
Tutto quello che non rientra nelle altre categorie
L’altro giorno sono finito per caso in un negozio dove ho visto una specie di cubo di Rubik che ancora non avevo visto. E così dopo il cubo classico, il cilindro, la sfera e il nuovissimo cubo a specchi… sono ora felice proprietario di un cubo sudoku!

Dopo aver imparato a risolvere il mitico Cubo di Rubik, gli altri li ho troviti solo una variante del genere. Il cilindro e la sfera sono addiruttura più facili perchè i pezzi sono meno complicati (gli spigoli non hanno tre colori ma due o uno). Il Rubik’s Mirros Block può essere risolto con lo stesso sistema visto che i pezzi sono comunque uno diverso dall’altro.
Questo invece, e dovrei dire finalmente, lo trovo molto complicato. I pezzi sono tutti uguali, dannazione. E non come nel cubo classico che paiono tutti uguali, ma in realtà sono di 6 colori diversi… qui sono proprio tutti tutti uguali! Tutti neri. E la difficoltà sta nel comporre un sudoku per ogni faccia. Riuscirò nell’ardua impresa? Bah… speriamo. Finara, sinceramente, non ho avuto moltissimo tempo da dedicarci. Però mi intrippa l’idea.
Ecco cosa dicono a Tele Radio Sciacca di Gerardo Napoli, il mitico Gerry. In Sicilia la sua opera è molto apprezzata, come dimostra anche questa pagina del sito Sicilia nel Mondo: clicca qui. In fondo potete vedere una foto della "Scogliera di Gerry".
Vi ricordate le cabine telefoniche? Voi le usavate? Io ho iniziato da ragazzino, a Brallo. Ce n’era una in piazza, davanti al Municipio e una di lato, davanti al negozio di Enzo. Era la più ambita da quelli che volevano telefonare immersi nella privacy. Per esempio mia sorella usava sempre quella quando doveva chiamare il moroso. Oppure andava la bar Normanno, dove avevano una cabina ancora più isolata e insonorizzata. Funzionavano solo a gettoni. Quando ero proprio piccolo costavano 100 lire, poi sono saliti a 200 lire. Più avanti, invece di aumentarne il costo, diminuivano il tempo dello scatto. Non avevano corso legale, ma erano abitualmente usati come moneta, al posto delle 200 lire dorate. Poi sono arrivate le cabine coi telefoni "moderni" che andavano anche a monetine. Hanno messo un telefono pubblico di fianco alla posta, due cabine in piazza e una sempre a lato. Erano usate molto spesso, i cellulari ovviamente non esistevano e soprattutto d’estate, alla sera, c’era la fila per poterle usare.
Da ragazzino lo usavamo per passare il tempo in modo stupido: chiamavamo i numeri gratuiti, quelli delle informazioni, per chiedere le cose più assurde. Avevamo però una regola morale: non chiamavamo mai i numeri di emergenza, come il 113, per non intasare le linee che avrebbero potuto essere utilizzate altreimenti. Un giorno avevamo scoperto una cosa singolare: staccando e riattaccando la cornetta più volte il telefono andava in tilt e permetteva di fare le chiamate urbane gratis. Non era un gran vantaggio, visto che all’epoca le urbane costavano un solo scatto, ma a 12 anni anche 200 lire facevano comodo, e in più c’era il gusto del proibito.
Poi c’erano le storie strane, come quella dei cinque gettoni saldati assieme per non farli mai scendere del tutto, o il gettone legato col filo, o quelli che inserivano due fili metallici nella cornetta e chiamavano gratis… Al limite della leggenda metropolitana.
Da adolescenti, quando c’era il boom estivo delle telefonate, facevamo sempre il giro delle cabine per cercare qualche moneta, dimenticata nel telefono o caduta a terra, e ne trovavamo regolamente qualcuna. Ho molti ricordi di telefonate fatte dalle cabine. Per chiamare i compagni di scuola, per prenotare l’albergo di Rimini, ecc.
Anche a Voghera utilizzavo le cabine, soprattutto quella in fondo alla via, visto che non avevo il telefono in casa. Quante chiamate a Christian, e poi a Fabio o a Lorenzo… ricordo ancora a memoria i loro numeri di casa. Ora a memoria so solo il mio di numero di casa e quello del mio cellulare.
All’inizio, appunto, per chiamare dalle cabine dovevi procurarti i gettoni. Nei bar ti cambiavano i soldi, e non era raro che il barista ti dicesse di aver finito i gettoni, quindi la telefonata doveva durare meno. Con l’avvento delle monete la situazione è migliorata. Ricordo a Rapallo, o a Pavia, i centri della SIP dove c’erano tanti telefoni e la macchinetta che ti cambiava i soldi. Mettevi una milletta, premevi il puslante e… zak, giù 5 gettoni.
Poi sono arrivate le schede telefoniche. Le mettevi dall’alto e avevano la banda magnetica nel lato stretto. Costavano 3000 o 6000 lire. Più avanti sono arrivate quelle attuali, con la banda nell’altro verso, e i tagli da 2000, 5000, 10000 e addirittura 15000 lire. Siccome facevo la collezione, le compravo anche quando avevo messo il telefono a casa e quindi chiamavo dalla cabina per poterle utilizzare. Poi mi sono stufato, sinceramente.
Da supertimido quale sono ho sempre odiato le chiamate ai numeri fissi, perchè non sai mai chi ti risponde, ho sempre paura di fare delle figure. Infatti, da quando esistono i cellulari, chiamo praticamente tutti solo ed esclusivamente sui celulari. Se non risponde, o se è spento, pazienza…
Caro Presidente della Camera Gianfranco Fini,
se ha maturato una trasmigrazione morale e politica verso la sinistra non ha che da lasciare il Partito delle Libertà ed iscriversi, che so, al Partito Democratico, a un qualche Dipietropartito o cose simili. Ci ha quasi stufato con le sue continue riluttanze, i suoi distinguo, i suoi artefatti metodi per mettersi in luce per far vedere che lei è il politico di centro destra (che addirittura una volta era di destra, ricorda?) più illiminato (di rosso) ch c’è. Mi ripugna un pochino questo politically correct, non l’ho mai sopportato. Io ho le mie idee e son ben contento di essere, as usual, political uncorrect.
Un mio amico è cassintegrato. Peccato. E’ un tipo così pieno di vita, di iniziative. La sua passione è andare a pescare al mattino presto al Ticino. A volte va in qualche cava. Comunque è un tipo sportivo, uno che fa sport con impegno. Ha mille passioni, mille interessi. La cosa fondamentale nella sua vita sono i viaggi: è andato dappertutto, anche a Bergamo Alta. Il suo lavoro gli piaceva, ormai era un esperto, stava li da 15 anni. Si sbatteva di brutto, parlava sempre con soddisfazione del suo lavoro, anche se aveva la sensazione di essere un mobbizzato. Ma poi è arrivata la Cassa Integrazione. E’ una brutta malattia, un po’ come la depressione: subdola e molto velenosa. Il mio amico, che ha l’animo del poeta, dell’artista, ne ha approfittato per i suoi viaggi. Viaggi di piacere e viaggi all’interno di sè stesso, per riscoprirsi. Giovane adulto nella metropoli spersonalizzata. Come un regista ha trovato il tempo di fare tante cose diverse e focalizzarle secondo una logica artistica. Ha fatto della propria vita un film. Poi, lentamente, è subentrati il malessere. Un personaggio come lui abituato al movimento fisico, si è perso nel movimento del pensiero. Anche dopo innumerevoli tentativi non è riuscito a trovare un altro lavoro. E lui si è come chiuso in una gabbia cibernetica. Passa ore davanti alla tastiera, ad elaborare poesie, piccoli racconti, aneddoti con morale. Un poeta, un illusionista della parola. O forse un illuso poeta. I suoni della metropoli lo circondano, i simboli digitali lo pervadono: musica immagini parole pensieri. E’ diventato il Jack Kerouac multimediale: sempre sulla strada informatica. Ma come un novello Charles Bukowski sta perdendosi dentro finto mondo tecnologico, senza riuscire a capirlo nè a farsi capire. Continuando a provare a far sentire la propria voce, inutilmente persa e vacua.
« Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà? »

Ecco un volantino che mi è capitato in mano ieri al bar. L’ho tenuto perché è un esempio di come non dovrebbe essere fatto un volantino. Io non sono un tecnico, non sono un designer, né un copywriter…. ma sono un maledetto rompiballe se mi ci metto.

Iniziamo dall’alto, la scritta che inizia per "Ristrutturi…"
Passiamo a quello che c’è scritto nella banda gialla
Analizziamo la parte centrale
Il posto più bello del mondo? Quello dove se chiudo gli occhi vorrei sempre essere? In cima alla Tour Eiffel, a Parigi. Con la fantasia ci sono stato migliaia di volte, e ci andrò ancora. Da li si vede tutto, sei in cima al mondo, sei sulla Torre!!

Beh, non pensavo di arrivare mai a pensarlo (né a dirlo), ma… mi mancherai. Sei stato parte della mia vita perlomeno negli ultimi dieci anni, e ora hai trovato la tua strada che ci farà incrociare di meno. Quando mi rompevi le palle telefonandomi alle 7 e mezza del mattino. Le partite a biliardo al 51. Le seratine "tranquille". I venerdì al Coyaba d’inverno, appoggiando il cuba sulla mensola di fuori e chiacchierando di politica, di amici, di lavoro, di donne, di cazzate. Il malaspoda al malaspina e la vodka quella migliore. La schiuma di Ibiza. E poi in Navigli e i cani, il Teatrò e i cuscini, il Golf e quelli che offrono da bere, la Spiaggia… il Cafè Atlantique, il De Sade. E l’idea di andare a Lampedusa in giornata (beh io a quella cosa ci credo ancora, magari prima o poi la facciamo). E i panini giusti, quelli con dentro l’impossibile alle 4 del mattino, magari a Milano in Repubblica con la macchina in mezzo alla carreggiata, o fuori dalla Foresta, o a Stradella tornando dal Siglo. E poi da Lucio, all’Area7 dopo il Club House. E "DJ Casa Tordi", quando poi mi sono infilato direttamente a letto. E le sfide alla Playstation coi giochini delle macchine. Il caffè corretto amaretto al Cotton e il Long della mitica barista. I giri in consiglio comunale, la serata a Pavia coi cocktail alle ciliegie.. eccetera…. ecceteraeccetera.
Insomma sei un grandissimo rompicoglioni, ma ne abbiamo fatte veramente tante. Quindi, che dire, buona continuazione e buona fortuna. Certo, queste cose possiamo ancora farle… E comunque ci vediamo presto.

Ragazzi e ragazze, vi chiedo una cortesia. Andate sul sito www.bellacoifiocchi.com e votate per Elisa, la mia bella morosa… anzi: bella coi fiocchi! Attualmente è la terza, vedete la foto in prima pagina. E’ facile e poco impegnativo: basta cliccare sulla foto di Elisa, cliccare su "vota la foto" e inserire il vostro nome e la vostra email. NON verrete iscritti a NULLA, l’email serve SOLO a confermare il voto. Riceverete appunto un’email e dovrete quindi cliccare per confermare il vostro voto. Grazie mille, ci conto! PS potete votare anche tutti i giorni, ma non più di una volta al giorno. Mi raccomando fate girare la voce!!!
Vi faccio un riassunto:
Fabio
Ogni volta che riesco a farle nascere un sorriso so di non aver vissuto invano.
Teoria D sulla sete:
per far passare la sete occorre bere una bevanda dolce, per esempio la cedrata, la quale manderà degli stimoli di piacere al cervello, che crederà di dissetarsi. In realtà tali bevande non dissetano veramente. E’ per questo motivo che subito dopo occorre bere acqua per dissetarsi veramente.
Io dico: ma allora perchè non bere subito acqua?
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
…………….
……………………………………………….. beh……………………………………………………
………………….
………………………………………………………………………………….. mmm …………………………………………..
……………………………………………..
.
………………cioè…………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
……………………
……………………………………………………………………………. insomma, è così…………………………….
……………………..
………………………… sembra banale ma è seria, molto seria………………………………………..
………………………………….
…………………………………………………………ok ?
Powered by WordPress & Theme by Anders Norén