Antonio Mocciola, anni fa, scrisse questo libro dedicato ai borghi perduti di un “Italia dimenticata“.
Chissà quanto tempo ci ha messo per visitare queste 82 località che sono state, per un motivo o per l’altro, abbandonate. Antonio le racconta queste località, ma non in modo pedissequamente descrittivo, tutt’altro. Raccoglie la poesia, la favola, la magia di ciascuno di quei luoghi, che può essere una veduta, un tramonto, una leggenda, una speranza.
In ogni pagina, in ogni descrizione, nasce la voglia di visitare quel posto, prima che definitivamente scompaia, per imprimere nella memoria, spesso l’unico modo possibile, le ultime immagini, le ultime sensazioni che quel luogo ci può dare.
Il Signore ogni giorno mi fa dei regali meravigliosi che talvolta fatico ad apprezzare, preso dalla fretta, dalla quotidianità, ma per i quali non dimentico mai di ringraziare. Sono fortunato.
I gatti hanno un giornale con tutte le novità e sull’ultima pagina la ‘Piccola Pubblicità’. ‘Cercasi casa comoda con poltrone fuori moda: non si accettano bambini perchè tirano la coda’. ‘Cerco vecchia signora a scopo compagnia. Precisare referenze e conto in macelleria’. ‘Premiato cacciatore cerca impiego in granaio.’ ‘Vegetariano, scapolo, cerca ricco lattaio’. I gatti senza casa la domenica dopo pranzo leggono questi avvisi più belli di un romanzo: per un’oretta o due sognano ad occhi aperti, poi vanno a prepararsi per i loro concerti.
Quiz: trova Pisaré. Nonostante il fuoco di sbarramento per non salire sul divano il furbo animale è riuscito nel suo intento… Dove si trova? (clicca per ingrandire)
Andate in Piazza Duomo a Milano. L’avrete fatto un milione di volte. Prendete Via Torino. L’avrete fatto un milione di volte. Bene, appena dopo un famoso negozio di scarpe sportive (no, purtroppo non sto parlando di Piazza Affari) c’è uno spiazzo, spesso occupato da un venditore ambulante di fiori e, appena dietro, una chiesa. Magari non ve ne siete mai accorti e difficilmente l’avrete visitata. Fatelo. E’ la chiesa di Santa Maria presso San Satiro. La frenesia, il rumore, la fretta, scompariranno in un attimo, lasciandovi qualche minuto di penombra, silenzio e, se ci credete, preghiera.
Ma cos’ha di particolare questa chiesa? La storia è questa: c’era una chiesa dedicata a San Satiro, ma Gian Galeazzo Sforza pensò di costruirvi al suo posto una chiesa dedicata alla Madonna, e il progetto fu proseguito da Ludovico Sforza (il famoso “Moro”). Per la realizzazione pare fosse stato interpellato nientepopodimeno che Leonardo Da Vinci, ma poi i progetti furono affidati a Donato Bramante (non il primo pirla che passava, dunque). Iniziano i lavori, passa il tempo e alla fine ci si accorge che dietro l’altare doveva essere realizzato un abside per il coro, ma per farlo sarebbe stato necessario abbattere le costruzioni retrostanti… e non si poteva. Occaspita! E adesso? Tranquilli, ci pensa il Bramante, che ne inventa una davvero bella.
Entrate in chiesa, e vedete il coro, in fondo. Avvicinatevi, lo vedete ancora. Adesso spostatevi di lato, in una delle due navate e raggiungete il fondo della chiesa. Tah-dah ! Il coro… non esiste! E’ un trompe l’oeil, è appena abbozzato. Fantastico, vero?
E voi siete passati sempre di fretta in Via Torino senza mai vedere questa meraviglia? Male, dal duomo in neanche 5 minuti ci siete. La prossima volta fateci un salto, ma attenzione, gli orari di visita sono molto ristretti.
E centomila occhi si voltarono a guardare il cielo con un sospiro leggero, da quella parte sì, e da quella parte che sarebbero venuti, loro. L’aveva detto il vecchio pazzo che abitava il monte, nessuno aveva dubitato delle sue parole: avevano bisogno di loro…sarebbero venuti in volo.
Fidati di me, fidati di me davvero. Ci girerà la testa, ma ti giuro non cadremo. Fidati di me fino a quando ci riesco a farti ridere per tutto il tempo in cui ti tengo stretta a me.
Da piccolo ero appassionato della televisione. Ma non nel senso che guardavo tanta tv, nel senso che mi affascinava il magico mondo che stava dietro quella scatola colorata. Avevo un librettino dove segnavo tutte le informazioni che riuscivo a reperire sui vari canali televisivi: la sede, il canale sul quale trasmetteva, ecc. Tra i miei giochi di bambino, molto spesso solitario, giocare alla “televisione” era uno dei miei preferiti. Come un network che si rispetti avevo più di un canale e diversi studi televisivi. Ricordo che lo studio 1 era a casa mia e lo studio 2 era la pineta dietro casa mia, luogo dove passavo gran parte delle giornate
Questa stupenda pubblicità è apparsa su “Topolino” 507 del 15 agosto 1965. Amo leggere questi vecchi fumetti, perché oltre alle belle storie d’antan, molto ingenue e demodé, si scovano queste perle che al giorno d’oggi farebbero rabbrividire. La Tipa, senza un minimo di protezione, che siano ginocchiere o casco o quant’altro, si fa trascinare (in strada) da uno scooter (tra l’altro guidato da uno senza casco). Non solo lo si poteva fare tranquillamente, non solo era socialmente accettato, ma era addirittura promosso dalla pubblicità. 54 anni fa.