(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Tag: tennis

Tennis

Luogo: Centro Tennis di Pregola
Epoca: fine anni '70 del secolo scorso
Partita: Ivo e Fabio contro RESTO DEL MONDO

A Voghera si faceva la Fila

Da un articolo sulla Fila del 1978: “A Voghera, nell’Oltrepò pavese, sorge la più importante fabbrica italiana di racchette da tennis, sia in ordine di capacità di produzione (potrebbe raggiungere i 250.000 telai l’anno), sia in ordine alle dimensioni dell’unità produttiva: 5.500 metri quadrati di superficie coperta su oltre 10.000 metri quadrai di area complessiva. Questa fabbrica della Fila è operativa da sedici mesi e occupa un centinaio di dipendenti. Ma al di là delle cifre, che servono a dare una dimensione allo stabilimento della fila, è interessante sapere che questa unità vogherese è stata protagonisa , circa due anni or sono, di uno dei più interessanti casi di riconversione industriale del nostro Paese. Là dove oggi si fabbricano racchette, infatti, per decenni e decenni venivano prodotte fibre sintetiche da parte della SNIA Viscosa; gli stessi dipendenti, che oggi con perizia e amore artigianale fabbricano telai, fino a qualche mese fa muovevano complessi macchinari destinati a ben altra produzione. E’ successo che la SNIA, a causa delle difficoltà del mercato delle fibre, ha liquidato l’azienda di Voghera e messo in cassa integrazione i dipendenti. Il meccanismo è fin troppo logico , purtroppo. E’ a questo punto che interviene la Fila, società di grande prestigio nel campo dell’abbigliamento sportivo. D’accordo col Cotonificio Olcese, nel dicembre 1977, preleva lo stabilimento di Voghera e ne fa, in pochi mesi, una fabbrica di racchette. L’investimento iniziale è di un miliardo e mezzo. Il posto di lavoro è salvo per tutti gli operai, anzi qualcuno viene assunto ex novo. La Fila (30 miliardi di fatturato nel 1978) opera da oltre 100 anni nel campo dell’abbigliamento: si è guadagnata un’immagine di azienda seria, al servizio di clienti particolarmente esigenti; c’è da prevedere che la tradizionale serietà e correttezza della Fila saranno sicuramente confermate in questa fase operativa del tutto nuova: la produzione dell’attrezzo. “ Siamo solo agli inizi – commenta il responsabile della ditta – e cerchiamo di operare secondo quanto è emerso dalle precedenti fasi di ricerca, sia tecnologica sia commerciale. Abbiamo considerato tutte le tendenze nel campo delle racchette, abbiamo ascoltato i rivenditori, ci siamo valsi della preziosa esperienza di Martin Mulligan, che è stato un grande giocatore di livello mondiale. A questo punto abbiamo fatto le nostre scelte e abbiamo privilegiato il legno, presentando una gamma diversificata e ragionata di racchette. Dice un nostro slogan pubblicitario: “la Fila ha migliorato un materiale già perfetto in natura, il legno”. Abbiamo puntato su una racchetta che sia tendenzialmente rigida, la più adatta al gioco aggressivo e moderno che oggi si va imponendo. Per legni base, abbiamo scelto il faggio e il frassino, un frassino speciale che cresce solo in Francia: si presenta piuttosto chiaro con fibra longitudinale e col giusto peso specifico per la lavorazione dei telai. Come assoluta novità abbiamo inserito nelle nostre Wud legni grassi, pregiati, mai usati nel tennis: il padouk e il palissandro. Si tratta di legni molto costosi: provengono dai boschi dell’India e dell’Africa, dove il clima particolare favorisce la crescita di alberi dotati di non comune robustezza e rigidità”. La visita allo stabilimento ci ha permesso di prendere atto dell’alta tecnologia e della valida esperienza che presiedono alla produzione di 600 telai al giorno per un totale di 120 mila all’anno. Per chi ama le cifre, diciamo che una racchetta finita (non incordata) nello stabilimento di Voghera, comporta 108 successive operazioni. Di sicuro effetto è una macchina speciale che piega il telaio agendo con una forza impressionante, pari a 4,5 atmosfere, corrispondente ad un peso di 80 chilogrammi. Si capisce che se la serie delle operazioni è stata ben fatta, il telaio deve superare brillantemente anche questa prova.”

Centro Tennis Brallo

Uno di questi giorni stavo riposando, alla sera, prima di uscire e andare al Malaspina. Sapete com’è, i pensieri si accavallano e si rincorrono. Pensavo che… come li definiscono adesso, ecco tra gli "istruttori" del centro tennis di Pregola non c’è più nessuno di quelli che venivano al bar quando lo gestivo io. L’ultima volta è stato nell’estate 2005. Chissà quei ragazzi che fanno ora, e se anche tra tanti anni si ricorderanno della loro avventura al centro "Il Brallo" e delle loro serate al

Castello Malaspina. E già, chi lo sa. E allora il pensiero è andato a mille anni fa, quando da ragazzino ci andavo io al centro tennis. Ricordo che i maestri li vedevo come uomini supermaturi, quasi vecchi, e invece probabilmente avevano circa trent’anni o poco meno. E gli "assistenti", come li chiamavano allora? Per noi erano dei veri miti. Erano degli adulti e quindi li rispettavamo, ma per noi erano come eroi: ci facevano giocare, divertire, ne inventavano sempre qualcuna. Mi ricordo di quattro persone in particolare: la prima è la miticissima Albina, la ragazza d’oro. Non era possibile non volerle bene, ogni bambino e ogni bambina del centro veniva rapito dai suoi modi gentili di fare, era un po’ la mammina di tutti noi. Pensate che si è sposata il super maestro Roberto Catalucci!!! Poi c’era Paola, di cui ricordo il nome e la sua dedizione. E poi c’era Tony. Capello riccio e appassionato di Hockey. E infine c’era il mito assoluto: Edo. Ricordo benissimo un episodio che la dice lunga su quanto per noi era un supereroe: un giorno pioveva e noi dei "secondo gruppo" ci siamo ritrovati in uno stanzone insieme a quelli del "primo gruppo". Spiego: i ragazzini erano divisi per età: i più piccoli erano il "terzo gruppo", i più grandicelli il secondo e poi il primo. Così mentre un gruppo giocava a tennis l’altro faceva un altro sport e l’altro ancora anadava a fare la passeggiata, la merenda, o quant’altro. Quel giorno, fra i vari giochi improvvisati, abbiamo scatenato una guerra di cori: vinceva chi faceva il coro più rumoroso. Quando noi abbiamo scatenato il coro "Edo Edo Edo…" non ce n’è stata per nessuno, abbiamo stravinto. Caspita ragazzi, se qualcuno di voi un giorno leggerà questo post mi scriva, chissà dove abitate, non lo so, non ricordo… Eravamo a metà degli anni ’80… penso 1985 / 86 / 87 o già di li. Miiiiii che botta di ricordi. Sarà che quando pensavo a tutto questo fuori pioveva….

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