La sicurezza innanzi tutto

Il sig. Mario, decano del Brallo, 100 anni.
In un secolo di vita chissà quante cose ha visto, vissuto, provato. Quante persone ha conosciuto, ha visto il Brallo passare da uno sparuto gruppuscolo di case a capoluogo del comune (“rubandolo” alla sua Pregola)
Con la sua tranquillità e il suo sorriso, la sua lucidità ed eleganza (e non dimentichiamoci che se fosse per lui guiderebbe ancora l’auto), durante la sua vita il Passo del Brallo ha visto costruire la strada asfaltata che da Varzi va al Trebbia, il municipio, le scuole, 5 alberghi, la posta, la farmacia, la chiesa, le imprese edili, almeno 7 o 8 negozi di abbigliamento, 4 negozi di alimentari e generi vari, cartoleria, lavasecco, elettrodomestici, assicurazione, pompe funebri, ciabattino, meccanico, discoteca, pub, caseificio, e chi più ne ha più ne metta.
Quanta esperienza, quanta saggezza, quanta storia c’è in quest’uomo.
Ho piacevolmente riletto questo libro di Dario Rebolini (mio zio): Bisagno e i suoi partigiani.
Racconta le sue avventure quando, dopo l’8 settembre 1943, si diede alla macchia per unirsi ai gruppi partigiani che erano nella zona tra casa sua (Zerba, Val Boreca) e Genova.
Dario era classe 1924, durante la seconda guerra mondiale era soldato, chiamato alle armi nel 1943 e spedito a Fiume. Rientra a Zerba in modo avventuroso e da lì, essendo disertore per l’esercito ufficiale, si unisce ai gruppi dei Comitati di Liberazione Nazionale.
Quasi due anni di avventure, pericoli, tragedie, in mezzo alla guerra civile che infuriava. E in mezzo a queste cento storie (e chissà quante altre ne avrebbe avute da raccontare) emerge la figura di Bisagno, vale a dire Aldo Gastaldi, maggior esponente della Resistenza Italiana delle nostre parti.
Ho letto questo libro di Massimo Gardella: Il male quotidiano.
Oh ragazzi, questo sa scrivere e scrive molto bene. Il libro mi ha subito intrigato, e mi ha accompagnato verso la fine, quando ti chiedi proprio come andrà a finire…
È ambientato tra Pavia, il ponte della Becca, Milano e l’immaginario Zeccheto. L’ispettore Jacobi della polizia di Pavia indaga su un atroce ritrovamento. Pagina dopo pagina verranno a galla anche gli aspetti della sua vita, passata e presente e, forse, futura. Ricordi a volte torbidi e turbinanti, così come il fiume sulle cui rive l’ispettore cerca di risolvere il caso.
Grazie papà, per avermi spiegato, la gentilezza, l’educazione, l’umiltà, la bontà. In vita tua quante volte ci hai rimesso per queste tue qualità? Tante (troppe – diceva la mamma), ma mi spiegavi che i soldi vanno e vengono, invece il prestigio, la coscienza, il buon senso non si comprano.
“Io ci provo a fare tutto giusto, ma non è facile” ripetevi sempre.
E quelli che fugnano, che litigano, che alzano i toni, che vogliono saperla lunga e che vogliono sempre aver ragione, magari ottengono successo, ma è effimero. Magari ottengono vittorie, ma sono di Pirro.
Grazie papà, tu mi hai insegnato tutte queste cose, io non sono forse capace di averle imparate bene, come sapevi fare tu, ma rimane la cosa più grande che mi avresti potuto lasciare, e di questo ne sono assolutamente fiero.
Ho letto questo libro di Giorgio Macellari: “30 storie per 30 canzoni“.
Trenta canzoni, che evidentemente hanno accompagnato la vita dell’autore, raccontate sia con il testo della canzone che con una storia. A volte brevi, altre brevissime, a volte oniriche, talvolta crude. O romantiche, o disperate, o avventurose. Insomma 30 diverse storie ispirate in qualche modo da altrettante canzoni.
Oggi io e Leo abbiamo tentato il percorso Bravo Face che parte in prossimità dellAlbergo Ristorante da Rico, tra Montecapraro e Salogni, nel comune di Fabbrica Curone.
Questo papà asinello è anche scivolato in un fosso, poi abbiamo visto tantissimo muschio che potrebbe servirci per fare il presepe.
Infine…. beh guardate e vedrete.
Leo, Valentina, Fabio e Thor hanno fatto questo bel giretto dalle parti di Ponti
Adria la ze un amore,
che se te la vedi e te la conossi te se slarga el cuore.
Quanta storia in Cattedrale
e po zo fin alla Tomba
a scoltar un madrigale
o a sentir le orasion che rimbomba. La cesa de i do leoni,
el Museo co la roba etrusca,
in qualche anfora
i ga catà ancora la crusca,
el Teatro famoso per soprani e tenori, perché i Adrioti de lirica
i ze tanto intenditori.
I passi lungo el corso
a vardare i negossi
e al mercà del sabo mattina
a comprare el bolito, ma co i ossi. El Canal Bianco gonfio e largo
e i pescadori coi tramaci a slargo. Adria mia,
da ti go lassà el me cuore
e ogni volta che torno el ze un dolore. Perchè penso a quei che ze restà
e a quei che no ghe ze più. Alora me giro in volta,
me scapa na lagrema
e col naso tiro su.
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