Tratto da “La catena dell’Antola, 133 escursioni fra Scrivia, Trebbia e Oltrepo, sui monti delle quattro province” di Andrea Parodi e Alessio Schiavi, 2015, Andrea Parodi Editore.

È il monte più alto della catena fra Scrivia e Trébbia. In tutto l’Appennino Ligure è superato in altitudine solo dai monti Maggiorasca (1804 m), Nero (1752 m) e Penna (1735 m), situati più a sud-est fra Trébbia e Taro.

«Bella montagna, dalla vetta erbosa – scrivono E. Montagna e A. Sabbadini – che si sporge verso sud dalla costiera divisoria tra la Valle Stàffora e la Val Trébbia, con i fianchi ripidi, un po’ dirupati verso est […]. Origina una lunga costiera che corre in direzione nord per circa 6 km a cavallo delle valli Stàffora e Avagnone (Trébbia) sulla quale sorgono il Monte Terme (1489 m) e la Cima della Colletta (1494 m) e verso est stacca un breve contrafforte che forma il Monte Lesimina (1455 m), il quale piegando poi a sudest origina la Costa del Gazzo dominante l’abitato di Zerba» (Appennino Ligure, pag. 318). Sulla vetta passa il confine amministrativo tra la provincia di Piacenza e quella di Pavia.
«Visto da ovest – riferisce P. Greppi – il Lésima mostra dolci declivi erbosi, in giugno e luglio invasi da fioriture eleganti e profumate: orchidee, nigritelle, fiordalisi, botton d’oro, aquilege e altro ancora. E così anche lungo tutta la fascia culminale del crinale, sino a Cima Colletta. D’estate la prateria offre ottimi pascoli per bovini e cavalli. […] Gli opposti versanti del crinale sono ammantati da magnifiche faggete e rimboschimenti di conifere» (L’Oltrepò Pavese collinare e montano, pag. 187). Verso est nord-est il monte precipita con una parete di rocce stratificate, chiamata localmente Rocca del Lupo, per via un lupo che vi sarebbe precipitato. D’inverno quando è incrostata di neve e ghiaccio, la Rocca del Lupo diventa un bel banco di prova gli alpinisti: è stata salita in condizioni invernali 17 dicembre 1993 da G. Stafforini, A. Bald e A. Bonanno (G. Pastine, M. Picco, I monti del mare, pag. 194).

In cima sorge una grande croce a traliccio metallico, benedetta il 5 novembre 1954 dal vescovo di Bobbio P. Zuccarino, nel corso di una storica messa che richiamò i fedeli in processione da Zerba, Pej, Corbesassi, Bogli e dintorni, in una splendida giornata di sole. La croce, alta tredici metri, fu realizzata gratuitamente dalla ditta S.E.E.E. e trasportata Iassù con muli e buoi dagli abitanti di Zerba favoriti un autunno eccezionalmente mite (da La Trebbia, 13/11/1954).

Nei pressi della croce, alla fine degli anni Ottanta, è stato costruito un imponente radar a forma di geoide, utilizzato dall’ENAV per il controllo traffico aereo relativo a numerosi aeroporti italiani e anche degli scali di Zurigo e Marsiglia. Il gigantesco radar, ben visibile anche da molto lontano, è raggiunto da una rotabile asfaltata che sale lungo l’erbosa cresta nord-ovest. Fino al 2008 era presidiato continuativamente da personale specializzato mentre oggi, sorvegliato a distanza, ha funzionamento completamente automatizzato. Il radar e la strada di accesso hanno certamente intaccato il primitivo fascino della montagna, tuttavia il Lésima merita a di essere visitato, per la bellezza dei percorsi che portano in vetta, per le fioriture e per il notevole panorama: “Di lassù nelle giornate serene – scriveva Oròfilo nel 1892 – si scorge vicinissima, ma più profonda quasi 1300 metri, la vallata della Trebbia, e d’intorno si gode di un incantevole panorama su tutto l’Appennino settentrionale, sui campi lombardi insanguinati in cento famose battaglie, e più oltre fino alle remote nevi delle Alpi” (L’Appennino Genovese dalla Scrivia al Taro, pag. 167) 

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