Mi ha scritto Alessandro, mi ha mandato il testo di una canzone, facendomi notare come io stia facendo un lavoro umile, ma in modo temporaneo, posso smettere quando voglio, mentre c’è tanta gente che non ha scelta…cazzo piove!

…Rieccomi, e pensare che alle 9 c’era un bel sole… questa è Londra, fratelli. Dicevo: è vero, io non faccio quel lavoro per mantenermi o mantenere una famiglia, ma questo non è x forza una cosa negativa. Rimane un’esperienza, niente di eccezionale, ma che cmq non tutti avrebbero i coglioni di fare. Stare tutto il giorno con le mani infilate fino quasi ai gomiti in un lavandino pieno di scarti di quello che la gente ha mangiato o bevuto. E quando il capo chiama lavarsi col doccino l’unto che si ha sulle mani, asciugarsi in fretta e andare a servire i clienti, sempre col sorriso anche quando non ti vola per niente, o quando la tua schiena si lamenta. E’ un lavoro triste, ecco il problema. Alcuni colleghi sono ok, ma è il lavoro che è triste. Devi sempre aiutare gli altri e nessuno aiuta te, xchè dovrebbero sporcarsi le mani a buttare i sacchi della spazzatura pieni di caffè o bucce di arancia o lavare i posacenere con le dita x fare in fretta, o andare di sotto il magazzino a recuperare sapone, caffè, piatti…
Penserete che usi i guanti. Si bravi, dovrei metterli e toglierli 3 volte al minuto.

Però, anche se temporaneo, ti fa capire com’è quel tipo di lavoro. Certe cose se non le provi non le capisci.

Ieri ultima serata coi soci. Una paio di suole di sc.. ehm bistecche a casa e poi un giro fino in centro, allo Sports Bar, fino alle 2. X ora non sono stanco, ma le 9 di stasera sonomoooooooooooooolto lontane.

Luca e Fabio, i ragazzi che lavorano da Ponti’s da lunedì, abitano nella mia zona in ostello, ci si beccherà x una birra, magari.

Ieri mi ha chiamato Maurizio, quel tipo del centro Italia che avevo conosciuto in agenzia i primi giorni, che stava vicino a Wimbledon, per raccontarmi un po’ le sue disavventure.

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