Bracciano, Pomellato, Piazza Bologna.

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