fabiotordi

(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Gli sbattimenti della vita (1)

  1. gli automobilisti lenti nella corsia di sorpasso
  2. non ricordarsi dove si è parcheggiata l’auto
  3. quando nella sala d’attesa vuota uno si siede proprio accanto
  4. quando il calzino ti scende sotto il piede
  5. quando cade la catena della bici
  6. quando il bancomat non funziona
  7. il medico che ti dice "non farà male"
  8. hai una sola biro e non scrive
  9. quando sbagliano numero mentre dormi
  10. dover ricompilare tutto il modulo su internet per un errore
  11. quando sbagli fila al supermercato, cioè sempre
  12. quando l’acqua della doccia è sempre troppo calda o troppo fredda
  13. quando inciampi mentre cerchi di non far rumore
  14. quando inciampi e batti l’alluce sullo spigolo
  15. i bagni dei bar che fanno schifo
  16. se mi fanno le "orecchie" sui giornali o libri nuovi
  17. le pulizie domestiche 
  18. la rucola tra i denti
  19. le email di spam
  20. d’estate la pelle che si appiccica alle sedie di plastica
  21. i sacchetti della spazzatura che si bucano
  22. i ritardi dei treni che aumentano mentre attendi
  23. i piccioni
  24. accorgersi che manca la carta igienica quando è troppo tardi
  25. cambiare la tovaglia e macchiarla subito
  26. lavi la macchina e piove
  27. quelli che si fanno schioccare le nocche
  28. il calzino sparito nella lavatrice
  29. le patatine "passe" all’aperitivo
  30. scoprire che quello che pensavi di avere in frigo l’hai mangiato ieri
  31. quelli che ti chiamano "coso"
  32. mettere la sveglia che ti dice "suonerò tra 4 ore!"
  33. rovinare la tua maglietta preferita
  34. il tavolo del ristorante che traballa
  35. quelli che frenano già col verde perchè ipotizzano che arriverà il giallo
  36. sporcare per terra quando hai appena pulito
  37. i cani che continuano ad abbaiare
  38. scrivere l’elenco delle cose da fare e perderlo
  39. avere un’idea brillantissima mentre sei nel letto e la mattina dimenticarsela
  40. quando spostano il giorno delle trasmissioni tv
  41. sei già sotto la doccia e lo shampo è dall’altra parte del bagno
  42. prendere la scossa dell’elettricità statica
  43. gli ospiti non invitati
  44. la gente che non capisce gli scherzi
  45. la gente che non capisce quando non bisogna scherzare
  46. scottarsi mangiando i sofficini
  47. tagliarsi con la carta
  48. quando per colpa della fretta sbagli tutto
  49. quando dici di no e gli altri insistono a manetta
  50. le persone che parlano di "sinergie"

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Cristoforo Colombo a Pavia

Ma voi lo sapevate che a Pavia sono custoditi i resti di Cristoforo Colombo? O perlomeno delle ceneri a lui attribuite. 

Andiamo per ordine. Il grande navigatore morì a Valladolid, in Spagna, nel 1506 e i suoi resti furono inumati prima a Siviglia e poi trasferiti a Santo Domingo. E qui la Storia si intreccia con la Leggenda. Nel 1795 le spoglie dell’ammiraglio furono nuovamente riportate a Siviglia (fu un viaggiatore così da vivo quanto da morto, pare). Nel 1877 però venne rinvenuta, nella cattedrale di Santo Domingo, una cassa di piombo contenenti polvere e frammenti di ossa con una targa che attribuisce tali resti a Colombo. A questo punto una parte di queste ceneri viene trasportata anche in altri tre luoghi: in Venezuela, a Genova (città dello scopritore della cassa di piombo, e di Colombo) e a Pavia, dove pare che Colombo abbia studiato. 

Ci sono tantissime ipotesi in ballo. Come sapete, ci sono le ipotesi di Colombo spagnolo, di Colombo figlio di un papa, ecc. E quindi potevamo risparmiarci ipotesi sulla vita (e sulla morte, e anche sulla post-morte)? Quindi non è assolutamente certo che il capitano Genovese fu uno studente pavese, né tantomeno che quelle siano veramente ciò che resta delle sue spoglie terrene (perlomeno finché non si faranno dell prove sul DNA).

Nel frattempo le ceneri sono custodite in una teca piramidale nella Biblioteca dell’Ateneo pavese.

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Io e i miei gatti – 2a parte

Per anni non ho più avuto gatti: mio padre era contrario e mia mamma anche (a parole). A Voghera non l’avrei potuto tenere, visto il poco spazio e il fatto che non ci abitavo in maniera fissa (alcuni mesi l’anno e non per tutta la settimana). Finché un giorno, nel 2004, una mia amica mi chiede se voglio un cucciolo…. ci penso… Ma si! Perché no? Ormai sono abbastanza adulto per decidere se posso o no tenere un animale. E poi i gatti sono fantastici sotto questo aspetto: sono molto molto molto indipendenti. E così Obi Wan Kenobi, detta Obi, entrò nella mia vita. Una micia dolcissimaintelligentissima. Non si lagnava quasi mai, la portavi dove volevi, sapeva riconoscere le persone simpatiche o antipatiche solo "annusandole". La portavo avanti e indietro da Brallo a Voghera e da casa al negozio: le aprivo la portiera e lei si accoccolava tranquilla sul sedile. Oppure si metteva sullo schienale dei sedili posteriori per vedere dietro. Era molto coccolona e non vedeva l’ora che qualcuno si sedesse sul divano, sulle sedie, per accoccolarcisi sulle ginocchia. Amava anche vedere la tv :-)


Ecco Piturel che coccola le sue sorelline

Siccome la voce popolare dice che, prima di essere sterilizzata, è meglio che abbia almeno una volta i cuccioli… sono nati tre bei cucciolini: due maschi e una femmina. Un maschietto e la femminuccia li ho dati in "adozione", mentre l’altro maschio è diventato il micione di mia mamma, che lo ha chiamato Peuterey o, come diceva lei storpiando il nome, Piturel. Il nome arrivava da un qui pro quo: mamma Rita voleva dire che il micio aveva un pelo così bello e folto che sembrava la bordatura di un piumino Woolrich, solo che nel frattempo era diventato di moda il Peuterey e quindi… l’ha chiamato così. Era un micione un po’ tontolone, però tanto bravo. Contrariamente a quanto succedeva con la Gatta, Obi non "scacciava" i figli che diventavano grandi dopo lo svezzamento, anzi. Figuratevi che Obi ha avuto una seconda (e ultima, poi l’ho portata dal veterinario) cucciolata e Piturel succhiava il latte insieme alle sue piccole sorelline! Vedevi la povera Obi con attaccate le due cuccioline e un micione più grosso di lei. Però poi lui si sdebitava facendo da sister-sitter perchè Obi, sfinita dall’allattamento, andava a riposarsi più lontano e lui "abbracciava" le sorelline e dormiva con loro…o meglio erano loro che gli dormivano praticamente addosso, come fosse una coperta morbidosa.


Anche quando diventi grande, per tua mamma sei sempre un bambino (Piturel era più grande e grosso di sua madre, ma lei se lo trastullava tutto)

Obi è stata purtroppo investita a Brallo la notte di S. Stefano del 2007, mentre Piturel è misteriosamente scomparso nel febbraio 2009.

A giugno del 2008 è arrivata Millicent, di cui già tante volte ho scritto su questo blog, che tra l’altro è qui con me mentre scrivo, cercando di distogliermi dalla scrittura zampettandomi sul portatile e ostinandosi a leccarmi le mani. Smettilaaaaaaaaaa!!!!! Va beh, su Milli non mi dilungo, dico solo che è un’ottima compagna di giochi e di vita. E poi dicono che i gatti non sono affettuosi e/o intelligenti. Forse non avete mai avuto un gatto.

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Io e i miei gatti – 1a parte

E’ bello avere un gatto. Da piccolo avevo una gatta, che si chiamava Gatta. E’ apparsa dal nulla, è stata con noi tanti tanti anni, ed è sparita nel nulla. Non ce l’aveva data nessuno, non l’avevamo presa da nessuna parte: un giorno è arrivata lì e l’abbiamo adottata. Era furba, parecchio. Avevamo un vicino di casa col cane, un lupo di nome Rolf, legato alla catena del cortile. Lei sapeva esattamente fin dove arrivava Rolf e camminava un metro più in là. Quel povero cagnone diventava matto: abbaiava, sbavava, ma lei niente, se ne stava impettita e imperterrita. Ha avuto tantissimi cuccioli, e purtroppo non ne è sopravvissuto nessuno. Ogni volta li partoriva in qualche scatolone: in solaio, in cantina, una volta addirittura in negozio! Si era nascosta perché sapeva che era arrivato il momento e noi ce ne siamo accorti al mattino. Solo che poi diventava molto gelosa dei suoi cuccioli e allora ad uno ad uno li faceva sparire e li portava da qualche parte. Li prendeva in bocca per il coppino e li portava nella sua cuccia segreta. A volte li abbiamo ritrovati e riportati a casa. Solo che poi, abitando vicino alla strada, qualcuno moriva investito dalle auto, qualcun altro in bocca a Rolf o a qualche altro cane, alcuni cadendo dal balcone di casa (secondo piano). Solo pochi sono arrivati all’età adulta. Uno di loro era diventato il gatto di mio nonno Michele. Quell’anno gli avevamo affidato tutti e tre i piccoli della cucciolata per tenerli con lui a Ponti. Purtroppo qualche mano ignota, a cui evidentemente davano fastidio, li ha chiusi in una borsa di plastica e li ha gettati in una scarpata. Quando il nonno li ha trovati seguendo i miagolii per uno di loro non c’era già più niente da fare. Un altro poi era morto o sparito e quindi ne era rimasto solo uno. Era come un cagnolino: quando il nonno andava nei campi a zappare le patate lui lo seguiva, per poi tornare a casa insieme. Stava sempre qualche metro indietro. Mi ricordo una volta una passeggiata nel castagneto col gatto che ci seguiva a debita distanza. Qualche anno dopo Michele decise che era troppo vecchio per gestire un gatto e, visto che nel frattempo la mia Gatta era sparita (probabilmente era andata a finire i suoi giorni altrove), ce l’ha "restituito". Da Brallo a Ponti ci sono parecchi chilometri, eppure per ben 3 volte il Gatto Marinaio (così l’avevamo ribattezzato io e mia sorella) era tornato a casa… a casa sua a Ponti. Il soprannome derivava dal fatto che gli altri micioni di Brallo non vedevano di buon occhio il nuovo arrivato, e quindi era sempre rissa. Tornava sempre tutto pesto, gonfio e graffiato, come un marinaio ubriaco appunto. Il nonno ha insistito per riportarlo a Brallo, ma dopo qualche tempo il Gatto Marinaio ha levato le ancore ed è ritornato a Ponti. A questo punto bisognava arrendersi: voleva restare a casa sua.


Mario Arlati sul balcone di casa mia tra le serenelle (i famosi "lillà")

Poi è stata la volta di Mario Arlati. Un giorno ho trovato un gatto molto molto affettuoso in giro per Brallo da solo. L’ho portato a casa. I miei hanno storto un po’ il naso, ma col passare dei giorni quel gattone affettuoso ha finito per farsi voler bene da tutti. Anche perché, come tutti i gatti, era autonomo: entrava ed usciva di casa, senza problemi di passeggiate, bisognini e tutte quelle cose lì. Io gli avevo messo il nome di Mario Arlati (uno dei pochi gatti con cognome!) ma in famiglia lo chiamavano "gatto" oppure "mao". E’ stato il primo gatto che ho portato dal veterinario. Una volta al telefono il dottore mi ha detto che probabilmente non avrebbe passato la notte. Invece ha vissuto ancora a lungo. Diciamo che ha dato fondo alle sue 7 vite in quanto ogni tanto ne combinava una: si è lanciato da un balcone, si è tirato addosso un armadio, ecc. Era un bel micione in salute, ma con tutte queste sue magagne finiva che era spesso pesto e zoppicante. Alla fine è sparito così come era arrivato, probabilmente aveva esaurito le vite.

…segue domani

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Foto di Brallo antiche

Ecco alcune immagini di una volta di Brallo (clicca x ingrandire)




Qui potete ammirare l’albergo Normanno. Anche se l’attuale albergo… non c’è ancora!
Nella seconda foto uno scorcio della piazza. E’ molto simile alla situazione attuale, a parte le auto parcheggiate, la segnaletica retrò e il cartellone publbicitario che non c’è più da almeno 25 anni

L’ultima foto è veramente vecchia: è la strada che porta al passo da nord, vale a dire dalla valle Staffora. Sullo sfondo si vede Pregola e se si vede è perchè non c’è la pineta !!!

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Io e Dewey

 Ho letto questo simpatico libricino che parla di  Dewey Readmore Books, il gatto della biblioteca di Spencer, Iowa. Spencer è nel centro del centro della pianura, circondato da soli campi, sterminati.

Un mattino le bibliotecarie trovano un gattino buttato nel cassonetto delle restituzioni dei libri (una specie di "cassa continua") e decidono di adottarlo. Dewey rimarrà con loro per 19 anni e riuscirà a farsi benvolere da tutti, diventando famoso addirittura in tutto il mondo e, nel suo piccolo, rendendo un po’ migliori le persone. Il libro parla del gatto, della sua "padrona" e della vita dell città e della biblioteca. 

Libro gradevole, facilmente leggibile e ricco di spunti per gli amanti dei gatti e non. Se vi capita, prendetelo e leggetelo.

 

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Sankt Moritz

Sankt Moritz è sicuramente un posto di montagna molto chic. Non ci sono negozi: sono tutte boutiques (ovviamente è un’iperbole, ci sono anche negozi "normali"). E’ sul lago (sembra che tutti i luoghi della Svizzera siano su un lago), che ovviamente si chiama Lago di Sankt Moritz. In italiano suonerebbe San Maurizio, ma in lingua madre suona meglio. Anche se, a dire la verità, il Cantone dei Grigioni è trilingue, e a Sankt Moritz la lingua ufficiale dovrebbe essere il Romancio.

La stagione sciistica finisce prestino visto che a metà aprile gli impianti sono già chiusi, così come la maggioranza degli alberghi e dei negozi. E dire che a poca distanza, sul territorio italiano, a Livigno gli impianti hanno chiuso il 15 maggio (per poi riaprire, visto il freddo che ha fatto quest’anno).

Il posto è sicuramente carino, sarebbe stato bello averlo visto in un periodo un po’ più "vivo", comunque presenta i canoni dello stereotipo svizzero: bello, ordinato, pulito (e la cosa no nmi dispiace affatto). Vicino al lago c’è un grande parcheggio coperto da cui sale una superscalamobile che ti porta su in paese.

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Pubblicità su Facebook

Ho sperimentato la pubblicità su Facebook e finalmente ho capito una cosa: le potenzialità di questo sito. Ecco come mai vale così tanto la creatura di Zuckerberg. Adesso vi spiego: ho provato a fare pubblicità mirata, nella fattispecie alla pagina del mio negozio. Su FB fare pubblicità è semplice e potente. La semplicità deriva dal fatto che in pochi minuti puoi impostare la campagna pubblicitaria (diciamo dai 30 secondi ai 5 minuti massimo). La puoi far partire, terminare, sospendere e interrompere quando vuoi. Paghi solo quello che è stato fatto. Ci sono due tipi di inserzioni: quelle nella banda laterale e quelle tra un post e l’altro nella barra centrale. In quest’ultimo caso puoi fare pubblicità solo a pagine interne a FB, mentre nella barra laterale anche a link esterni. Per fare un annuncio basta una foto, un link e qualche riga scritta. Fine. Si paga con paypal.

La potenza è data dalla personalizzazione estrema. Siccome FB sa i fatti e i dati di tutti (o quasi), puoi richiedere che il tuo annuncio sia visualizzato solo da utenti con determinate caratteristiche. Per esempio gente di Voghera e zone limitrofe, dai 18 ai 60 anni, che non siano già fan di "Piazza Affari". Ma poi puoi personalizzare per città di residenza, di nascita, età, sesso, gusti sessuali e religiosi, scuole fatte, ecc. ecc. Insomma una personalizzazione pazzesca!!!

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I migliori post del 2012

Vi ricordate il 2012? Io no, è passato troppo tempo. Mi sono rinfrescato la meoria sfogliando le pagine del mio blog ed ecco quelli che mi osno piaciuti di più:

Evviva la cucitrice Zenith

Dove elogio le mitiche cucitrici vogheresi.

Gli attacchi degli sci

Dove racconto la mia esperienza di ski man.

Questo gatto non è un cane!

Dedicata alla mia micia.

Siro del Brallo – 4

Una delle interviste che hanno riscosso molto successo.

Chinotto

Dopo aver svelato questi segreti non vinco più le scommesse…. pazienza…

Il mio primo meme

Andavano molto di moda nel 2012, allora ne ho creato anche io uno: è stato uno dei post più cliccati!

Nozze di diamante !

A luglio i miei genitori tagliarono un traguardo importante: 60 anni di matrimonio!

Sfratto Express

Servirebbe tanto anche in Italia…

I Ragazzi Del Lesima

Il racconto con cui ho partecipato al concorso letterario di Ponti. Una storia inventata, ma verosimile.

Buon Natale

Adesso lo ricordo con nostalgia quel Natale.

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Miss Margherita 14

E dopo l’estate torna l’appuntamento con la nostra Miss Margherita. Ho già fame, speriamo che abbia trovato pizze di suo gradimento. Vediamo…

Giardino di Reggio Emilia (RE)
Pizza
: succosa anche se non particolamente saporita
Locale: curata anche se in stile rustico
Personale: cortese
Giudizio: rustica

Questa non è stata fantastica, ma sapendo come è giustamente esigente la nostra degustatrice di pizze, possiamo dire che se la sono cavata. Vediamo la prossima.

Da Pietrino di Vignole Borbera (AL)
Pizza
: grande varietà di pizza sia come impasti che ingredienti
Locale: costruzione nuova ma che rievoca un carattere rustico
Personale: diligente
Giudizioda provare

Questa è una pizzeria che in zona è molto "quotata". A me personalmente non ha fatto impazzire. Mi spiego: non è male, ma non vale il viaggio e l’attesa. Comunque è buona.


Se Miss Margherita andasse qui credo che impazzirebbe… Beh… magari ci è andata !!!!

Argentino di Lugano (SVIZZERA)
Pizza
: la cottura a forno elettrico e l’uso indiscriminato di origano di sicuro non valorizzano il discreto tentativo di avvicinarsi alla pizza
Locale: la valorizzazione del dehor compensa la limitata disponibilità di spazio interno
Personale: cordiale e multilingue
Giudizioil cambio in franchi consente al ristoratore di farsi strapagare un prodotto di limitata qualità

Haia, la nostra miss è espatriata, ma non ha trovato pizze di suo gradimento. Beh, Lugano ha il suo fascino, ma si sa che la Pizza con la P maiuscola la fanno (quasi) solo in Italia.

Maona di Sanremo (IM)
Pizza
: perchè è pizza?
Locale: rievoca un museo atzeco
Personale: multietnico
Giudizioma anche no

Mamma mia, qui si è trovata proprio male!!! Aiuto!! Beh anqhe per oggi abbiamo finito con le recensioni. In attesa di ricevere e pubblicare le prossime, vi auguro buon appetito, anzi…. buona pizza!!!

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Agosto 2013 a Brallo

Agosto quasi finito, e quindi l’estate. È stato l’agosto delle feste, forse non ero andato a tante feste di paese come quest’anno. L’agosto coi classici giri, senza quello a Bobbio e quello al Pian del Poggio. L’agosto del Trebbia, della Fragolina, del Colletta. L’agosto della 500. Il primo agosto senza la mia mamma (e ogni giorno, ogni momento c’era un motivo per accorgersene, se anche non ce l’avessi scolpito nel cuore). L’agosto della madonnina sulla rocca di Pregola, le grappe, il fantastico giro sotto a Colleri. L’agosto dove finalmente c’è stata l’inversione di tendenza sulle vendite. L’agosto del pacco celere e dei neon bruciati. L’agosto con poca pioggia e tanto bel tempo. I vecchi ricordi e il ritorno di vecchi volti, come Omar o il Tranch. I caffè da Albera, la sambuca a Prodongo, la carambola al Boccio. La pioggia a Ponti, la televisione che si è fusa, la pizza da Sergio. Queste e mille altre cose in questo Agosto sempre pieno di cose.

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Posta surreale

Ad agosto ho deciso di spedire tramite Paccocelere3 di Poste Italiane. Anni fa l’avevo già utilizzato e sapevo che esistono dei carnet prepagati di bollettini da compilare. Io spedisco quasi esclusivamente scarpe, e quindi ricado nella fascia 0-3 kg che costa 10 euro (9,90 per la precisione).

Il 2 di agosto chiedo all’ufficio postale di Brallo il costo di uno o più carnet. Il ragazzo non lo sa e non trova l’informazione sul computer. Dice di ripassare. Dopo 3 giorni passo e mi dice che ancora non lo sa, ma che se gli lascio il mio numero di cellulare mi avrebbero richiamato. Va bene. Il giorno dopo vado ancora in posta a spedire (e quindi in questi giorni, se li avessi avuti, avrei potuto utilizzare i carnet) e alla fine chiama una collega al telefono che mi dice che si sarebbe informata. La gentile impiegata mi richiama nel pomeriggio e poi mi manda i costi via email: un carnet da dieci spedizioni costa 90 euro, due carnet 170 euro. Beh, ne ordino due, risparmio 30 euro in totale. Benissimo, ci vogliono un po’ di giorni per farli arrivare. Pazienza. Nel frattempo continuo a spedire compilando ogni volta il bollettino da 10 euro. Il giorno che sarebbero dovuti arrivare ne arriva uno solo. Pazienza, dico io. Ma loro insistono e dicono di passare il giorno dopo. Anche quel giorno non c’è. Pazienza, ripeto io, tanto ormai siamo quasi a metà mese e non so quanti ne utilizzo ancora. Insistono anche loro, ripassa il giorno dopo. Quel giorno mando mio cugino a ritirare e… oltre al fatto che ne avevano sempre solo uno, gli han fatto pagare 109 euro !!! Ma come? Mi fiondo all’ufficio postale e chiedo lumi. La gentile impiegata si informa: eh già sono 90 euro + IVA = 109 euro ! Ma scusate care le mie poste: ma se una spedizione la pago 10 euro perchè 10 spedizioni le dovrei pagare 109 euro? Visto che ne compro tante e vi pago subito vorrei lo sconto, non l’aumento! Mi dicono che col carnet posso spedire fino a 30 kg. E chi se ne frega, io devo spedire pacchetti piccoli ! Va beh, con un po’ di insistenza riesco a farmi rimborsare.

L’altro giorno devo spedire tre pacchetti, ecco il dialogo surreale:

"Salve, avrei bisogno 3 bollettini per il Paccocelere, se me li da intanto li compilo, grazie"
"Eccone due"
"Grazie, ma ne avevo chiesti 3"
"Io ne ho solo 2"
"Ho capito, allora uno lo posso fare senza bollettino?"
"No, ne può fare solo 2"
"Scusi, e per spedire il terzo pacco come faccio?"
"Vada a Varzi"

Ogni commento ulteriore è superfluo. Risultato: ho spedito tutti e tre i pacchetti con DHL.
Devo dire che tutti gli impiegati delle poste sono stati gentilissimi (a parte quella di "Vada a Varzi"), se alle Poste non gliene frega niente delle spedizioni ma solo dei conti correnti non è certo colpa loro.

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DHL

E’ da qualche mese che utilizzo DHL come vettore per le spedizioni. Come mi trovo? Per alcune cose benissimo, per altre male.

Il costo per le spedizioni nazionali è leggermente superiore di un 10-15% rispetto agli altri corrieri che utilizzavo di solito, ma il servizio è migliore: più puntuali, più veloci, più competenti, più efficienti. Le spedizioni arrivano mediamente il giorno dopo, ma questo succede a onor del vero anche con gli altri corrieri. Mediamente, ho detto. Per le spedizioni internazionali è abbastanza conveniente, soprattutto in Unione Europea (basta non sbagliarsi: alcuni Paesi, seppure in UE, hanno dei costi molto più alti degli altri). La rapidità, invece, è stupefacente. Mantiene la media del giorno di consegna. In parole povere: vengono a ritirare nel primo pomeriggio e il mattino dopo consegnano a Berlino (Madrid, Londra, Parigi, ecc.). Non male, veramente!

Ogni volta che ho avuto un problema ho sempre trovato persone disponibili e soprattutto gentilissime dall’altra parte del telefono. Anche questo è un fattore che mi ha stupito parecchio, ormai siamo abituati a operatori sgrabati.

La nota negativa è data dal reparto contabile: finora mi hanno mandato 4 fatture e in ognuna di queste fatture c’era almeno un errore (sempre a loro favore, ovviamente). Ecco. se il reparto amministrativo fosse come quello logistico sarebbe una società di spedizioni perfetta ! Invece ogni volta devi chiamare il numero a pagamento…. Però devo dire che hanno sempre risolto senza fare storie, anche questo è positivo…

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I caduti brallesi nella Grande Guerra

Ho appena letto il libro "Merito di Guerra" di Roberto Rossi, che ha come sottotitolo "gli uomini del comune di Brallo di Pregola nel primo conflitto mondiale – volume 1 chi non ritornò".

Racconta per sommi capi gli avvenimenti della prima guerra mondiale e le batteglie che videro coinvolti i ragazzi brallesi (che allora erano pregolesi) al fronte. Come sempre i racconti di guerra sono agghiaccianti, perchè ci si rende conto che non stiamo parlando di finzione, ma di dura realtà. E tutti quei ragazzi di Pregola, Colleri, Brallo, Rovaiolo, Corbesassi, Barostro, Cortevezzo, Selva, Cencerate, Valformosa, Bralello, Pratolungo, Casone, Valle Superiore, Ponti, Collistano, non sono più tornati alle loro case. Tutti ragazzi dell’800, tutti giovani che hanno lasciato madri, padri, mogli e figli in difficoltà: affranti per la perdita del congiunto militare e senza un valido aiuto in campagna. Perchè, come dice l’autore, il contributo di sangue più grande l’hanno dato proprio i contadini, come i ragazzi della nostra zona. Uccisi da colpi di fucile, granate, malattie…

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Vecchia Voghera

 

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