Roberto era di Milano, la sua famiglia veniva in villeggiatura al Passo del Brallo e stavano nella “Casa Gialla”, pertanto erano inquilini dei miei.

Eravamo amici e ne combinavamo un sacco, suo papà mi chiamava “Archimede” perché diceva che ne inventavo sempre una nuova. Mi gasava quel soprannome.

Roberto era un ragazzino giudizioso, ubbidiva sempre ai genitori e se per caso non lo faceva era il primo a rimanerci male perché si sentiva in colpa. Parlava un po’strano per via di quella dentatura un po’ pronunciata.

Aveva anche lui il Commodore 64 e ci scambiavamo le cassette. A dir la verità è stato uno dei motivi per cui ho “scelto” di ricevere quel computer anziché un altro: se ce l’avevano in tanti, soprattutto i milanesi come Roberto, voleva dire che era valido.

Alla fine degli anni ’80 i suoi hanno deciso di cambiare meta. Hanno lasciato Brallo nel pieno della sua epoca florida. Recentemente Roberto è passato a Brallo a trovarmi, insieme a sua moglie e sua figlia. Mi ha fatto davvero tanto piacere, è stato un bellissimo regalo.

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