(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie

Osteria il Cupolone

Abbiamo avuto il piacere di scoprire ultimamente questo ristorantino tipico in centro a Pavia. Il locale si chiama così in omaggio alla cupola del duomo di Pavia, visto che è posizionato dietro di essa.

L’ambiente è carino, con tanti oggetti alle pareti e  foto della vecchia Pavia, forse un po’ stretto (nel senso che i tavoli e le sedie sono forse troppi per lo spazio che hanno. Ne ho visti di peggio, ma anche di meglio!), ma comunque piacevole, confortevole e "caldo" (in tutti i sensi, anche come temperatura).

Abbiamo iniziato con un tagliere di pancetta con gnocco fritto. Non abbondante, ma buono. D’altronde abbiamo preso la quantità destinata a una sola persona, però un gnocchettino in più non sarebbe guastato, si sa che non bastano mai. In ogni caso la pancetta era squisita.

Siamo passati ai ravioli di brasato. Che dire: buoni. Non eccessivamente carichi e pesanti (col brasato il rischio è sempre quello) e decisamente invitanti.

Abbiamo saltato il secondo e siamo andati direttamente al tiramisu. Rispetto al tiramisu migliore dell’universo conosciuto (il mio), questo è molto più centrato sulla crema al mascarpone che sul biscotto. Buono, molto buono, ma il mio spacca e non c”è. Questo è una buona variante sul tema.

Il vino della casa si faceva bere. E infatti è stato bevuto. Con soddisfazione, aggiungo. Infatti l’acqua non è stata quasi neanche toccata.

Se volete una trattoria dove si mangia a sfinimento avete sbagliato locale. Se invece volete scoprire un angolo caratteristico di Pavia, un ambiente accogliente e tradizionale e una cucina buona senza strafare, fate un salto al Cupolone.

Oggi ce l’ho con… Equitalia

Mi arriva una bella letterina, da parte di una donna. Ma non è la mia fidanzata, è la signorina Equitalia. La tipa in questione vuole dei soldi: che donna di malaffare!

Sostiene di non aver ricevuto un pagamento di 2978 euro nel 2008 e quindi adesso ne vuole….7831! Eh si, sai com’è: ci sono le sanzioni pecuniarie per il ritardato pagamento, gli interessi, altri interessi, altre sanzioni, altri interessi, l’IVA, l’IVA sulla prima sanzione, l’IVA sugli interessi, l’IVA sugli altri interessi, l’IVA sulla seconda sanzione, l’IVA sugli altri interessi, l’IVA sulla terza sanzione, l’IVA sugli ulteriori interessi, i contributi IVS (non so cosa siano), i contributi INPS e altri contributi INPS.

E non dimentichiamoci, oltre a quello dovuto, altri interessi e i "compensi" (che non so cosa siano, ma secondo me sono le cifre che si intasca Equitalia). Per un totale di settemila-ottocento-trentun-euro e quarantdue centesimi. Da tremila a quasi ottomila!!!!! Ma vi rendete conto?

Non capisco perchè si chiami "Equitalia" visto che di equo non ha nulla, potevano chiamarla "Strozzinalia".

Per fortuna da un rapido controllo, con  la collaborazione dello studio del commercialista, verifico che è tutto a posto, ma che spavento!

Loro ci provano, sparano nel mucchio, magari qualcuno ha buttato le ricevute e quindi è costretto a ripagare, anzi a pagare questi interessi da strozzini. Ma perchè lo stato ci tratta sempre da sudditi e mai da cittadini?

Oggi ce l’ho con… ICA

Quando prendi una multa pensi sempre di aver subìto un torto, è normale. Pensi sempre di essere dalla parte della ragione, che la macchina l’avevi lasciata lì solo "per un minutino", ecc. Io ho preso una multa e anch’io quindi penso di essere della parte della ragione, ma non del tutto.

La multa in questione non l’ho presa dai vigili, ma è relativa a due manifesti che avevo sulla vetrina del negozio. Quando mi è arrivata a casa, tempo fa, da parte dell’I.C.A. (Imposte Comunali e Affini – società che si occupa di incassare i balzelli su affissioni e pubblicità) sono caduto dal pero: non ho nessun manifesto in negozio. Vado a chiedere spiegazioni e mi viene mostrata la foto, scattata ai primi di giugno. Certo che hanno tempi di incubazione lunghi per spedire le multe: più di 4 mesi! Io dico che in quel periodo avevo fatto regolarmente affiggere quei manifesti in giro per Voghera, e che me ne avevano timbrati un paio da mettere in vetrina. La signora cerca, ma non trova la fattura. Cerca ancora, e non la trova. Allora le dico di attendere, che gliel’avrei portata io, visto che ovviamente avevo la copia. A quel punto cerca meglio e la trova: disdetta, avevo pagato fino a fine maggio! Quindi la multa è formalmente corretta, lecita, indiscutibile: c’è da pagare e non si scappa, avevo lasciato i manifesti esposti per qualche giorno di troppo!

Però, siccome a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina, è strano che mi abbiano fatto un controllo proprio proprio proprio nei giorni successivi al termine del pagamento. Suvvia: ho tolto i cartelli con qualche giorno di ritardo, quando abbiano rifatto le vetrine. Onestamente non mi sembra un peccato così grave, visto che sono cliente dell’ICA e in magazzino ho ancora circa 300 manifesti da affiggere. Manifesti che per ora non farò esporre, visto che i soldi che avrei dovuto spendere li uso per la multa. Quello che voglio dire è che non trovo giusto accanirsi con quelli che già pagano, spiandoli per vedere se sgarrano. Altrimenti ti vieni da pensare all’italiana: "non pago più, poi se mi beccano pago la multa, oppure la faccio franca". Altrimenti si finisce, come nel mio caso, a pagare l’affissione E ANCHE la multa. Eh no signori, lo so che gli enti pubblici e presunti tali hanno bisogno di soldi, ma perchè bisogna sempre far cornuta e mazziata la gente? Va beh, dopo aver parlato con qualche collega mi sono sentito quasi fortunato, a loro sono capitate cose più assurde. Chi ha preso la multa perchè ha cambiato insegna al negozio (che è ESENTE per legge) perchè è stata considerata pubblicità, oppure multa per una locandina regolamente timbrata e pagata, ma esposta in una vetrinetta luminosa!! Io non dico che non ci debbano essere regole, ma a volte sono interpretabili troppo fiscalmente, oppure arbitrariamente, e questo non va bene, perchè non è più lotta ai "furbi" ma solo vessazione dei contribuenti.


Mimmo Rotella – "La preda bionda" – 2002

Via dei Tordi

Pazza velocità

Mannaggia al multanova. Qualche tempo fa, diciamo una trentina d’anni, stavo transitando a Pavia col mio bolide, una Fiat Nuova 500, quando sono stato pizzicato dalla stradale mentre sfrecciavo a 82 km/h dove il limite era di 50km/h. Accidenti, questo bello scherzetto mi è costato centocinquantaduemila lire!

Malaspina di Varzi

Ho parlato spesso della famiglia nobile dei Malaspina:

Adesso volevo tornare sull’argomento perchè il mese scorso Maria Rosa Giacobone di Varzi mi ha gentilmente mandato una scansione di un lasciapassare che ha trovato in un’antica residenza malaspiniana di Varzi, firmato da Odoardo farnese, duca di Parma e Piacenza.


(clicca x ingrandire)

 

Sfratto Express

Stavo leggendo sul Manifesto (ebbene si, ripeto, stavo leggendo il Manifesto, per la precisione questo articolo: www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8357 ) che il governo Rajoy sta attuando una serie di iniziative per fronteggiare la crisi in corso. Secondo il giornale di sinistra sono tutte proposte che buttano benzina sul fuoco e che quindi incendieranno le piazze. Sarà. Per esempio toglie il prolungamento dei sussidi di disoccupazione. Uè ragazzi, siamo in crisi, lo stato non può continuare a tempo indeterminato a dare soldi a chi non ha lavoro. Io mi rendo conto che il periodo è difficile, ma se lo stato spende e spande diventa ancora più difficile. Certo, poi non andrebbero sprecati (per esempio dandoli ai politici). Poi aumenta l‘IVA al 21%, come ha fatto il nostro Monti. E poi ha inventato lo "sfratto rapido". In pratica, per chi non paga anche solo un mese di affitto può scattare lo sfratto e l’inquilino avrà solo 10 giorni di tempo per regolarizzare la sua posizione. Magari fosse così anche qui: ci sarebbero tanti furbacchioni a cui brucerebbe un po’ la sedia sotto al sedere a sapere che nel giro di pochi giorni dovrebbero lasciare l’appartamento. Vedi che allora si metterebbero in riga. Oggi tutti sanno che ci vuole circa un anno per rendere esecutivo uno sfratto e quindi c’è chi se ne approfitta e ci marcia sopra. Questa dovremmo rubarla agli spagnoli !

Certo, la casa è un diritto per tutto, quindi anche per il proprietario della casa stessa che vorrebbe godersi il proprio appartamento, che magari invece è abitato da inquilini non paganti. A mio avviso in alcuni casi sono pretese assurde. Un po’ come la famosa "spesa proletaria": vado al supermercato e non pago per dimostrare che c’è gente che non può peremettersi di fare la spesa e tirare a fine mese. Proteste magari giustissime, ma perchè prendersela col supermercato? No, non ce la faccio, non riesco a capire questi ragionamenti barbari e mai li capirò. Punto. 

Sagra della Patata

A Brallo, domenica scorsa 9 settembre, è stata celebrata la 39ma Sagra della Patata. Questo simpatico tubero è molto amato nelle nostre zone e la sua festa fa accorrere numerose persone. Ovviamente i doppi sensi si sprecano, ma come si dice: "parlane bene, parlane male, ma l’importante è che se ne parli". Vi aspettiamo quindi nel 2013, la seconda domenica di settembre, per festeggiare la patata più grossa, quella più particolare, ecc. Con bancarelle, musica, vino e soprattutto patate: fritte, al forno, gnocchi, purè….

Sono ancora vivo

Rieccomi, come avrete forse notato (ma forse no) in questo periodo ho scritto pochissimo sul blog. Lo ammetto: stanno finendo le idee. Come ho sempre fatto, anche adesso ribadisco che sul blog scrivo quello che mi viene in mente, non ho "programmi" o argomenti ecc. Quindi a volte scrivo di quello che ho fatto, di quello che ho visto, di ciò che mi ha colpito, indignato, sorpreso, ecc. Oppure di cose che mi piacciono, o di mie opinioni, o di film, libri, televisione, sport, fumetti… Insomma: di ciò che mi capita in testa in quel momento. D’estate ho sempre poco tempo e voglia da dedicare al blog, perchè tutte quelle cose che non faccio durante l’anno le metto nella lista delle cose da fare d’estate, e poi va a finire che è il periodo in cui ho meno tempo dell’anno.  In agosto poi, è l’unico periodo in cui vivo stabilmente a Brallo e quindi me la prendo comoda: nelle pause di lavoro gironzolo un po’, non mi va di mettermi al computer a scrivere articoli per il blog! E poi  c’è un altro fattore: ormai sono 7 anni che scrivo, ho quasi finito gli argomenti ! Comunque non vi preoccupate, ho intenzione di andare ancora avanti ad annoiarvi con le mie cazzate i miei interessanti articoli, anche perchè settembre è il mese in cui, dopo gennaio, ci sono più buoni propositi: iniziano le diete, le scuole, si fanno i fieretti, i cambi di armadio, ecc…

Instagram

Da un po’ di tempo ho scaricato l’APP di Instagram e mi diletto a postare qualche foto, eccole !!!!

I Conti Dal Verme

Spesso quando si parla di via Dal Verme, a Voghera, molti la prendono in giro, storpiandola in "via del verme". In realtà la famiglia Dal Verme è stata molto importante nella storia dell’Italia settentrionale. Tempo fa ho letto un libro, scritto da Bernini e Scrollini, che si intitola appunto "I Conti Dal Verme", che racconta le storie del casato, dalle prime notizie certe fino ai giorni nostri. Senza nulla togliere alle generazioni attuali, la parte più interessante, a mio avviso, si è svolta a partire da Verona nel XII secolo fino a Voghera sul finire del XVI secolo.

Ecco un breve riepilogo dei principali avvenimenti.

Le notizie storiche partono dal 1174 con Nicola “de Vermo o Vermis” a Verona e proseguono col pronipote Pietro, milite di Cangrande Della Scala, decorato nel 1328. Il figlio Luchino partecipò ad una congiura contro Cangrande che tuttavia fallisce. Ai Dal Verme vengono confiscati tutti i beni e banditi dalla città scaligera. Si trasferiscono a Milano, dove i Visconti incaricano subito Luchino di compiti militari, prima a Bologna , poi a Genova e a Parma, infine a Pavia, presa nel 1359.
Proprio nella città sul Ticino si iniziò la costruzione del castello e Luchino se ne servì come base per le campagne militari. Nel frattempo c’era da riconquistare anche l’Oltrepo Pavese, caduto in mani nemiche. Dopo aspre battaglie e movimenti d’armi e di denaro (il principale avversario fu ingaggiato da Pisa e abbandonò la battaglia), nel 1365 Voghera fu viscontea.
Nel frattempo, un anno prima, Luchino era già partito addirittura per Creta e la conquistava per conto dei veneziani. Insomma era uno che non si fermava mai, sempre in giro a combattere, anche se tra una battaglia e un trasferimento trovava il tempo di scrivere al Petrarca, di cui era corrispondente. Un paio di anni più tardi salpava alla volta della Terrasanta, ma durante il viaggio trovò la morte.

Eravamo rimasti alla morte di Luchino. Il figlio Jacopo combattè anch’esso per conto dei Visconti, dai quali venne nominato signore in val Tidone nel 1388 e, negli anni successivi, anche in zone limitrofe. Egli dimorava a Pavia, e servì Gian Galeazzo Visconti sino alla sua morte, per poi trascorrere gli ultimi anni a Venezia.
Il figlio Luigi fu a sua volta un condottiero al soldo di vari signori: Bologna, il Papa, per poi difendere Venezia dai Visconti. Infine passò armi e bagagli proprio al servizio dei Milanesi, che in cambio gli offrirono il feudo di Bobbio, Castel S. Giovanni e Voghera. Proprio nel centro oltrepadano venne ad abitare la moglie Luchina, mentre il marito guerreggiava in giro per la penisola.
L’abitazione scelta era il castello visconteo, ubicato a porta S. Stefano. Era una struttura tipicamente militare fatta costruire dai vogheresi su ordine di Gian Galeazzo Visconti nel 1372. Luchina scelse il maniero come dimora, nonostante non fosse confacente ad un utilizzo civile, ingentilendolo e riadattandolo. Luigi morì nel 1449 e venne sepolto a Voghera nella Collegiata di S.Lorenzo.

Il successore designato, il figlio Pietro, era ancora bambino e quindi fu Luchina a governare Voghera per qualche anno. Pietro fu spesso il lite con gli Sforza e venne anche fatto arrestare un paio di volte. Rimase vedovo e si risposò proprio con una nipote di Ludovico il Moro, ma morì anch’esso giovane. Nel 1485 il Signore di Milano decise allora di incamerare tutti i beni dei Dal Verme, segnando la fine della signoria vermesca su Voghera.

Villa Meardi

C’è una grande casa, immersa nella pianura padana, sulla strada che da Voghera porta a Retorbido: è Villa Meardi, una struttura a due piani con sale interamente affrescate.

Siamo stati lì a cena un sabato sera. Mentre nella sala di sopra i coscritti del ’62 si scatenavano in balli e festeggiamenti, ci hanno fatto accomodare nell’elegante saletta di sotto, dove eravamo soli e dove siamo stati molto coccolati dai camerieri.

L’unica pecca della serata si è presentata subito, quando il vino scelto, una bonarda Guerci, ci è stato servito un po’ troppo caldo. Ok, va servito a “temperatura ambiente”, ma si parla della temperatura di una cantina, non di una sala piuttosto caldina. Come detto, è l’unica critica che posso muovere, per il resto è stato tutto ok.

Abbiamo iniziato con gli antipasti: dei bocconcini di pollo con mele e sedano molto buoni, una sfogliata, un cocktail di gamberetti (che non abbiamo assaggiato, è contro la nostra religione), insalata russa e coppa con scaglie di grana e rucola. Per primo ci hanno servito dei tagliolini con ricotta profumata (ottimi) e un risotto primavera.

Dopo un sorbetto al limone siamo passati al secondo piatto: arrosto ripieno con patate al forno. E per finire, budino al cioccolato e un rilassante caffè (a me, il caffè rilassa)

Giudizio della serata: location splendida, servizio impeccabile, cibo buono e prezzo congruo. Andateci !

Nozze di diamante !

Ed ecco qua una gran folla riunita
                  per festeggiare ancora Siro e Rita
Come sappiamo Siro ha un altro nome
                 Non è banale, ma inconsueto: eccome!
“Ciriaco Tordi”, fu da bambino battezzato
                                ma per tutti “Siro” è sempre stato
E Rita, non è certo una sorpresa,
                        sapete che si chiama Maria Teresa
Due nomi pomposi e aristocratici
                         ma loro son di certo più simpatici
E, guardate, non coi nomi ma cogli atti
                    tanti successi nella vita ne hanno fatti
Potrei dire di trionfi personali,
                      ma io parlo di un amore senza uguali.
Che è sbocciato sessant’anni orsono
                           Così tanti che non so neanche quanti sono
Un amore che ha portato tanti frutti
                          passato nei bei momenti e in quelli brutti
Il Signore tante cose gli ha concesso
                               3 figli e 3 nipoti: è un bel successo!
E poi, non lo dico per finta
                    se non c’è sempre la salute, ci mettono la grinta
I figli sono grandi e forse anche i nipoti
          Ma loro non si arrendono e mai hanno giorni vuoti
La Rita di gioielli non ne ha mai portati
A Siro è andata bene e non ne ha regalati
Ma tutea queste persone, e sono proprio tante
Son qui per festeggiare… le nozze di DIAMANTE !!!

Arcobaleno

ARANCIO come tenersi per mano
ARANCIO come il becco di un gabbiano
ARANCIO quando volo sopra le nuvole con te
ARANCIO come i sogni quando sei con me

INDACO può essere il sentimento
INDACO è uno dei fiori che ti ho regalato
INDACO è il tramonto
INDACO quando appoggi la testa sulla mia

VERDE come un prato
VERDE è il mio sguardo quando ti vedo
VERDE è l’acqua pulita di un fiume
e VERDE è il semaforo del nostro amore

e poi GIALLO come il sole che ci scalda
GIALLO come… ricordi quel simpatico canarino?
GIALLO come le carezze che ti faccio
è proprio un bel GIALLO, GIALLO limone!

VIOLA come i pensieri
e VIOLA è anche il mirtillo
ma VIOLA è il nostro abbraccio
perché VIOLA è la consapevolezza di provare qualcosa di grande

AZZURRO come le onde del mare dove ti voglio portare
AZZURRO come il mistero dietro a un pensiero
AZZURRO come il cielo che è AZZURRO
AZZURRO è la mia gioia di stare con te

ROSSO è il bacio
perché ROSSO è il fuoco che brucia
perché ROSSO è fare l’amore
come ROSSO è il mio cuore

O Bansin

Un paio di anni fa avevo letto un articolo sul Corriere della Sera che parlava di un ristorante di Rapallo, O Bansin. Pare che un giorno ci capitò Hemingway (e dove non è stato, quell’uomo?), inviato per uno dei " Trattati di Rapallo", che non fu riconosciuto e fu anzi guardato con sospetto. Il nome del locale viene dal soprannome del suo fondatore, un po’ corto di braccio e attento a bilanciar le dosi servite (bansin = bilancino), come da buona tradizione ligure d’accademia.

L’occasione per visitarlo è capiatat per il "ponte" del 2 giugno, oppure quella del compleanno di Elisa, oppure.. fate voi, per noi un motivo per "festeggiare" c’è sempre e ci piace provare posti nuovi.

Il locale è caratteristico, pieno zeppo di foto della vecchia Rapallo. L’entrata principale è in Via Venezia, ma arriva, col retro, fino al parco giochi dove c’è il trenino dei bambini.

Abbiamo preso una focaccia ligure al formaggio, molto buona e abbondante, per proseguire con due piattoni di pansoti in salsa di noci: una leccornia. Come vino abbiamo scelto una bottiglia di Bonarda dei Colli Piacentini. Tutto buono, unica pecca la polvere sulla bottiglia che poteva essere tolta prima di servirla!

Se passate da Rapallo e volete un locale caratteristico, O Bansin fa per voi.

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