Il “pratone” di Pregola è casa mia. Qui passavo interi pomeriggi, mentre la Rita sistemava il recinto del pozzo, o zappava per mettere le fragole, o puliva dove ci sono i salici, o faceva qualche lavoro dentro al castello
Io gironzolavo, osservavo i fiori, conoscevo ogni pino, usavo, quasi di nascosto, la zappa, il falcetto e la roncola (che ovviamente avevano altri nomi, non questi in italiano). A volte “scalavo” il monte, pensando a come dovesse esser stato arduo per eventuali assalitori medievali del castello, che all’epoca sorgeva sulla cima. Trovavo vermi, ragni, galline, api, formiche in questa piccola valle, chiusa a ovest dalla pineta, a sud dall’argine, a est dal castello e a sud dalla strada, vicino alla quale spiccava sempre la 500 rossa, la “Tartaruga” della maestra Tordi.

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