(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Corsi di italiano

Lo ammetto, l’idea non è mia, me l’hanno suggerita…
Visto che prolificano ancora i vari corsi di lingue: De Agostini, Speak Easy e quant’altro, che insegnano le classiche inglese, francese, tedesco, spagnolo e le nuove russo, cinese, arabo… perchè non fare un bel corso di italiano?

Non sto scherzando: pensate una bella uscita a fascicoli che ci spiega le regole della grammatica, magari in modo divertente: i plurali, i tempi dei verbi (addirittura il congiuntivo, brrr!), la punteggiatura, la grafia delle parole più difficili, i modi di dire, ecc.

Ovviamente deve essere un corso "moderno", non pedante e noioso. In questo modo si otterrebbero due risultati importanti. Il primo è insegnare ai tanti italiani che si sono dimenticati, o che non hanno mai studiato troppo, a scrivere e parlare in italiano corretto. Gli ignorantoni come me ne trarrebbero grande beneficio. Non dovrebbe essere un corso tenuto da qualche sapiente ottuagenario (con tutto rispetto per chi ha la barba bianca, ma mi riferivo a quelli incartapecoriti, si può avere 80 anni all’anagrafe ma avere il cervello proiettato al futuro più di un trentenne limitato), ma da qualche attento osservatore del costume, che sia al contempo colto e preparato. Insomma una bella lezione divertente.

Il secondo obiettivo lo si otterrebbe insegnando per bene la lingua italiana agli stranieri, che per forza di cose non sono in grado di entrare nelle sfumature, seppur parecchi sappiano parlare la lingua di Dante molto meglio di me (ci vuole poco, direte voi). Conoscere la lingua porterebbe loro grandi benefici, non trovate?

Secondo me è una bella idea. Che caspita: vogliamo imparare il cinese se non sappiamo parlare bene neanche la nostra lingua.

Almeno l’italiano sallo ! A me mi sembra che è più meglio che c’hai delle basi, no?

Porca porchetta!!!

Ragazzi a ferragosto, il 15 per chi non lo sapesse, tutti a S. Eusebio, frazione di Fortunago (uno dei Borghi più belli d’Italia), per la tradizionale Sagra della Porchetta.

La prima vera unica inimitabile fantasmagorica festa di ferragosto!

Ecco il link

Avvocata nostra

Per una donna si dice "avvocato" o "avvocata" ? Lo so che io mi disturbo il sonno con queste questioni di lana caprina, ma è un pour parler, poi ognuno fa come meglio crede…

Ho trovato spunti interessanti nella pubblicazione "Donne, politica e istituzioni. Percorsi, esperienze e idee" a cura di Maria Antonella Cocchiara, edita da Aracne Editrice. Contiene un saggio di Lucrezia Zingale dal titolo "Donne e linguaggio: la cultura della differenza". L’autrice, citando diverse fonti, compie un viaggio attraverso gli ultimi decenni di discussioni sul genere delle parole, rilevando il fatto che molte parole in uso nelle varie lingue, e in quella italiana nella fattispecie, hanno da sempre avuto solo la forma maschile (lo definisce "linguaggio sessista"). Il perchè e il percome e il comemai bisogna cambiare le cose lo lascio a voi. L’autrice riporta le origini di questa discussione, che nascono dal movimento femminista, quando per esempio consigliò l’abolizione dei termini "Signora / Signorina", ritenuti asimmetrici rispetto al termine "Signor", utilizzato per gli uomini, perchè identificano le donne non rispetto a se stesse, ma in relazione a qualcun altro. Il pensiero femminista ha aperto una riflessione sul fatto che l’uso della lingua riflette differenze legate al sesso / genere.

In Europa gli studi sulla rappresentazione linguistica di uomini e donne e
sul carattere discriminatorio riscontrabile in certi usi della lingua cominciano
a presentare una certa vitalità intorno alla fine degli anni Novanta. Essi partono
dalla considerazione che il principio del maschile come genere dominante,
variamente parametrizzato in ciascuna lingua, è causa alternativamente
di invisibilità e di eccessiva visibilità delle donne: da un lato ne oscura la presenza,
nascondendole sotto una morfologia maschile, e dall’altro, qualora
venga usato il femminile anziché il maschile, ne enfatizza la presenza, così da
farla apparire deviante rispetto alla norma.

Da qui nascono delle riflessioni sulla necessità di un nuovo uso della lingua. Ma come? Prima una premessa:

Il linguaggio è soggetto a modificazioni nel tempo, esso si contamina ed
arricchisce di nuove forme e di nuovi vocaboli.
Se mettiamo a confronto i testi di oggi con quelli di un secolo fa ci accorgiamo
che il linguaggio utilizzato è profondamente diverso: termini in disuso,
arcaici e termini di nuovo conio. Diversi i vocaboli, diverse le forme lessicali
e grammaticali.

e ancora:

Il linguaggio si modifica e risente della storia, della cultura, delle tradizioni
e delle abitudini. […] L’italiano, per esempio, come molte altre lingue distingue sul piano formale
tra genere femminile e genere maschile. La scelta fra l’uno e l’altro genere
grammaticale non è neutra ed ha risentito di una tradizione nella quale,
inevitabilmente, si sono stratificate le convenzioni sociali determinate, a loro
volta, dalle caratteristiche storiche e culturali delle varie epoche.
[…]

Eppure se nuove parole entrano con naturalezza nel linguaggio corrente,
tra la gioventù in particolare, per alcune di esse, per il linguaggio di genere ad
esempio, non si riesce a trovare uno spazio. L’introduzione di termini nuovi,
professionalizzanti per le donne, come dottora, avvocata, ministra, questora,
magistrata etc., viene osteggiata in ogni modo con diverse giustificazioni:
«suona male», «non è corretto», «è inutile, non serve», «vi sono altri vocaboli
sostitutivi», «esistono vocaboli neutri che si riferiscono a uomini e donne»,
«perché forzare la lingua», «che motivo c’è di cambiare se uomini e donne
sono uguali» etc.
In realtà le resistenze si registrano anche tra le stesse donne che spesso
preferiscono definirsi al maschile, forse perché si sentono più titolate e riconosciute
nel mondo degli uomini.

[…]

È necessario oggi, alla luce dei cambiamenti avvenuti nella società e al fine
di costruire la coscienza di tali innovazioni, rinnovare la lingua, introdurre
e utilizzare parole nuove di genere femminile, mutare il significante, cioè la
forma di una parola (sia essa un sostantivo o una forma verbale) usata fino ad
oggi solo al maschile, affinché essa denoti un referente femminile.
Non possono essere invocate ragioni di grammatica, sintassi, morfologia
per giustificare il conservatorismo.
Prima non esisteva la donna magistrata, ministra, avvocata (qualcuna).
Erano ruoli maschili e come tali erano definiti. Non era necessario ripensare a
queste professioni al femminile perché nessuna donna ricopriva la carica o il
ruolo.

Infine, citando SABATINI A. (1987), Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, in EAD., Il sessismo nella lingua italiana con la collaborazione di Marcella Mariani e la partecipazione alla ricerca di Edda Billi, Alda Santangelo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma:

Nella sezione dedicata a “titoli, cariche, professioni, mestieri” la Sabatini
raccomanda di
1. Evitare di usare il maschile di nomi di mestieri, professioni, cariche, per segnalare
posizioni di prestigio quando il femminile esiste ed è regolarmente usato
solo per lavori gerarchicamente inferiori e tradizionalmente collegato al
“ruolo” femminile (amministratrice unica, segretaria generale) […]
2. Evitare di usare al maschile nomi di cariche che hanno la regolare forma femminile
(senatrice, notaia) […]
3. Evitare di usare al maschile, con articoli e concordanze
maschili, nomi epiceni (la stessa forma ha doppia valenza maschile e
femminile) o di formare un femminile con l’aggiunta del suffisso –essa, o anteponendo
o posponendo il modificatore donne (la parlamentare, la preside, la
comandante, la presidente) […]

4. Evitare di usare al maschile o di femminilizzare
con il suffisso –essa nomi di professione che hanno un regolare femminile
in –a (deputata, avvocata è un participio passato dal latino advocatus, advocata);
vedi la preghiera “Salve Regina”; Eia ergo, advocata nostra […]
(Satta, 1971) […]
5. Evitare di usare al maschile o di femminilizzare con il
suffisso –essa sostantivi riferiti a professioni e cariche il cui femminile può
esser formato senza recar disturbo alla lingua (la ministra, la sindaca) […]
6. Evitare di usare al maschile o con il modificatore “donna” i seguenti nomi
terminanti in –tore (pretora)

In realtà quello che è successo, e quello che io penso, è che la lingua si forma e si trasforma da sola. Nessuna imposizione "dall alto" hai mai fatto presa, perchè alla fine è la lingua comune, qualla usata, quella parlata, che vince. E se è uso comune dire "la preside", è altrettanto comune rivolgersi ad una legale come all’avvocato Taldeitali e non come avvocatessa nè tantomeno avvocata (quest’ultimo, lasciamolo riferito alla Madonna, che va benissimo…)

Chi compra cosa?

Mi sa che il titolista del Corriere si è sbagliato…

Circolazione dei TIR

Mi è capitato di viaggiare in autostrada alla domenica sera e notare una gran quantità di grossi camion. Nella mia beata ignoranza ho sempre creduto che per tutto il weekend fosse interdetto il traffico a questi mezzi pesanti, per diminuire il traffico. Ho scoperto invece che questo è vero solo in parte.

Innanzi tutto il divieto di circolazione è valido solo per le giornate di domenica, e non per tutto il giorno. Io pensavo fosse dalla mezzanotte del sabato alla mezzanotte di domenica. Invece scatta dalle prime ore del mattino fino alla sera.

Come esempio riporto il calendario dei divieti del 2011:

tutte le domeniche dei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, ottobre, novembre e dicembre, dalle ore 08,00 alle ore 22,00;

tutte le domeniche dei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, dalle ore 07,00 alle ore 24,00;
– dalle ore 08,00 alle ore 22,00 del 1° gennaio;
– dalle ore 08,00 alle ore 22,00 del 6 gennaio;
– dalle ore 16,00 alle ore 22,00 del 22 aprile;
– dalle ore 08,00 alle ore 16,00 del 23 aprile;
– dalle ore 08,00 alle ore 22,00 del 25 aprile;
– dalle ore 07,00 alle ore 24,00 del 2 giugno;
– dalle ore 07,00 alle ore 24,00 del 2 luglio;
– dalle ore 07,00 alle ore 23,00 del 9 luglio;
– dalle ore 07,00 alle ore 23,00 del 16 luglio;
– dalle ore 07,00 alle ore 23,00 del 23 luglio;
– dalle ore 16,00 alle ore 24,00 del 29 luglio;
– dalle ore 07,00 alle ore 24,00 del 30 luglio;
– dalle ore 16,00 del 5 agosto alle ore 23,00 del 6 agosto;
– dalle ore 16,00 alle ore 24,00 del 12 agosto;
– dalle ore 07,00 alle ore 23,00 del 13 agosto;
– dalle ore 07,00 alle ore 23,00 del 15 agosto;
– dalle ore 07,00 alle ore 23,00 del 20 agosto;
– dalle ore 07,00 alle ore 23,00 del 27 agosto;
– dalle ore 14,00 alle ore 22,00 del 29 ottobre;
– dalle ore 08,00 alle ore 22,00 del 1° novembre;
– dalle ore 16,00 alle ore 22,00 del 7 dicembre;
– dalle ore 08,00 alle ore 22,00 del 8 dicembre;
– dalle ore 16,00 alle ore 22,00 del 23 dicembre;
– dalle ore 08,00 alle ore 22,00 del 24 dicembre;
– dalle ore 08,00 alle ore 22,00 del 26 dicembre.

Quindi è stato normalissimo trovare molti tir, per esempio, lunedi di pasquetta (25 aprile), dopo le 22. Anzi, visto che avevano appena ripreso a circolare, ce n’erano più del solito !!!

Non c'è niente che non va

…eh già ogni volta sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua. Ancora una volta e ancora per rimanerci sempre. (ci vuole abilità)
…eh, già: il freddo quando arriva poi va via. Rileggendo un appunto su un blocco note di circa un’anno fa: "freddo. anche se fa caldo". Basta trovare il tempo di inventarsi un’altra diavoleria.
…eh, già: sembrava la fine del mondo, ogni volta una cosa nuova, ma sono qua. E anche stavolta posso dire che non c’è niente che non va. Non c’è niente da cambiare: va tutto bene come va. Col cuore che batte più forte, la vita che va e non va. Al diavolo non si vende: si regala. Con l’anima che si pente (metà e metà), con l’aria, col sole, con la rabbia nel cuore, con l’odio, l’amore.

In quattro parole:
IO SONO ANCORA QUA


…(eh, già)…eh, già, sorpesi eh? stupiti? contenti? felici? arrabbiati?
chissenefrega: io sono ancora qua

…eh, già, ormai io sono vaccinato. Sai, ci vuole fantasia, a me quella non manca. E allora che si fa?… eh, già. Riprenditi la vita che vuoi tu: io resto sempre in bilico (più o meno, su per giù…più giù, più su…più giù, più su)

Grazie a Vasco per aver scritto ancora una volta quello che avrei voluto scrivere io…

Mauro

 Guardate cosa ho pescato nell’album di foto del 1994: il mio amico Mauro !

Rotelle di liquirizia

In primavera (ma anche nelle altre stagioni) il Tordus Fabiolensis è particolarmente ghiotto di rotelle di liquirizia, di cui si nutre avidamente. Avrei voluto scrivere un articolo a tal proposito, ma ho trovato un articolo che dice essattamente ciò che penso io. Lo trovate qui:

http://culoecamicia.wordpress.com/2008/06/06/il-dilemma-delle-rotelle-di-liquirizia/

Ma lo riporto per comodità:

Il dilemma delle rotelle di liquirizia

Le rotelle di liquirizia sono una delle schifezze alimentari più buone che io abbia mai mangiato. Cosa dite? Mi sto contraddicendo? Beh, a parte il fatto che non sarebbe la prima volta che succede, ora comunque cercherò di spiegare questo ossimoro.

Rotelle di liquiriziaSono delle schifezze perché contengono di tutto, dallo sciroppo di melassa alla cera d’api e la liquirizia è presente solamente sotto forma di estratto in una quantità pari a 1,4%. Credo ce ne sia di più nell’ultima confezione di bagnoschiuma che ho comprato! Però (anzi, proprio per questo) sono buone, morbide, gommose e hanno un gusto eccezionale.
Le adoro.

Tale passione – so di non essere l’unico ad averla – potrebbe derivare dal divieto imposto da tutte le mamme ai propri figli: “questa cosa non la puoi mangiare perché è una schifezza” significa “questa cosa ha un sacco di coloranti e conservanti e non te la compro” ed implica “voglio assolutamente mangiare questa cosa vietata” che porta a scoprire che “questa cosa è buonissima”.
Ed è la fine.

Questa mania delle rotelle di liquirizia comunque porta con se un dilemma, una domanda fondamentale per l’esistenza: come si mangiano?

Io solitamente le srotolo e poi le mangio a pezzettini gustandomele lentamente, come sto facendo durante la stesura di questo post. Ma ci sono altre scuole di pensiero: c’è chi oltre a srotolarla divide anche i due “fili” che la compongono e chi la morsica ancora arrotolata. E voi, di fronte ad una rotella di liquirizia ed al quesito fondamentale che essa vi propone, come vi ponete?

zar

Soqquatto

Il primo dubbio è questo: perchè le forze dell’ordine non hanno recintato subito la zona dove è stata trovato il corpo di Yara e soprattutto non l’hanno lasciato recintato? Come è possibile che sabato e domenica frotte di curiosi hanno calpestato l’area, lasciando fiori e bigliettini, e solo lunedì abbiano deciso di chiuderlo? Come dice il proverbio, inutile chiudere il recinto quando i buoi sono scappati. Fossi io il magistrato farei prendere tutte le tracce di DNA che trovo e denuncio tutti per ostacolo alle indagini. La prossima volta tutti questi curiosi ci pensano due volte, mi sembra abbastanza di cattivo gusto andare a in quei luoghi…seppura nimati dell’intenzione di lasciare fiori.

Il secondo dubbio è questo: perchè i politici e intellettuali di sinistra sono di colpo così favorevoli all’Unità d’Italia? Son diventati forse patrioti tutto d’un colpo? Ma scusa, quando si tratta di difendere l’identità e la cultura italiana sono sempre contro, in forza di una presunta libertà d’opinione verso culture straniere, e adesso si ritrovano fieri d’esser italiani? Che ipocrisia! Sarebbero capaci di nascondere le bandiere perchè altrimenti, secondo questa loro distorta opinione, offenderebbero gli stranieri, e poi mi parlano di Nazione, di Unità… ma per piacere!!! Io quando sono all’estero non provo nessun fastidio per i simboli culurali e religiosi degli altri popoli, e li rispetto.

Terzo dubbio: ma la parola "soqquatto" esiste? E’ utilizzata nell’espressione "di soqquatto" (di nascosto, senza farsi scorgere), ma facendo una ricerca in rete non trovo una risposta soddisfacente. Così, per tagliare la testa al toro, ho posto il quesito all’Accademia della Crusca. Vi farò sapere se e cosa mi risponderanno…


Alle Scuderie del Quirinale in questo periodo c’è la mostra di Lorenzo Lotto.
 

Chat a due piazze

La scorsa settimana siamo stati al teatro San Rocco di Voghera a vedere questa commedia. La storia è un po’ scontata ma molto divertente: un taxista, Mario Rossi, ha due famiglie. Tutto va bene finchè suo figlio e sua figlia non si conoscono su Facebook e decidono di incontrarsi di persona.

Nascono quindi tante situazioni grottesche, di qui pro quo, di esilaranti conversazioni. Anche la scenografia ha il suo fascino, perchè rappresenta entrambe le case del taxista bigamo. Mi ha ricordato un po’ quello che succedeva nei mitici telefilm di Casa Vianello. Il vero protagonosta è l’amico Walter, che cerca in tutti i modi di aiutare Mario, andando a incastrarsi in pericolose contraddizioni.

Il cast è eccezionale, molto molto bravi. Io mi entusiasmo sempre quando vedo gente recitare dal vivo così bene. Walter è interpretato da Gianluca Ramazzotti (lo cito perchè mi è piaciuto molto). Ci sono anche Raffaele Pisu (non l’avevo riconosciuto, me lo ricordo a Striscia la Notizia) e Lorenza Mario (me la ricordo come soubrette al Bagaglino, ha una voce che ti ammazza…poverino il suo vero marito…)

Italiano male bene

[Legenda: Male –> Bene]
Vogliono la locuzione:

allora –> all’ora (e viceversa; "allora" è soltanto l’avverbio che indica "in quel momento"; "andavo a cento chilometri allora" è sbagliato)
affianco –> a fianco ("affianco" esiste: è voce del verbo "affiancare")
approposito –> a proposito
aldilà –> al di là (a meno che non si tratti del sostantivo "Aldilà", in tal caso attaccato e maiuscolo)
aldisopra –> al di sopra (esiste "al disopra", ma è orribile)
aldisotto –> al di sotto (come sopra, esiste anche il bruttissimo avverbio "disotto")
allincirca –> all’incirca
centrare –> c’entrare (nel caso si indichi "avere a che fare"; il verbo "centrare" significa "fare centro")
daccordo –> d’accordo
daltra parte/daltraparte –> d’altra parte
daltro canto/daltrocanto –> d’altro canto
daltronde –> d’altronde
dora –> d’ora
infondo –> in fondo ("infondo" è voce del verbo "infondere")
ingiro –> in giro
intondo –> in tondo
inquanto –> in quanto
l’altranno/laltranno –> l’altr’anno
l’altroieri/laltroieri –> l’altro ieri/l’altrieri (la seconda è corretta, ma brutta e poco usata)
manmano –> man mano/a mano a mano (anche "mano a mano", ma è una forma scorretta, anche se accettata)
nientaltro –> nient’altro
percui –> per cui
peresempio –> per esempio
perfavore –> per favore
pocanzi –> poc’anzi
quantaltro –> quant’altro
senzaltro –> senz’altro
tralaltro –> tra l’altro
tuttaltro –> tutt’altro
tutt’edue/tuttedue/tutteddue/tutte due –> tutt’e due
tuttoggi –> tutt’oggi
tuttuno –> tutt’uno
viavia –> via via

Non vogliono la locuzione

a bastanza –> abbastanza
a fatto –> affatto (ovvio che si parla dell’avverbio e non di preposizione + sostantivo "fatto"; "a fatto compiuto" è corretto, e non "affatto compiuto")
al di là/Al di là –> Aldilà (nel caso di sostantivo)
all’ora –> allora (qui parliamo dell’avverbio "allora"; viceversa, se voglio la preposizione + sostantivo, per esempio se parlo di "chilometri", allora ci vuole "all’ora" e non "chilometri allora"; così, se dico "all’ora di pranzo" serve la locuzione)
altri menti –> altrimenti (certo, se state parlando di un serial killer che stacca il mento alle vittime, allora ci può stare: "il detective trovò nello sgabuzzino molti altri menti")
a punto –> appunto (nell’espressione "mettere a punto…" la separazione è corretta)
ben sì –> bensì
da vanti/d’avanti –> davanti
da vero –> davvero (a meno che il vostro personaggio non parli romanesco)
di nanzi/d’inanzi –> dinanzi/dinnanzi/d’innanzi
dopo domani –> dopodomani
d’ovunque –> dovunque
e bene –> ebbene (parliamo della congiunzione; se dite "devo affrontare un gigante, e bene che vada mi romperà le ossa", è giusto)
e pure –> eppure (idem; se dite "devo affrontare un gigante, e pure un vampiro!" è giusto)
fa bisogno –> fabbisogno
fin anche –> finanche
fin’ora – finora/fin ora
in dietro –> indietro
in anzi –> innanzi
in fatti –> infatti
in oltre –> inoltre
in torno –> intorno
in vero –> invero
mal famato –> malfamato
mal fidato –> malfidato
né anche –> neanche
né meno –> nemmeno ("né meno" esiste, ma è talmente arcaica da poter essere considerata scorretta; si parla dell’avverbio o congiunzione; in espressioni come "né più né meno", oppure analoghe a "né meno forte, né meno bello di Fabio", serve la locuzione)
né pure –> neppure
non che –> nonché (come congiunzione, ma chiaro che esiste anche l’uso di "non che": "Non che Fabio sia il più bello del mondo, ma è molto affascinante (e modesto)")
o pure –> oppure
o sia –> ossia (come sopra, si parla della congiunzione: "che sia sano o sia pazzo" è corretto, sbagliato "sia sano ossia pazzo")
o vero –> ovvero (nel caso di congiunzione; come sopra: "che sia falso o vero" è corretto, sbagliato "che sia falso ovvero")
per ciò –> perciò (nel caso di congiunzione; come sopra: "per ciò che hai fatto sarai condannato" è invece corretto, e sbagliato "perciò che hai fatto sarai condannato")
per fino –> perfino
per sino –> persino
per tanto –> pertanto (come sopra: "sarai premiato per tanto coraggio" è corretto)
più tosto –> piuttosto (spero capiate da voi che "Fabio è più tosto di quanto sembri" è corretto)
poi che –> poiché
pressa poco/press’a poco –> pressappoco (a meno che non stiate dicendo: "pressa poco la testa di silente, non devono vedersi segni")
pur troppo –> purtroppo
qual cosa –> qualcosa (nel caso di pronome; in altri casi è corretto separare: "Silente ha mentito, la qual cosa è molto grave")
qual ora/qual’ora –> qualora
se bene –> sebbene
sì che –> sicché (parliamo della congiunzione; "sì che andiamo a Roma" è giusto)
sì come –> siccome
sopra tutto –> soprattutto
sotto sopra –> sottosopra
tal mente –> talmente
tal’ora/tal ora –> talora (si parla dell’avverbio; se dico "arriva alla tal ora" è giusto)
tal volta –> talvolta (come sopra)
tutta via –> tuttavia
via vai –> viavai
vice versa –> viceversa
vice [ruolo] –> vice[ruolo] (per esempio "vicepresidente" e non "vice presidente")

Locuzioni o Vocaboli

[Legenda: Bene – Bene]

allato – a lato (il primo è raro)
allorché – allor che/all’or che (la seconda è arcaica, la terza poetica – usate la prima)
almeno – al meno (il secondo è arcaico, ma non errato; evitatelo, comunque)
ancorché – ancor che (la seconda è arcaica, evitatela)
anzitempo – anzi tempo
anzitutto – anzi tutto
benché – ben che (la seconda è arcaica)
casomai – caso mai
chissà – chi sa (se usato come avverbio che introduca dubbio, tendenzialmente è meglio la prima; se dico "chi sa la tabellina del due?" è corretta la separazione; l’espressione analoga "chi lo sa!" va scritta separata)
ciononostante – ciò nonostante (ok, ma scrivetelo separato, eh)
controvoglia – contro voglia
cosicché – così che
dappertutto – da per tutto (ma non dapertutto)
dappoco – da poco
dappresso – da presso (meglio la seconda)
dapprima – da prima (meglio la prima)
dapprincipio – da principio
difronte – di fronte ("difronte" esiste ma è orribile)
disopra – si sopra (idem)
disotto – di sotto (idem)
dopotutto – dopo tutto
finché – fin che (più usata la prima, ma corrette entrambe)
giacché – già che (entrambe piuttosto arcaiche; l’espressione (per lo più colloquiale) "già che ci sei" (o simili), non vuole "giacché"; in altri casi l’uso di "già che" è più raro, meglio forme come "visto che"/"dato che")
invano – in vano (rara la seconda)
malgrado – mal grado (raro il secondo)
manodopera – mano d’opera
nondimeno – non di meno
nonostante – non ostante (molto meglio il primo)
oltremisura – oltre misura
oltremodo – oltre modo
peraltro – per altro
perlomeno – per lo meno
perlopiù – per lo più
quantomeno – quanto meno
quantopiù – quanto più
sennonché/senonché – se non che (con due enne è corretto ma Orribile; più diffusa la prima versione)
sennò – se no
seppure – se pure (più diffusa la prima)
sissignore – sì signore (le espressioni sono entrambe corrette; meglio ancora, "sì, signore"; la prima è più onomatopeica e da usarsi in ambito militare o dove si simuli un tono militareggiante)
suppergiù – su per giù
tantomeno – tanto meno
tantopiù – tanto più
tuttalpiù – tutt’al più (preferire il secondo)
tuttora – tutt’ora (più frequente il primo, ma corretti entrambi)

Composti di "su" e "giù"

laggiù, lassù, quaggiù, laggiù: esiste la forma separata (la giù, la su, qua giù, la giù), ma è obsoleta.
insù, ingiù – in su in giù: utilizzare la forma unita solo in locuzioni precedute da preposizione ("Tizio ha il naso all’insù"); in tutti gli altri casi non è propriamente errata, ma è da preferire la locuzione.

Il lupo c'è

di Rita Rebolini

Oggi il mondo è cambiato. È cambiato anche troppo in fretta. Non so dire se in meglio: economicamente sì certo.
Noi di una certa età abbiamo vissuto via via il mutamento (nell’arco di cinquant’anni) che fu così veloce da non lasciarci il tempo di pensare, di confrontare, di constatare. Eravamo usi ad attenersi scrupolosamente ai principi morali e religiosi tramandati dai nostri padri. Ci è parso dissacrante il concetto moderno dove trovi il termine “tutto è lecito”. Non è più tanto male se (sfacciatamente) si offende un vecchio, un vicino, chi ti sorpassa in automobile. Chi ha speso una parola in più nel fare un apprezzamento ad una ragazza. Si passa con velocità inaudita alle vie di fatto. Ci si affronta con ira ed invettive pesanti e talvolta spunta persino un coltello.

Non meglio assistiamo ogni giorno ai mugugni, ai vari battibecchi dei nostri politici, siano essi da una parte o dall’altra, che in questo modo non assolvono il loro compito di dare il buon esempio. Il video, poi, diciamola com’è, presenta parecchie volte scene scabrose, casi in cui le persone che hanno subito un torto non chiedono giustizia, ma vendetta. Inoltre esempi di vizi, di disagi, di gente che se ne frega di tutti e di tutto. La voce della Chiesa viene contestata, si vuole ad ogni costo metterla a tacere come si fa delle proprie coscienze. Si mira solamente ad esternare il lusso, il baccano, lo spot, gli abiti firmati. Il volgare vocabolario è diventato purtroppo moderno. E così via.

Ma il lupo c’è, come nella favola. A dodici, tredici anni, o su per giù, le ragazzine non pensano solo a studiare, non aspettano neppure di crescere, pensano di capire tutto del mondo, che certamente pare ai loro occhi meraviglioso, speciale, da godere, da prendere subito. Internet, il telefonino, completano il quadro: ci si può collegare con tutto e con tutti, chattare, avere dei segreti.
E qui sta il guaio!
Quando poi succedono casi estremi e talvolta senza più rimedi, noi di una certa età ci domandiamo se il progresso sia sempre positivo; in che cosa si è sbagliato; che cosa oggi si possa fare per porvi rimedio. Difficile è un’esauriente risposta. Un avvertimento: “il lupo c’è, anche se si presenta quasi sempre camuffato”.

Soluzione del cubo sudoku – sudokube

Come avevo scritto in questo articolo mi ero procurato un cubo sudoku, vale a dire un cubo di Rubik che ha la particolarità di avere tutti i quadratini dello stesso colore, ma con un numero, in modo che ogni singola faccia componga un sudoku, vale a dire che abbia tutti i numeri da 1 a 9.
Ci ho messo mesi per capire come risolverlo e finalmente una gran mano me l’ha data questo articolo.

Il fatto è che il mio cubo sudoku non è uguale a quello dell’autore dell’articolo, ma perlomeno mi ha suggerito un metodo di risoluzione. Cercherò ora di spiegarvelo, ma darò per scontate due cose che di certo non posso star qui ad insegnarvi io (non ne ho né la vogliale capacità): come si risolve un cubo di Rubik e come si risolve un sudoku.

Per prima cosa vi consiglio di prendere un bel foglio a quadretti e una matita cancellabile, per poter disegnare le facce del cubo, in questo modo:

Iniziamo a posizionare i centri. Per “centro” intendo il quadratino centrale di ogni faccia. Ce ne sono quindi 6. Dovreste individuare un centro e fare in modo che, ruotandoli opportunamente, il centro alla sua destra, il centro alla sua sinistra e il centro opposto, siano tutti e 4 girati nello stesso verso.

Mi spiego meglio: se io guardo il mio cubo e vedo nella faccia in fronte a me il centro con scritto “1”, girandolo a destra trovo il centro “7”, a sinistra il centro “4” e dietro il centro “5”. Questi numeri sono tutti orientati nel senso giusto, non ho un centro girato così:

…o così:

Provate a rigirare il cubo nelle vostre mani finchè non troverete una posizione ottimale di partenza, quella in cui cioè avete i centri orientati come vi ho detto.

Il mio cubo ha i centri girati così:

Vedete? Se io guardo la faccia con scritto "4" e giro il cubo a destra trovo "1", poi "7" e poi "5", girati nel verso giusto.
Ora individuiamo la faccia principale. Quella che io chiamerò faccia principale è la seconda da sinistra, quella con il numero “1” scritto normale, NON capovolto.
 

Ora che abbiamo individuato i centri possiamo mettere gli spigoli.
Cosa intendo con la parola "spigoli"? Gli spigoli sono i cubetti d’angolo del cubo, quelli formati da 3 quadratini. Gli spigoli sono quindi in totale 8.
Gli spigoli del mio cubo (che citerò sempre come esempio) sono formati da queste sequenze di tre numeri (ciascuno su un diverso quadratino dello spigolo):

169
486
395
719
564
224
758
137

Prendete un foglio di carta e segnatevi gli spigoli del vostro cubo.

Ora, come metterli al loro posto? Guardando gli orientamenti dei numeri scritti sui quadratini e conoscendo le regole del sudoku (è facile: in ogni faccia un singolo numero deve comparire una sola volta!) riusciamo a posizionare tutti e 8 gli spigoli.

Per esempio, guardo la faccia principale del mio cubo, quella che ha il centro con il numero “1”. Incominciamo dalla posizione in alto a sinistra: che spigolo posso mettere? Deve essere un spigolo che quando lo posiziono deve avere il numero scritto sul quadratino che sta nella faccia “1” orientato nello stesso verso di “1”, cioè verticale, il quadratino che sta nella faccia “4” orientato nello stesso verso di “4” e quello nella faccia “6” orientato come il “6”. Questa è la regola dell’orientamento. Se trovo più di uno spigolo che soddisfa questa regola utilizzo la regola sudoku: nella faccia “1” ci finirebbe un quadratino con il numero “1” ? Anche se fosse orientato giusto non andrebbe bene, perché la regola Sudoku ci dice che in ogni singola faccia del cubo ci devono essere 9 quadratini con 9 numeri diversi (da 1 a 9 appunto). Utilizzando queste due regole è “facile” (lo scrivo tra virgolette perché non è molto intuitivo) mettere a posto tutti gli spigoli. Non dovete metterli a posto contemporaneamente sul cubo, provateli uno alla volta e segnateli a matita sul disegnino.

Ora dobbiamo sistemare gli angoli. Per angoli si intendono quei blocchi dove si vedono solo due quadratini. Ce ne sono 12. Io ho preso un foglio e li ho segnati così, in modo da indicare anche il loro orientamento:

 

 

(è un sei)

 

 

 

(è un sei)

(è un nove)

(è un nove)

 

 

 

(è un nove)

Scopro che ho 4 angoli in cui i numeri sono orientati così

Che sono:

Poi ho due angoli orientati così:

  

E infine altri angoli orientati in modo diverso.

Cominciando da questi ultimi che sono più facili, procedo così: osservo il mio cubo e cerco di capire dove inserirli. Ribadisco che il cubo va prima risolto SU CARTA. Stiamo facendo un lavoro esclusivamente con matita e gomma. Non dovete cercare di sistemare già i quadratini al loro posto. Nel vostro cubo "reale" sistemate SOLO i centri, in modo che le facce siano le stesse di quelle del vostro disegno su carta.
Dicevo… osservate una a caso delle dodici posizioni dove andrebbero sistemati gli angoli e  segnatevi che orientamento dovrebbe avere l’angolo da mettere proprio lì. Ad esempio, se guardo la mia faccia principale, la “1”, e guardo l’angolo in alto (quello tra “3” e “7”) scopro che ci deve andare un angolo che abbia i numeri orientati così:

In modo che, visto in verticale, sia così:

Guardo l’elenco dei miei angoli e noto che ne ho due di angoli fatti così:

 

Quale metto? Facile, nella faccia “6” c’è già un 2, nell’angolino in alto a destra. Ricordate le regole del sudoku? Nella stessa faccia NON ci possono essere due numeri uguali. Quindi non posso fare altro che mettere

In questo caso sono stato fortunato, ho trovato subito il pezzo giusto. A volte potrebbe rimanermi il dubbio, ma niente paura, passo ad osservare un altro angolo e inizio a sistemare i pezzi di cui non ho alternative nell’orientamento. Così facendo sistemo quasi tutti i pezzi. Bello, vero? Il nostro cubo sudoku sta prendendo forma. Mi rimarranno i 4 pezzi orientati così:

Ma osservando la regola del sudoku dovrei capire dove posizionarli
E infatti nel mio caso capisco che devo metterli così:

E ora? Beh ora non mi resta che risolvere il cubo. Io sono b e uso il sano vecchio metodo a strati, ma risolutori più evoluti usino pure il metodo che più gli aggrada. Un unico avvertimento: a questo punto fregatevene dell’orientamento dei centri. Infatti, una volta che avete risolto il cubo potreste avere dei centri orientati in modo errato, magari così:

Nel cubo normale questo non succede perché un quadratino colorato, anche se lo girate di 90 o 180 gradi, rimane sempre un quadratino colorato. Un numero invece no, se lo giri è un numero al contrario. Per sistemarli esistono due sequenze.

La prima serve a ruotare il centro della faccia in alto di 180 gradi, la seconda per ruotare il centro della faccia in alto di 90 gradi a destra e contemporaneamente il centro della faccia di fronte di 90 gradi a sinistra.
La prima sequenza è, per gli esperti di notazione:

u r l u u r’ l’ u r l u u r’ l’

per i meno esperti un piccolo ripasso:

 

(immagine tratta da Cubochiaro)

U sta per Up e quindi dice di girare in senso oraio la faccia superiore.
D sta per Down e dice di girare in senso oraio la faccia inferiore.
R sta per Right, faccia destra e L per Left, faccia sinistra.
Infine F sta per Front, girare in senso oraraio la faccia di fronte e B sta per Back, la faccia nascosta.

Se le lettere hanno l’apostrofo indicano che la relativa faccia va girata in senso antiorario!

E quindi, pedantemente e pedissequamente, la sequenza scritta sopra sta per:
(u) girare una volta in senso orario la faccia superiore
(r) girare una volta in senso orario la faccia di destra
(l) girare una volta in senso orario la faccia di sinistra
(uu) girare due volte volta in senso orario la faccia superiore
(r’) girare una volta in senso antiorario la faccia di destra

ecc ecc…

La seconda sequenza è

f b’ l r’ u d’ f’ u’ d l’ r f’ b

ovvero
(f) girare una volta in senso orario la faccia di fronte
(b’) girare una volta in senso antiorario la faccia dietro
(l) girare una volta in senso orario la faccia di sinistra

A questo punto dovreste avere il vostro sudokube risolto. Gran bella soddisfazione vero? Ora potete mischiarlo di nuovo…
Ps la prossima volta non dovete fare tutto questo procedimento, se non avete buttato via il fogliettino scritto a matita (anzi fate una fotocopia che non si sa mai…) 

Pelliccia di castorino

Anni fa, ricordo, le pelliccie da donna andavano parecchio. Il classico dei classici era la pelliccia di visone, ma c’erano svariate alternative. Ricordo che mio papà aveva sempre qualche cliente in cerca di pellicce. Le donne mature si indirizzavano più verso modelli lunghi, ampi  e più classici, le giovani su modelli più corti e magari di altri animali, come la volpe argentata o il più economico castorino.

C’erano quelle che la volevano bella, di qualità, ed erano disposte a pagare un po’ di più. Quelle che avevano già una o più pellicce e ne volevano un’altra. Quelle che tanto pagava il loro uomo (che fosse marito, ma non credo, o amante, poco importava). E quelle che si accontentavano di pelli meno pregiate.

C’era appunto tra queste il castorino. Ma che animale è questo? Se vi dico che è la nutria ci credete? No? Eppure, care mie, è proprio così. Come dire "lapin" al posto di "coniglio", così si dice "castorino" invece di "topolone"….

Messaggi dallo spazio

Ormai è una tradizione: l’ultimo giorno dell’anno ece il mio post con gli sms dell’anno. Quest’anno devo dire che non mi è arrivato niente di eccezionalmente insolito, in ogni caso oecco quelli che ho scelto:

L’amico che mi scrive nelle prime ore del mattino:
Sono tutto preso per una che punto da dieci anni

Un sms inaspettato addirittura dal ;-) Presidente del Consiglio:
Ti aspetto Sabato alle ore 14 a Roma Circo Massimo. Un grande corteo fino a San Giovanni per difendere la liberta’ e la democrazia. Silvio Berlusconi

Un altro amico che era stupito da un successo elettorale:
Ma chi cazzo è ciocca angelo della lega nato nel 1975 che ha preso 18848 preferenze?!? Più del doppio di abelli?

22 maggio 2010, tutti i tituli:
Tutti!

Un’amica che risponde a un mio messaggio in pseudo spagnolo:
Un hispanohablante perfecto,grande Tordi! :-D Domani ci racconti algo de tu viaje,vale? a presto!

Un atleta espone i suoi successi:
Bocco colletta in bici… Altro che la figa

In ferie, giustamente, c’è chi dorme:
Tordi sono le nueve e medie… El tomason ronfa

C’è chi si preoccupa della mia salute:
Fa, visti i risultati dell’Italia, sei ancorea tutto intero? Che scandalo

Ricordi di adolescenza:
Bevi grog picchia uomini di bassa morale (pirati) metti sushi in governatore di isola sembra che funzioni


Esc e vad a far un gir

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