Siro ci raccontava di quando ha fatto degli stock: grazie alla liquidità acquistava merce in grandi quantità a basso prezzo.
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Oggi le parole mi sembrano così stupide Messe a tempo in fretta pesano come un’incudine Mi hanno detto aspetta non bastano frasi ruvide Per spiegare un’attitudine
- Garlaschelli voto 8. Si aggiudica al primo turno la metà (quasi) dei voti, ma non basta, altrimenti sarebbe stato un 9, ma “non ho l’età per uscire sola con te”. CINQUETTI
- Lega voto 9. Diventa il primo partito in città, da sola vale quasi la metà della coalizione e ha i recordmen (anzi recordwomen) di preferenze. Di più non poteva fare. AVENGER
- Forza Italia voto 7. Svuotata di grandi BIG che hanno preferito altre liste tiene comunque botta nonostante anche il calo a livello nazionale. FIAT PANDA
- Fratelli d’Italia voto 8. Raddoppia i voti rispetto a 5 anni fa e si presenta come forza di governo credibile. PATRIOTTICA
- Voghera al Centro voto 8. Per essere una lista civica quasi unipersonale ottiene tante preferenze e fa bella figura. L’ULTIMO TEMPLARE
- Noi con Voghera voto 7,5. Entra lista materasso ed esce vittoriosa collezionando oltre 500 preferenze. SORPRESA
- Nicola Affronti voto 8. Massimo risultato con il massimo sforzo. Raccoglie intorno a se una grande squadra e riesce a superare i concorrenti per approdare al ballottaggio dove tutto potrà succedere. DEMOCRISTIANO
- Unione di Centro voto 7. Aumenta le preferenze rispetto alla volta scorsa spalmando i voti dell’allora candidato consigliere Affronti su numerosi candidati. INOSSIDABILE
- Partito Democratico voto 5,5. Più che dimezza i suoi voti a causa di numerose defezioni e ha un solo candidato con preferenze a tripla cifra. Per un partito così prestigioso è un contentino. SABBIE MOBILI
- Insieme per Voghera voto 6. Lista nata da poco, ma con grandi nomi. Fa il suo compitino, niente di più, niente di meno. Al suo interno c’è chi gioisce e chi sorride amaro. FORZA VOGHERA
- Voghera per l’Oltrepò voto 4,5. Portatori d’acqua votati dai familiari. La politica dovrebbe meritare di più. GATORADE
- Movimento Civico Vogherese voto 4. Per un movimento attivo da tanti anni e con un numero di articoli sulla stampa e sul web così alto al suo attivo avrebbe dovuto volare più in alto. PICCIONE
- Polo Moderato voto 3. Composto per quattro quinti da persone che non vanno oltre le 5 preferenze. INUTILE
- Pier Ezio Ghezzi voto 5. Dopo 5 anni ininterrotti di campagna elettorale non è riuscito ad arrivare al ballottaggio e non può certo dare colpe in giro. Porta comunque in dote una medaglia di bronzo, metallo però poco nobile. TOTO CUTUGNO
- Lista Ghezzi Sindaco voto 8. La forza trainante di questa compagine, che raccoglie mille voti in più del Partito Democratico, inserendo nomi più o meno illustri di aree anche non di sinistra. Di più non gli si poteva chiedere. TIRARE LA VOLATA (ma se nessuno scatta?)
- Quartieri di Voghera voto 5,5. Deludente risultato per una lista che ambiva a qualcosa in più. Le polemiche non hanno aiutato, ma il partito Italia Viva (a cui alcuni esponenti si rifanno) non ha fatto di meglio. RENZIE
- Voghera + Libera voto 4,5. La lista più giovane, multimediale, innovativa, social, raccoglie solo una manciata di voti. Una vita da mediano deve insegnare che poi il pallone va passato al bomber, altrimenti non si finalizza. ORIALI? Magari !
- Antonio Marfi voto 5. La grande aspettativa non si concretizza, anzi naufraga malamente sugli scogli non arrivando neppure alle preferenze della volta scorsa. Poco supportato? Probabile. HO PERSO LA STELLA POLARE
- Movimento 5 stelle voto 4. Considerando che a livello nazionale siede al governo, a Voghera rimedia solo una brutta figura. L’incaponimento nel correre da soli non deve diventare una scusa per dire: “noi avevamo un bel progetto, ma non l’avete voluto”. TAFAZZI
- Giusy Insalaco voto 8. Con alle spalle un partito inesistente (il governatore Toti mi perdonerà), ma un deus ex machina che evidentemente sa il fatto suo parte svantaggiata ma potrebbe essere l’ago della bilancia del centrodestra. NEW ENTRY
- Cambiamo con Toti voto 8. Due candidati con oltre 100 preferenze e nessun candidato con zero voti (al contrario di altre liste). Non è una lista fantasma. TOTI O TOTTI ?
- Carmelo Pagnotta voto 3,5. Va bene, ci ha provato, ma un progetto basato quasi esclusivamente sulla scuola non ha funzionato. (poco) MATEMATICO
- Lista scuola voto 4. Riesce a battere addirittura altre 3 liste, non si capisce se per merito loro o demerito degli altri. IMPROBABILE
Una serenata per il mio amore

Ho già parlato di mio zio, Dario Rebolini e del libro che raccoglie le sue memorie di gioventù: I tre colonnelli. Mi rifaccio a quel post per rinnovare le mie opinioni sulla guerra, e sulla guerra civile in particolare. Ho messo anche un video dove racconta le sue avventure da partigiano: Il partigiano Dario. Ora voglio invece pubblicare qui un passaggio di un altro libro che ha scritto, “Bisagno e i suoi partigiani”. Anche in questo caso mi ha colpito il clima che c’era allora, quando la linea tra la morte e la vita era davvero sottile, e quello che prima era un nemico mortale poteva poi essere un amico fraterno e viceversa. Ribadisco: gran brutta cosa la guerra.
Tutti i paesi, piccoli o grandi, erano occupati dagli alpini. Ogni tanto s’incontrava qualche pattuglia e bisognava scorgerli per primi e attaccarli di sorpresa, se no sarebbero stati guai grossi, come purtroppo è toccato a qualche gruppo, con bilanci tragici. Un giorno ci siamo trovati sulla cima del monte Alfeo, dovevamo tenere sotto osservazione Zerba, che era occupata dagli alpini dal giorno prima. Noi aspettavamo che se n’andassero per tentare di rimediare qualcosa per lo stomaco. Pochi metri più giù, dalla parte opposta, verso Gorreto, ci passava un sentiero, che proseguiva sotto costa. C’eravamo appena appisolati sotto un grande faggio, nell’attesa che gli alpini se n’andassero da Zerba.
Nel dormiveglia mi era sembrato di sentir parlare; eravamo sottovento, forse noi sentivamo loro, ma loro non sentivano noi; cercai di svegliare gli altri nel massimo silenzio, preparammo le armi leggere che avevamo ancora e, in ginocchio, gattonando piano piano, ci siamo affacciati sul sentiero per vedere che succedeva. A quindici metri da noi, su quel benedetto sentiero, vi era una squadra di alpini seduti, mezzi spogliati per il caldo, mezzi stravaccati sul prato e qualcuno anche senza scarpe, senza giacca, né armi. Saranno stati una dozzina.
Dato il tremendo caldo e la tranquillità di quel posto (lì non avrebbe dovuto esserci nessun pericolo) avevano abbandonato tutto per terra e stavano lì, a riposare e prendere il fresco della montagna. Noi ci siamo subito ritirati per decidere il da farsi e per studiare il modo migliore di attaccare.
Fra noi non vi era nessun comandante, diciamo che l’unico un po’ più responsabile avrei dovuto essere io, in quanto dopo tanta fame stavo per portarli a Zerba dai miei, o da qualche vicino, dove avremmo sicuramente trovato chi ci avrebbe fatto una bella polenta, o magari un bel piatto di lasagne al sugo (fantasie a quei tempi).
Eravamo lì, su quel monte, proprio per vedere se ci fossero movimenti di truppe o se si poteva tentare di avvicinarsi alla casa senza pericolo, dato che era l’ultima del paese ed era facile prevenire il pericolo.
Avevamo due bombe a mano ciascuno. Io avevo ancora il mio mitra che avevo portato da Sacile e che non mollavo mai, gli altri avevano lo sten e qualche fucile. Il primo impeto era stato di attaccarli con le bombe a mano e raffiche di mitra e sten, li avremmo trucidati con facilità, ma sarebbe stata una tremenda carneficina. Fortunatamente fra noi vi era anche un ex alpino, che aveva disertato appena erano iniziate le prime battaglie. E questi, o per spirito di corpo, o per simpatia verso i suoi ex, ci ha un poco raffreddati dicendoci che gli alpini non erano fascisti, che erano da combattere per la divisa che portavano, e comunque in un altro contesto, ma erano quasi tutti contadini del veneto e quindi brava gente, non si poteva trucidarli così. Con il senno di poi c’erano da fare due considerazioni. La prima: se ci fossimo stati noi, loro come avrebbero agito? Seconda: erano momenti cruciali, se vuoi salvarti la vita devi prima sparare e poi pensarci. Abbiamo fatto alla rovescia ed è andata bene per tutti. Dopo una decina di minuti, mentre noi stavamo sul chi vive con le armi puntate, piano piano si sono rivestiti e in fila indiana li abbiamo accompagnati con lo sguardo fino all’orizzonte, verso la strada che porta a Varni. Quando poi, più tardi, il loro battaglione si è arreso al completo al nostro comando, e sono diventati tutti partigiani al nostro fianco, sono andato a Gorreto, nel castello dove erano alloggiati, per cercarli. Ho chiesto della pattuglia che quel giorno si trovava a passare di lì, e li ho trovati.
Al primo racconto non si sono emozionati più di tanto, ma quando sono ritornato con l’ex alpino, l’uomo che li aveva salvati, e gli abbiamo spiegato bene tutto quello che avevamo fatto su quel sentiero, allora hanno capito e abbiamo fatto una bella mangiata da Nando, con una bella bevuta insieme.

Una notte di novembre Fabio viene svegliato da Valentina con una notizia: diventerà padre, c’è un “puntino” che sta prendendo forma. Inizia un’attesa lunga nove mesi, nei quali il futuro papà scrive a Puntino, raccontandogli di lui, della mamma, della famiglia in cui nascerà, dei timori, sogni, preoccupazioni, gioie, ansie, progetti, insomma di tutto quello che vorrebbe dire al figlio nascituro. Nove mesi in cui i pensieri si mischiano agli episodi della vita della coppia: dalla preparazione del matrimonio, alla quarantena forzata causata dal Coronavirus, alla morte del padre dell’autore. Un diario, a tratti dolce, a tratti scanzonato, a tratti realista, sulla gioia della paternità e sul messaggio che Fabio vuol trasmettere al figlio Leo.
Come ottenere il libro:
- ON-LINE tramite QUESTO LINK
- Tramite Fabio stesso, chiamando il numero 3383139573 o via Whatsapp
- Presso il negozio “Piazza Affari” di Voghera, Via Cavour 69
- Presso il negozio “Piazza Affari” di Brallo, Via della Pineta 5
Ogni copia ha un costo di copertina di €12.
Tolti i costi editoriali, eventuali costi di spedizione ed eventuali commissioni di paypal, tutto il resto andrà in beneficenza, devoluto dall’autore all’associazione Bambini con la CCAM (https://bambiniconlaccam.it/).
L’Associazione Bambini con la CCAM è nata per aiutare le famiglie che hanno scoperto di aspettare un bambino con una malformazione polmonare congenita.
L’offerta è da considerarsi minima, nulla vieta di offrire di più.
Palmira Lamari, nata il 28 marzo 1904 e morta il 18 maggio 1960, mia nonna, sposa di Giacomo Rebolini, mio nonno.

Non riesco ad organizzarmi troppo la vita, ma passettino dopo passettino cerco di arrivare dappertutto…

Non si può avere paura del domani. In fondo è oggi il giorno che ti faceva paura ieri.

Faccio un passo, guardo in basso, mi rilasso e dico: “casso, si sta bene qui al Passo”

Oggi ho fatto questo simpatico anello. Sono partito dal Passo del Brallo in direzione “Bralello“, ma appena fuori dal centro abitato ho preso quel sentiero che, passando nei pressi della vasca dell’acquedotto, ritorna sulla strada asfaltata appena prima del paese di Bocco.

Prendo la strada che porta all’interno del paese, poi svolto verso l’alto e arrivo in cima a Bocco, dove c’è una fontana e dove parte il sentiero 101. Sale velocemente, nei primi tratti regalando magnifiche vedute sulle piane sottostanti e su tutta la valle dell’Avagnone. Ad un certo punto il sentiero entra nel bosco e diventa ancora più ripido, sono totalmente fuori allenamento, non faccio una passeggiata da febbraio (monte Ebro) e soffro davvero tanto con queste pendenze.

Il sentiero ha diversi bivi, ma avendolo fatto diverse volte, anche in discesa, non mi sbaglio mai. Il primo è segnalato (andando a sinistra si raggiunge il passo della Colla – un sentiero che non mi piace molto -, ma io vado a sinistra), gli altri bisogna “indovinarli” (solitamente se c’è una diramazione in piano e una in salita, quella giusta è la seconda). Tutta questa fatica viene ripagata una volta raggiunta Cima Colletta. Sa lassù si vede tutto: la valle dell’Avagnone, della Trebbia e tutti i monti in lontananza, dal Maggiorasca fino al vicino Lesima (e dietro l’Alfeo), il Chiappo qui di fronte e l’Ebro appena più in là. Più sotto si svela la valle Staffora e la pianura padana. Se non ci fosse questa rada foschia in lontananza si vedrebbero le Alpi. Si vede però l’amico monte Penice con le sue antennone.

Inizio la discesa verso il rifugio “Nassano” del CAI. Sono le 10, ma l’erba è ancora bagnata di rugiada. Nonostante le mie scarpe in goretex, l’erba è alta e mi bagna le calze. E’ una sensazione strana, sembra il respiro, l’alito della terra, sembra di attraversare un grosso essere vivente. Una sensazione che chi vive sempre chiuso in città raramente può vivere.

Superato il rifugio oltrepasso quello che una volta era il campo scuola di sci per principianti e cerco il sentiero per Valformosa. Ne trovo uno che inizia discendere per la faggeta, molto largo, molto bello, viaggio che è un piacere. Fosse tutto così finirei il io giro in un lampo. Invece poco dopo mi rendo conto che rimane un po’ troppo in direzione Barostro, quindi taglio per il bosco fino a raggiungere il sentiero corretto, che è molto sporco, pieno di alberi caduti, rami, foglie. Per fortuna che lo sto percorrendo in discesa.

Raggiungo Valformosa dalla parte opposta a quella abituale e sento subito una voce nota: è il cugino Rob a cui chiedo indicazioni per scendere a Fego. Mi parla del sentiero abituale, ma mi racconta che, per fare i nuovi lavori per i pali dell’elettricità, è stato creato un percorso diretto proprio nella direzione che volevo. A questo punto seguo i pali, anche se la strada non è molto caratteristica: hanno sbancato il bosco per costruire questa linea e sotto le mie scarpe c’è solo terra e sassi. Ad un certo punto incrocio il vero sentiero, che inizio a seguire e raggiungo Fego.

Non mi perdo in chiacchiere: sono già le 11 e 30 e voglio essere a casa per pranzo. Attraverso il paese, che ogni volta mi stupisce per quanto è caratteristico e raggiungo l’imbocco per il “Sentiero dei Briganti”, vicino al bar Montagnola. Il sentiero corre appunto per un lungo tratto nelle vicinanze del rio Montagnola, un po’ di qua e un po’ di là. Devo stare attento a non sbagliarmi e non finire in direzione Bralello, ma non c’è problema, sono stanco e se vedessi un sentiero in salita di sicuro lo evito.
Raggiungo il percorso che avevo in mente, quello che passa sotto Costa Mora, Sotto il Groppo e Pregola. Arrivato nelle vicinanze del Brallo, così come fa la strada asfaltata anche il sentiero picchia deciso in salita, ma, mentre la strada ha tutti quei famosi (o famigerati) tornanti, il mio sentiero è inesorabilmente dritto. Quando scorgo lassù il distributore di benzina, sono arrivato.
In questi mesi, circa dall’inizio dell’anno, ho iniziato a scrivere a mio figlio (che sta per nascere). Ne è venuto fuori un libro che sarà presto in stampa.
Ecco due articoli che già ne parlano:
