(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie

La cosa più importante

Rubik Mirror Block

Mi sono comprato il nuovo Cubo di Rubik. Dai non sto qui a spiegarvi cos’è un cubo di Rubik, su lo sanno tutti, no?

Dicevo… questo nuovo cubo è fatto, ovviamente, diverso da quello tradizionale. In quello tradizionale i cubetti sono tutti uguali, cambia solo il colore. E quindi il gioco sta, una volta mischiato, nel ricomporre tutte le facce col colore giusto. Di questi ne ho almeno 3 normali, più alcune versione speciali (coi simboli al posto dei colori, il "cilindro" e la "sfera").

Quello nuovo invece dei cubetti ha… come dire… aspetta che non riesco a spiegarmi bene. Insomma non sono cubi, sono dei parallelepipedi rettangoli. Cavolo ma come faccio a spiegarvi se uso ‘sti paroloni… Insomma lo scopo del gioco non è quello di mettere a posto i colori (anche perchè non ci sono colori, ogni faccetta è ricoperta da un adesivo a specchio, da cui il nome…), ma quello di mettere a posto il cubo, per fare in modo che torni ad essere un cubo. Ok, ho capito, non ci avete capito un acca. Meglio se metto delle immagini.

 

Buon compleanno

BUON

COMPLEANNO

SCRICCIOLA !

Spalato… grazie a…

Dopo la cronaca  minuziosa redatta dal mio compagno di viaggio, mi sembra opportuno intervenire per concludere con i doverosi ringraziamenti.

Grazie anzitutto alla maestra Elisa che con una  abile mossa è riuscia a  liberarsi  del suo moroso affidandolo alle mie cure… Ovviamente per testimoniare la mia gratitudine le riporterò i suo prezioso cimelio (Fabio) .

A proposito… non solo Fabio ha cercato di ignorare il mare di gnocca che ci circondava immergendosi in letture quali Dylan Dog o La storia si Spalato ma  ha altresì distratto  e placato il sottoscritto…(impresa non facile)

A dire il vero buona parte del merito va alla ragazza della panchina… ma questa è altra storia…(e soprattutto altra bolletta!!!)

Ringrazio comunque il maestro Tordi Sun (il soprannome deriva dal suo caloroso legame con il sole!!!)  per aver condiviso con me questi giorni davvero belli, intensi, indimenticabili… che sono già passati alla storia come le prime "maestriadi" internazionali!!! 

Dovrei ringraziarlo anche per avermi accompagnato alle partite di pallavolo… ma mi rifiuto!!!: ditemi voi se devo dire grazie ad uno per averlo portato a vedere 12 super stanghe!!!!

Per concludere (a proposito) , e non poteva mancare, un grazie ad Angie, Dodo, Anita, Matea, Sanja…insomma le "mie" pallavolste..

Speroche che la nostra Spalato vi sia piaciuta… ed ora 9 ore di rientro…

Maestro Miky Orione

Spalato. Ancora Pallavolo

Qui tengono molto alla loro squadra di calcio, l’Hajduk: in giro si vede disegnato dappertutto il logo della società sportiva. Così come è scritto dappertutto il nome del gruppo di ultras: Torcida.

Ieri abbiamo assistito a Belgio – Ungheria, vinto dalle belghe per 3 set a zero. La partita è stata un po’ più combattuta di quella del giorno prima. Finita la partita ci siamo maestricamente fermati perchè il Gran Maestro della Pallavolo aveva dei doni dolciari per le ragazze e quindi giù foto con la Dora e la Angie Bland, e la Anita Filipovics.

Dopo la partita era già tardi e allora siamo rimasti in zona centro per cercare un posto dove mangiare un boccone e siamo finiti in una pizzeria tranquilla. Stranamente c’era poca gente in giro.. si vede che escono durante la settimana e il sabato stanno a casa… boh? Ci siamo sparati due o tre volte il giro del centro, un gelato, un salto in salagiochi e siam tornati a casa.

Michele si è accaparrato il pc per pubblicare subito le foto della pallavolo su FB e rispondere ai vari commenti, e poi io per aggiornare il blog..

Same Govi

Chi ha più di trent’anni non può non ricordarsi della mitica ditta Same Govi (infatti io, che sono gggggggiòvane, non me la ricordo).

Pubblicizzava i suoi fetidi prodotti nella quarta di copertina di giornali come il Monello e l’Intrepido Sport. Cercavano sempre di propinarti cose assurde tipo gli occhiali a raggi X per vedere attraverso i vestiti delle ragazze o la penna spia, per ascoltare ciò che dice il tuo vicino… cose assurde simili insomma. Purtroppo non ho mai conosciuto qualcuno che avesse ordinato veramente tali prodotti per sapere che cavolo ti avrebbero spedito una volta ricevuto il pagamento: mattoni? segatura?

Cercando "same govi" su google ho trovato tanta gente che ne parla, e il mio pensiero è riassunto da un tizio che dice:

"qualche pirla li ha mai comprati? La tentazione di acquistare qualche cazzata era fortissima. Mi pare fossero annunci stampati sul retro dell’Intrepido"

 

Campari

Gaspare Campari nacque a Cassolnovo, in provincia di Pavia, nel 1828. A quattordici anni si trasferì a Torino e imparò l’arte del liquorista lavorando in due locali storici dell’epoca: la Pasticceria Bass e il Ristorante Cambio.Nel 1860 circa acquistò a Novara il "Caffè dell’Amicizia". Ed è proprio elaborando una serie straordinaria di elisir e di infusi che Gaspare sarà in grado di trovare la formula magica del suo primo e vero prodotto industriale: il "bitter all’uso d’Hollanda". E’ un liquore dal brillante colore rosso, un gusto amaro-dolce; gli ingredienti, frutta e radici di erbe aromatiche, insieme ad una media gradazione alcolica, lo trasformano immediatamente in un aperitivo dal gusto nuovo ed originale.

Nel 1862 Gaspare Campari si trasferì a Milano e qui aprì cinque anni dopo, nella Galleria Vittorio Emanuele, il “Caffè Campari”, un locale di grande classe dove artisti come Puccini e Boito si ritrovano per bere il suo aperitivo.

Ormai il modo di dire tra i bauscioni è "andiamo a farci un Campari". E così Davide, l’erede di Gaspare, prende la palla al balzo, rinomina "Campari" il rosso aperitivo, inventa il "Campari Soda" e apre il primo e storico stabilimento a Sesto San giovanni , che va avanti fino a qualche anno fa, quando viene tutto trasferito nel nuovo stabilimento di Novi Ligure (AL, posto famoso per il cioccolato, visto che è la sede della Novi e della Pernigotti)

Boh

Pasqua 2009

 

Cartelli postali

Giorni fa ho visto questo cartello su una cassetta delle lettere. Mi ricordava molto quello che avevo messo io fuori da mio negozio.

 

Codice fiscale

Come si calcola il codice fiscale? Ma è semplicissimo. Il codice è formato da 16 caratteri, ognuno con un proprio significato.

I primi tre caratteri provengono dal cognome. Sono prese le prime tre consonanti. Ad esempio: da "tordi" si ricava "TRD". Se abbiamo un secondo cognome si utilizzano anche quelle. Ad esempio da  "Bini Valsecchi" si ricava "BNV". Per le donne si utilizza il solo cognome da nubile. E se uno ha un cognome con meno di tre consonanti? Semplice, dopo aver usato le consonanti si usano le vocali. Ad esempio da "Bini" si ricava "BNI". E se abbiamo un cognome con meno di tre lettere? Si mette una "x". Ad esempio da "My" (una ragazza che conoscevo si chiama così) si ricava "MYX"

I successivi tre caratteri provengono dal nome (o dai nomi se se ne hanno più di uno). Si segue questa regola: se il nome ha più di tre consonanti si prendono la prima, la terza e la quarta. Ad esempio da "Giancarlo" si ricava "GCR". Se il nome ha tre consonanti, si prendono quelle. Da "Cesare" si ricava "CSR". Se il nome ha meno di tre consonanti si aggiungono le vocali. Da "Fabio" si ricava "FBA". Se il nome è più corto di tre caratteri, anche in questo caso si aggiungono delle "x".

I cinque caratteri successivi riportano la data di nascita e il sesso. Per prima cosa ci sono due caratteri per l’anno di nascita. Da 1974 si ricava "74". La lettera successiva individua il mese di nascita. Purtroppo è un po’ complicato. I primi mesi sono facili: gennaio = A, febbraio = B, marzo = C, aprile = D, maggio = E. Poi si salta di pal in frasca: giugno = H, luglio = M, agosto = M, settembre = P, ottobre = R, novembre = S, dicembre = T. Infine c’è il giorno di nascita, composto da due cifre. Quindi se il giorno è di una cifra sola, si mette lo zero davanti. Quindi 2 aprile 1974 diventa "74D02". E il sesso cosa c’entra direte voi? Semplice, per le donne si aggiunge il numero 40 al giorno di nascita, quindi chi è nata il primo del mese avrà scritto "41" nel codice fiscale.

Fin qui tutto relativamente facile. Sapendo queste regole si può risalire alla prima parte del codice. I successivi 4 caratteri indicano invece il codice catastale del comune di nascita. E questo è difficile da sapere (bisogna cercare su internet). Ad esempio Voghera = "M109", Pavia = G388, ecc. Per chi è nato all’estero si mette una Z seguita da un codice identificativo dello stato estero di nascita.

Infine, l’ultimo carattere, è un carattere di controllo, calcolato con un particolare algoritmo che verifica se gli altri 15 caratteri sono giusti.

Ovviamente non sempre funziona. Ci sono casi in cui fai tutto il tuo bel calcolino e poi scopri che il codice non è giusto. Perchè ? Per mille motivi. Ci possono essere casi in cui il codice è già stato utilizzato e allora ne viene assegnato un altro diverso. E poi casi di errori, di problemi di assegnazione per nati all’estero (ogni giorno gli stati cambano, si dividono, si fondono…. che casino). Quindi questo calcolo non è a prova di bomba…. ma nella stragrande maggioranza dei casi funziona.

Stappj

"Stappj is an Italian beverage soda beverage company. Despite the fact that the name appears to have a Scandinavian ring to it, it has no connection to anything Scandavian. It is actually the Molisan dialectal variant of the Italian "stappa", meaning "uncork". "

Questo è quanto è possibile leggere sulla versione in inglese di Wikipedia. Ma in realtà cos’è Stappj? Cosa? Non conoscete questa pregiatissima marca di bibite? (inaudito!) Beh dovete sapere che è una linea di bibite prodotte dalla Di Iorio spa, ditta di Frosolone, in provincia di Isernia. Comprende: tonica, gassosa, lemon, orange, e addirittura l’aperitivo analcolico "stappjno", il bitter rosso, il bitter bianco (chissà che buono), il rabarbaro (gulp!), il chinotto (rulez, anzi detto da noi "spacca di brutto") e ultimo ma non ultimo il gusto caffè (mammammmiaa!!)

Dove li potete trovare? Ma che domande: nei migliori bar o negozi!

Un giorno in più – seconda parte

Seconda parte delle frasi che ho sottolineato. Queste di oggi sono tutte dedicate alla persona che mi ha regalato il libro.

"Mi capitava spesso durante il giorno di fantasticare su di lei, ma soprattutto su di noi. È bello avere una persona sulla quale fare delle fantasie durante il giorno. […] Non so perchè, ma quando pensavo a lei i miei pensieri non avevano mai il punto. Solo virgole. Erano una valanga di parole e immagini senza punteggiatura."


Francesco Hayez – Il bacio
Pinacoteca di Brera, Milano

"Come quando mandi un sms a una persona che ti piace e non ti risponde subito. Dopo averlo inviato, vai a rileggerlo ogni tre secondi e guardi anche l’ora dell’invio. Conti i minuti, i secondi. Poi guardi gli ultimi che ti ha mandato lei. Perchè tutti, anche quelli del giorno prima, li hai in memoria. E sono lì, in fila, uno vicino all’altro, perchè tutti gli altri, quelli che non sono i suoi, li hai cancellati. E’ brutto quando l’ultimo messaggio inviato è il uto e devi solo aspettare. Quando hai paura di essere invadente. Quando, come in una partita a scacchi, pensi di aver sbagliato mossa e in un secondo ti senti uno sfigato. Immagini lei che dice alle sue amiche: Questo mi sta martellando di messaggi. E quando sei in quella situazione non c’è niente da fare, ti senti in un angolo. L’unica soluzione è non scrivere più. Poi magari lei ti risponde e ti accorgi che ti eri fatto tutto un viaggio negativo che invece non esisteva."

 "Ero felice e la mia testa era leggera. Quella mattina, le persone che mi incrociavano sui marciapedi di Manhattan potevano vedere un sorriso con le gambe"

"Dopo qualche minuto è arrivata lei, sorridente. Quando l’ho vista mi sono trasformato in mille emozioni. Ero agitato, felice, imbarazzato, fiero, contento"

"Te l’ho detto, non mi sono mai comportato così per una donna, ma quel che mi stupisce è che mi sembra la cosa più naturale del mondo. Non penso di avere mai fatto una cosa strana. Venire fin qui senza sapere nemmeno se ti avrei incontrata e se ti avrebbe fatto piacere stranamente non mi dà una sensazione di assurdità"

"Il problema non è quanto aspetti, ma chi aspetti"

"Avrei voluto essere quell’abbraccio in cui desiderava perdersi, come mi aveva confidato. Protetta e libera di lasciarsi andare, perchè tanto c’ero io a prendermi cura di lei, a difenderla dal freddo e dal male. Avrei voluto essere più… più tutto. Avrei voluto prenderla per mano quando attraversava la strada come solo un uomo sa fare, aspettarla ogni giorno fuori dal suo ufficio per vederla venire verso di me sorridendo. Avrei voluto saperle comprare un bel vestito che le piacesse. Essere una cosa bella per lei, un bel pensiero, una buona parola, un buon attimo di silenzio. Avrei voluto che mi chiamasse per nome quando parlava con le sue amiche e che il mio nome tra le sue labbra suonasse come una parola calda"

"E’ tanto che aspetti? Più o meno trantacinque anni"

Mostramagritte

Domenica scorsa, il 15, siamo stati a Milano a vedere la mostra di Magritte. Come sa già chi mi conosce e come immagina chi mi segue da tempo (provate a cercare "magritte" sul mio blog) il pittore belga René Magritte è sicuramente il mio preferito. Perchè? Difficile dirlo. Diciamo che mi piace sia la sua pittura che il suo personaggio: una persona normalissima che riesce ad essere così straordinario e a stupire così. E la sua pittura è come lui: ci sono oggetti comuni, che però sono poisizionati e mescolati in modo da creare stupore. Ma Magritte stesso una volta ha furbescamente dichiarato che non si spiegava lo stupore per le sue opere, in fondo lui disegnava oggetti comuni. E li disegnava in maniera semplice, quasi naif.

Quella di Milano è una bella mostra, c’è una discreta selezione di opere (non dico ottima, io sono sempre "criticone", quindi non mi accontento mai). La cosa che mi emozionava di più, a parte la compagnia, era avere a pochi centimetri da me dei Magritte veri, proprio loro, proprio li!!! Se vi piace il genere e avete occasione, andateci, ne vale la pena. Per ulteriori info il sito è www.mostramagritte.it e se volete un buono sconto guardate qui.

Una frase che era scritta sulle pareti della mostra e che m è piaciuta tantissimissimo: "I titoli dei quadri non sono spiegazioni e i quadri non sono illustrazioni dei titoli"

Abbiamo completato la giornata in giro per le vie dello shopping, alla ricerca del mitico ceppo portacoltelli Voodoo, criticando bonariamente i passanti vistosi e i negozi che non ci piacevano e fermandoci per una (maxi)pizza sui navigli. Un’altra giornata da 10 e lode. 

 

Notre Dame de Paris

Venerdì scorso siamo stati a Milano a vedere lo spettacolo Notre Dame de Paris, la celeberrimo opera musicata da Riccardo Cocciante. Da quando è uscito, sia all’estero che in Italia, ha riscosso un successo senza precedenti per queso tipo di opera e da tempo avrei voluto vederlo. L’occasione si è presentata per il fatto che per un mesetto circa è riproposto al Teatro degli Arcimboldi in zona Bicocca a Milano (quello dove ultimamente facevano Zelig).

È veramente notevole. Non so come si definisca ufficialmente questo tipo di spettacolo. Io credevo fosse un musical, ma in realtà non è composto da parti recitate e parti cantate, ma solo una successione concertistica di brani musicati accompagnati da scenografie avvincenti e balletti. Quindi, per prima cosa occorre dire che la storia non è “spiegata”, quindi va saputa in anticipo per seguire lo show. Le “canzoni” sono state appositamente scritte ovviamente per questo spettacolo. Si alternano musiche “tranquille” a quelle più movimentate che quindi possono essere accompagnate da balletti decisamente coinvolgenti. I cantanti sono bravissimi, sono opere di non facile interpretazione e i cantanti riescono ad eseguirle nelle condizioni più difficili: per esempio ricordo quando Quasimodo canta legato ad una ruota che i ballerini fanno girare: bravissimo! I ballerini sono altrettanto bravi, sembrano quasi degli artisti del circo da quanto sono abili nelle loro performance (e alcuni sono validissimi breakdancer). Anche qui vi racconto un solo aneddoto: quando Quasimodo parla delle sue campane nella scenografia ci sono tre di queste campane penzonanti con altrettanti ragazzi che ci ballavano sopra. Le scenografia e le luci sono altrettanto belle, combinate assieme creano ambienti favolosi. Io non sono un abituale frequentatore di teatri, ma mi hanno favorevolmente colpito. Infine spendo una buona parola anche per il teatro: proprio bello. Eravamo nella galleria più alta ma si vedeva bene e si sentiva benissimo. E poi è un teatro moderno e realizzato molto bene. Insomma che dire: voti ottimi per tutti… e poi qualche malalingua dice che sono un criticone ;-)

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