(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Quelle estati lì

"E da qui…e da qui…
…qui non arrivano gli angeli
con le lucciole e le cicale.."

Quelle estati…. quando con Vittorio di Pavia e altri ragazzini siamo andati alla "Villa", trovando una finestra aperta. Quanta paura! Tra noi ragazzini girava voce che ci abitava il figlio del proprietario che era un "drogato" e quindi avevamo paura di toccare qualsiasi cosa per timore di un qualche contagio che ci facesse diventare drogati anche noi. Quando con Matteo (Matteo "della lavanderia", o "di Gigi", per differenziarlo dall’altro Matteo, "della Linda" o "delle bocce") si andava in giro in bici e il fatto di poter facilmente (si fa per dire) raggiungere posti "lontani" (si fa per dire) dava una sensazione di libertà. E quella volta che girando in bici abbiamo visto un incendio. Io volevo scappare, lui spinto dal dovere civico è andato ad avvisare "i grandi" che poi ovviamente hanno dato la colpa a noi. Visto? Io te lo avevo detto! Quando siamo partiti in 5 per andare al Trebbia, sempre in bicicletta. Beh andare giù è stato facile, venire su un po’ meno. Christian aveva il braccio ingessato, e ha pure fatto il bagno, idolo assoluto! Ci eravamo fermati da Delfino a farci fare dei panini, ma aveva finito il pane piccolo e ce li ha fatti con la micca. Non le fette di micca, badate bene, con la micca intera! Ogni mezza micca era un panino: erano enormi e non ci stavano neanche in bocca. Quando si andava in salagiochi al Kursaal di giorno a giocare  a Lady Bug, Super Mario Bros o Dragon’s Lair. Quelle estati lì, in cui ci si ritrovava fra bambinetti alle 10 del mattino, fino a ora di pranzo. Poi alle due fino alle sette di sera. E poi dalle 8 e mezza/ 9 fino alle 10 e mezza o giù di li. Qualche volta anche fino alle 11. Il tutto senza minimamente dire ai genitori dove andavamo, cosa facevamo, con chi giravamo: bel mondo. Giri nei boschi, puntate fino a qualche paese vicino, giochi, avventure. Quelle estati lì, quando si organizzavano grigliate tutte le sere, e poi finiva subito da bere e qualcuno col motorino scendeva a Brallo (perchè ovviamente le grigliate non si facevano mai a Brallo) a prendere il beverame. E poi succedeva che magari nel tragitto si schiantasse anche col motorino. Insomma quelle estati lì da bambino, quando avevo un sacco di amici "estivi", figli o nipoti di villeggianti. E non è come adesso che puoi rimanere in contatto, molti non ho mai saputo che fine abbiano fatto (è già buona se sapevo il nome di battesimo, figuriamoci il cognome o l’indirizzo). E quelle estati lì da ragazzino, quando c’era il Commodore 64, il Trebbia, le serate. E poi più grande, con le discoteche, le prime automobili, gli amori impossibili. Quelle estati lì del Malaspina, in vetta al Penice in bicicletta, o giù fino alla Ravesna a fare una scampagnata. E poi quando ero lì su una panchina al parco, arriva Massimo, indimenticato amico, che mi dice: ne hanno ucciso un altro. Era il 19 luglio 1992, avevo 18 anni e mi sembrava di essere in mezzo a una "guerra"
 
"E da qui…e da qui…
non le vedi più quelle estati lì
quelle estati lì"

Jimi

Cosa ballavo a 18 anni

Nel post che potete leggere cliccando qui potete scoprire le orribili musiche che mettevano in discoteca quando avevo circa 18 anni. Di alcune non avevo trovato il video su youtube, ma adesso li ho trovati, quindi ecco questa "seconda puntata":

Total Groove – Reanimator. Questa c’era anche nel juke-box (che mezzo obsoleto) del Kursaal, e siccome era uno dei 3 o 4 pezzi techno io e i miei soci truzzi la mettevamo sempre.

Robert Armani – Ambulanza. Questa la ascoltavo sempre al Deejay Time con Albertino su Radio Deejay. Vai Alba, bella lì, piaac!

Datura – Yerba del Diablo. Dei Datura ne ho parlato in un apposito post: cliccate qui per leggerlo. Sempre bravissimi.

Plutone – Final Exit. Quando si parla di techno anni ’90 si parla di zanzarismo. E questo era lo zanzarismo scratchato. Top !

Deee Maestro – Deee Concerto. La cosa forte della musica elettronica di quegli anni è che c’erano dei pezzi, come questo, che fondamentalmente non c’entravano nulla. Ma molto belli. Questo poi nonostante il nome "italiano" era del Belgio.

Mig 29 – Mig 29. Ah, questo spaccava! Cavoli se spaccava. Oh si se spaccava di brutto!

Techno Twins – It’s a crime. Molto acida.

Game Boys – Tetris. Echisseladimentica: la trasposizione in salsa dance della musichetta del gioco Tetris. Penso di averla ballata un fantastilione di volte. Io e io mio socio avevamo anche "inventato" un modo di ballarla. Eh si perchè a quei tempi ci si sbizzarriva a inventarsi i modi per ballare la techno hehehehe.

Control Unit – Ti sei bevuto il cervello. Grande pezzo di Alberto di Molfetta, in arte… Albertino! Qui nella versione remixata da Digital Boy (quello di "This is muthafucker"), poi c’era quella remixata da Mastertechno (che era sempre il belga di Deee Concerto, cambiavano i nomi dei progetti ma i personaggi erano sempre quelli. Col nome di Mastertechno ha firmato uno dei miei pezzi preferiti, My Noise, che trovate qui. Ai tempi quel pezzo lo chiamavano "Volume 2" perché era sempre nel juke box del Kursaal e il disco aveva quella denominazione. In realtà era una mini raccolta e il titolo preciso del pezzo è, appunto, "My Noise". In quegli anni, in alcuni ambienti, "Mastertechno" è stato anche un mio appellativo.

Do it! – Attenzione. Un altro pezzo del duo Albertino e Molella.

Anticappella – 2/231. Di questo pezzo sono praticamente innamorato, perché è stato uno dei primi pezzi techno (infatti è del 1991) e uno di quelli che mi ha fatto vivere quella magia della musica elettronica (insieme a "James Brown is Dead", "Who is Elvis?" e il già citato "Muthafucker". Musica nuova, sconvolgente, che piaceva a pochi, che rompeva gli schemi, che era creata da strumenti artificiali e forse per quello più affine al mio mondo (io non sono in grado di suonare alcunché, ma mi dilettavo con i computer), e poi, che dire, ragazzi, mi prendeva nel sangue, nelle viscere, io potevo passare ore e ore ad ascoltare e ballare quella musica. Il mondo scompariva, c’era solo musica, amici, felicità, volevi che non finisse mai. Adesso può anche piacermi qualche canzone, magari le ascolto, ma quella sensazione di essere "rapito" dalla musica che balli non è mai più capitata.
ps il titolo della canzone, per la precisione è "due radice quadrata di duecentotrentuno", ma non avevo voglia di cercare il simbolo della radice per scrivere il titolo…

noi riconquisteremo tutto

Domenica sera siamo stati a Torino al Palaolimpico a vedere il concerto degli 883… pardon di Max Pezzali, ma io sono ahimè ancora abituato a dire così.

Le canzoni di Max fanno parte della mia giovinezza. Nel 1992 l’Uomo Ragno ha fatto parte della mia estate fantastica e le altre canzoni del primo album mi hanno fatto conoscere questo ragazzo diverso dagli altri cantanti: non era una persona "lontana", ma col suo linguaggio, coi suoi testi e col suo modo di essere era "uno di noi". L’anno dopo "Nord Sud Ovest Est" ha accompagnato l’estate della "maturità", e così a seguire negli anni le canzoni di "Remix 94", "Il grande incubo", "La dura legge del gol" e così via…

Max ha sempre avuto questa capacità: parlare come "noi", anzi essere come noi. Non è il cantante che senti distante, ma uno che ti sembra un tuo amico, che dice le cose che pensi anche tu, nel modo in cui le diresti tu (se ne fossi capace). 

Ho "rischiato" di andare a vederlo live, ma alla fine non ci sono mai andato. Finalmente l’altro giorno, dopo vent’anni, io e il mio "amico" Max…e siamo qui ai piedi in una strada che sale su ripida e dissestata. La chiamano età della ragione, ci passano miliardi di persone…Io spero di poterla fare tutta, guardare giù quando arriverò in vetta.. anche arrancando come quel vecchissimo Peugeot !!! (che nel mio caso era una Talbot)

 

Coscritti

Dite che sto invecchiando? Mi sa che avete ragione, visto che in questo periodo continuo a scrivere post nostalgici che mi riportano a tanti tanti anni fa. Una di queste sere ascoltavo una canzone di Max Pezzali e ricordavo quando, nel mitico 1992, ascoltavo Hanno ucciso l’Uomo Ragno. Quindi sono 18 anni che Max (all’epoca 883) è diventato "famoso". Visto che quest’anno festeggio per la seconda volta i coscritti, vi racconto come ho festeggiato la prima volta.

In realtà non ho festeggiato, a Brallo non c’è mai stata (perlomeno per la mia generazione) l’usanza di festeggiare i 18 anni. Mi sarebbe piaciuto, perchè tutti i miei compagni di classe lo facevano, e mi raccontavano i loro festeggiamenti. Mi ricordo un giorno di fine luglio, ero al Kursaal, ma volevo tornare presto perchè il giorno dopo avevo l’esame pratico di scuola guida a Voghera. Per "presto" intendo l’una, erano altri tempi… Stavo per percorrere le poche centinaia di metri verso casa mia quando incontro dei ragazzi che erano in giro a festeggiare i coscritti di Menconico (per la precisione loro erano di Canova). "Ma dove te ne vai, Fabio?" "A dormire, ho l’esame di guida domattina" "Ma va dai torna giù che festeggiamo" "Ma no non posso" "Smettila, 18 anni li si ha una volta sola".

E sono tornato al Kursaal fino alle due e mezza. Penso che sia stata l’unica volta che mio papà si è addirittura alzato da letto per farmi la ramanzina quando sono tornato a casa. Per la cronaca l’esame l’ho passato in modo egregio. Ma chi se ne frega dell’esame, chi se ne frega della ramanzina, era il 1992 e tutto era possibile quell’anno.

1992

Nel 1992 avevo 18 anni.

Da tanto tempo prometto di parlarvi di quel mitico anno ed è venuto il momento di farlo. La mia vita ha avuto una svolta importante: prima del 92 e dopo il 92. Ma non per il passaggio alla maggior età, quello è frutto del caso, anche se non troppo: sono gli anni in cui cambia la consapevolezza di sé e del mondo, ci si sente grandi e si sogna.
Io ho fatto tutto questo, nel millenovecentonovantadue.

In quell’anno mi sono reso conto di non esser più un bambino, un ragazzino. Certo: non ero un adulto fatto e finito, non lo sono ancora adesso, ma stavo maturando una nuova coscienza di me stesso e del mondo. E’ stato l’anno in cui ho capito che la vita va vissuta, che bisogna sempre provarci e che ogni sogno lasciato nel cassetto può essere perso, mentre ogni sogno tirato fuori dal cassetto potrebbe non realizzarsi, ma perché non provarci? Negli anni poi ho capito che avevo ragione: i sogni esistono, fluttuano nello spazio… a volte riesci a raccoglierli, altre volte no, ma loro rimangono sempre lì, pronti per essere raccolti.

"Tosti da Dio convinti che il futuro era nostro" cantava Max Pezzali e io la pensavo come lui. Ho scoperto l’amicizia, quella vera, quella con la A maiuscola. Sognavo l’amore, quello vero. Sognavo una storia importante, vera, sincera, profonda. Sognavo un futuro. Pieno di cose, chissà quali, ma tutte belle. Sognavo una vita bella. Magari emozionante, magari tranquilla, ma bella.
Quanti amici quell’anno. Tutto ha inizio in primavera, a scuola la consapevolezza di me aumentava. Poi la gita in Costiera Amalfitana, eravamo pochi ma ci siamo divertiti. Poi le vacanze di Pasqua. E poi l’estate. La magina unica indimentaicabile estate 92. Il Martini Rosso, roba da personaggi VIP per noi semiadolescenti sgraziati. Il Kursaal, il Trebbia, mille avventure, mille ricordi, mille giornate, mille serate. Disegni, canzoni, balli, grigliate, brindisi, gite…

Come è strana la vita, è da tanto tempo che immagino di scrivere questo post e adesso che lo faccio non so quasi più cosa scrivere… perché so che qualsiasi cosa suona banale, ma la realtà è che il 1992 per me rappresenta la Magia.
Magia, sogni, amici, musica. Si, penso che queste quattro parole racchiudono quell’anno. Sono cresciuto moltissimo quell’anno, il Fabio del 91 è completamente diverso da quello del 93. Sempre "pirla" uguale, ma profondamente diverso dentro.

Nel 1992 avevo 18 anni. Ce ne ho messi altri 18, ma ce l’ho fatta ad essere quello che sognavo di essere.
E questo non è un punto di arrivo, ma un inizio. Ora che sono, finalmente, quel Fabio del 1992, ho mille altri sogni da condividere, mille magie da realizzare, mille amici con cui stare, mille canzoni da ascoltare. E un amore da vivere. Una vita da sviluppare, creare, inventare. La mia vita ha avuto un’altra svolta, nel 2008. Ma questa è un’altra storia, anzi una favola. Ed è una favola che non avrà mai fine…

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