(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie

Il Negozio del Risparmio

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quarantaquattresima puntata (le altre le trovate guardadando qui)

Dopo numerose esperienze nel commercio, sia ambulante che in sede fissa, mio padre, Siro Tordi, aprì nel 1965 il negozio che tuttora gestisce al Passo del Brallo, capoluogo del comune più a sud della Lombardia, sugli Appennini Pavesi. All’epoca la differenziazione dei prodotti era impensabile per una piccola rivendita, specialmente avendo un bacino d’utenza delimitato, in una zona dove i trasporti erano spesso difficoltosi. Il negozio offriva quindi una varietà notevole di prodotti del settore tessile – abbigliamento, ma non solo.
Per l’avvenire si sarebbe prospettato un normale ritmo commerciale, con clientela circoscritta agli abitanti della zona, senza possibilità di migliorare un sistema di vendita già consolidato e all’apparenza immutabile e senza la possibilità (o la convenienza) di attuare politiche di marketing innovative a causa della distanza dai grandi centri abitati – anche a causa di infrastrutture stradali inadeguate – e dalla ristrettezza del possibile target di acquirenti.
Al contrario, grazie ad una particolare situazione socio-economica e ad una geniale intuizione, il futuro non fu così.
In quegli anni, grazie all’onda lunga del boom economico, ci fu un fiorente sviluppo del turismo, della pratica degli sport invernali e un incremento delle spesa media per l’abbigliamento. Non erano ancora di moda le località esotiche, sia per i costi, sia per la praticità, e il Passo del Brallo costituiva una delle mete preferite per chi voleva trascorrere giornate di relax con gite o passeggiate nei boschi o cimentarsi in sport invernali nei vicini impianti sciistici. I turisti arrivavano da ogni direzione, vista la posizione favorevole, al confine di quattro regioni contigue: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria.
L’intuizione fu quella di aggirare la consueta filiera di distribuzione (agenti, grossisti, ecc.) e rivolgersi direttamente alle ditte produttrici per strappare prezzi molto più vantaggiosi, acquistando stock di rimanenze, fine serie, campionari, e così via. Nacque così “Il Negozio del Risparmio”, la prima stock house ante litteram della zona. La profittabilità dell’impresa era legata alla quantità delle vendite, ma grazie anche al passaparola, ai prezzi molto contenuti e al savoir faire riguardante le relazione con la clientela, i clienti affluivano copiosi. Un particolare settore trainante fu quello delle attrezzature da sci, mercato ancora in fase nascente ma con ottime prospettive di sviluppo, con poca e costosa concorrenza e privo di category killer . Col tempo il punto vendita si è arricchito di altri prodotti di vari settori merceologici: pelletteria, calzature, abbigliamento griffato, pellicceria, abiti da uomo, pantaloni, e via dicendo, mantenendo sempre la politica dei prezzi ridotti, modificando e rinnovando continuamente gli articoli disponibili, ma conservando lo stile popolare, anticonvenzionale e un po’ folcloristico di un tempo.

Bestia grama

Siccome mi stufo di chiamarla sempre Millicent, o Milli, la chiamo sempre con nomignoli diversi, del tipo:

"Esserino peloso"
"Belmu" (diminutivo di "Bel musino")
"Bestiaccia schifosa"
"Millilaura"
"Belmi" (diminutivo di "Bel micino")
"Bestia grama"
"Palla di pelo"
"Gattaccio malefico"
"Baffina"
"Miciuz"
"Molly" (e qui s’incazza perché le storpio il nome)
"Lasciapeli"

ecc. ecc. ecc.

 

Filosofia Teoretica della Marca

Un sacchissimo di tempo dopo aver letto questo libro, ecco qui la mia recensione, l’avevo promessa all’autore, Andrea Corte.

La prima impressione, mentre lo stavo leggendo, è stata di: "adesso appeno lo finisco gli faccio una critica stroncante, perché sta prendendo l’argomento (il marketing) troppo alla leggera", poi mi sono riletto il titolo "Filosofia…" e quindi ci sta tutto: non è un libro di marketing, è un libro di filosofia (che parla di un aspetto del marketing, la marca).

Il libro non ha una lunghezza impegnativa, scorre bene ed è godibile. Andrea ha una scrittura simpatica che, conoscendolo, non mi stupisce. Si dice "parla come mangi" e lui "mangia" esattamente così. Ogni tanto qua e là rilascia qualche parola "particolare" (non dico astrusa, o arcaica, o meno ancora fuori luogo, semplicemente inusuale), e qualche costruzione di frasi altrettanto particolare, ma come dico, simpatica, che crea un suo stile.

La scrittura è moderna, quasi giornalistica, l’approccio al lettore quasi paterno, un po’ pedagogico, per accompagnarlo in questo universo chiamato marca.

Come dicevo non è un libro di marketing, e quindi non si addentra negli scopi e negli utilizzi della marca, ma tratta l’argomento più sotto l’aspetto sociale e ancor più filosofico. Molto originale e interessante.

Dopo aver detto tutte ‘ste stronzate non ho però spiegato di cosa parla: lo scoprirete solo leggendolo. Se siete dei buoni lettori vi basterà una sera o due, io che leggo "a rate" ci ho impiegato una settimana (lo so, mi dovrei vergognare…)

Volare!

Dedico il mio primo volo a una persona che ha sempre sognato di volare…

Dieci Luglio

Moi je n'étais rien,
Mais voilà qu'aujourd'hui
Je suis le gardien
Du sommeil de ses nuits,
Je l'aime à mourir.

Vous pouvez détruire
Tout ce qu'il vous plaira,
Elle n'aura qu'à ouvrir
L'espace de ses bras
Pour tout reconstruire,
Pour tout reconstruire.

Je l'aime à mourir.

Elle a gommé les chiffres
Des horloges du quartier,
Elle a fait de ma vie
Des cocottes en papier,
Des éclats de rires.

Elle a bâti des ponts
Entre nous et le ciel,
Et nous les traversons
A chaque fois qu'elle
Ne veut pas dormir,
Ne veut pas dormir.

Je l'aime à mourir.

Elle a dû faire toutes les guerres,
Pour être si forte aujourd'hui,
Elle a dû faire toutes les guerres,
De la vie, et l'amour aussi.

Elle vit de son mieux
Son rêve d'opaline,
Elle danse au milieu
des forêts qu'elle dessine,

Je l'aime à mourir.

Elle porte des rubans
qu'elle laisse s'envoler,
Elle me chante souvent
que j'ai tort d'essayer
De les retenir,
De les retenir,

Je l'aime à mourir.

Pour monter dans sa grotte
Cachée sous les toits,
Je dois clouer des notes
A ses sabots de bois,

Je l'aime à mourir.

Je dois juste m'asseoir,
Je ne dois pas parler,
Je ne dois rien vouloir,
Je dois juste essayer
De lui appartenir,
De lui appartenir,

Je l'aime à mourir.

Seduta spiritica

Erano gli anni ’90. Ricordi? Le chiamavamo scherzosamente le "sedute spiritiche". Scherzosamente non perché stessimo scherzando, naturalmente. Non scherzavamo affatto. Troppo buoni eravamo. O forse, anzi probabilmente, quasi di certo sicuramente, eravamo coglioni. E lo siamo rimasti (buoni e/o coglioni). Volevamo essere "speciali". Ci sentivamo speciali. E credevamo che qualcuno se ne sarebbe dovuto accorgere. Ma nessuno se ne accorgeva. Beh, quasi nessuno. Anzi, per i più eravamo "speciali" si, ma in senso negativo. Non allineati, non organizzati, non omologati. Quello che a noi pareva bello ad altri appariva sbagliatissimo. Frequentare gente giusta, bere ciò che tutti bevono, farsi vedere nei posti che contano, indossare calzature alla moda. Se ci andava lo facevamo, se non ci andava non lo facevamo. Non eravamo convenzionali, non eravamo anticonvenzionali. Mai fregato niente di tutto questo, mai importato di essere anticonvenzionali. Se volevamo fare una cosa, semplicemente, con naturalezza, la facevamo. Sia che essa fosse considerata "in", sia che essa fosse considerata "out". E per quelli che ci sfottevano, avevamo il nostro sistema. E per quelli che invece ci osteggiavano perché la pensavano in modo opposto, avevamo il nostro sistema. E per quelli che avevano "successo" utilizzando i metodi opposti al nostro e ci davano degli sfigati, avevamo il nostro sistema. "Successo" lo scrivo tra virgolette, perché era un successo effimero, un successo da stronzi. E un successo a durata limitata. Anche grazie a noi. Grazie alle nostre "sedute spiritiche". Che, prima o poi, hanno tutte funzionato. Chi pensa male, chi giudica gli altri, ha sempre fatto una triste fine. Magari rocambolesca, magari meno, ma sempre triste. Perché il nostro sistema si è rivelato sempre potente. Ecco perché oggi ti chiedo aiuto, oggi nove giugno duemilaquattordici ho bisogno di te. Come ai vecchi tempi, fratello. Io mi siedo in riva al fiume e aspetto.

Stralci di conversazione whatsapp

Jim Morrison diceva "solo quando te ne fregherai di quello che dicono gli altri potrai dire di essere veramente grande". Io, come tutti, sono circondato da gente che ti da consigli, quasi sempre in buonafede.

Sii cauto nell’accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.

Questo invece è parte di un discorso nato per caso su whatsapp:

Io ho capito che c’è solo una cura, purtroppo, anti consigli e giudizi degli altri: invecchiare! Più invecchi e più te ne freghi di cosa dicono gli altri e più fai quello che fa star bene te.

Io per esempio ho fatto delle mega litigate per tutto coi miei e le faccio ancora…però lotto per la mia indipendenza e la mia infelicità, ma non è facile. Io vivo con pochi soldi, in una casa brutta e piccola…se avessi assecondato i miei ora vivrei una vita agiata in un appartamento nuovo con tutti i comfort possibili… sono scelte e non sono facili.

Il loro sogno, in fondo, era che stessi in casa con loro fino a 40 anni e poi andassi a vivere nel pianerottolo di fianco con qualche laureato che usciva tutti i giorni in giacca e cravatta.

Io però non mi sono mai pentita delle mie scelte perchè ho capito che sono felice così.

E quando vedo e sento parlare degli altri, di quelli che hanno fatto le scelte giuste, tipo chi è andata nella metropoli, lavora, sposata, comprato casa, figli, e marito con una bella posizione sociale, praticamente la perfezione. Beh non è facile: ti mettono su di un piatto d’argento la perfezione e poi sottolineano che tu sei una merda, vivi male, non hai soldi neanche per una vacanza come si deve, non sei stabile e via dicendo.

Per quelli come noi ci vuole pazienza e tempo… facciamo più fatica degli altri a prendere decisioni, ma poi forse quando le prendiamo siamo sicure che siano quelle giuste…

Il problema è che deve scattare qualcosa, devi fare il salto, devi crescere e diventare adulta.. Però tutti gli altri cercano di far si che questo accada il più tardi possibile perchè sanno che così ti perdono, sia la famiglia sia gli amici…o meglio ti ritrovano diversa

C’è la paura di crescere…di buttarsi in qualcosa che non conosci, difficile, più facile stare nell’ovile. Ma sicuramente bisogna pensarci.

E poi c’è l’invidia degli altri…che brutta cosa però l’invidia.

Alla perssona che mi ha scritto queste cose dedico un ricordo. Ricordo un aneddoto che mi raccontava sempre mia mamma. Un giorno è arrivata a Brallo una parente con degli amici e presentadoglieli ha detto loro: "Questa è Rita, lei è rimasta a Brallo, poverina". POVERINA?? Mia mamma, come diceva lei, nella vita gliel’ha "fatta in barba" a quelli più alti, col marito più bello, col lavoro migliore, con la macchina più grande, ecc. ecc.


Piet Mondrian – Broadway Boogie-Woogie – 1942/1943 – Olio su tela – MoMa New York

Semplifichiamoci la vita (2)

 
Usare il martello senza schiacciarsi le dita? Un gioco da ragazzi, basta usare una molletta per stendere i panni.


Quando la vite è spanata oppure quando non hai il cacciavite della dimensione giusta prendi un elastico e poggialo sopra la testa da avvitare.


 Prendi un foglietto adesivo, piegalo a metà e attaccalo sotto al punto in cui vuoi trapanare. Così raccoglierai la polvere e non dovrai più subire le lamentele di tua moglie!


I tubi non servono a un tubo, se hai una paletta con il manico scavato.


Per ritardare la maturazione delle banane basta avvolgere un po’ di pellicola trasparente intorno al picciolo. In questo modo si impedirà all’etilene, il gas prodotto naturalmente nel processo di maturazione, di raggiungere le altre parti del frutto e di portarle prematuramente alla maturazione.

Buon Natale 2014

Ma secondo voi è normale che il 28 di febbraio io non abbia ancora disfatto il presepe?
Beh… mai detto di essere normale. E poi non ho voglia. 
Di fare niente.

 

Jump

E poi mi stupisco se mi fa male il ginocchio….

Fiocco di neve

Un fiocco di neve è formato di acqua. Quindi molto semplice. Sono cristalli di acqua. Ma quanto è bello, quanto è elegante, è stupendo! E poi ogni fiocco è diverso dall’altro.

E’ una meraviglia della natura: si potrebbe stare ore ad osservare un singolo fiocco.

Non è nato fiocco, prima era acqua. Poi col tempo si è cristallizzato ed è sceso giù a terra. 

Eppure, anche quel fantastico super fiocco di neve, se viene il sole si scioglie. 

Può essere bello quanto vuoi, puoi fare ciò che vuoi, ma può succedere che si sciolga ! E tu magari lo tieni in mano perché ti dispiace, vorresti quasi coccolarlo, ma peggiori solo la situazione perché col calore si scioglie ancora prima. E non sai proprio cosa fare…

:-(

 

Discesa con gli sci dal Castello di Voghera

Fauna da palestra

Ogni tanto, da ormai 20 anni, mi diletto ad andare in palestra. Io non ho molta costanza nelle cose, quindi in questo tempo non sono stato un assiduo frequentatore della palestra: diciamo che ci vado a fasi alterne. (palestra, niente, piscina, niente, niente, corsa, niente, palestra, niente, ecc…. come vedete ci sono tante fasi di "niente")

Vorrei parlarvi dei frequentatori della palestra.

Ci sarebbero tante cose da dire su quello che succede in sala pesi o nelle sale dei corsi. Gente che fa sport magari un’ora alla settimana e arriva lì griffatissimo e precisissimo come se fosse un professionista dello sport. Donne che mettono su tre o quattro magliette una più lunga dell’altra per nascondere le forme e altre che ancora un po’ fanno ginnastica in perizoma per il motivo opposto. Uomini che alzano i pesi solo per vedersi allo specchio. Gente che si scatta fato mente è sdraiata sulla panca (giuro!). Gente che va in palestra come scusa per chiacchierare con gli amici e i convintissimi che sembra debbano fare la coppa del mondo di un qualche sport. 

Ma le cose più strane si vedono negli spogliatoi. Ovviamente non conosco quello femminile, ma in quello degli uomini le cose vanno così:

Ci sono quelli che negli armadietti hanno scatolone di pasticcone, talmente enormi da sembrare quasi finte. Oppure ne estraggono un paio di cucchiai da mettere nella bottiglietta, agitare e poi bere, nella convinzione che facciano bene. Poi c’è la questione del pudore. Mi dicono (come dico, non ci sono mai stato!) che le donne generalmente sono più pudiche e quasi difficilmente girano nude per lo spogliatoio. Moltissime addirittura non fanno neanche la doccia per farla poi a casa (si spera). Gli uomini invece… dipende. Ci sono gli esibizionisti, che evidentemente non vedono l’ora che arrivi il momento della doccia per potersi denudare e stare col coso di fuori per fargli prendere aria. Poi ci sono altri che non se la menano più di tanto, ma non si preoccupano neanche di nascondersi quando sono come mamma li ha fatti (a mio parere è sempre una forma di esibizionismo, comunque). Poi ci sono gli esagerati dall’altra parte che finchè non vanno nella doccia si tengono su anche i pantaloni se potessero e quando escono sembrano Darth Fener da tanto sono coperti e compiono evoluzioni da circo Togni per infilarsi le mutande senza che nessuno li veda: machittiguarda?? La stragrande maggioranza invece non ci tiene a farsi vedere, ma neanche si risente di esser vista. Una cosa normale, insomma. Poi ci sono quelli che hanno dieci tipi di bagnoschiuma: quello per i capelli, per la schiena, per il viso, per le ascelle, ecc. e invece quelli che hanno dimenticato a casa anche la saponetta. Quelli come me che allagano tutto lo spogliatoio e quelli che riescono ad uscire dalla doccia già asciutti. Quelli che usano il phon per mezz’ora (..e uno che ho visto una volta lo ha usato per asciugarsi…non i capelli !!!). Quelli che arrivano negli spogliatoi, si rilassano, si siedono, chiacchierano…e poi tornano in sala pesi (boh?). Quelli che vogliono far conversazione e quelli che neanche salutano. Beh una regola non scritta dice che quando si esce dallo spogliatoio, anche se non conosci nessuno, saluti, e quelli che ci sono ti salutano a loro volta, ma non sempre va così. Poi quelli che parlano delle loro gare di corsa / biathlon / triathlon / sollevamento pesi / ciclismo ecc.  e di quanto sono bravi ecc. ecc. Quelli che chiedono all’amico "stasera esci?" E la risposta è sempre "no altrimenti la dona am vusa a drè". Quelli che arrivano stravolti e quelli che non paiono neanche sudati (e ne hanno ben donde: vengono in palestra per far passare il tempo, mica per faticare!). 

Mantenersi in forma

Avete presente i consigli su come mantenersi in forma? Cose del tipo: mangiare frutta e verdura, preferibilmente di stagione. Oppure andare a dormire presto, alzarsi magari presto, dormire almeno 8 ore. Fare vita regolare, coricarsi alla stessa ora, mangiare sano e non fare spuntini con prodotti sofisticati. Fare un po’ di movimento tutti i giorni. Pochi grassi, zuccheri, alcolici. Un po’ di sport non guasterebbe. Andare a piedi, fare le scale invece dell’ascensore, mangiare una mela (coi libri di scuola). Prodotti biologici, riposo. Niente bibite gasate, tenersi in allenamento, pasti regolari.

Insomma, io di queste cose non ne faccio quasi nessuna.

Sguarasgnauz

Come ho scritto qualche giorno fa (clicca qui) , mi sono improvvisato reporter per smascherare una palese truffa, che però magari agli occhi di qualcuno potrebbe non essere tale.

Si tratta di un sito che promette di poter scoprire la password di qualunque utente facebook, twitter o di qualsiasi account di posta elettronica. 

Ho contattato il sito diverse volte, ogni volta mostrandomi con un’identità diversa ovviamente, chiedendo di scoprire le password di alcuni fornitori di email gratuite (Tiscali, Alice, Fastweb, Email) e anche la password di un’email di un mio dominio che avevo appositamente creato!

Risultato: il tizio (o i tizi) che sta dietro a questa truffa scrive sempre che è in grado di scoprire la password, che il servizio costa 150 euro per una cosa normale, e fino a 300 euro se la questione è più difficile. Una volta gli ho chiesto anche se è legale (hihihi) e mi ha risposto che ovviamente è legale, anzi "Il servizio e totalmente legale visto in termini di legge dato che il compenso richiesto viene effettuato tramite ricarica postepay per ovvi motivi legali e fiscali sopratutto.". Chiarissmo, no? Hahaha.

Poi dicono che ci voglio 3/4 ore per recuperare la password. Diciamocela tutta: l’unico sistema "automatico" per reperire password (cioè non usando truffe più sofisticate, vale a dire farsela dire in qualche modo dall’utente) è il cosiddetto "brute force". Cioè "forza bruta". In pratica un programma prende delle parole da un dizionario (magari contenente centinaia di migliaia di parole) e le prova tutte. Funziona? No. Perchè? Primo perchè ci mette un sacco di tempo. Secondo perchè basta che io invece di usare una parola di uso comune uso il nome del mio cane "Sguarasgnauz" o magari una cosa del tipo "dklwj6" che l’ho fottuto. Terzo perchè ormai tutti ma proprio tutti i sistemi di accesso controllano se capita che sbagli troppe volte la password, figuriamoci un sistema che ne prova migliaia!!!! Quindi 3/4 ore…?? Impossibile. Magari 3/4 settimane di duro lavoro… e certo non ricompensate con 150 euro…

Allora ho chiesto di avere una prova. Dopo qualche ora mi scrivono e mi dicono che la password è stata reperita con successo. Altre volte mi scrivono il giorno dopo dicendo che hanno avuto dei "problemi sul server", ma che sono riusciti a sgamare la password. Allora chiedo cosa devo fare per avere una prova. E lì scatta un’altra barzelletta. Dietro richiesta ti mandano come presunta prova un’email spedita dall’indirizzo di cui tu hai chiesto la password. Ha ha ha scusate ma fa troppo ridere. Forse non tutti lo sanno, ma è facilissimo fare una cosa del genere. Un’email non è altro che un file di testo che inizia con dei dati (che di solito rimangono "nascosti" seguiti dall’oggetto e dal corpo della missiva elettronica. Cosa c’è scritto in quei campi? Per esempio l’indirizzo del mittente. Quindi è facilissimo, per chi ha un minimo di pratica, inserire a mano qualsivoglia indirizzo come utente. E per chi non ha nemmeno quel minimo di pratica (come i nostri "hackers") esistono dei siti che mandano email "anonime". In pratica tu metti il mittente, il destinatario, ecc. Ottimo per fare scherzi: puoi scrivere al tuo collega facendogli credere chs ta ricevendo un’email dal capo nella quale viene licenziato. Peccato che funzionavano 15/20 anni fa. Adesso molto facilmente s la posta finisce nella cartella dello SPAM perchè ci si accorge che l’indirizzo messo come mittente non corrisponde al computer dalla quale viene realmente inviata e la cosa è sospetta. Come si fa a scoprire il trucco? Ho analizzato a fondo l’email e mi sono accorto che arrivava da un sito straniero di "fake email". In molti casi ho fatto finta di non accorgermene e ho continuato la trattativa, in un caso invece gliel’ho fatto notare. Mi hanno risposto che era un mio tentativo di frodarli (hahahaha), in quanto loro avevano lavorato sodo e io con delle scuse non volevo pagarli. 

In un caso ho preteso un’email presa dalla casella "hackerata", ma mi hanno detto che per problemi di privacy non potevano. Cioè, fammi capire, rubi una password (dicendo che è perfettamente legale) e poi ti fermi davanti alla privacy? hahahhaha. 

In un altro caso ho detto di aver spedito un’email alla casella e gli ho chiesto "cosa ho scritto??" e ovviamente non hanno saputo farlo

Ho segnalato questa cosa a un famoso giornalista scopritore di "bufale" informatiche, chissà mai che non ci tiri fuori un bell’articolo!

 

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